domenica 17 febbraio 2008

Quanto ci costerebbe (in lire) il ritorno del Cavaliere

AIla vigilia del possibile, probabile, quasi certo ritorno di Silvio Berlusconi al potere, s'avanza nelle file del popolo di sinistra uno strano sentimento, racchiuso in una domanda: che cosa il Cavaliere può combinare di peggio rispetto all'ultima volta? Prima della breve interruzione del governo Prodi, aveva governato per cinque anni. Un periodo nefasto per l'economia, dannoso per i conti pubblici, disastroso per la cultura. Pericoloso in politica estera, con il progressivo allontanamento dall'Europa e il ritorno del Paese al ruolo di colonia degli Usa, testimoniato dall'adesione da sudditi alla sciagurata avventura in Iraq.
In compenso, Berlusconi aveva sistemato quasi tutti i suoi affari, messo sotto schiaffo la giustizia, cancellato i reati per cui era processato, consolidato il potere del gruppo e reso «naturale» il dominio assoluto sui media. Nonostante l'evidente illegalità del sistema, confermato dall'ultima sentenza europea sul monopolio delle frequenze.
Quali altri danni può fare, allora, nei prossimi cinque anni? La risposta purtroppo è: molti, e molto più gravi. Questa è almeno l'opinione diffusa nei circoli economici europei. A partire da grandi organi d'informazione conservatori, come l'Eco-nomìst e il Financial Times. Secondo i quali, il prossimo governo Berlusconi completerà l'opera d'isolamento dell'Italia rispetto all'Europa, fino alle estreme conseguenze. Compresa una, che sembra oggi fantascienza: l'uscita dall'area dell'euro.
La polemica contro la moneta unica, causa di tutti i mali, dall'aumento dei prezzi fino al carico fiscale, è stato il principale argomento degli ultimi due anni di Berlusconi al governo. Liberarsi dal vincolo esterno della Ue per il populismo della destra significherebbe mano libera nelle politiche fiscali, una bella pioggia assistenzialista da Prima Repubblica Con il risultato a medio termine di uno tsunami economico, ma, in tempi brevi, gli unici che interessano ormai, di un forte recupero di consensi.
L'ideale per il populismo di Berlusconi sarebbe l'uscita dall'euro e la possibilità di tornare all'allegro indebitamento e alle svalutazioni selvagge. In teoria, l'accordo dell'euro non prevede vie d'uscita e ritorni alla moneta nazionale. Ma in pratica, osservano i commentatori stranieri, l'Italia di Berlusconi potrebbe fare di tutto per farsi «buttare fuori» e poi imputare le colpe alla rigidità della Ue.
Alla fine di questa strada, per l'Italia ci sarebbe un poster dell'Argentina con Juan Perón che allarga le braccia, per darci il benvenuto in Sudamerica. Fantasie? Ossessioni antiberlusconiane della perfida Albione? Chi vivrà vedrà.

Curzio Maltese, il venerdi di repubblica, 8 febbraio 2008

sabato 16 febbraio 2008

IL programma di Veltroni

Un mix tra economia e ambiente, distribuzione di risorse e più ricchezza. "L'Italia deve lasciarsi alle spalle il passato e scegliere il nuovo, smettere di accontentarsi e volere di più, ricercare la felicità" dice Veltroni.

"Modernizzare l'Italia". E' la prima parola d'ordine. Per realizzarla le priorità sono almeno tre: le infrastrutture, valorizzare il trasporto ferroviario che non è solo alta velocità ma "aumento del 50 per cento delle tratte ferroviarie nel trasporto regionale"; e la qualità ambientale. "Produrre il 20 per cento di energia con il sole e con il vento - spiega Veltroni - significa risparmiare miliardi di euro sulle importazioni di petrolio; migliorare l'efficienza energetica significa più competitività per le imprese e risparmio per le famiglie". Infine la terza priorità: via libera a impianti per produrre energia pulita, rigassificatori, termovalorizzatori e altri impianti per il trattamento dei rifiuti.

Far crescere il Mezzogiorno. Basta con la dispersione di risorse e di fondi in decine e decine di programmi che poi non si sa più che fine fanno. "Occorre procedere a una loro drastica revisione e all'accentramento delle risorse su pochi, quantificabili e qualificabili obiettivi" dice Veltroni. La priorità, ancora una volta, sono le infrastrutture: "Entro il 2013 occorre portare il sistema dei trasporti a livello europeo".

