lunedì 29 novembre 2010

olson guitars in concerto

 Stavo visitando il sito delle splendide chitarre del liutaio americano Olson e mi sono imbattuto in questa raccolta di interessanti video....Tra gli altri segnalo quello di

Phil Keaggy Salvation Army Band  

con splendido e naturale uso dei loop e degli effetti. 

Consiglio inoltre di dare un'occhiata al sito del liutaio, le chitarre sono vere opere d'arte  (che hanno ovviamente il loro prezzo...dai 15.000 dollari in su


http://www.olsonguitars.com/videos/pksalvationarmyband.wmv

Fazio/Saviano e i contraddittorii

In merito al bel programma di Saviano, riporto un mio sintetico intervento in un altro blog

Non sono d'accordo al fatto che si debbano permettere contraddittori. La visione di un programma (né tantomeno della TV) non è obbligatoria, quindi ognuno può scegliersi il programma che gli pare, che deve avere autonomia di scaletta. Se il programma è fatto bene, i cittadini lo guarderanno e apprezzeranno. In caso contrario, vedranno altro. Vespa farà una trasmissione per dare spazio ai "pro mantenimento in simil vita"? Se avrò voglia di guardarla, bene; altrimenti, farò altro. Il problema è per chi, anche televisivamente, non ha diritto di scelta. Ad esempio, nelle case di riposo, dove il canale lo decide spesso la suora di turno. Ma alle 21.00, sono già tutti a nanna. Vivere è un diritto, non un dovere. Soffrire, per chi sente ciò come un valore religioso, può essere un diritto. Ma soffrire non può essere un dovere.

greg

scena penultima

Ecco un simpatico articolo di Giacomo Papi. In questo Paese che berlusconi ha mandato a puttane (in senso anche letterale del termine) non si sa se ridere o se piangere. I file di Wikileaks per noi non sono certo novità, casomai è interessante, come indagine sociologica, spulciare tra i blog per scovare ancora dei difensori della "privacy" del patetico vecchietto. (vedi ad esempio sul corriere della sera )
Forse la cosa che più gli farebbe male sarebbe che qualcuno gli dicesse: "guardi che io non sono un suo sudddito, ma solo un cittadino che ha un lavoro, uno stipendio, una casa, un pò di persone che lo amano  e non per i soldi e che non sono obbligate a ridere a barzellette sceme ricavate dai librettini che si trovano negli autogrill. E non la invidio proprio, si convinca che lei non è immortale, anzi......Io sono felice, e lei?"

g
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AttoX,
scena penultima
Tuono. Entrano le tre streghe. Prima strega: Tre volte il gatto striato ha miagolato.
Seconda strega: Tre volte, e una volta s'è lamentato il rìccio. Terza strega: Grida l'arpia: «E ora!». Entra Silvio Berlusconì. Silvio Berlusconi: In my country I ha-ve some difficulties in thìs mornent. Tutte le streghe: Vieni, alto o basso, mostra con coraggio te stesso e il tuo potere.

Tahar Djaout L’ULTIMA ESTATE DELLA RAGIONE

Testo dell’intervento di Vincenzo Cottinelli il 26 novembre 2010
nella galleria “La Stanza Delle Biciclette”
per la presentazione del libro
L’ULTIMA ESTATE DELLA RAGIONE
di Tahar Djaout ed BiblioFabbrica
www.bibliofabbrica.com

Tahar Djaout, nel giugno 1993,  è stato il primo di centinaia e centinaia di intellettuali e artisti assassinati dagli integralisti islamici algerini. Il suo libro postumo,  bellissimo e tremendo, è ancora - dopo tanti anni - come un sasso appena gettato nello stagno di questa nostra epoca difficile e confusa, oscillante fra buonismo e razzismo, senza la bussola della ragione, tanto necessaria nel momento in cui tutto il mondo si trasforma profondamente, in cui milioni di esseri umani migrano, in cui i confini degli stati spariscono o si moltiplicano, in cui le lingue si mescolano o i dialetti diventano lingue, le economie impazziscono, la povertà e le violenze dilagano, le ricchezze insultano.
Al centro del libro, il problema della religione che uccide la ragione.

17 giorni sulla gru: parliamo con loro

MERCOLEDì 7 DICEMBRE ore 20.30
Auditorium scuola media Bettinzoli
via Caleppe 13, Brescia
PARLIAMO CON LORO

INCONTRO PUBBLICO
con Arun, Jimmy, Sajad, Rachid
(17 giorni sulla gru a Brescia)

interverranno:
prof. Antonio D'Andrea - docente di diritto costituzionale
Edda Pando - comitato immigrati Milano
Manlio Vicini - avvocato di Arun e Jimmy
padre Marcello Storgato - missionario saveriano
con la straordinaria partecipazione di DARIO FO

modera Irene Panighetti

partecipano:
Isaia e L'Orchestra di Radio Clochard
Barbara Pizzetti (voce narrante)

domenica 28 novembre 2010

Mostra emigrazione/immigrazione a Bergamo

Molto bella questa mostra. Una sopresa anche il convento di San Francesco.
Allego rascrizione del primo cartello della mostra, gentilmente fornito da Dario Carta.
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Gli Altri
La transizione del territorio bergamasco
da luogo di emigrazione a luogo di immigrazione
13 novembre 2010 - 27 febbraio 2011
Museo storico di Bergamo, convento di san Francesco
Piazz a Mercato del Fieno, 6a - Bergamo alta

fotografie di
Isabella Balena
Roberto Giussani

a cura di Luciana Bramati, Dario Carta,
Eugenia Valtulina, Mi o Bonine i


A partire dalla metà dell’Ottocento l’Italia vive una
delle esperienze più drammatiche e dolorose della
sua storia recente, dando forma così a uno tratto
peculiare e caratteristico delle vicende nazionali.
Per necessità e disperazione, per difendere un’idea
politica che contrasta con quella dominante, per una
vita degna di essere vissuta, un popolo di trenta
milioni di persone emigra dal proprio luogo di origine
verso terre lontane.

energia eolica e report rai3

domenica 28 novembre alle 21.30 su RAITRE. La puntata si intitola "GIRANO LE PALE" di Alberto Nerazzini.


Nel 2020 l'Italia dovrà avere il 17% dei propri consumielettrici da fonte rinnovabile e questo perché dobbiamo abbassare le emissioniche alterano il clima. Lo prevede il Protocollo di Kyoto ma soprattutto gliaccordi vincolanti decisi dai Paesi europei. Per questo l'Italia da anni stafinanziando lo sviluppo dell'energia pulita e non abbiamo badato a spese. Inostri sono gli incentivi più alti del mondo: nel 2010 raggiungono quota 3miliardi e 200 milioni. E  possiamoconsiderarci un «laboratorio», visto che le possibili forme di incentivazionele abbiamo sperimentate tutte, dal feed-in premium del fotovoltaico alCertificato Verde dell'eolico. E  a corsa continua grazie anche al fatto che nonabbiamo  ancora  un piano energetico nazionale. 

scambio giocattoli a Brescia

Torna anche quest'anno il libero mercato di giocattoli in vista di Santa Lucia e Natale!

Da lunedì 29 novembre a sabato 4 dicembre chi ha giocattoli ormai inutilizzati li può portare alla reception della Cascina Maggia dalle 9 alle 20.

Domenica 5 dicembre dalle 10 alle 17 chiunque potrà passeggiare sotto i portici della cascina e prendere i gioccattoli che vuole.

