sabato 31 gennaio 2009

Parole sante...

In un articolo di Mons. Ravasi, pubblicato sul "sole24ore" del 28 dicembre 2008, stanno questi precetti.....applicabili dovunque.

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(....) Rimanendo nel campo dell'esegesi, (ma questo vale anche per le altre scienze), vorrei concludere rievocando il brillante "decalogo" di un grande biblista, che fu mio maestro prima e amico poi, lo spagnolo Luis Alonso Schokel. Eccolo:
1) Lo studio biblico è diventato la scienza non della Bibbia, bensì dei suoi studiosi; ma la Bibbia non è stata scritta per gli studiosi;
2) Il cucinato è più del mangiato: quello che si scrive è più di quello che si legge;
3) Conoscere tutti i dati a proposito di un testo non è ancora capire il testo;
4) Si riesce a leggere tutto su un soggetto: ci si sente alla fine frustrati;
5) Col sudore della tua fronte produrrai frutti: condividi i frutti, non il sudore;
6) Ricerca, controlla, scarta ma non ostentare la tua fatica;
7) Segui la tua intuizione, ma non confessarlo mai;
8) Dire stupidaggini è follia; citarle è erudizione;
9) Non rimettere nel testo ciò che l'autore ha voluto lasciar fuori;
10) La chiarezza è carità per chi legge o ascolta.

venerdì 30 gennaio 2009

arcoiris tv

LA TIVÙ... LA FAI TU
Dilagano le tv fai-da-te e on demand su Internet. Una delle nuove punte di questo iceberg è Arcoiris tv (www.arcoiris.tv). Si tratta di una emittente "dal basso" (disponibile in quattro versioni: italiano, inglese, spagnolo e portoghese) che consente a chiunque di spedire (all'indirizzo elettronico comunicazioni@arcoiris.tv) materiale video che viene selezionato dalla redazione e poi messo on line, sull'esem pio di quanto realizzato negli Stati Uniti da Current tv. I filmati per gli utenti sono disponibili in differenti versioni (per i lettori Real Player e Windows Media Player o solo audio in mp3) e formati. Diverse sono anche le categorie in cui vengono raccolti i video di Arcoiris tv: dalle mostre allo sport fino alla moda o all'informazione. Molto spazio viene riservato alle inchieste politiche e ai reportage dall'estero. Al momento ci sono oltre 13mila filmati per oltre 7mila ore totali di video. L'emittente, priva di spot pubblicitari, è visibile, in via sperimentale,
anche sul satellite al canale 683.

rifkin: è una svolta ma non basta

Rifkin: "E' una svolta, ma non basta serve una rivoluzione ecologista"
di Antonio Cianciullo - 27/01/2009

Fonte: La Repubblica

"È un primo passo, un passo nella direzione giusta. Ma attenzione agli entusiasmi troppo facili: per vincere la sfida che abbiamo di fronte, per rallentare il cambiamento climatico rendendolo compatibile con la sopravvivenza della nostra società, bisogna fare di più". Jeremy Rifkin, il presidente della Foundation on Economic Trends, accoglie con prudente soddisfazione l'annuncio della nuova politica energetica di Obama.
Il cambio di rotta è netto. Dopo otto anni di presidenza Bush si volta pagina.

"Non ho dubbi sui disastri ambientali determinati dalla presidenza Bush. Adesso effettivamente quella pagina è stata voltata. Però bisogna andare avanti, bisogna sfogliare altre pagine per arrivare a concludere il processo di trasformazione epocale di cui vediamo solo l'inizio".

È quello che lei chiama la terza rivoluzione industriale, un processo lento. Non si rischia di smarrirne il filo conduttore?
"Non è che l'elettricità ha sostituito il vapore da un giorno all'altro: sono cambiamenti epocali che procedono in maniera irregolare, con accelerazioni rapide in un'area e arretramenti in un'altra".

Quali dovrebbero essere i prossimi passi della Casa Bianca per sostenere questo processo di cambiamento?
"Oltre alle centrali elettriche bisogna puntare sugli altri due pilastri della terza rivoluzione industriale. Prima di tutto intervenire sugli edifici non solo per limitare gli sprechi ma per compiere un salto tecnologico più impegnativo. Case e uffici devono produrre energia, non consumarla. Ormai la tecnologia per arrivare a questo risultato è a portata di mano: coibentazione, pannelli solari che avvolgono l'edificio, geotermia, energia dai rifiuti e anche il mini-eolico faranno sì che le case si trasformino in micro centrali elettriche".


Il terzo pilastro?
"È la conseguenza logica del precedente. Il sistema che ho descritto ha una geometria profondamente diversa dall'attuale albero di distribuzione dell'energia elettrica, che segue il vecchio modello basato su alcuni grandi rami e i capillari a scendere. Nascerà l'internet dell'energia: una rete elettrica interattiva e decentrata, capace di leggere l'offerta e i bisogni che vengono da ogni punto creando in ogni momento la migliore sinergia possibile. È un modello più affidabile perché riduce i rischi di black out, più sicuro perché l'energia è prodotta sul posto, più democratico perché sostituisce il potere di pochi con il contributo di milioni di persone".

Per arrivare a questo salto bisogna però rendere più convenienti le fonti rinnovabili: è quello a cui punta Obama.
"E infatti l'annuncio della Casa Bianca è un'ottima notizia. Ma, ripeto, è solo la premessa per un cambiamento che dovrà essere molto più radicale: senza la visione d'assieme, senza la capacità di pensare a lungo termine, il rilancio delle fonti rinnovabili rischia di restare privo di solide basi".