Stop alla spesa pubblica. E' il terzo grande obiettivo di innovazione. Il governo Prodi, che pure si era trovato tra minori entrate e maggiori uscite 3 punti e mezzo di pil da finanziare, "per la prima volta in dieci anni era riuscito a mettere sotto controllo la spesa corrente primaria passata dal 39,9 del 2005 al 39,3 del 2007". Si può fare, dunque, si può "spendere meno e spendere meglio". Veltroni promette "risparmi sugli acquisti di beni e servizi ricorrendo a grandi piattaforme di acquisto". Sarà aumentata l'efficienza del lavoro pubblico "collegando l'effettiva produttività alla dinamica delle retribuzioni" e "valutando il raggiungimento degli obiettivi". I cittadini dovranno avere la possibilità di "giudicare i servizi ricevuti". E basta con le sovrapposizioni di uffici, si invece "all'accorpamento in un'unica sede provinciale di tutti gli uffici periferici dello Stato".

Ridurre le tasse. Veltroni strappa applausi quando illustra la ricetta per fermare la spesa pubblica. Ma soprattutto la platea si spella le mani quando indica il quarto obiettivo: "Ridurre davvero le tasse ai contribuenti leali, indipendenti e autonomi, e che pagano davvero troppo". Parole magiche: "Quello che non è mai stato fatto e che oggi è possibile fare". Il piano ruota intorno a un principio cardine: incremento della detrazione Irpef a favore dei lavoratori dipendenti. Da qui passa l'aumento di salari e stipendi. E' una manovra "in più fasi che parte dai redditi medio-bassi".

Il lavoro delle donne.
Bassi tassi di occupazione femminile, bassa natalità e alti tassi di povertà minorile sono "le tre grandi patologie che affliggono il modello sociale italiano". E', dice Veltroni, "un circolo vizioso che blocca la crescita economica, demografica e civile dell'Italia". La ricetta per rovesciare questo circolo vizioso passa da incentivi fiscali per il lavoro delle donne a quelli per promuovere i servizi sociali utili a "conciliare lavoro e maternità". E poi orari flessibili e lunghi negli asili, nelle scuole materne e negli uffici pubblici. Il segretario fa un esempio: "Gli asili dovranno chiudere una sola settimana a Ferragosto". E sia chiaro, aggiunge Veltroni, "la 194 è una buona legge" ma è una legge che "va difesa ed è un tema che va tenuto fuori dalla campagna elettorale". Il partito Democratico si "riprende" così, con chiarezza e lealtà, senza speculazioni, un tema che in queste ore e in questi giorni ha rischiato di perdere.

Più case in affitto. E' il sesto obiettivo del piano di innovazione ed è definito da numeri precisi: 700 mila unità abitative da mettere sul mercato a canoni compresi tra i 300 e i 500 euro grazie a un progetto di social housing realizzato da fondi immobiliari di tipo etico a controllo pubblico. E poi poter detrarre fino a 250 euro di affitto ogni mese.

Più bambini e più nascite.
Invertire il trend demografico è il settimo grande obiettivo del programma. Con alcuni punti cardine: la dote di 2.500 euro ogni anno sul primo figlio, dote che aumenta col numero dei figli ; l'asilo nido deve diventare un servizio universale "disponibile per chiunque ne abbia bisogno". Il piano prevede il raddoppio dei posti in cinque anni in modo da assicurare il servizio ad almeno il 20 per cento dei bambini. E quando si parla di bambini Veltroni impegna il programma del suo governo contro la pedofilia, "il più orrendo dei crimini, equiparabile ad un delitto perché è la vita di un piccolo innocente che si spezza".

Cento campus. Scuola, università e ricerca sono i destinatari dell'ottavo obiettivo. Si parla di scuole aperte nel pomeriggio, di attrezzature didattiche di qualità, di strumenti tecnologici e di impianti sportivi. Cento campus, scolastici e universitari, pronti entro il 2010.