Questa iniziativa, organizzata da Legambiente in collaborazione con Assessore Ambiente Comune di Brescia, Aprica Spa, Cascina Maggia, Conast, Spigolandia e Cauto ha l'obiettivo di sensibilizzare i cittadini sul tema della riduzione dei rifiuti.

l'osceno normalizzato

Da più di una settimana ho il pc in crash (si deve essere rotto l'hard disk) e quindi faccio i miei lavoretti a spizzichi e smozzichi. Spero in una riesumazione mercoledi, almeno di un pò di dati - l'ultimo salvataggio su hd esterno l'ho fatto un mese fa - e quindi mi trovo impossibilitato ad aggiornare decentemente  i miei siti web.
Magari non se ne è accorto nessuno, ma comunque io un pò di idee le lancio, come facevo alla radio...tu parli e poi non sai se qualcuno ti ascolta o parli per riempire la notte (sull'argomento consiglio l'ascolto del bellissimo CD "Nightfly" di Donald Fagen).
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L’osceno normalizzato
di Barbara Spinelli
La Repubblica, 25/11/2010
Ci fu un tempo, non lontano, in cui era vero scandalo, per un politico, dare a un uomo di mafia il bacio della complicità. Il solo sospetto frenò l’ascesa al Quirinale di Andreotti, riabilitato poi dal ceto politico ma non necessariamente dagli italiani né dalla magistratura, che estinse per prescrizione il reato di concorso in associazione mafiosa ma ne certificò la sussistenza fino al 1980.

sabato 27 novembre 2010

i problemi di cuore di berlusconi

Silvio Berlusconi sospetta di avere dei problemi di cuore; per togliersi il pensiero decide di farsi vistare da un noto cardiologo. Convoca il medico a Palazzo Madama per farsi visitare tra un meeting e l'altro. Alla fine della velocissima visita, da gentlemen quali sono (?!), i due si salutano senza addentrarsi in particolari volgari quali il pagamento della parcella. Questa infatti arriva successivamente per posta a casa di Berlusconi. Quando vede la fattura, Berlusconi rimane sconcertato: ben 3000 Euro ! Per una vista di appena 10 minuti ! 3000 Euro sono un sacco di soldi anche per lui. Berlusconi compila diligentemente un assegno e lo invia al Professore accompagnando la somma con poche righe:   "Egregio Professore, Le rimetto in allegato un assegno di 3000 Euro a pagamento della Sua parcella come da Lei richiesto. Mi consenta però di farLe notare, da imprenditore quale sono, che sono soldi rubati".   La risposta del professore non si fa attendere:   "Egregio Onorevole Berlusconi, accuso ricevuta del Suo assegno di 3000 Euro. Per quanto riguarda la provenienza della somma, non si preoccupi: non mi interessa e comunque non ne farò parola con nessuno !"

Frediano Manzi e la battaglia contro l'usura

Volentieri giro dal blog de "ilfattoquotidiano".
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Parlate di lui!
Frediano non mangia più da oltre una settimana. Frediano non beve più da lunedì mattina e non assume i farmaci che gli sono necessari per regolare l’ipertensione cronica da cui è affetto. Se continua così, Frediano potrebbe entrare presto in coma. Questo non sembra rappresentare un problema, per Frediano, perché Frediano va avanti. Se stanno cercando un martire, lui c’è.

Frediano Manzi, nemico giurato di usurai ed estorsori dei quali egli stesso è vittima, nel 1992 fonda S.O.S Racket e Usura per aiutare molte di quelle 600 mila persone – 200 mila imprenditori e 400 mila persone comuni – che non ce la fanno più ma che non denunciano, perché si ritroverebbero sole, costrette alla fuga per sopravvivere, perché lo Stato non c’è. La legge 108 del 7 marzo 1996 stanzia dei fondi a favore delle vittime dell’usura, ma i soldi arrivano dopo 3/5 anni, un periodo di tempo eccessivo per chi ha perso tutto. Inoltre, come se non bastasse, vi possono accedere solo i titolare di partita iva: se sei un padre di famiglia, un impiegato, un nonno in pensione e sei strozzato dagli aguzzini non hai diritto a nulla. Per questo, di quei 600 mila, solo in 100 mila hanno il coraggio di denunciare i loro estorsori. Alle altre 400 mila persona normali S.O.S. Racket e Usura ha deciso provocatoriamente di dire la verità: se deunciate, sappiate che lo Stato vi lascerà soli. E anche per coloro che a norma di legge hanno diritto ad accedere al fondo, che non è una regalia ma un mutuo e come tale va quindi rimborsato, pesanti ombre si stendono sui meccanismi di attribuzione degli stessi. Chi decide se il vostro caso particolare abbia diritto o meno di avvalersi della legge 108? Dal 2003 al 2006 commissario straordinario antiracket era il prefetto Carlo Ferrigno attualmente in alcune inchieste.

Frediano, con la sua associazione, ha inoltre denunciato la presenza sul web di olte 2000 sedicenti società finanziarie, che operano al di fuori delle restrizioni e dei vincoli previsti dalla legge per l’esercizio dell’attività di prestito liquidità. Per legge, infatti, il sito internet di una qualunque finanziaria deve esporre il numero di iscrizione all’Ufficio Italiano dei Cambi, le cui funzioni dal 2008 confluiscono nella Banca d’Italia, oppure deve rendere esplicita l’iscrizione all’albo dei mediatori creditizi, che può così essere verificata attraverso un’apposito modulo di ricerca online. Nonostante la pubblicazione di un dettagliato elenco di truffatori e usurai che adescano le loro vittime sul web, nessun provvedimento sembra tuttavia essere stato preso per impedire attività così palesemente illecite. Come dire: se non si toccano gli interessi dei produttori di audiovisivi o se non si pestano i pedi ai potenti con un blog di informazione, le istituzioni si fanno improvvisamente garanti della terzietà del web rispetto alle leggi italiane.

Questi e altri insignificanti dettagli nella pesante testimonianza, di cui presento alcuni stralci nel video accluso all’articolo, che ho raccolto ieri a casa di Frediano.
(per il video andare sul sito del ilfattoquotidiano)


In conseguenza dell’insensibilità istituzionale nei confronti di 400 mila cittadini italiani vittime di usura ed estorsione, Frediano Manzi ha deciso di giocarsi un’ultima disperata carta: lo sciopero della fame, della sete e dei farmaci che deve assumere quotidianamente. E’ determinato a non recedere se non ottiene quattro risultati fondamentali:

1. emendamento della norma che impedisce a tutti coloro che non hanno una partita iva di accedere ai fondi;
2. accesso ai fondi in tempi ragionevoli;
3. accertamento delle responsabilità sullo scandalo Ferrigno;
4. sequestro delle oltre 2000 sedicenti società finanziarie che operano via web precipitando i cittadini nell’inferno dell’usura.

L’Italia non è solo Saviano, e non è neppure solo Santoro, Fazio, Benigni, Gabanelli, Grillo e tanti altri di cui giustamente si discute a lungo. E’ necessario dare spazio ai mille valorosi combattenti che ogni giorno rischiano la vita per fare di questo paese un posto migliore, senza neppure l’aiuto della cassa di risonanza mediatica.