Lei sarà sabato prossimo a Bologna per chiudere il festival dell'urbanistica presentando il manifesto per l'architettura del prossimo millennio. Sarà tutto centrato sulla questione energetica?
"Certamente. Oggi gli edifici consumano tra il 30 e il 40 per cento del totale dell'energia utilizzata, e producono un'equivalente percentuale di gas serra. Immaginare una trasformazione come quella che ho descritto vuol dire abbracciare un concetto di architettura nuovo e rivoluzionario. Se a questi elementi aggiungiamo l'uso dell'idrogeno come contenitore flessibile per l'energia prodotta dalle fonti rinnovabili, otteniamo il quadro di una società post-anidride carbonica in cui vivere sarà molto più piacevole.
Ed è anche il solo modello capace di rimettere in moto il sistema economico che si è inceppato".

giovedì 29 gennaio 2009

Il pane irlandese fatto in casa

Ecco una dettagliata ricetta.
http://it.youtube.com/watch?v=JZxE0t2-Cb0
Anch'io sto facendo il pane in casa, è un continuo esperimento.
Faccio l'impasto con la macchina del pane, poi lo cuocio al forno.
Faccio panini bassi e croccanti...a presto anche la mia ricetta.

storie di jazz

Certi capivano il jazz

JAM SESSION

Le atmosfere sono quelle di Natura morta con custodia di sax di Geoff Dyer, se qualcuno lo ha perso, meglio rimediare. Sono storie di jazz, di musicisti, di grandi concerti. Si intitola Un amore supremo, come il capolavoro di John Coltrane (se qualcuno ha perso A Love Supreme di Ashley Kahn, meglio rimediare). Lo ha scritto Luca Ragagnin (InstarLibri, 15 euro). Sessantaquattro storie, che coinvolgono personaggi da Richard Muhal Abrams a Joe Zawinul, passando per Louis Armstrong, Chet e Joséphine Baker, Bix Beiderbecke, Nat King Cole, Gil e Bill Evans, Charlie Parker, Lester Young, planando su Boris Vian, Igor Stravinskij, John Waine. C’è un secolo di storia dell’uomo e del sound più potente mai concepito. Storie di uomini caduti, redenti, salvati. Storie scritte in 64 registri diversi, ognuno con proprie varianti. charlieparkerposter.jpgUna delle più belle si intitola Il Quintetto dietro le quinte e può dare un’idea del libro. Toronto, 1953. Un circolo di appassionati di jazz chiamato New Jazz Society. Con l’ardore degli spasimanti decidono di mettere insieme un concerto che tenga insieme i migliori elementi al mondo. Cinque, un quintetto. Con la fortuna dei dilettanti e dopo qualche tentativo da dimenticare si rivolgono a uno di quelli che avevano scelto, dopo lunghe e dolorose discussioni, Charlie Mingus. E’ lui a radunare gli altri. Riesce anche a tirare fuori da una clinica per malati mentali il quinto e a riportarlo sul palco. Suonarono il 15 marzo di quell’anno alla Massey Hall di Toronto. Erano, attenzione: Mingus, Bud Powell, Max Roach, Dizzie Gillespie, Charlie Parker. Il più grande concerto di tutti i tempi. Ps. Nel libro una preziosa discografia suddivisa per storie, una colonna sonora capitolo per capitolo.

SWING

Creatività individuale e responsabilità verso la collettività. Ridefinire una cittadinanza globale senza linee di confine. Diritti e responsabilità delineano il nostro essere cittadini. Rispetto per le capacità di ognuno, fiducia nelle sue potenzialità. Le nuove tecnologie rendono le conoscenze più condivisibili. Sembra un manifesto, sembrano le parole più alte della politica. Lo sono. Ma la loro fonte è il jazz. E’ un musicista che le scrive, Wynton Marsalis, uno dei più grandi trombettisti viventi. Da quando ha imparato da bambino il segreto dello swing, quella difficile arte di espandere la propria creatività mettendola al servizio dei compagni di jam session a oggi: tutto quello che il jazz gli ha insegnato, tutto quello che lo ha accompagnato, come la musica lo ha reso una persona consapevole delle proprie potenzialità e dei propri limiti, come l’arte sia elemento naturale in cui si muovono i popoli e nel quale i popoli danno il loro meglio. Un racconto fatto di incontri, maestri, allievi. Un impulso incontenibile a raccontare a tutti che non è vero che il jazz è per pochi, perché altrimenti anche la libertà e la consapevolezza lo sarebbero. Una lezione di libertà attraverso una lezione di musica. Si intitola Come il jazz può cambiarti la vita (tr.it. E. Fassio, Feltrinelli, 14 euro).
da: www.repubblica.it

lunedì 26 gennaio 2009

Brescia: come se ci fosse un altro inceneritore....

Lettera al Giornale di Brescia

Gentile direttore,

in questi giorni si è ricominciato a parlare dell'
inquinamento dell'aria con particolare riferimento alla centralina del
Villaggio Sereno. La zona sud della città è quella più penalizzata,
anche perché attraversata da dodici corsie di marcia parallele: sei
dell'autostrada A4 e sei della tangenziale sud, con la terza corsia
appena terminata dopo decenni di polemiche e di lavori iniziati,
sospesi e solo ora terminati. Ora i cinque chilometri di strada che
attraversano la città hanno una corsia in più, mentre rimangono
le due corsie sui restanti trenta chilometri tra Sirmione e Ospitaletto. Con
l'inaugurazione della terza corsia, il limite di velocità su questi
cinque chilometri è stato innalzato da 80 km/h a 110 km/h. Qual è il
vantaggio? Se percorriamo tutti i cinque chilometri a 110 invece che a
80, risparmiamoesattamente un minuto. Ma cosa comporta questo minuto?
Oltre a un incrementonotevole del rumore, un aumento delle emissioni
di NOx (ossidi di azoto) del 36% (pari a circa 40.000 kg all'anno in
più) e di PM10 (le polveri sottili) del 23%, pari a circa 2200 kg all'
anno: tutto ciò è il risultatodelle maggiori emissioni degli
autoveicoli che corrono di più. E proprio nella zona della città con l'
aria più inquinata, zona che è anche la più densamente popolata dell'
intero percorso della tangenziale sud. Inoltre che senso ha lanciarsi a
110 chilometri all'ora per soli cinque chilometri per poi trovare
subito un restringimento dove il limite giustamente si abbassa?
Non a caso circa un mese fa, c'è stato un incidente mortale proprio nel
tratto dove la strada passa da tre a due corsie.

