mercoledì 30 luglio 2014

Lavorare meno - "Solo così il capitalismo può salvare se stesso"

"Solo così il capitalismo può salvare se stesso"
Intervista al sociologo De Masi

di LUCA PAGNI

«è un dibattito che ha almeno ottant'anni. Lo diceva già John Manfred Keynes, negli anni Trenta davanti alla So­cietà delle Nazioni nel suo celebre discorso su quale eco­nomia lasciare ai nipoti. Che poi saremmo noi: per vincere la disoccupazione non c'è altra soluzione che lavorare di meno. E occupare il tempo libero che ne deriva incrementando le spese per la cultura o altrimenti sarà un dramma».
Altro che dibattito sulle 35 ore. Domenico De Masi, so­ciologo e docente alla Sapienza, va ben oltre. «Sono anni che dico queste cose e tutti continuano a scandalizzarsi: ma Keynes sosteneva che il capitalismo ha un futuro solo con un tasso di disoccupazione al 2 per cento...».
Professore, quindi non è solo una questione di scelta
di vita. Toccherà a tutti lavorare meno?

A rischio di infibulazione 4 milioni di donne in Siria e Iraq

L’Onu: “A rischio di infibulazione 4 milioni di donne in Siria e Iraq”

infibulazione
NON basta dover fuggire perché sei cristiana, né dover pagare o convertirti per restare, o essere costretta a dare “conforto” sessuale ai combattenti: ora ogni donna, musulmana o di altra fede che sia, rischia una mutilazione finora poco diffusa in Iraq e Siria, se non in certe aree. Infibulazione per le bambine e le adulte fra gli undici e i 46 anni: questo ordina un editto dell’Isis per tutto il territorio fra Iraq e Siria in mano ai jihadisti.

Riscaldamento urbano - Regole per una città più fresca

Riscaldamento urbano
Regole per una città più fresca
C'è il riscaldamento globale e il riscaldamento locale. Il secondo è la cosiddetta isola di calore, vale a dire quel caldo evitabile che nelle nostre città ci dobbiamo sobbarcare per insipienze architettoniche e urbanistiche. Già fa caldo, il termometro è destinato a salire da qui all'eternità. E allora che si fa? Si asfaltano le strade con un bel selciato nero da abbrustolire i piedi. Si sbarrano i venti con nuove costruzioni, si fanno parcheggi invece di fontane e giardini, eccetera. Con il risultato che - soprattutto la notte - tutto il sole che ha picchiato durante il giorno ci viene restituito con gli interessi. Al punto che fra dentro e fuori le città ci possono essere fino a 5 gradi di differenza. Eppure non sarebbe difficile mitigare il riscaldamento urbano. Ci ha provato un gruppo di città europee che ha studiato per quattro anni nell'ambito del progetto europeo UHI le misure migliori per rinfrescare vie e piazze. Così Modena ha messo a punto un progetto per ridisegnare la zona artigiana posta nella parte Ovest della città, mettendo a punto una sorta di abaco delle buone pratiche anti-caldo: tetti verdi, alberature stradali, facciate e lastricati permeabili e chiari. Il tutto è stato inserito nello strumento di governo urbanistico della città, che concederà piccoli premi volumetrici a chi seguirà queste regole di buon senso architettonico.

domenica 13 luglio 2014

Quanti aumenti e promozioni nella «Calabria felix»

Dopo aver letto un articolo di questo genere, la domanda è: e adesso, che si farà?  Se le assunzioni sono illegittime (mancando requisiti) se aumenti illegittimi, ecc., uno Stato normale dovrebbe licenziare gli illegittimi e farsi ridare i soldi. Peccato che, come evidenziano i giornali di oggi, Equitalia riesce a farsi dare i soldi dai pesciolini piccoli, ma non da quelli grandi. 
E' dalla soluzione di questi casi che si vedrà se Renzi potrà continuare a governare.
GG