Parlate delle 600 mila vittime di racket e usura. Parlate di Frediano Manzi e della sua battaglia silenziosa.
Potrebbe essere l’ultima…

giovedì 25 novembre 2010

Togliete il segreto di stato sulle stragi

Strage di Piazza della loggia a brescia

Togliete il segreto di stato sulle stragi

L'appello e le ragioni dei firmatari

La sentenza (con l'assoluzione di tutti gli imputati) del 16 novembre 2010 sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia non convince. E fa rabbia. Sul Corsera, in prima pagina, Umberto Ambrosoli - figlio dell'avvocato ucciso dalla mafia - ha parlato di «senso di sconfitta». E ora Paolo Brogi, Rosa Villecco Calipari, Benedetta Tobagi, Rosario Priore, Roberto Saviano e altri 60 rappresentanti della società civile lanciano un appello per aprire gli archivi e togliere il segreto di Stato sulla stagione del terrorismo in Italia. E qui, Manlio Milani , presidente dell'Associazione delle vittime di Piazza della Loggia, ce ne spiega le ragioni
Ecco il testo e i firmatari
(chi volesse aderire all'appello può mandare una mail a: casadellamemoria@28maggio74.brescia.it)



Al Presidente della Repubblica, al Presidente del consiglio e ministri interessati, ai Presidenti di Copasir e delle Commissioni parlamentari d’inchiesta
Un’intera stagione, quella dello stragismo che ha macchiato di sangue l’Italia, rischia di essere archiviata a seguito della recente sentenza sulla strage di Piazza della Loggia, Brescia, che ha assolto per insufficienza di prove tutti gli imputati. Un’assoluzione sulla quale ha pesato non il ricorso a segreti di Stato, bensì silenzi e reticenze di comodo, anche da parte di uomini appartenenti alle istituzioni.
Per garantire un cammino trasparente alla giustizia, anche in relazione al resto delle inchieste tuttora in corso per altri fatti di criminalità organizzata, e rendere possibile la ricerca storica su quegli anni, avvertiamo sempre di più una triplice esigenza:
chiediamo che siano aperti tutti gli archivi con una gestione che ne faciliti l’accesso a tutti i soggetti interessati, senza preclusione alcuna;
chiediamo che vengano fatte decadere tutte le classificazioni di segretezza su tutti i documenti relativi all’evento - compreso i nominativi ivi contenuti - in possesso in particolare dei servizi segreti, della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza, che i documenti vengano catalogati e resi pubblici senza distinguere tra documenti d’archivio e d’archivio corrente;
chiediamo che in tal senso sia data piena attuazione alla legge del 3 agosto 2007, n.124 che regola il segreto di Stato la quale prescrive che, passati al massimo trent’anni dalla data in cui è stato apposto il segreto sull’evento e sui relativi documenti o dalla data in cui sia stato opposto al magistrato che indagava, tutti i documenti che si riferiscono all’evento siano resi pubblici e consultabili.
Non è più accettabile che a tutt’oggi manchino gli specifici decreti attuativi. In tal senso il Freedom of Information Act statunitense ci pare un modello a cui è possibile ispirarsi L’ipotesi, avanzata dalla commissione Granata nel Copasir, di reiterare il segreto di stato dopo trent’anni è inaccettabile. Chiediamo alle nostre istituzioni di attivarsi il più decisamente possibile affinché gli Stati che sono oggetto di richieste di rogatorie internazionali collaborino fattivamente e rapidamente. Occorre garantire alla verità e alla giustizia il giusto corso, non dobbiamo consegnare le generazioni che si sono succedute da allora ad oggi alla rassegnazione e all’avvilimento. Auspichiamo una volontà politica reale volta all’accertamento di tutti i fatti criminali che hanno sconvolto la storia d’Italia.
Hanno aderito:
Carlo Arnoldi (associazione vittime Piazza Fontana) Gianni Barbacetto (giornalista de Il Fatto Quotidiano) Alfredo Bazoli (associazione vittime Piazza della Loggia) Carole Beebe Tarantelli (psicanalista) Filippo Bertolami (sindacalista di polizia) Giovanni Bianconi (giornalista del Corriere della Sera) Paolo Bolognesi (associazione vittime della strage di Bologna) Daria Bonfietti (associazione vittime di Ustica) Giorgio Boatti (scrittore) Paolo Brogi (giornalista) Lucia Calzari (associazione vittime Piazza della Loggia) Angela Camuso (giornalista dell’Unità) Susanna Camuso (segretario generale della Cgil) Felice Casson (senatore) Antonio Celardo (associazione vittime Rapido 904) Paolo Corsini (deputato) Paolo Cucchiarelli (giornalista dell’Ansa) Fabio Cuzzola (storico) Olga D’Antona (deputato) Giuseppe D’Avanzo (giornalista di Repubblica) Conchita De Gregorio (direttore dell’Unità) Giuseppe De Lutiis (storico) Enrico Deaglio (giornalista) Giovanni Fasanella (giornalista di Panorama) Sergio Flamigni (storico) Dario Fo (attore) Anna Foa (storico) Girolamo Fragalà (giornalista del Secolo d'Italia) Mimmo Franzinelli (storico) Milena Gabanelli (conduttrice di Report) Aldo Giannuli (storico) Ferdinando Imposimato (giurista) Francesco La Licata (giornalista de La Stampa) Luciano Lanna (giornalista del Secolo d'Italia) Claudio Lazzaro (giornalista) Paride Leporace (direttore Quotidiano della Basilicata) Gad Lerner (conduttore dell’Infedele) Stefania Limiti (giornalista) Carlo Lucarelli (scrittore) Otello Lupacchini (magistrato) Giovanna Maggiani Chelli (associazione vittime della strage dei Georgofili) Cristiana Mangani (giornalista del Messaggero) Brunello Mantelli (storico) Daniele Mastrogiacomo (giornalista di Repubblica) Manlio Milani (associazione vittime Piazza della Loggia) Ilaria Moroni (rete archivi per non dimenticare) Gianluigi Nuzzi (giornalista di Libero) Antonio Parisella (storico) Valentino Parlato (giornalista del Manifesto) Flavia Perina (direttore del Secolo d'Italia) Paolo Pezzino (storico) Lorenzo Pinto (associazione vittime Piazza della Loggia) Alessandro Portelli (storico) Rosario Priore (magistrato) Sandro Provvisionato (giornalista del Tg5) Andrea Purgatori (giornalista) Franca Rame (attrice) Sabina Rossa (deputato) Filippo Rossi (direttore di Ffwebmagazine) Guido Salvini (magistrato) Roberto Saviano (scrittore) Salvatore Sechi (storico) Federico Sinicato (avvocato) Annalisa Terranova (giornalista del Secolo d'Italia) Benedetta Tobagi (scrittrice) Maurizio Torrealta (giornalista di RaiNews24) Nicola Tranfaglia (storico) Rosa Villecco Calipari (deputato), Fiorenza Sarzanini (giornalista del Corriere della Sera).
25 novembre 2010

da: www.corriere.it

sabato 20 novembre 2010

dal modo di dire al modo di fare

Migliaia di euro buttati per un restauro inutile e dannoso. 
E sembra che l'ordine sia venuto direttamente dall'alto. 
Ma non aveva altre cose per la testa?     ;-)

 