Un minuto giustifica il peggioramento della qualità dell'aria per tutti i
cittadini e il pericolo per gli automobilisti? Sicuramente no, saremmo
senz'altro disposti a impiegare un minuto in più per percorrere cinque
chilometri:
è meglio per la nostra sicurezza e per la salute di tutti, e
soprattutto di chi vive vicino alla tangenziale. Per questi motivi è
necessario che l'amministrazione provinciale ci ripensi: velocità non oltre
i 90 km/h previsti per le strade statali e segnaletica
orizzontale e verticale più chiara ed efficace nei due punti in cui la
strada si restringe. Errare è umano, perseverare …

Ettore Brunelli

Paolo Vitale

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aggiunta extra di Brunelli:
Per l’esattezza l’inceneritore (3 linee in funzione) produce in un anno dai 1660 ai 1700 Kg di polveri totali sospese e dai 305.000 ai 306.000 Kg di NOx.
Aggiungo che ho confrontato i dati di emissioni e dispersione atmosferica di Diossine dell’inceneritore e quelli misurati dall’Azienda al camino di una acciaieria media bresciana. La sintesi (sto preparando una tabella completa) è che l’inceneritore ne emette dai 3,7 ai 7,6 milligrammi/anno, mentre l’acciaieria (considerando solo le emissioni del forno elettrico per un funzionamento di 300 giorni all’anno) ne emette intorno ai 471 milligrammi/anno. Si consideri che solo a Brescia e dintorni se ne contano 6, alcune di dimensioni molto più grandi di quella che ho preso in considerazione.

lampade a basso consumo

sulle confezioni di imballaggio delle lampade a basso consumo deve essere scritto che devono essere smaltite nelle isole ecologiche e non nella raccolta del vetro perchè contengono vapori di mercurio
solo aziende attrezzate riescono a recuperare il mercurio senza disperderlo nell'ambiente.

domenica 25 gennaio 2009

le migliori tesi sull'ambiente

Interessante questo sito:
http://www.ermesambiente.it/ambientesilaurea/

dove si possono cercare le migliori tesi sull'ambiente e farsele inviare nella casella di posta.

sabato 24 gennaio 2009

Piero Calamandrei articolo del 1950 sulla scuola

NON È UN ARTICOLO FRESCO Di STAMPA MA L’OSCURO SCENARIO PREVISTO NEL ’50 DA PIERO CALAMANDREI
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, a impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. E allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di Stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Cosi la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

* Piero Calamandrei, giornalista, giurista, politico e docente universitario, Scuola Democratica, 20 marzo 1950.

l'articolo è stato ripubblicato sul trimestrale "le voci" , dicembre 2008, della filca cisl lombardia

Adam Rafferty!

Bravissimo Adam Rafferty!
Vai al suo sito...
www.adamrafferty.com

E' simile a Martin Taylor.

mercoledì 21 gennaio 2009

inquinamento e velocità nella tangenziale di Brescia

Lettera al Direttore del Giornale di Brescia:

Gentile direttore,

in questi giorni si è ricominciato a parlare dell’inquinamento dell’aria con particolare riferimento alla centralina del Villaggio Sereno. La zona sud della città è quella più penalizzata, anche perché attraversata da dodici corsie di marcia parallele: sei dell’autostrada A4 e sei della tangenziale sud, con la terza corsia appena terminata dopo decenni di polemiche e di lavori iniziati, sospesi e solo ora terminati. Ora i cinque chilometri di strada che attraversano la città hanno una corsia in più, mentre rimangono le due corsie sui restanti trenta chilometri tra Sirmione e Ospitaletto. Con l’inaugurazione della terza corsia, il limite di velocità su questi cinque chilometri è stato innalzato da 80 km/h a 110 km/h. Qual è il vantaggio? Se percorriamo tutti i cinque chilometri a 110 invece che a 80, risparmiamo esattamente un minuto. Ma cosa comporta questo minuto? Oltre a un incremento notevole del rumore, un aumento delle emissioni di NOx (ossidi di azoto) del 36% (pari a circa 40.000 kg all’anno in più) e di PM10 (le polveri sottili) del 23%, pari a circa 2200 kg all’anno: tutto ciò è il risultato delle maggiori emissioni degli autoveicoli che corrono di più. E proprio nella zona della città con l’aria più inquinata, zona che è anche la più densamente popolata dell’intero percorso della tangenziale sud. Inoltre che senso ha lanciarsi a 110 chilometri all’ora per soli cinque chilometri per poi trovare subito un restringimento dove il limite giustamente si abbassa? Non a caso circa un mese fa, c’è stato un incidente mortale proprio nel tratto dove la strada passa da tre a due corsie.

Un minuto giustifica il peggioramento della qualità dell’aria per tutti i cittadini e il pericolo per gli automobilisti? Sicuramente no, saremmo senz’altro disposti a impiegare un minuto in più per percorrere cinque chilometri: è meglio per la nostra sicurezza e per la salute di tutti, e soprattutto di chi vive vicino alla tangenziale. Per questi motivi è necessario che l’amministrazione provinciale ci ripensi: velocità non oltre i 90 km/h previsti per le strade statali e segnaletica orizzontale e verticale più chiara ed efficace nei due punti in cui la strada si restringe. Errare è umano, perseverare …



Ettore Brunelli



Paolo Vitale

venerdì 16 gennaio 2009

in memoria di rachel corrie

Vedi il filmato

teatro in valtrompia nel 2009

dal 22 gennaio al 18 aprile si terrà la ventiseiesima edizione di "Proposta. Progetto teatrale per la Valle Trompia", a cura dell'Associazione Culturale Treatro e della Comunità Montana di Valle Trompia.

Allego il programma: è molto bello.
Fai vivere il teatro, vai a vedere gli spettacoli!!!!

greenpeace e la guerra a gaza

Greenpeace è e rimane una organizzazione pacifica e pacifista, la
dichiarazione di GP Med ne è la conferma:

"Promoting Peace and Non-violence is at the very core of Greenpeace
Mediterranean's mission, and at the heart of everything we represent. We are
opposed to the use of war or violence as a means of solving any conflict.
Greenpeace Mediterranean condemns the decisions of leaders on all sides who
choose bombs over negotiation, and place innocent civilians in harms way.
Furthermore, Greenpeace Mediterranean has witnessed the severe negative effects
of war on regional stability, health conditions and the environment and we call
for an immediate cessation of violence and an opening of negotiations with the
true intention of reaching an agreement which will be, this time, sincerely
respected by all sides.
Greenpeace is an independent global campaigning organization that acts to
change attitudes and behavior, to protect and conserve the environment and to
promote peace"