Qualche tempo fa l'ufficio studi della Confartigianato si è preso la briga di fare una stima del personale regionale in esubero, arrivando alla conclusione che la Regione Calabria stipendia 1.184 dipendenti di troppo. Ovvero il 45,9 per cento del totale.

sabato 12 luglio 2014

Festa della Musica 2014 a Brescia

 Do un giudizio positivo della festa della musica del giugno 2014 a Brescia. In effetti, la città era ancora più bella e viva, non c'era ressa nelle strade; ho assistito a performance dove  la qualità sonora buona e il volume contenuto, permettendo la convivenza dei musicisti. Poi, ovviamente , tutti i gusti sono gusti...
Stabilito il "record quantitativo" preferirei comunque diluire l'iniziativa, trasformandola in qualcosa di più significativo culturalmente.
dal Corriere riporto questo contributo di Daniele e Giovanni Comboni, che non conosco.



L'ESPERIENZAPOSITIVA DI ALTRE CITTA
MUSICA, LA FESTA DIVENTI FESTIVAL
di DANIELE E GIOVANNI COMBONI

Una città piena di ragazzi. Metrobus affollato da un pubblico in erba, con biciclette appresso, zainetti ed entusiasmo. Oltre quat­trocento gruppi musicali di ogni genere, ad ogni ora e in più luoghi, un record continentale. Una città giovane, europea, all'insegna della «mobilità dolce» e della partecipazione. Dopo la prova generale, assai positi­va, di Suonami, la Festa del­la Musica ha dimostrato an­cora una volta il potenziale della città, se ben animata da proposte accattivanti.
Ora occorre un passo in più, dalla Festa ad un Festi­val di tre giorni; internazio­nale e multigenere, all'inse­gna della contaminazione. Perché un Festival? Perché la città risponde, ha da sem­pre fame di musica di ogni genere e di qualità, perché la musica aggrega e favori­sce la coesione. Non solo. Anche la valenza economica ha la sua ragion d'essere. Osserviamo alcune eviden­ze comparabili.
Festival della Letteratura di Mantova. In diciassette edizioni si è passati da quin­dicimila a oltre centomila partecipanti; cinquanta in­contri al giorno per cinque giorni, sponsor quali Eni e Telecom,- un indotto misu­rato in dieci volte il valore investito. Circa 1,5 milioni di euro di costi per 15 milioni di ritorno economico.
Pordenone legge. Oltre centoventimila presenze nella piccola città friulana, duecento incontri in cinque giorni, novantamila contatti web nelle tre settimane che hanno preceduto l'evento, oltre venti sponsor privati, circa un milione l'indotto.
Festival dell'Economia di Trento. Tre giorni di incon­tri che generano un turismo culturale e professionale di qualità, per tre milioni di in­dotto ad edizione; oltre tre milioni di contatti al sito web nei giorni dell'evento,
settanta seminari, cento re­latori. Cifre a regime, si di­rebbe, ma replicabili in un tempo adeguato.
Il profilo delle tre città confrontate è assolutamen­te alla nostra portata. Occor­re partire. Alcuni hanno la­mentato la qualità di certi gruppi. Senz'altro la selezio­ne può avvenire con atten­zione maggiore. Secondo altri l'offerta andrebbe orga­nizzata anche in periferia. Il Tarello ha ospitato eventi di successo, fino a tarda sera. A ciò si potranno aggiunge­re, oltre ai già consolidati Parco Gallo e Parco Castelli, i giardini pubblici di Badia, San Polo, San Polino. Il Fe­stival potrebbe diventare un'occasione di sperimen­tazione e coinvolgimento di nuove realtà nazionali ed in­ternazionali.
Non servono grandi no­mi, che sono già in circuito, ma un elemento originale potrebbe essere rappresen­tato dai nuovi talenti. Un ri­ferimento potrebbe essere anche il Lucca Summer Fe­stival che dal 1998 coinvolge l'intera città.
Ai contenuti dovranno dedicarsi gli addetti ai lavo­ri. A noi, invece, il compito di valorizzare la nuova im­prenditorialità creativa e ri­creativa, intorno a cui au­menta una nuova ed inte­ressante domanda di quali­tà. L'imprenditorialità, se qualificata e giovane, va so­stenuta. Non a caso, nelle esperienze citate, le Camere di commercio esercitano un ruolo essenziale, di guida e coordinamento strategico. In città c'è un precedente, la Mille Miglia Storica. Che piaccia o meno, costituisce l'evento più internazionale dell'anno, con tre milioni di indotto misurato nell'ulti­ma edizione. Possiamo fare anche dell'altro. La musica parla in tutte le sue espres­sioni un linguaggio univer­sale. Pensiamoci, per avere un lungo solstizio d'estate.