“Statue truccate, Bondi sotto accusa”, di Carlo Alberto Bucci e Paola Coppola

I restauratori: “I posticci non si usano più”. Il ministero: integrazioni regolari. I tecnici: cambiata l´originaria espressività dell´opera. “Era meglio spendere quei soldi per un restauro”. È bufera sul gruppo marmoreo con Marte e Venere ritoccato nel cortile di Palazzo Chigi per ordine di Berlusconi che ha fatto aggiungere le mani alla dea e la destra e il pene al suo compagno. Proteste per la metodologia seguita e per la spesa di 70mila euro in periodi di tagli draconiani alla cultura da parte dei restauratori, dei sindacati e del Pd che attacca il ministro Bondi: «Ancora una volta - accusa il deputato Manuela Ghizzoni - siamo davanti ad un ufficio ministeriale che si piega ai capricci e alle manie del premier».
Dopo la denuncia di Repubblica, si difende il ministero guidato da Bondi spiegando che per le integrazioni sono stati adottati «materiali reversibili», ricostruzioni in resina fatte aderire ai punti di frattura dell´originale tramite magneti «con risultati rispondenti all´etica della disciplina del restauro». E cita «la Carta del Restauro del 1972», che all´articolo 7 ammette «aggiunte di parti accessorie in funzione statica e reintegrazione di piccole parti storicamente accertate»: fattori assenti nel caso del gruppo di Marte e Venere, di cui non esistono copie né statue analoghe coeve. La richiesta del premier - aggiunge il Mibac - è stata «in parte accolta» dalla Soprintendenza di Roma «che si è mossa facendo ricorso a metodologie e soluzione tecniche per la prima volta applicate su di una scultura di età classica».
C´è il trucco ma è removibile e autorizzato. Anche per l´architetto di fiducia di Berlusconi, Mario Catalano, le protesi sono «risarcimenti regolari che servono a far vedere l´opera compiuta come era stata fatta quando è stata scolpita».
Ma gli addetti non sono d´accordo. Un intervento che «non si deve fare in assenza di una documentazione attendibile, come un disegno o un´incisione dell´opera. E poi, se sono coinvolti elementi che danno espressione al corpo - mani, occhi o naso - è bene astenersi: il rischio è cambiarne l´espressività originaria», commenta Lidia Rissotto, restauratore dell´Istituto superiore per la conservazione e il restauro. Che contesta anche il fondo dietro la statua «che avrebbe bisogno di aria e non di qualcosa che la appiattisce». Ed è perplessa dai costi: «In un momento critico per i beni culturali quei soldi li avrei destinati a un restauro conservativo - continua - far comprendere il valore della prevenzione e della manutenzione delle opere deve essere una priorità, più che applicare un maquillage che rispecchia i valori di una società che non accetta il passare del tempo».
«Le ricostruzioni non fanno parte dei criteri applicati oggi al restauro», commenta Gisella Capponi, direttore dell´Istituto superiore per la Conservazione e il Restauro. «L´intervento non mi convince: è un divertimento che non rende giustizia a quell´opera», taglia corto Carla Tomasi, presidente ARI (Associazione restauratori d´Italia). «Un´integrazione in controtendenza» per Carla Bertorello della cooperativa Cbc (Conservazione Beni Culturali). «Un conto sono gli interventi di Bernini o alcuni restauri storici dei musei vaticani, ma dal ‘900 prevale la tendenza a togliere» e la bolla come «una spesa elevata per assecondare un capriccio». Andrebbero denunciati i responsabili delle applicazioni, dice la Uil Beni culturali che chiede un´ispezione e l´intervento della Corte dei Conti. «C´è da chiedersi - dichiara Gianfranco Cerasoli - se il Comitato tecnico scientifico per i Beni Archeologici è stato interessato da una operazione che ha visto l´impiego di risorse umane (12 unità) e risorse economiche consistenti per una operazione di cattivo gusto che getta un´ombra sulla autonomia dei tecnici del Mibac tranne che non siano stati “costretti a eseguire” una simile operazione».
La Repubblica 19.11.10
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“Il direttore dei Musei vaticani Paolucci: lavori senza criteri”, di Orazio La Rocca
“Peccato che nessuno abbia detto no al premier”. Interventi del genere non si fanno più da secoli: hanno falsificato un´opera. «Un restauro così io non l´avrei mai fatto. È un intervento privo di qualsiasi criterio, tecnico, culturale e scientifico, legato alla salvaguardia delle opere d´arte». È netta la bocciatura del professore Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani e sovrintendente ai beni culturali della Santa Sede, sul discusso intervento di restauro sulle due statue di epoca romana esposte a Palazzo Chigi. «Un intervento a dir poco discutibile che ha falsificato l´originario splendore di un complesso scultoreo che meritava di ben altre attenzioni».
Professor Paolucci dove hanno sbagliato i restauratori della Venere e del Marte che il premier Berlusconi ha voluto esporre nella sede del governo?
«Interventi di questo genere, con l´aggiunta di parti mancanti come la mano della Venere e il pene di Marte, non si fanno più da secoli. Aggiungere parti nuove ad una statua antica significa falsificare l´estetica dell´opera per “camuffarla” agli occhi dei visitatori. In ogni scuola e laboratorio di restauro ormai è risaputo che gli interventi postumi, sulle statue o sugli edifici, devono essere sempre realizzati in maniera chiara e visibile».
Dopo il crollo di Pompei, il restauro fasullo. Non è proprio un buon momento per il patrimonio artistico del nostro paese.
«Mi limito a constatare che interventi di questo genere non vanno fatti mai. I beni culturali sono patrimoni universali che vanno preservati con grande attenzione, amore e competenza. E non posso che meravigliarmi che su un complesso scultoreo di grande valore, come il Marte e la Venere di Palazzo Chigi, ci sia stato un intervento di restauro tanto discutibile. Spero solo che si tratti di un intervento reversibile, cioè che le due statue possano essere riportate a come erano prima».
Come mai proprio in Italia si commettono errori così evidenti su una materia tanto delicata?
«Sono certo che in nessun laboratorio di restauro italiano si fanno interventi simili. Se un lavoro tanto discutibile è stato fatto a Palazzo Chigi evidentemente c´è stato un preciso intervento dall´alto, vale a dire del premier, che ha imposto ai restauratori di ricostruire le parti mancanti alle due statue. Immagino che la richiesta sia stato tanto decisa che nessuno se l´è sentita di dire di no. Peccato».
La Repubblica 19.11.10
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“L´esperto Forcellino: cancellata una tradizione di 500 anni”, di Paola Coppola
“Un atto di violenza danno enorme per l´arte”. Persino Michelangelo non si riteneva all´altezza di intervenire sul braccio del Laocoonte.
«Sono protesi oltraggiose, un danno enorme per le statue e per l´arte e un intervento che umilia i restauratori e il restauro in Italia». Antonio Forcellino trasecola davanti al gruppo marmoreo “ritoccato” per assecondare il gusto del premier. Nella sua trentennale carriera ha lavorato al restauro della collezione di scultura romana del Museo di Paestum e, precisa, «mai mi sarei sognato di fare un intervento simile su quelle statue. È inconcepibile sui capolavori della scultura classica».
Perché?
«Persino Michelangelo non si riteneva all´altezza di intervenire per integrare il braccio del Laocoonte. L´aggiunta di mani e pene mortifica il lavoro di 500 anni. Sarebbe terribile e pericoloso se questo comportamento diventasse abituale, una tendenza».
Come valuta gli interventi fatti?
«In genere si evitano anche su piccoli oggetti, come un pezzo di polpaccio, né si fanno se esiste un calco fedele dell´originale o una replica identica. Anche sulle foto poi si vede che la mano di Venere è goffa mentre in assenza di un pezzo lasciare spazio per l´immaginazione reintegra l´opera».
Che ne pensa del fondale azzurro dietro la statua?
«Un qualsiasi pannello che decontestualizza la scultura è un atto di violenza. Non si può piegare in questo modo ciò che abbiamo di più pregiato».
È una scelta che danneggia l´immagine della nostra scuola di restauro all´estero?
«La considerazione di cui godiamo sta scemando. Solo 10 anni fa la possibilità di introdurre il calco di un capitello nel Tempio di Vesta suscitava dibattiti accesi, oggi tutto avviene in silenzio. Il restauro è una pratica dove il rigore teorico ha immediate conseguenze sulla conservazione materiale e i restauratori devono essere un presidio per la cultura».
Il Mibac ha confermato che le integrazioni sono reversibili.
«È un´ipocrisia: anche se è minimo qualsiasi elemento posticcio danneggia il marmo e la reversibilità è legata a ulteriori interventi. Su opere così preziose si deve fare solo quello che è necessario alla conservazione. Abbiamo soprintendenze che non ti facevano spostare neanche una pietra: mi verrebbe da chiedere al ministro e alle soprintendenze se sono cambiate le regole, se così è ci adegueremo».