Morti bianche.
Sicurezza sul lavoro e lotta alla precarietà sono il nono "grande obiettivo". Incidenti sul lavoro e precari: Veltroni li mette insieme, quasi a volerli mettere anche in relazione. Propone di creare un'Agenzia nazionale per la sicurezza sul lavoro "il luogo di indirizzo e coordinamento per l'attività ispettiva, preventiva e repressiva". E il compenso minimo legale, mille euro al mese. La logica è quella di "far costare di più i lavori atipici e favorire un percorso graduale verso il lavoro stabile e garantito".
Sicurezza dei cittadini (utilizzando anche le grandi tecnologie per un maggiore e più capillare controllo del territorio), giustizia più veloce e processo, sia civile che penale, in tempi certi ( intercettazioni sì ma divieto assoluto di pubblicazione fino al termine dell'udienza preliminare) sono il decimo e l'undicesimo obiettivo.
All'ultimo posto, Veltroni ci mette "una tivù di qualità" e "più libera". "Più libertà - spiega - significa superamento del duopolio grazie anche al digitale e correzione degli eccessi di concentrazione delle risorse economiche accrescendo così pluralismo e libertà di sistema".

34 applausi, mai il nome di "Berlusconi". Questo lo scheletro del programma. Seguirà una versione più organica e progettuale. "Sarà un testo più analitico - spiega Goffredo Bettini - e avrà uno schema del tipo punto di indirizzo ed esempio pratico". C'è anche tutta la parte delle riforme istituzionali, una sola camera, più poteri al premier, meno parlamentari, cambiare i regolamenti del parlamento. Sarà, questa, eventualmente, la parte da fare insieme, con le larghe intese. Un'ora e mezzo di discorso, trentaquattro interruzioni per altrettanti applausi, almeno venti volte la parola "nuovo". Ma mai Berlusconi.

All'avversario è concesso solo un riferimento, a pagina 39, con velenoso fair play: "Precipitati verso le elezioni con la bottiglie di champagne in mano, ora per effetto della nostra iniziativa vedono squadernare le loro divisioni e le loro lacerazioni". E il Pdl è "un partito o una lista elettorale, non si capisce", spostato a destra, "tra An e la signora Mussolini".

da La repubblica (16 febbraio 2008)

giovedì 14 febbraio 2008

affissioni abusive in campagna elettorale

La Lega Nord tappezza muri, centraline Asm e cabine telefoniche di manifesti abusivi con la scritta "Sicurezza e Legalità". Vorrei che mi spiegasse il suo senso della legalità dal momento che tali affissioni sono abusive.
E vorrei che il Comune di Brescia pubblicase un resoconto sulle affissioni abusive nella scorsa campagna elettorale, chi sono stati i colpevoli e SE le multe sono state pagate....

martedì 12 febbraio 2008

Londra riparte la guerra ai SUV

Tassate anche tutte le supercar e qualsiasi auto emetta più di 225 grammi di C02 per Km. Il sindaco ormai chiama i fuoristrada: "trattori" o "bombe ecologiche 4x4"
Londra, riparte la guerra ai Suv 33 euro per entrare al centro
di VINCENZO BORGOMEO

Nuova puntata della guerra ai Suv. Una guerra che sembrava ormai finita e che invece è riesplosa in tutta la sua violenza in Inghilterra: Ken Livingstone, il sindaco di Londra noto per le sue posizioni estremistiche (e per questo cacciato dal partito dei Labour nel 2000 salvo poi essere riammesso nel 2004, dopo che Blair lodò pubblicamente il suo operato), l'uomo della tassa contro il traffico, la congestion charge, ora lancia ufficialmente la crociata contro i Suv, che ormai lui chiama i "trattori di Chelsea".

"Ken il rosso", si sa, è a caccia di consensi perché deve essere rieletto sindaco e assume sempre posizioni forti (non dimentichiamo che lo scorso anno in un'intervista a 'The Independent' disse che nessuno della sua famiglia tirava lo sciacquone dopo aver fatto pipì per risparmiare acqua...), ma stavolta va giù davvero pesante: dal prossimo mese i proprietari "delle bombe ecologiche a quattro ruote motrici" come le chiama lui, o anche di Ferrari e Aston Martin dovranno sborsare 25 sterline al giorno (33,5 euro) per entrare nel centro della capitale, anche se residenti.