Le ragioni che ci portano al momento a non rilasciare dichiarazioni ufficiali
tutelano l'incolumità dei nostri colleghi e amici.
Da settimane siamo in contatto con GP Med e GPI, le uniche a poter valutare se
sia opportuno rilasciare un comunicato stampa ufficiale, e se ci sarà possibile
ribadire la posizione di Greenpeace contro l'utilizzo della violenza per la
risoluzione di conflitti lo faremo.
Il timore è che possa essere fatta banale e ottusa strumentalizzazione di
qualsiasi nostra dichiarazione o gesto.
Per questa stessa ragione siamo molto fermi nel dire che non è possibile
prendere parte a qualsivoglia manifestazione in rappresentanza
dell'associazione.
Al momento le manifestazioni non sono pacifiste nè tantomeno pacifiche e anzi,
c'è il forte rischio che queste stesse diventino occasione per avallare un
pericoloso atteggiamento anti-semita.
Un'altra cosa su cui varrebbe la pena soffermarsi è l'influenza forte,
e oscura, che i media esercitano su tutti noi. Oggi contiamo i morti a Gaza, e
allora io vi esorto a non dimenticare il Sudan, la Cecenia, la Birmania, e gli
altri luoghi sulla terra in cui vengono perpetrati tutti i giorni crimini
all'umanità, per cui non basterebbe nessun comunicato, nessuna
manifestazione, e per cui solo il pensiero libero e cosciente di ognuno di noi
potrebbe determinare il cambiamento: è alla costruzione di questo pensiero
libero e consapevole che dobbiamo guardare.

-- Irene Longobardi Assistente al Coordinamento Attivismo e Volontariato
Greenpeace ONLUS

sempre attuale (purtroppo)

PRIMA DI TUTTO VENNERO A PRENDERE GLI ZINGARI

E fui contento, perché rubacchiavano.

POI VENNERO A PRENDERE GLI EBREI

E stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

POI VENNERO A PRENDERE GLI OMOSESSUALI

E fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

POI VENNERO A PRENDERE I COMUNISTI

Ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

UN GIORNO VENNERO A PRENDERE ME,

E NON C’ERA RIMASTO NESSUNO A PROTESTARE.



Martin Niemöller (1892-1984), teologo e pastore luterano tedesco, oppositore del nazismo.

giovedì 8 gennaio 2009

i vassoi in polistirolo si possono inserire nella campana della plastica?

Potreste per favore indicarmi se i vassoi in polistirolo si possono inserire nella campana della plastica?
>>> Danilo Scaramella 04/01/2009 10.45.33 >>>


Le confermiamo che i vassoi in polistirolo possono essere conferiti nei cassonetti della plastica.
cordiali saluti

APRICA SPA
info@apricaspa.it
Data: 07 gennaio 2009 15:14:13 GMT+01:00

Il telefonino fatto di bottiglie riciclate

Motorola ha presentato W233 Renew, il primo cellulare
"a emissioni zero".
http://www.zeusnews.com/news.php?cod=9038

Il biodiesel sugli aerei di linea

La compagnia di bandiera della Nuova Zelanda ricaverà il
carburante dall'olio di jatropa.
http://www.zeusnews.com/news.php?cod=9033

mercoledì 7 gennaio 2009

Israele - palestinesi: la posta in gioco

Nel mese di ottobre/novembre (devo trovare l'articolo) qualcuno scrisse che Israele avrebbe attaccato , tra dicembre e fine gennaio, l'Iran per difendere la sua sopravvivenza.
Oggi Sandro Viola ribadisce il problema, e penso sia forse l'unico che parla chiaro in questa tragica vicenda.
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La posta in gioco

