sabato 7 giugno 2008

Perché la morale non ha bisogno di Dio

da "la Mia Babele - cultura" di Corrado Augias , venerdi di repubblica, 6 giugno 2008

Lo spirito dell'ateismo
di André Comte-Sponville
Ponte alle Grazie, 13 euro

L'autore di questo saggio, Andre Comte-Sponville, è uno studioso francese di filosofia piuttosto giovane (nato nel 1952), che scrive opere divulgative nello stesso tempo accurate e di gradevole lettura. Questo suo "lo spirito dell'ateismo" ha un sottotitolo che ne dice chiaramente le intenzioni «Introduzione a una spiritualità senza Dio». Il testo tenta insomma una risposta a quella che è la domanda delle domande: qual è la legge morale di un ateo? Con quale stato d'animo un essere umano che non crede in nessuna delle religioni ufficiali affronta i dilemmi della vita? Le scelte a volte davvero ardue che così spesso si presentano a ogni creatura vivente? L'autore è stato educato nella religione cristiana in una Francia non a caso definita «figlia primogenita della Chiesa» per la vivacità della ricerca anche in campo religioso. A una certa età però ha smesso di credere. Ebbene, scrive: «La mia morale non è per nulla cambiata, e neppure la mia sensibilità». D'altra parte, su un piano più generale, nessuno di noi (cristiano o no che sia) può mettere in dubbio che senza il cristianesimo l'Occidente sarebbe certamente diverso e quasi sicuramente peggiore. E tuttavia Dio è una cosa (Trascendente), le religioni (e le Chiese) sono ben altro: «Sono umane, troppo umane e come tali accessibili alla conoscenza e alla critica». Le pagine che l'autore dedica a definire che cosa sia una religione sono di notevole interesse. Così come lo sono quelle in cui racconta che cosa succede quando una persona perde la fede. Comte si dice per esempio in disaccordo con il personaggio di Dimitri Karamazov quando esclama che se Dio non c'è allora tutto è permesso. «Assolutamente no, scrive, perché io non me lo permetto affatto. La morale è autonoma, dimostra Kant, o non è morale». Le pagine che seguono sono dedicate a uno dei punti di discrimine tra credenti e non dal momento che i primi tendono ad affermare che senza Dio non esiste morale possibile e anzi che morale e religione sono praticamente due facce dello stesso argomento, cosa ovviamente negata dai non credenti. A un'altra domanda fondamentale, se Dio esista, l'autore dopo aver passato in rassegna le varie «prove» risponde: «Dio esiste? Non lo sappiamo. Né mai lo sapremo in questa vita. Per questo si pone la domanda se crederci o no». La sua conclusione, che francamente condivido, è che: «La religione è un diritto. L'irreligione anche... bisogna dunque impedire ad entrambe di imporsi con la forza». Anche perché «la libertà di spirito è forse la sola cosa che sia più preziosa della pace». Con buona pace dei fanatici di tutte le religioni.