Un salasso che in un anno significa pagare 6.500 sterline (8.725 euro) per tornare a casa con la propria auto e che inciderà sul 17% del parco automobilistico londinese, i cui proprietari difficilmente avrebbero votato per Livingstone... E' solo l'ultimo atto della guerra ai Suv e alle auto supersportive, che però non trascura neanche i vecchi furgoni inquinanti che ora se vogliono entrare nel centro devono pagare multe salatissime.

Il punto è che molte delle idee di Ken Livingstone sono state poi applicate in molti altri Paesi europei, e la Congestion Charge di Milano ne è solo l'ultimo esempio. Ora Londra viene vista dal mondo intero come un laboratorio a cielo aperto dove sperimentare nuove idee per la mobilità. E se nel 2003 aveva suscitato scalpore il fatto di imporre il pagamento di 8 sterline a tutti i non residenti che volevano entrare nel cuore della capitale.

Ora la cosa non fa più nessun effetto. Anzi, si guarda con interesse alle nuove idee del sindaco londinese che punta a tagliare del 60% le emissioni di Co2 a Londra entro il 2025 imponendo il plutocratico balzello a tutte le auto che generano 225 grammi di anidride carbonica per chilometri: una categoria in cui rientrano maxi Suv come Bmw X5, Mercedes ML, Range Rover o moltissime supercar.
(La Repubblica, 12 febbraio 2008)

domenica 10 febbraio 2008

salviamo la "tara vulgaris" dall'estinzione

Dato che tra pochi giorni è San Valentino, e capita magari di avere l'idea di comperare alla propria metà (e a se stessi...) un vassoietto di pastine, propongo un divertente giochino, già sperimentato da me in più di una occasione.
Ho notato che una specie in estinzione è la "tara vulgaris", introdotta nelle nostre contrade tempo fa ma che il regime berlusconiano dei condoni ecc. ha ancor più spinto verso l'estinzione.
Infatti , se si comperano le pastine "a peso" il commerciante dovrebbe mettere il vassoietto sulla bilancia, premere il tasto della tara, e poi
mettere le pastine sul vassoietto per poi pesarle con il peso netto. Questo viene fatto di solito nei supermercati, dove però le pastine costano meno ma non sono qualitativamente un granchè.
In varie pasticcerie, - anche se ci saranno sempre le lodevoli eccezioni - invece, soprattutto dove sono più buone e più care, i furbacchioni mettono le pastine nel vassoietto e poi pesano il tutto facendoti pagare il cartone al prezzo del bigné.
La cosa più simpatica è lasciarli fare, fare emettere lo scontrino , e poi dirgli "adesso me lo pesa al netto della tara, per favore?"...Il pasticcere diventa verde, con la mano tremante tira fuori tutte le pastine, le ripesa ...e voilà il prezzo diminuisce di 50 cent. Lo scherzo riesce benissimo quando ci sono molti clienti, e gli si dice che con uno scherzetto di questo genere lui sta rubando 50 cent per cliente.

martedì 5 febbraio 2008

mastella: cosa non si fa per la famiglia

Gira in internet questa storiella: sarà vera?...
scritto da Mauro Montanari-Corriere d'Italia/News ITALIA PRESS

Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino. Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più.

Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati hanno, si chiama Udeur. L'Udeur, in quanto partito votato dall'1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico.

Si chiama 'Il Campanile', con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa 5.000 copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano il collega Marco Lillo dell'Espresso, che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un'altro nei pressi di Largo Arenula.

Dice ad esempio il primo: 'Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!'.

A che serve allora -direte voi- un giornale come quello? Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa.

Ogni anno Il Campanile incassa 1.331.000euro. E che fara' di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro? Insisterete ancora voi. Che fara'? Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha fatto. Un contratto da 40.000 euro all'anno. Sapete con chi? Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete! Che c'entra? Se è bravo! Non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche.

Ma andiamo avanti. Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98.000 euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell'ordine. Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di F1 di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci faceva sull'aereo di Stato? L'esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva!

Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell'Udeur. Siamo nell'aprile del 2006. Da allora -assicura l'editore- non ci sono più stati viaggi a carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile.

Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta? Ve lo ricordate? Bene, proprio lui!

Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine. Infatti Il Campanile ha speso 141.000 euro per rappresentanza e 22.000 euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro:

Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.

Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per 2.000 euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico. Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto? Al giornale Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell'ubiquità.

La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale. A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l'Inail, e a quanto è stata affittata all'editore, Clemente Mastella. Chi l'ha comprata, chiedete? Due giovani immobiliaristi d'assalto: Pellegrino ed Elio Mastella.

lunedì 4 febbraio 2008

La bistecca fa male alla terra

Questo è un articolo visto ovviamente dal punto di vista ecologico, ovvero si tratta di consigliare di mangiare meno carne possibile. Dal punto di vista animalista, ovviamente, il consiglio è di diventare vegetariani.
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La bistecca fa male alla Terra, l'effetto serra ci cambia la dieta
di MARK BITTMAN

La produzione di bestiame mondiale è responsabile di più gas dell'intero sistema dei trasporti
Il consumo di carne raddoppierà entro il 2050, se non varieremo l'alimentazione

Un cambiamento epocale nell'uso di una risorsa che si dà per scontata potrebbe essere imminente. No, non si tratta di petrolio, ma di carne. Come il petrolio anche la carne è soggetta a una domanda crescente a mano a mano che le nazioni diventano più ricche e ciò ne fa salire il prezzo. E come il petrolio anche la carne è qualcosa che tutti sono incoraggiati a consumare in quantità minori.

La domanda globale di carne si è letteralmente impennata negli ultimi anni, sulla scia di un benessere crescente, alimentata dal proliferare di vaste operazioni di alimentazione forzata di animali d'allevamento. Queste vere e proprie catene di montaggio della carne, che partono dalle fattorie, consumano quantità smisurate di energia, inquinano l'acqua e i pozzi, generano significative quantità di gas serra, e richiedono sempre più montagne di mais, soia e altri cereali, un fatto che ha portato alla distruzione di vaste aree delle foreste pluviali tropicali.

Proprio questa settimana il presidente brasiliano ha annunciato provvedimenti di emergenza per fermare gli incendi controllati e l'abbattimento delle foreste pluviali del Paese per creare nuovi pascoli e aree di coltura. Negli ultimi cinque mesi soltanto, ha fatto sapere il governo, sono andate perse 1.250 miglia quadrate di foreste.

Nel 1961 il fabbisogno complessivo di carne nel mondo era di 71 milioni di tonnellate. Nel 2007 si stima che sia arrivato a 284 milioni di tonnellate. Il consumo pro-capite di carne è più che raddoppiato in questo arco di tempo. Nel mondo in via di sviluppo è cresciuto del doppio, ed è raddoppiato in venti anni. Il consumo mondiale di carne si prevede che sia destinato a raddoppiare entro il 2050.

Produrre carne comporta il consumo di tali e tante risorse che è una vera impresa citarle tutte. Ma si consideri: secondo la Fao, la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, le terre destinate all'allevamento del bestiame costituiscono il 30 per cento delle terre emerse non ricoperte da ghiacci del pianeta. Questa stessa produzione di bestiame è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra della Terra, più di quelle emesse dai trasporti nel loro complesso. Uno studio dello scorso anno dell'Istituto nazionale di scienze dell'allevamento in Giappone ha stimato che ogni taglio di carne di manzo da un chilogrammo è responsabile dell'equivalente in termini di diossido di carbonio alle emissioni di una vettura media europea ogni 250 chilometri circa e brucia l'energia sufficiente a tenere accesa per 20 giorni una lampadina da 100 watt.

Cereali, carne e perfino energia sono collegati tra loro in un rapporto di interdipendenza che potrebbe avere spaventose conseguenze. Benché circa 800 milioni di persone di questo pianeta soffrano la fame o siano affette da malnutrizione, la maggior parte dei raccolti di mais e soia coltivati finiscono a nutrire bestiame, maiali e galline. Ciò avviene malgrado un'implicita inefficienza: per produrre le stesse calorie assimilate tramite il consumo di carni di bestiame allevato e il consumo diretto di cereali occorrono da due a cinque volte più cereali, secondo quanto afferma Rosamond Naylor, docente associato di economia all'università di Stanford. Nel caso di bestiame allevato negli Stati Uniti con cereali questo dato deve essere moltiplicato ancora per dieci. Negli Stati Uniti l'agricoltura praticata per soddisfare la domanda di carne contribuisce, secondo l'Agenzia per la Protezione Ambientale, a circa tre quarti dei problemi di qualità dell'acqua che caratterizzano i fiumi e i corsi d'acqua della nazione.