Tra Gerusalemme e Tel Aviv, tra le stanze del governo e quelle dello Stato Maggiore, cinque israeliani stanno vivendo coi cuore in gola. Ilprimo ministro dimissionario Ehud Olmert, il ministro della Difesa Ehud Barak, il ministro degli Esteri Tzipi Livni, il capo di Stato maggiore Gabi Ashkenazi e il capo dello Shin Bet (i servizi di sicurezza interna) Yu-val Diskin.
La loro ansia scaturisce dal conoscere più di chiunque altro qual è la posta che Israele ha messo in gioco con la guerra di Gaza. E la posta in gioco, in questo undecimo giorno dell'attacco contro gli islamisti di Hamas, è presto detta: o adesso o mai più. O Israele ristabilisce con la guerra di Gaza il suo potere di deterrenza, la capacità di tenere alla larga con la sua forza bellica i nemici, oppure lo Stato ebraico apparirà tutt'intorno come poco più d'una tigre di carta, un'ex potenza incapace di vere, temibili reazioni. E in questo secondo caso, la stessa sopravvivenza d'Israele come Stato degli ebrei si farebbe problematica.
È vero, ciascuno di quei cinque israeliani sta giocando anche una partita personale. Uno, Olmert, vorrebbe infatti uscire di scena, dopo le elezioni di febbraio, avendo restaurato la sua immagine di fallimentare regista della Seconda guerra libanese e di imputato per corruzione nei tribunali del paese. Due, Barak e laLivni, hanno bisogno d'una vittoria a Gaza per portare i loro due partiti politici, il Labor e Kadima, a formare il nuovo governo dopo le elezioni di febbraio, evitando così un ritorno della destra di Benjamin Netanyahu. Mentre i capi dello stato Maggiore e dello Shin Bet sperano che la sconfitta di Hamas apra loro le porte d'una rapida e brillante carriera politica, com'è accaduto altre volte a rappresentanti dell'establishment militare israeliano.
Inutile dire che le intenzioni riposte dei cinque stanno producendo non pochi contrasti sulla conduzione e la durata della guerra, tali che la stampa israeliana invoca da giorni, prima ancora che un cessate il fuoco a Gaza, un cessate il fuoco all'interno del governo.
Ma benché odiosamente angusti dinanzi alla drammaticità della guerra e alla caterva di vittime innocenti che l'aviazione e i blindati israeliani hanno già lasciato sul terreno, i calcoli personali dei governanti non sono stati il vero pungolo, la motivazione essenziale dell'attacco su Gaza. La scelta di sferrare l'attacco è infatti emersa dal ragionamento sopra descritto. Vale a dire: o Israele (su cui piovevano quotidianamente i Qassam e
i Grad di Hamas) reagiva, dimostrando così d'essere ancoroggi temibile come in passato, capace di rappresaglie devastanti, o i razzi di Hamas si sarebbero sempre più moltiplicati, e ad essi si sarebbero presto o tardi aggiunti dal nord i missili che l'Iran fornisce alle artiglierie di Hezbollah.
Né si poteva rinviare l'attacco: la campagna elettorale, le elezioni, e poi la faticosa, turbolenta gestazione politica che in Israele rende sempre lentissimo il varo d'un nuovo governo, avrebbero preso almeno tre mesi. Novanta-cento giorni di razzi sul Negev, grida di vittoria della leaderhip di Hamas, sfiducia e sconforto nella società israeliana. Mentre aprendo l'offensiva alla fine dello scorso dicembre, il governo d'Israele sapeva che per almeno tre settimane avrebbe avuto a fianco il presidente degli Stati Uniti George Bush e la sua amministrazione. Un sostegno indispensabile nella crisi politica che l'attacco avrebbe generato.
Lasciamo da parte i giudizi sull'agghiacciante sproporzione dell'offensiva israeliana su Gaza rispetto alle vittime e ai danni prodotti nelle città del Negev dai razzi di Hamas. E rinviamo per ora anche il giudizio sulle responsabilità dei governi d'Israele per non aver mai voluto veramente restituire ai palestinesi quel che la giustizia imponeva che fosse restituito ai palestinesi. Sono questioni fondamentali, ma conviene metterle da parte per rendere più chiara possibile la descrizione del momento politico che sta vivendo lo Stato degli ebrei.
Dopo dieci giorni di raid aerei e quattro di combattimenti a terra, gli esiti della partita che si sta giocando a Gaza restano ancora molto incerti. Ad una formazione nazional-religiosa come Hamas basta infatti sopravvivere all'attacco israeliano, sia pure con la leadership decimata e i depositi degli armamenti semivuoti, per poter vantare la vittoria. Così, se al termine della guerra, quando verrà infine imposto un cessate il fuoco, Hamas riuscirà a dimostrare con un'ultima salva di razzi sulle città israeliane, come fecero gli Hezbollah nel 2006, che ha resistito al più potente esercito della regione (mentre l'odio della popolazione palestinese nei confronti d'Israele si sarà in tanti ancor più esasperato a causa del mare di lutti subiti in questi giorni), la guerra di Gaza sarà stata inutile. Sarà stata più o meno lo stesso fallimento della Seconda guerra in Libano, solo che stavolta la mancanza d'una vittoria indiscutibile apparirà come un colpo decisivo alla capacità di deterrenza delle forze armate israeliane. Ogni attesa che i fondamentalisti di Gaza alzino davvero e definitivamente bandiera bianca, è quindi, per ora, soltanto teorica.
I mediatori potranno congegnare, certo, una tregua in termini più favorevoli per Israele, ma Hamas cercherà di violarla il prima possibile riportando la situazione al punto di partenza: i loro razzi sul Negev, e ogni tanto le bombe israeliane su Gaza. Né si possono avere illusioni su unarivolta della popolazione che espella da Gaza i capi dei fondamentalisti. Con le sue organizzazioni assistenziali, ospedaliere e scolastiche, Hamas è così fortemente radicata nella Striscia da rendere ormai pressoché impossibile ogni tentativo d'estirparla.
Il solo esito favorevole che Israele può perciò attendersi, è che il suo esercito riesca a frantumare, se non interamente, i due terzi o quattro quinti del potenziale bellico di Hamas. L'esercito è oggi meglio preparato che nel 2006 in Libano, e i piani dello Stato maggiore sono parsi sino adesso più lucidi e adeguati d'allora. Così, se i colpi subiti costringessero Hamas ad una lunga tregua, se il panorama di rovine cui oggi è ridotta Gaza inducesse la sua leadership a non provocare un nuovo bagno di sangue, se l'arrivo di osservatori internazionali bloccasse l'ingresso di nuove armi dall'Egitto, Israele uscirebbe dalla vicenda con la sua capacità di deterrenza rimessa a nuovo. Lo capirebbero Hezbollah, i siriani, Ahmadinejad, e subentrerebbe una fase di calma in cui riavviare il negoziato. Che stavolta dovrebbe essere rapido, mediato dalla nuova presidenza americana con spirito equanime rispetto ai contendenti, e includere - in forme da decidere - anche i capi meno estremisti di Hamas.
Ma se questo non avverrà, i vertici politico-militari israeliani dovranno guardare ad un altro obbiettivo che consenta di dimostrare, fosse pure con rischi altissimi, che Israele è ancora la massima potenza militare del Medio Oriente. Per esempio, le centrali nucleari iraniane. Perché se Israele non incute timore ai suoi nemici (molti dei quali emersi dagli errori dei suoi governi), la sua stessa sopravvivenza in Palestina sarà, come s'è detto, in discussione.
di Sandro Viola, la Repubblica, mercoledi 7 gennaio 2009

martedì 6 gennaio 2009

bricolage 01 - sbloccare il bostik


Quante volte è capitato di avere bisogno del bostik (o similari) per incollare qualcosa....e si trova il tubetto col cappuccio ben incollato e non si riesce ad aprirlo?
La soluzione è semplice: basta prendere un vasetto della marmellata (che avevamo da parte, sciacquato, per essere portato alla campana della raccolta differenziata vetro), metterci un po' di benzina tipo "avio" per smacchiare, aspettare una notte...e al mattino tutto si sblocca facilmente.

Forse sarà meglio eliminare i vecchi residui di colla, e ricordarsi la prossima volta di pulire bene il cappuccio, prima di riporlo...

E la benzina, dove si butta? Buona domanda.....in casi come questi, io ho DUE bottiglie di benzina avio: una di benzina pulita, che serve per smacchiare i vestiti. Un'altra, di benzina "da bricolage", dove riciclo quella usata semi pulita.