La Repubblica 19.11.10

frank zappa

Una delle mie frustrazioni, al di là di non sapere suonare i suoi complicatissimi pezzi, è non capire i testi delle sue canzoni direttamente mentre le canta(va).
Il fantastico Frank aveva composto musica incredibile e moltissimi show pepatissimi, dove si sente la gente che ride fino alle lacrime seguende le sue storie.
In Italia erano usciti molto tempo fa un paio di libriccini con alcuni testi. In attesa che un'anima buona provveda alla titanica opera della traduzione delle sue canzoni, si può tentare di capirci qualcosa in inglese - cosa non facile, visto lo slang e i doppi sensi - nel bellissimo sito:
http://globalia.net/donlope/fz/index.html

aggiunta: ho trovato un sito con le traduzioni, e fatte bene!
http://zappa-in-testi.blogspot.com/

qualche domandina al ministro Maroni

Maroni da fazio e saviano lunedi prossimo? Questo blog ha pensato quali domande fargli...

http://nonleggerlo.blogspot.com/2010/11/lega-e-mafia-10-domande-al-ministro.html

venerdì 19 novembre 2010

ridotti i fondi per il volontariato!

Caro Governo ti scrivo....

5 per 1000: in Finanziaria fondi ridotti del 75%


La Camera dei Deputati sta votando in questi giorni la legge finanziaria per il 2011, dove con il maxi emendamento del Governo, è stato reinserito il 5 per mille, ma ridotto ad un quarto, cioè con un tetto di 100 milioni anziché di 400 come in precedenza.

E’ grave che il volontariato subisca questo taglio così drastico, pur in una manovra economica segnata duramente dalla crisi.

Questo avviene in quadro già gravato dai tagli ai fondi delle politiche sociali: dai 1.472 milioni di euro del 2010 ai 349,4 del 2011, pari a – 76%: sono i fondi per i servizi sociali dei Comuni, spesso realizzati con il volontariato e il non-profit, i fondi per la famiglia, per la non-autosufficienza, per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani, per calmierare l’affitto e per il servizio civile.

Per questo CSVnet, Forum Terzo Settore, la Consulta del Volontariato e ConVol hanno deciso di promuovere un appello che tutto il mondo del Volontariato e del non profit invierà alle Istituzioni, in cui si chiede di reintegrare le risorse per i servizi sociali e per il 5 per mille.

“Chiediamo al Governo e al Parlamento - come si legge nell’appello - di onorare gli impegni, di ascoltare il non-profit e di non colpire i servizi sociali, di non togliere quelle risorse che in applicazione del principio di sussidiarietà i cittadini danno al Volontariato e al Terzo Settore.”

Il 5 per mille diviene così l’1,25 per mille, colpendo soprattutto le piccole realtà, così presenti nei territori, e così essenziali oggi nel pieno della crisi. “Chiediamo al Parlamento di compiere un atto di grande responsabilità, reintegrando il 5 per mille e i fondi per i servizi sociali.”


fai girare e firmare la petizione sul sito:



http://www.bresciavolontariato.it/Dettaglio.asp?IdPagina=1&IdNews=741

i taxi di londra

I migliori taxi del mondo? A Londra

ROMA - Sono uno dei simboli di Londra, icona british celebre tanto quanto il Big Ben. Non solo: i caratteristici taxi inglesi, nati negli anni 50 e più noti oltremanica come «black cab», sarebbero addirittura i migliori del mondo, secondo i viaggiatori internazionali intervistati da un sito web di turismo del gruppo Expedia. Ma, sorpresa, sono più cari di quelli romani.
Secondo un meticoloso studio dell'Ubs (Unione Banche Svizzere) sui prezzi di 73 metropoli del mondo, il costo medio di una corsa di 5 chilometri ammonta a 13,07 euro nella capitale britannica, contro gli 8,77 della Città Eterna. Anche dopo i previsti, discussi aumenti (giovedì notte la seduta del Consiglio Comunale di Roma che analizzava la delibera è stata sospesa per mancanza del numero legale), secondo i calcoli del Campidoglio, la corsa su 5 chilometri a Roma dovrebbe arrivare a costare 9,15 euro: meno di Milano (9,67), Parigi (11,54), Los Angeles (12,89); e meno della metà di quanto, secondo Ubs, si spende a Ginevra (18,90).
nota mia: attenzione il costo non tiene conto del costo della vita e relativi redditi, molto differenti tra città e città

RITOCCHI OGNI ANNO - Le tariffe dei «taxi neri» (che in realtà possono anche essere colorati) sono regolate dal comune di Londra e aumentano ogni anno per consentire agli autisti di coprire l’incremento dei costi e mantenere stabili i loro guadagni. L’ultimo rincaro applicato quest’anno è stato del 2.3% rispetto al 2009.
Il prezzo di un viaggio sullo spazioso cab inglese (può infatti ospitare fino a 6 passeggeri comodamente seduti l’uno di fronte all’altro) è stabilito dal tassametro e parte da un minimo di 2.20 sterline (circa 2,60 euro al cambio attuale) - cifra che include anche una tassa a copertura del costo delle installazioni per ridurre le emissioni nell’ambiente.

TRE FASCE ORARIE - Tre sono le fasce tariffarie nel’arco della giornata: il costo medio di una corsa corrisponde a 0.87 centesimi di euro per chilometro fino alle 8 di sera, mentre sale fino a €1.25 nelle ore notturne, variando ovviamente in base al traffico. Durante il weekend, invece, girare comodamente in cab per la città in cab costa un euro al km. Scambiare due parole con gli autisti al di là del vetro, giusto per verificare se siano davvero così simpatici come si dice, è naturalmente compreso nel prezzo, anche se una piccola mancia è sempre gradita.

da: www.corriere.it

taxi e psicotaxi

stamattina mi sono svegliato con un pensiero in testa: i taxi.
Mi sono detto: ma è possibile che la gente non capisca quanto potrebbero essere importanti, per muoversi in città e non solo, i taxi?
Basterebbe che costassero molto meno, e si avesse magari la possibilità di dividere la corsa con altre persone che magari non si conoscono ma vanno nella stessa nostra direzione.
Io stesso ho preso raramente un taxi, in particolare quando magari avevo la macchina in panne, nei tragitti meccanico/casa.
Proponendomi di approfondire l'argomento, ho voluto provare a fare una panoramica delle tariffe a Brescia. Mi sono fermato subito però su questo splendido blog, un diario di una donna tassista a Milano:
http://psicotaxi.splinder.com/

già la prima pagina è micidiale: vai a vedere il racconto del cinese......
E comunque tornerò sull'argomento taxi, magari con una panoramica più ampia relativa al traffico e trasporti.
gg

Brescia, un’altra strage impunita

posto volentieri in questo spazio e diffondo dove posso questo intervento dell’amico Daniele Biacchessi sulla sentenza di ieri relativa alla strage di Brescia.


Un Paese che dimentica.

Brescia, 28 maggio 1974. 36 anni fa.

Il cielo non promette nulla di buono. Entrano in Piazza della Loggia diecimila sindacalisti, operai, studenti, disoccupati, giovani e vecchi, volti di gente comune. E’ il segno di una civile protesta contro numerosi atti di violenza di gruppi di neofascisti che durano ormai da settimane. Attentati contro sedi del sindacato, circoli culturali, sezioni di partiti, aggressioni contro singole persone. Parla Franco Castrezzati della Cisl. Sono le 10 e 12 minuti. La pioggia inizia a battere fitta su mille ombrelli aperti, sugli impermeabili, sui giubbotti. Le sue saranno parole ingoiate di traverso.

“… Sono così venuti alla luce uomini di primo piano che hanno rapporti con gli attentatori di Piazza Fontana e del direttissimo Torino – Roma, vengono pure alla luce bombe, armi, tritolo, esplosivi di ogni genere. Ci troviamo di fronte a trame intessute segretamente da chi ha mezzi e obiettivi precisi. A Milano. State fermi. state calmi, state calmi. State all’interno della piazza, il servizio d’ordine faccia cordone intorno alla piazza, state all’interno della piazza. Invitiamo tutti a portarsi sotto il palco, venite sotto il palco, state calmi, lasciate il posto alla Croce Bianca, lasciate il passo, lasciate il passaggio delle macchine, tutti in piazza della Vittoria, tutti in piazza della Vittoria…”.