Considerato poi che lo stomaco delle bestie allevate è fatto per digerire erba e non cereali il bestiame allevato a livello industriale prospera soltanto nel senso che acquista peso rapidamente. Questo regime alimentare ha reso possibile allontanare il bestiame dal suo ambiente naturale e incoraggiare l'efficienza dell'allevamento e della macellazione in serie. È tuttavia una prassi che provoca problemi di salute tali che la somministrazione di antibiotici è da ritenersi usuale, al punto da dar vita a batteri resistenti agli antibiotici.

Questi animali nutriti a cereali contribuiscono oltre tutto a una serie di problemi sanitari tra gli abitanti più benestanti del pianeta, quali malattie cardiache, alcuni tipi di cancro e diabete. La tesi secondo cui la carne fornisce un apporto proteico è giusta, purché le quantità siano limitate. L'esortazione americana quotidiana a consumare carne - del tipo "guai a te se non mangi la bistecca" - è negativa.

Che cosa si può fare? Risposte facili non ce ne sono. Tanto per cominciare occorre una migliore gestione degli sprechi. A ciò contribuirebbe l'abolizione dei sussidi: le Nazioni Unite stimano che questi costituiscono il 31 per cento dei guadagni globali dell'agricoltura. Anche migliori tecniche di allevamento sarebbero utili. Mark W. Rosengrant, direttore della tecnologia ambientale e della produzione presso l'istituto senza fini di lucro International Food Policy Research afferma: "Occorrerebbe investire nell'allevamento e nella gestione del bestiame, per ridurre la filiera necessaria a produrre un livello qualsiasi di carne".

E poi c'è la tecnologia. Israele e Corea sono tra i Paesi che stanno sperimentando tecniche di sfruttamento delle scorie e del letame animale per generare elettricità. Altro suggerimento utile potrebbe essere quello di far ritorno al pascolo. Mentre la domanda interna di carne è ormai uguale ovunque, la produzione industriale di bestiame è cresciuta due volte più rapidamente dei metodi di base di sfruttamento delle terre, secondo quanto risulta alle Nazioni Unite. I prezzi reali di carne bovina, di maiali e pollame si sono mantenuti costanti, forse sono perfino scesi, per 40 anni e più, anche se ora stiamo assistendo a un loro aumento di prezzo.

Se i prezzi elevati non costringono a cambiare le abitudini alimentari, forse sarà tutto l'insieme - la combinazione di deforestazione, inquinamento, cambiamento del clima, carestia, malattie cardiache e crudeltà sugli animali - a incoraggiare gradualmente qualcosa di molto semplice: mangiare più vegetali e meno animali.
Nel suo studio del 2006 sull'impatto dei consumi di carne sul pianeta, intitolato "La lunga ombra del bestiame", la Fao dice: "È motivo di ottimismo prendere atto che la domanda di prodotti animali e di servizi ambientali sono in conflitto tra loro ma possono essere riconciliate". Gli americani, in effetti, stanno comprando sempre più prodotti eco-compatibili, scegliendo carni, uova e latticini prodotti con metodi sostenibili. Il numero dei prodotti e dei mercati di questo tipo si è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni.

Se gli attuali trend continueranno, invece, la carne diventerà una minaccia più che un'abitudine. Non diventerebbe del tutto insolito consumare carne, ma proprio come i SUV dovranno cedere il passo a vetture ibride, l'epoca dei 220 grammi al giorno di carne sarà giunta alla fine.
Forse, dopotutto, non sarà poi così drammatico.

(copyright The New York Times)
(Traduzione di Anna Bissanti)

www.repubblica.it

domenica 3 febbraio 2008

Brescia in bici - progetto Copernico

Grazie ai ragazzi del Copernico e all'insegnate Paolo Vitale è stato progettato e realizzato dal Comune un sottopassaggio della ferrovia Brescia - Cremona che rende molto più facile andare in bicicletta.

Guardate il video
http://it.youtube.com/watch?v=ItN9FrAAs3Y