La benzina può essere utile per tutti i casi dove è necessario sciogliere colle o residui di colle. Ricordarsi, in questi lavoretti, di usare i guanti o quantomeno subito dopo sciacquarsi bene le mani con acqua.

la bellissima rivista "valori"

Per chi non la conoscesse, segnalo la splendida rivista "Valori"



"Valori è una testata di proprietà della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, promossa da Banca Etica ed edita dalla Società Cooperativa Editoriale Etica.

Specializzata nei temi dell'economia sociale, della finanza etica e della sostenibilità, Valori è una rivista mensile tra le più autorevoli in Italia a trattare questioni complesse e “difficili” relative al mondo dell'economia e della finanza in maniera approfondita ma al tempo stesso comprensibile: denunciandone le ingiustizie, evidenziandone le implicazioni sui comportamenti individuali e sulla vita della società civile a livello sia locale che globale, e promuovendo le esperienze, le progettualità e i percorsi dell'economia sociale e sostenibile.

Valori non vuole essere solo un mezzo di informazione, ma anche uno strumento di consapevolezza e di possibile cambiamento: una sorta di laboratorio culturale permanente di idee e di innovazione per un modello economico e sociale rispettoso dell'ambiente e dei diritti delle persone e dei popoli. Perciò promuove comportamenti responsabili, il dialogo tra istituzioni pubbliche e private, la creazione di reti e relazioni sociali, la diffusione delle buone prassi esistenti.

Per tutti questi motivi si è scelto di mantenere uno stile divulgativo, per raggiungere non solo gli “addetti ai lavori” ma tutti coloro che siano interessati ad approfondire tali tematiche e siano orientati a comportamenti e scelte di vita sostenibili e a consumi coerenti.

Siamo persuasi che la costruzione di reti di informazione e di collaborazione sia proficua e permetta lo sviluppo di sinergie preziose. Perciò i nostri soci, fondamentali sostenitori del progetto, sono accreditate realtà che operano per diffondere la cultura e le buone prassi di sostenibilità ambientale, economica e sociale: Arci, Circom. Soc. Coop, Cnca, Cooperativa Sermis, Ecor, Editrice Monti, Fabi, Federazione Trentina delle Cooperative, Fiba Cisl Brianza, Fiba Cisl Nazionale, Mag 2, Publistampa Arti Grafiche, Transfair Italia e Rodrigo Vergara.

Si iscrive nella medesima convinzione l'esperienza di Terra Futura, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità, di cui Valori è media-partner sin dalla prima edizione." (la prossima edizione si svolgerà a Firenze dal 29 al 31 maggio 2009).

Invito ad abbonarsi (e a regalare l'abbonamento): ne vale la pena.
Segnalo inoltre che, in modo molto intelligente, i numeri arretrati della rivista sono disponibili in rete dopo 4 mesi dalla pubblicazione: questo fa in modo da evitare di riempirsi la casa di carta, oppure di perdere tempo a scannerizzare articoli.

lunedì 5 gennaio 2009

James Dyson e il design funzionale

IO continuo a pensare che il futuro dell'ecologia sta nel design: ovvero nel creare oggetti che risparmino energia, ambiente e tempo. Esemplare la storia di James Dyson, ad esempio....

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DESIGN FUNZIONALE UNA STORIA AMERICANA
La creatività che vince

Una storia umana avvincente quella di James Dyson, che ha rivoluzionato l'aspirapolvere e fondato l'omonima industria di successo. Una storia paragonabile a quella di Steve Jobs, che realizzò nel garage di casa in California, il primo Personal computer della storia, dando vita alla prestigiosa Apple. Anche James Dyson, nel deposito del suo cottage, in solitario, costruì con le proprie mani in modo artigianale più di 5mila prototipi di cicloni da sostituire ai sacchetti, uno al giorno, prima di approdare a quello giusto, attraverso speranze, delusioni e scoraggiamenti, ma sempre con ostinazione e tenacia.
La sua passione, lunga tutta una vita, per il design funzionale, nasce durante gli studi al famoso Royal College of Art, dove ha l'occasione di sporcarsi le mani, lavorando con la plastica e l'acciaio inossidabile. Dopo la laurea, idea il suo primo progetto, il Sea Truck: una motozattera. Per James l'invenzione nasce dalla frustrazione: una carriola che sprofonda nel fango e una verniciatura poco resistente diventano sorgente d'ispirazione per la sua Ballbarrow che conquista il 50% del mercato, e segna la sua prima esperienza da imprenditore. Nel 1979, James acquista i dieci migliori aspirapolvere del mercato e si accorge che si intasano subito. Curioso e dotato di uno spiccato senso di osservazione, accompagnato da un sentimento di frustrazione per il cattivo funzionamento, decide di strappare il sacchetto del suo aspirapolvere Hoover Junior. Nota uno strato di polvere depositato all'interno che ne ostruisce i pori, e diminuisce la potenza di aspirazione.
Questa scoperta rappresenterà per James Dyson la prima svolta importante della sua vita professionale. Il caso lo aiuterà a scoprire il rimedio. Durante una visita a una segheria locale, James nota come la segatura viene separata da grandi cicloni industriali. Smonta il suo aspirapolvere e gli applica un piccolo ciclone di cartone.
Il nuovo sistema funzionava in modo più efficiente rispetto a quello tradizionale con sacchetto. James Dyson inventa così all'età di 31 anni, il primo aspirapolvere senza sacchetto al mondo, con aspirazione stabile, che segnerà l'inizio di una carriera fulminante. La strada è tuttavia ancora lunga e difficoltosa prima del successo. Una dopo l'altra infatti, le multinazionali rifiutano la sua idea innovativa, più interessate a difendere i loro prodotti e l'ingente profitto proveniente dal mercato dei sacchetti. Il commento dei costruttori era sempre lo stesso: «Se esistesse un miglior aspirapolvere, Hoover o Electrolux l'avrebbero già inventato».
Fino alla meta degli anni '80 James propone la sua invenzione. Alla fine riesce a cedere la sua licenza alla società giapponese Apex Inc. Nel 1986 inizia così la produzione dell'aspirapolvere «G force». Dopo 15 anni di frustrazione, ostinazione e oltre 5mila prototipi, James lancia finalmente il Dyson DC01 con il suo nome, che diventa l'aspirapolvere più venduto in Gran Bretagna. Oggi gli aspirapolvere Dyson sono distribuiti in oltre 46 paesi nei cinque continenti a livello mondiale. È la vittoria di David contro Golia, il successo di un inventore appassionato e ostinato che «Come un eroe solitario e perseverante, trionfa sui grandi gruppi industriali con la sola grazia della sua immaginazione», come lo definisce il settimanale francese l'Express. «Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni» diceva Franklin D. Roosevelt. È proprio il caso di James Dyson, che continua a progettare e produrre prodotti innovativi, come il Dyson Digital Motor, la lavatrice a due cestelli e il più recente asciugamani Airblade.
Mentre le unità produttive e di montaggio si trovano adesso per la maggior parte in Malaysia, la sede della Dyson a Malmesbury a sud di Londra ospita la divisione Ricerca, design e sviluppo (Rds) con ben 350 persone tra ingegneri, designer e scienziati. L'approccio olistico al design bandisce le barriere tra le diverse discipline, parti di uno stesso processo. La filosofia del design Dyson: mai essere soddisfatti del prodotto e cercare sempre di migliorarlo. Per James è la funzione, che conta. Il design engineering, come lo definisce, deve partire dall'interno del prodotto verso l'esterno: il buon design deve nascere dalla funzione, per influenzare l'estetica. «I prodotti cominciano a essere belli quando funzionano bene», sostiene James. Dai bozzetti si passa al modello in cartone, poi in compensato, prima dei disegni Cad e relativi modelli di prototipazione rapida. Al centro del processo c'è sempre la sperimentazione.
Il futuro della Dyson dipende dal forte investimento in Rds, un terzo della forza lavoro, e non da piccoli investimenti e ritorni in tempi brevi con la pubblicità, alla quale vengono preferiti i redazionali. «Le relazioni con la stampa sono stati la base della mia strategia di comunicazione», spiega James, per il quale «un buon articolo vale un centinaio di pagine pubblicitarie». Una Dyson anticonformista quindi, per una nuova filosofia d'impresa, con la cultura della differenza nei confronti dell'esistente. «Proviamo a fare le cose diversamente da tutti» spiega James che incoraggia i suoi collaboratori con età media di 25 anni, a essere diversi per principio, persino nell'abbigliamento in azienda: il completo con cravatta alla businessman frena la creatività.
CHRISTIAN DE POORTER
www.depoorterdesign.it