Otto morti. Novantaquattro feriti, alcuni gravi. Cinque insegnanti, due operai, un pensionato. Neanche un sorriso, un sospetto, una parola, nemmeno una frazione di tempo, quanto basta per accorgersi che in un cestino dei rifiuti, sotto i portici di piazza della Loggia, un uomo ha piazzato poco prima un ordigno di altissimo potenziale.

Brescia, 16 novembre 2010. 36 anni dopo.

I giudici della Corte d’Assise assolvono per insufficienza di prove cinque imputati dall’accusa di aver organizzato ed eseguito la strage.

Assolti i due ex appartenenti al gruppo neofascista Ordine Nuovo, Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi.

Assolti Maurizio Tramonte, già collaboratore del SID (l’allora servizio segreto militare), e il generale dei carabinieri Francesco Delfino.

Assolto l’ex segretario del MSI, Movimento Sociale Italiano, Pino Rauti.

Già 36 anni dopo.

Cinque istruttorie, un imputato come Ermanno Buzzi ucciso nel carcere di Novara nel 1981 dai neofascisti Pierluigi Concutelli e Mario Tuti mentre stava collaborando con la giustizia, ripetute accuse e ritrattazioni di pentiti, gravissimi depistaggi di uomini delle istituzioni, sottrazione di importanti prove documentali da parte di funzionari infedeli dei servizi, reticenze, silenzi, poi condanne, assoluzioni, condanne e ancora assoluzioni, fino all’ultima.

Sulla sentenza di ieri hanno certamente pesato i pronunciamenti assolutori più recenti per le stragi di piazza Fontana e Questura di Milano, poiché alcuni imputati erano comuni alla nuova inchiesta su piazza della Loggia.

Non è normale un paese che impiega 36 anni per assicurare alla giustizia i colpevoli e i mandanti di stragi efferate e politiche come quella di piazza della Loggia, piazza Fontana (12 dicembre 1969), Questura di Milano (17 maggio 1973), treno Italicus (4 agosto 1974), che non cerca i mandanti per la strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980) e del rapido 904 (23 dicembre 1984), soprattutto una politica che non rende ancora oggi operativi i regolamenti applicativi della legge sul segreto di Stato licenziata dal Parlamento quattro anni fa.

E ciò è potuto accadere perché l’Italia ha perso la sua memoria storica, perché nulla di quanto accaduto nella storia contemporanea (omicidi politici e stragi, centinaia di morti, migliaia di feriti del terrorismo nero e rosso), è scritto sui libri di testo delle nuove generazioni.

In un paese che dimentica, il passato non passa mai.

“L’unica cosa a cui penso sono quegli otto morti innocenti”, dice amaro Manlio Milani, presidente dell’Associazione delle vittime della strage di piazza della Loggia.

Si può solo dargli ragione.

giovedì 18 novembre 2010

contro taglio del bosco campiani brescia

A pochi passi dal centro storico di Urago Mella in via Campiani fra pochi giorni rischia di partire il taglio di 9000 mq (quasi un ettaro) di bosco storico e pregiato per far posto ad un uliveto che lì non c'è mai stato !
Il CODA fa appello a tutti perchè con la raccolata di firme si faccia pressione sulla Provincia, Parco delle Colline e Corpo Forestale dello Stato perchè non venga compiuto questo scempio.
Contribuisci anche tu, scaricando il modulo allegato, stampandolo (possibilmente in fronte retro), raccogliendo le firme fra parenti e amici e recapitandolo a mano o per posta al CODA in via Zuccari, 14 - 25127 BRESCIA.
Abbiamo bisogno del contributo di tutti !!!!
Consegnare entro il 1° dicembre prossimo.

FAI CIRCOLARE QUESTA EMAIL AD AMICI SENSIBILI AL PROBLEMA
Il modulo si può scaricare anche dal sito del CODA
http://www.codaonlus.org

centrali nucleari: l'opinione di Clò

Oltre alle considerazioni economiche di Clò, si deve aggiungere una Italia dominata dalle mafie. se in Finlandia i costi sono raddoppiati, figuriamoci in Italia..........

g
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Un disastro l’atomo all’italiana, parola del nuclearista Clò
L’EX MINISTRO DELL’INDUSTRIA SVELA IN UN LIBRO IL BLUFF DELLA PROPAGANDA
SUL RITORNO DELLE CENTRALI

Attorno al "rinascimento nucleare", del quale si parla molto facendo poco, ci sono alcuni misteri. Il primo
è che in un profluvio di interviste e convegni, il governo Berlusconi ha costituito l'Agenzia per la sicurezza nucleare, primo passo operativo per la costruzione di nuove centrali.
Ma, chissà come, si è dimenticato di scrivere il documento programmatico che dovrebbe
precedere il gran fervore di attività e che infatti il decreto legislativo n. 31 del 15 febbraio 2010 ordinava di redigere in poche settimane.
Questa è solo una delle bombe di profondità sganciate da Alberto Clò, docente di Economia industriale a Bologna e ministro dell'Industria nel governo Dini (1995).
IL SUO PAMPHLET
Si fa presto a dire nucleare, appena pubblicato da Il Mulino, se letto con qualche attenzione dalla classe politica, metterebbe la pietra tombale su un piano nucleare fatto di chiacchiere. Che però, alla lunga,
rischia di aprire la strada a una rendita miliardaria (in euro) e quindi a un gigantesco drenaggio di denaro pubblico.
Clò si addentra nelle stranezze del nucleare all'italiana con perfida ironia: “Costruire per non produrre non è una gran prospettiva, specie se si sono spesi miliardi di euro”. E si chiede come mai si parte con il nucleare ma nel frattempo si autorizza anche un nuovo esercito di centrali a metano, cosicché si rischia tra 20 anni di non sapere che farne. L’impatto del suo volumetto è moltiplicato dal fatto che fin dalla prima riga l'economista bolognese si dichiara nuclearista non pentito.
E, quando Clò passa in rassegna le sciocchezze fatte o dette dai pasdaran dell'atomo, lo fa per metterli sull'avviso: sarà colpa vostra, avverte, se anche stavolta non combineremo niente.
A 21 anni dal referendum che ci ha fatto uscire dal nucleare, secondo Clò una iattura, siamo rientrati in ballo con una semplice dichiarazione dell'allora ministro Claudio Scajola all'assemblea della Confindustria del 22 maggio 2008.
CLÒ PRENDE DI MIRA la ottusa propaganda filonucleare, che non ha imparato niente dalla sconfitta degli anni Ottanta, e fa impietosamente il verso all'idea ossessiva di dipingere il ritorno al nucleare come una marcia trionfale all’insegna degli slogan:
"La convenienza del nucleare è fuor di dubbio. Gli investitori sono in grado di assumersene l'onere senza alcun aiuto, sussidio, incentivo. I soldi non sono un problema. Possiamo farcela nel giro di pochissimi anni”.
“Si fa presto a dire nu cleare ”, replica appunto Clò, che smonta una per una queste asserzioni, pur
paventando il rischio di essere considerato “un traditore”. E al contrario sostenendo che solo guardando i problemi per quello che sono, senza fare i furbi, si potrà costruire attorno all'energia atomica quel consenso sociale indispensabile per procedere.
Ed ecco la lista dei problemi.
Innanzitutto non è vero che il nucleare avanza in tutto il mondo e gli italiani sono gli unici fessi a restare tagliati
fuori. “
Rispetto ai massimi toccati nel decennio scorso l’apporto del nucleare si è ridotto del 21 per cento in Germania, del 14 per cento in Giappone, del 27 per cento in Gran Bretagna, del 7 per cento in Francia, del 12 per cento nell’i n t e ra Unione europea”, scrive Clò.
Inoltre le difficoltà economiche sono assai spinose. “I tempi medi di costruzione delle centrali sono raddoppiati”, scrive Clò, e questo pesa sul costo finanziario dell’operazione.
Tra l’altro, rileva l’economista, “l’A ge n z i a di Parigi ha calcolato che
per le oltre 150 centrali realizzate tra 1986 e 1997 il costo effettivo è risultato doppio di quello previsto; mentre le cose sono
andate ancor peggio negli Stati Uniti, con uno scarto di tre volte”. E ancora: non è vero che il nucleare fa risparmiare sui costi di generazione dell’elettricità.
Arrivando al 25 per cento di produzione nucleare, come promesso da Berlusconi, Clò calcola nel 5 per cento
il risparmio massimo ottenibile. UN PO’ POCO per giustificare economicamente un investimento di decine di miliardi di euro. Anche perché non è detto che il risparmio finisca ai consumatori. E qui Clò affronta il tema più insidioso della sfida nucleare. Con la leggenda dell’investimento tutto privato che si ripaga sul mercato, si rischia di accollare alle future generazioni un vincolo spaventoso: quello di dover mantenere per decenni, con il denaro di Pantalone, una rendita assistita dallo Stato. Già nei decreti del governo Berlusconi è prevista una copertura assicurativa dello Stato su tutti i ritardi di costruzione “per motivi indipendenti dal titolare dell’autorizzazione”.
Poi c’è la cosiddetta “pr iorità di dispacciamento”: significa che l’elettricità nucleare avrà sempre la precedenza per l’immissione sulla rete, senza passare dai meccanismi di offerta all’asta, e quindi lasciando ferma la centrale a metano che in quel momento offrirebbe la stessa elettricità a meno.
E infine, osserva Clò, “un ulteriore tipo di provvedimento – il più rilevante di tutti
– è come garantire ai produttori nucleari certezza sui prezzi di cessione, per metterli al riparo dalle oscillazioni dei prezzi delle fonti concorrenti, dall’imprevedibilità della domanda, in una parola: dal mercato e dalla concorrenza. (…)
Un simile intervento, che temiamo a protezione dei venditori più che a tutela dei consumatori, solleva legittimi interro g a t i v i ”. QUESTA PROSPETTIVA di un nucleare antieconomico e assistito fa la parte del leone nel libro di Clò, che da economista dichiara di non voler entrare nei temi dei rischi ambientali.
Però una parte decisiva del suo pamphlet è dedicata al tema delle “paure irrazionali”, a partire dal problema delle scorie, “rimasto irrisolto, con la loro dislocazione e sistemazione ignote e comunque non degne di un paese civile”. Da qui parte un ragionamento che ribalta il senso comune nuclearista. Si è scoperto, attraverso serie ricerche, che “l’avversità al nucleare si basa sostanzialmente su implicazioni psicologiche, tali da annullare ogni considerazione sui suoi effetti benefici. Morale: insistere su questi, anziché tentare di rimuovere le prime era e rimane strategia comunicativa inutile, ancorché dominante”.