corriere della sera, 4 luglio 2014

mercoledì 2 luglio 2014

Bill Bernbach, pubblicitario

La storia. 350 Madison Avenue

STEFANIA PARMEGGIANI

L'APOSTOLO PIÙ ABILE che il capitalismo abbia mai avuto, l'uomo che si ribellò al potere dei tecnici chiamandoli con spregio medicine men, sciamani, iniziò la sua scalata da un ufficio al 350 di Madison Avenue, la strada di New York dove si affacciavano le agenzie pubblicitarie più potenti del mondo.

Era il primo giugno 1949 e la pubblicità era concepita come un congegno di precisione, una formula matematica per sedurre i capitani di industria e convincerli a investire nella comunicazione. Un meccanismo che parlava per tabelle e percentuali, che prometteva di piegare la fantasia alle regole del mercato. Quella era l'idea fordista della pubblicità che Bill Bernbach osò sfidare dopo essersi licenziato dalla Grey advertising. Dissero che il suo era un colpo di testa, che la sua Ddb era destinata a soccombere. In un episodio di Mad Men, la saga televisiva di culto ambientata negli uffici di Madison Avenue, un copywriter riserva alla sua agenzia una battuta fulminante: «Ho sentito che in Ddb si fumano le canne». In realtà tra quelle mura si lavorava duramente. Poi venne il resto, l'immagine che smette di essere subalterna al testo, l'advertising che si emancipa dalla propaganda e gioca con l'ironia. In una pubblicità di Bernbach c'è un bambino imbronciato mentre l'headline recita: «Siamo spiacenti di comunicarti che il tuo materiale scolastico è pronto da Ohrbach's». In un'altra c'è una bottiglia di scotch ormai vuota: «Vedila così. Non ci hai rimesso una bottiglia di Chivas, hai guadagnato degli amici». Che pubblicità era mai quella che si prendeva gioco dei prodotti che voleva vendere? Finì che furono gli altri — i medicine men — a doversi adeguare alla rivoluzione di Bernbach. 

Eugenio Scalfari – quant'è bravo il premier ma chi ripara gli errori che sta facendo

Riporto la prima parte dell'articolo di Eugenio Scalfari, pubblicato su "La Repubblica" domenica 29 giugno

Molte cose sono accadute in questi giorni in Europa e in Italia. Ne passerò in rassegna le principali ma ho la sensazione che, al di là dei loro effetti sulla politica e sull'economia che ci riguardano direttamente come cittadini di questo continente e di questo paese, esse abbiano un più profondo significato ed è di questo che voglio ora parlare; ci sono infatti notevoli cambiamenti di un'epoca e di un vissuto collettivo e individuale, dove le scelte che siamo chiamati a decidere hanno motivazioni ben più remote e conseguenze ben più profonde di quelle connesse all'immediatezza che ci sta davanti.

Per capire meglio quanto avviene ho recuperato i pochi libri di capezzale che spesso consulto per meglio illuminare il mio comportamento. Per esempio gli Essais di Montaigne e lo Zarathustra di Friedrich Nietzsche; l'uno segna l'inizio dell'epoca che chiamiamo moderna, l'altro ne rappresenta la fine.