da nova - il sole 24 ore del 20 novembre 2008

cacciatori: togliergli la terra da sotto i piedi

Finalmente! La LAC (Lega Abolizione Caccia) nell'ultimo numero del suo bollettino scrive:
"....Un solo obiettivo, però concreto, realistico e raggiungibile anche in breve tempo. Poiché l’appello diretto ai cacciatori affinchè rinuncino a cacciare è probabilmente velleitario e sicuramente ininfluente, la LAC ha deciso di togliere il terreno sotto i piedi dei cacciatori. Ha scelto quindi di rivolgersi direttamente ai proprietari dei terreni, i quali per la bizzarria (eufemismo) della legge italiana non sono padroni in casa propria. Un cacciatore può infatti entrare armato in qualsiasi terreno privato, anche se coltivato, e sparare e uccidere. Ma non basta : il proprietario del terreno, del giardino, dei campi coltivati e dei vigneti – o recinta fino all’ultimo centimetro la sua proprietà - oppure, per tenere i cacciatori fuori da casa sua, deve fare domanda scritta alle propria Provincia. Ricevuta la domanda, la Provincia –spesso per motivi di interesse squisitamente intere$$$ato - il più delle volte la respinge. Questo rifiuto è cosi frequente, che la LAC ha deciso di offrire assistenza legale gratuita a quei proprietari che trovano (e ce ne vuole!) il coraggio di respingere da casa propria chi entra per uccidere...."
L'articolo completo si trova su:

http://www.abolizionecaccia.it/index.php?id=361


C'è anche una petizione in corso , per l'abolizione dell'art 842 del codice civile.

Lungarotti e il recupero energetico dalla potatura delle viti

Interessante il servizio mandato in onda domenica scorsa da "Lineaverde" su RAI1, relativo al recupero energetico di questa azienda vinicola:


http://www.lungarotti.it/it/ambiente/am_biomasse.php

domenica 4 gennaio 2009

mostra sul jazz al mart di rovereto

Bella la mostra sul Jazz al Mart di rovereto, che abbiamo visitato nei giorni scorsi.
Come quasi tutte le mostre del Mart, del resto la mostra resterà aperta fino al 15 febbraio.
Maggiori informazioni a:

http://www.mart.tn.it/context_mostre.jsp?ID_LINK=9&page=3&area=42

Il catalogo è come sempre molto bello e vale la pena di essere acquistato.
A parte la vasta esposizione di opere d'arte "sul jazz", fa pensare la grande quantità di copertine di dischi considerata come opera d'arte. In effetti, oggi il CD, e tanto meno la musica scaricata, ha perso completamente questa forma d'arte che rendeva il disco un prodotto "multimediale", che faceva sposare il contenuto musicale ad una estetica 30x30, per la quale hanno lavorato artisti come warhol....
Il catalogo non può contemplare il materiale sonoro e filmato. Particolarmente curiosi abbiamo trovato un video con una registrazione di Duke Ellington e il conseguente processo, di fabbricazione del disco, dall'incisione diretta con una puntina, alla stampa (si trova anche su youtube cercando "Record Making With Duke Ellington (1937))", un demenziale estratto da "Le Pompier des Folies Bergère" nel quale un pompiere ubriaco sogna di incontrare una ragazza in metro, è una Josephine Baker che lui immagina danzi in bikini una selvaggia danza jazz e poi lei si mette a scopare (nel senso che utilizza una scopa....eh eh.che birichini questi cineasti di inizio secolo...)....il filmino al mart si ferma qui, l'originale prevede anche che il sogno prosegua in tram, dove lui si immagina di vedere donnine nude dappertutto (compreso un prete!!!).
Bellissimo inoltre il film "jammin the blues" del 1944, con Lester Young ed altri....musica splendida e fotografia fantastica!!!! su youtube un estratto a: http://it.youtube.com/watch?v=g_WyhK-Urms
Per chi volesse andare al Mart, tenere presente che il biglietto vale tutta la giornata e permette di entrare e uscire. Comunque la caffetteria fa anche da ristorante, con 8 euro si prende un buon bis di primi, se ci avventura con qualcos'altro e coi dolci il prezzo va su......comunque consiglio di spendere per un bicchiere di buon vino, e farsi portare invece della cara minerale una caraffa di buona acqua del rubinetto gratis!