da "il fatto" 18 novembre 2010

mercoledì 17 novembre 2010

Le rivolte degli ultimi sbarcano al Nord

Le rivolte degli ultimi sbarcano al Nord colpa della crisi,
ora serve una sanatoria

«Bisogna mettere in regola tutti i lavoratori migranti truffati dalla sanatoria
2009 e quanti per colpa della crisi stanno perdendo il lavoro».
L'ex segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, bergamasco, oggi deputato
Udc e presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, ne fa una questione di
giustizia: «Non parliamo di delinquenti ma di persone che lavorano e
contribuiscono all'economia del Paese».
È giusto allora concedere il permesso di soggiorno agli immigrati che protestano
sulla gru a Brescia? «La loro è una richiesta di giustizia. Lavorano, si sono
autodenunciati, chiedono di vivere nella legalità. Devono rientrare nella
sanatoria. Ma il ragionamento è più largo. Oggi nella mia Lombardia come
nel resto d' Italia, la crisi economica sta lasciando a casa molti lavoratori
stranieri. Ebbene, per queste persone, dopo solo sei mesi scatta la
clandestinità. È un' ingiustizia intollerabile. Questi lavoratori meritano di
restare regolari».
Per ovviare a questi problemi il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha
proposto di prolungare a 12 mesi il permesso di soggiorno per attesa
occupazione. «Bisogna farle le cose, non dirle. Oggi è l' intero impianto della
Bossi-Fini che va rivisto, perché è cambiato il mondo del lavoro. La
domanda è: conviene oggi all' Italia perdere un lavoratore che è stato
formato, che ha acquisito una professionalità utile per il Paese? O è uno
spreco di risorse umane?».
A lungo le proteste degli immigrati hanno caratterizzato il Sud Italia. Ora è il Nord
a esserne investito. Perché? «Nel Mezzogiorno la clandestinità e lo
sfruttamento bestiale della manodopera immigrata va avanti da anni. Oggi al
Nord, la crisi è penetrata così in profondità da far emergere la stessa
conflittualità. Il malessere sociale è molto più profondo di quello che
appare. La crisi sta colpendo i più poveri e indifesi, senza distinzioni».
Le proteste dei migranti non sembrano però raccogliere la solidarietà dei
lavoratori italiani. «Nei momenti difficili ciascuno cerca di salvare se stesso.
Nei miei 40 anni da sindacalista ho sempre visto che le crisi lacerano i
rapporti di solidarietà. Scatta la logica del "si salvi chi può". Ma ci sono
anche responsabilità precise: al Nord, il susseguirsi di delibere comunali
discriminatorie hanno alimentato una pericolosa cultura della diffidenza
verso il diverso».
In un periodo di crisi è giusto azzerare i decreti dei flussi, come ha fatto l' attuale governo? «I flussi d'ingresso vanno certamente governati con razionalità, ma
senza dimenticare quanti hanno diritto a richiedere asilo e oggi invece
vengono respinti e senza rinunciare a una politica dell' integrazione».
Sulla questione immigrazione, l'impegno dei sindacati è all'altezza della sfida?
«Si sono fatti grandi passi avanti ma se, almeno su questa questione, i sindacati
ritrovassero una forte unità d' azione, potrebbero aiutare a recuperare una
maggiore cultura della solidarietà». –

domenica 14 novembre 2010

Decrescere bene e con calma

E se provassimo a vivere con meno stress?
• Christopher Baker

UN tempo c'erano i bambini che giocavano per strada e schiamazzavano e c'erano già anche le automobili; oggi ci sono solo le automobili.
Un tempo, nelle piazze, c'erano le osterie; adesso ci sono i McDonald's e i wine bar. Un tempo, c'era sempre una chitarra alle feste, ricordo che cantavamo tutti; oggi vedo molti i-pod ed una solitudine assordante. Un tempo, nella cassetta delle lettere c'erano anche lettere d'amore; oggi ci sono le bollette, e le lettere, d'amore, mi dicono, viaggiano su internet. Un tempo si andava in cinque sulla cinquecento a fare le vacanze in Toscana ed era incredibile vedere anche troppe persone di una famiglia di Torino uscire dall'auto: la nonna, la zia, le cugine, e sopra c'era tutta la roba per fare il campeggio, oggi se non
vai alle Maldive o se non hai un SUV...
Un tempo c'erano i transatlantici, e questo per fortuna l'ho vissuto, e ci volevano minimo sei giorni per arrivare in America, poi arrivarono gli aerei ed adesso in America ci si va in sei ore. e non c'è più il viaggio, c'è lo spostamento.
Se mi volete veder piangere, chiedetemi della Queen Elisabeth, il più grande transatlantico che sia mai esistito. Un tempo c'erano i fumatori di pipa, dove sono spariti? lo seguivo sempre quel buon profumo (io non fumo) del tabacco olandese... non si sa più dove sono finiti! Un tempo c'erano i portinai di casa, e le porte di legno massiccio, con le chiavi grosse, di ferro; oggi ci sono le porte blindate e i codici numerici per entrare nei palazzi.