venerdì 2 gennaio 2009

Niente batterie, al cellulare basta il calore della mano

Chissà a che punto è questa ricerca...alla luce anche dell'articolo apparso su "Repubblica" il 31 dicembre 2008 "batterie - scariche troppo presto e il nuovo hi tech rimane senza energia ".
Sono convinto che il "futuro" sarà giocato sull'evoluzione delle batterie (per quanto riguarda l'energia) e sull'evoluzione del design (per quanto riguarda la riduzione degli imballaggi all'origine). Vedremo...buon 2009 a tutti!
Giorgio Gregori


Chiamare dal cellulare senza bisogno di usare batterie, ma soltanto il calore della propria mano. Registrare i battiti del cuore e inviare il referto senza consumare energia, ma con l' impulso degli stessi battiti. E ancora: misurare la pressione del sangue e trasformarla in segnale elettrico. Sono le applicazioni future, realizzabili grazie agli sviluppi di un campo di ricerche che ha di mira la trasformazione in fonti di energia alternativa di vibrazioni, variazioni di luci, cambi di temperatura. La corsa al risparmio energetico ha messo in moto i laboratori tecnologici e gli scienziati guardano in tutte le direzioni pur di anticipare soluzioni innovative. Una delle strade imboccate è "il raccolto ambientale", come è stata prontamente ribattezzata la capacità di trasformare in energia le variazioni registrate nell' ambiente. A prima vista, l' apporto generato da questa "raccolta" sembrerebbe marginale. Ma non lo è, vista la gara che si è messa in moto per sviluppare soluzioni dedicate. Il governo federale della Germania, paese in prima linea nell' attenzione alle problematiche ambientaliste, ha stanziato 500 milioni di euro per finanziare programmi di ricerca che includano questo tema. E, sempre per restare in Germania, il Fraunhofer Iss, Institute for Integrated Circuits, ha appena presentato un semiconduttore basato su un generatore elettrico che trasforma le differenze di temperatura in energia elettrica. Temperature di ogni tipo. Anche quella del corpo. L' apparecchio, infatti, inserito in un capo di abbigliamento e indossato è capace di usare il corpo umano come fonte di energia. Il principio di base è lo stesso dell' orologio che si ricarica muovendo il polso o anche semplicemente camminando. Ma siamo a uno stadio molto più avanzato, la trasformazione di impulsi minimi in energie più potenti. L' apparecchio del Fraunhofer Iss, per esempio, utilizza una speciale "pompa" che consente di trasformare variazioni di temperatura di pochi milliampere in impulsi elettrici più potenti. Il perno di tutto è il passaggio tra le microvariazioni alla macropotenza. E qui si scatena la fantasia degli scienziati. Ma anche quella delle industrie. L' inglese Perpetuum ha realizzato spirali magnetiche che si alimentano autonomamente. E si studiano le potenziali applicazioni nel campo medico, degli elettrodomestici e automobilistico, con batterie che si alimentano con il movimento di ruote e il surriscaldamento di pneumatici. - DI PAOLA JADELUCA

Repubblica — 15 ottobre 2007 pagina 29 sezione: AFFARI FINANZA

i santi laici 2009

Introduzione al Calendario Santi Laici 2009:


"Se si scorre l’elenco dei Santi Laici, la prima reazione è un senso di vertigine. Un’impressione che si può provare solo di fronte all’abisso, al vuoto di un precipizio senza fine. Non è un semplice, e lunghissimo, elenco di omicidi di carabinieri, poliziotti, magistrati, politici, giornalisti, sacerdoti e cittadini. E’ un fiume di sangue che percorre la nostra Storia. Un massacro sul quale si fonda e vive la nostra Repubblica. Chiudete gli occhi e pensate a questi uomini e donne che hanno sacrificato la vita per lo Stato. E immaginate il loro ruolo nella guida della Nazione, se fossero ancora in vita. Borsellino presidente della Repubblica, Falcone ministro della Giustizia, Don Puglisi cardinale, Ambrosoli presidente del Consiglio, Fava direttore del Corriere della Sera. Poi aprite gli occhi e vedete la realtà desolante di prescritti, mafiosi, condannati in Parlamento e dell’informazione in mano ai loro servi. Vi chiederete perché, in così tanti, hanno dato la vita. Cosa li ha spinti. Io credo che la loro coscienza li abbia costretti a farlo. Non avevano semplicemente altra scelta. Non potevano voltarsi da un’altra parte. Molti sapevano di essere condannati. In questo simili al Cristo dei Vangeli che accettava il martirio, pur potendo sfuggirvi. Gli onesti sono tollerati solo se non denunciano il Sistema, quella galassia di criminalità organizzata, massoneria deviata e corruzione politica che governa l’Italia. Fino a ieri in modo occulto, oggi in modo sfacciato, plateale. Il Sistema agisce nei confronti degli onesti per gradi. Prima cerca di comprarli, poi li minaccia. Se fallisce, allora li isola e se questo non è sufficiente, dopo averli isolati, li uccide. L’isolamento da parte delle istituzioni e dei media è il campanello d’allarme. L’ultima chiamata. Centinaia di persone lo hanno sentito e hanno tirato dritto. A loro dovrebbero essere intitolate le vie e le piazze d’Italia. Quelle che i politici vogliono dedicare al latitante Bettino Craxi. Davanti a Montecitorio ci dovrebbe essere una lapide con i loro nomi in caratteri d’oro, in ordine alfabetico. Il mio augurio per il 2009 è di non lasciare perdere, di non lasciare più perdere nulla. Nessuno è al di sopra della legge e i delinquenti vanno chiamati solo con il loro nome. Non voltatevi più dall’altra parte, ma solo dalla vostra parte. I Santi Laici, da lassù, vi daranno una mano.
“No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere…”. Dalla lettera di Giacomo Ulivi, partigiano, assassinato dai fascisti nella Piazza Grande di Modena il 10 novembre 1944".

Scarica il Calendario dei Santi Laici 2009