Un tempo ci voleva una giornata per fare un buon minestrone; oggi c'è il microonde che riscalda una scatola di cibo in due minuti. E cosi via... stop.
Però, per me, questo è un punto di partenza: quello che abbiamo conosciuto è fondamentale per far fronte a quello che stiamo vivendo in questo momento.
A parte il titolo "visionario" di questa serata che avevamo scelto prima della crisi che è successa in questi giorni, ma la bancarotta in questo momento non è solo delle banche e delle borse, è la bancarotta del Pianeta.

Io penso che tutto il discorso che stiamo facendo adesso sulla decrescita felice, con calma, ecc.. deve partire da un piccolo concetto di fondo: stiamo forse perdendo la base sulla quale noi abbiamo costruito la nostra esistenza dopo milioni e milioni di anni.
Alle volte penso che può darsi sia troppo tardi e che questa sia una sfida filosofica incredibile: pensare di proporre qualcosa di nuovo quando magari è già troppo tardi. Ma questo non deve, secondo me, bloccarci, perché abbiamo la possibilità, se individuiamo bene quali sono i veri ostacoli, di incamminarci per un cammino più felice e più dolce. Dobbiamo cominciare da quelli che io chiamerei "i limiti della ragione".
La nostra civiltà occidentale ha aperto al grande maestro di cerimonie: il pensiero razionale.
Ma il pensiero razionale è anche un pensiero micidiale: se fate caso, nella nostra civiltà, qualsiasi cosa che non riesce a trovare una definizione, che non riesce ad essere inscatolata in un'epistemologia, viene scartata, non si capisce, e quindi non esiste.
Questo è uno dei grandi ostacoli che abbiamo se vogliamo trovare un posto equilibrato e sostenibile nel grande. grande ecosistema della nostra Madre Terra.
Ho avuto la fortuna di conoscere e crescere con persone come Ivan Illich, Alexander Langer, Wolfgang Sachs e Serge Latouche. Mi hanno sempre fatto portare oltre lo sguardo oltre questi recinti della ragione, del pensiero razionale, che purtroppo, spesso e volentieri nella nostra recente storia della civiltà occidentale sono diventati pensieri riduzionisti, pensieri violenti, pensieri dittatoriali e ci hanno cacciato molto spesso in una solitudine involontaria.
Ci troviamo di fronte alle contraddizioni della nostra vita quotidiana e non sappiamo dove andare a sbattere per uscirne, perché sembra che da qualsiasi parte tu provi c'è sempre una grande mano che ti rischiaffa dentro per rientrare a fare il tuo bravo dovere di sostenitore di questo pensiero unico, di questa visione della vita.
Allora quello che noi dobbiamo fare è partire da un dato di fatto: ci hanno insegnato che la vita era una gara e che se eri bravo la potevi vincere. Ma la realtà, l'evidenza matematica, è che siamo un oceano di perdenti e i vincenti sono due o tre. Allora, che cos'è sta proposta? Vale la pena mettersi per tutta la vita ad inseguire un traguardo quando si sa che è irraggiungibile? Ed in più farci del male, e farlo agli altri, per inseguirlo?
Io penso che noi possiamo tessere piano piano un piccolo elogio del perdere: perdendo si imparano un sacco di cose! Nella storia abbiamo avuto l'indottrinamento della storia dei vincitori, ma non sappiamo invece quello che abbiamo perso: la storia dei vinti. Quella è interessante! Quella è un campo incontaminato in cui andare a studiare! Dobbiamo praticare un esame filosofico, non dobbiamo farci prendere dall'ansia di capire, di avere una risposta, una soluzione.

Tutte queste spinte positiviste ci hanno portato a creare la catastrofe che stiamo vedendo in questo momento. Per fare questo bisogna rivendicare (e per fortuna, forse ancora per un po', ce l'abbiamo) il diritto al sogno. Il sogno è il nostro grande serbatoio di energia. I sogni sono grandi, eloquenti; i sogni sono piccini; i sogni possono essere intimissimi o condivisi. Non c'è limite. Il sogno è quella zona d'innocenza che può essere anche incubo, e gli incubi sono anche loro un momento importanti, perché parlano i demoni che abbiamo dentro, quel caos che vogliamo domare e cancellare, ma che è fonte di vita.
Se non sbaglio, i grandi fisici del mondo stanno tornando alla teoria del caos, dopo aver fatto della teoria meccanicistica la base della loro ricerca, ecc, ecc. Il sogno come punto di partenza vuol dire rivendicare il diritto al piacere. Non deve diventare autoflagellazjone questo tentativo di tornare ad essere un po' più parte dell'ecosistema: dev'essere un piacere.
Se la decrescita vuol dire in molti casi fare meno, vuol dire anche guadagnare meno, vorrà dire consumare meno, vorrà dire essere meno pesanti, fare meno danni, allora avremo guadagnato invece cose come il nostro tempo, le nostre relazioni. Avremo la possibilità non solo di rallentare, ma di fermarci del tutto, e - quando vogliamo - di non fare un tubo. Cos'è questa roba che dobbiamo sempre essere in qualche operazione produttiva? Ciò è micidiale: sabato a casa e domenica a casa c'è sempre qualcosa da fare! Stiamo a letto, per un po'.
Però le cosi stanno così: il piacere per cominciare a rivivere; aprire gli occhi e le orecchie: levare i paraocchi e abbiamo addosso da tanto tempo e tutto a un tratto, cosa scopriamo? La bellezza. Non sarò io importato romantico, capelli biondi e occhi azzurri, venuto in Italia perché è il più bel paese del mondo a dirvelo. La bellezza è fonte di gioia di vivere. Questo è un paese dove sarebbe possibile vivere gioiosamente ogni giorno, se solo si ricordassero, per esempio di insegnare a scuola l'estetica e di spiegare perché è brutto un capannone di cemento dove prima c'era una chiesa cistercense; perché un paesaggio è tutto l'insieme, anche quello che sta alle tue spalle e che non vedi, non una robetta che sta lì in mezzo tra due obbrobri. La bellezza tifa godere, ti fa andare avanti.



L'hanno sperimentato nella città di Curitiba, in Brasile, che ha avuto un sindaco fantastico che ha deciso che il suo dovere politico era quello di rendere bella la sua città, ed è riuscito a farlo e s'è visto che dopo cinque o sei anni si era ridotta la delinquenza giovanile dell'80%. E poi noi facciamo questa vita stressata, accelerata, di corsa, sempre sotto pressione, e non curiamo più gli affetti.
Ecco cosa si guadagna perdendo tempo, perdendo soldi, perdendo lavoro.
Quindi dobbiamo riuscire a rimettere al centro della nostra visione della vita non
più solo un pensiero razionale, ma anche le emozioni. Non possiamo aspettarci che i nostri governi (che è una barzelletta già parlare dì governi, oggigiorno) possano risolvere l'andazzo attuale che fa sì che noi abbiamo saputo che siamo entrati nella fase in cui stiamo mangiando il capitale, l'altra metà delle risorse non rinnovabili e c'è già la data precisa in cui le risorse finiranno.
La decrescita non sarà fatta da un grande accordo dei governi, dal G8, ecc., sarà fatta da noi, uno per uno, e sarà fatta con sentimento, con emozione. La scommessa è questo rivivere di nuovo il diritto di essere commossi, sconvolti, spaventati, meravigliati, felici.
È una visione abbastanza bambinesca della vita quella che vi propongo, ma io non ho mai capito perché a 18 anni ci dicono che siamo diventati adulti e quasi tutti noi siamo cascati dentro la trappola del diventare adulti. Mica è obbligatorio, diventare adulti ed aspettare 40 anni per andare in pensione e per fare cose che volevamo fare
40 anni prima. Dov'è scritta questa roba qua?

Per concludere. Facciamo uno sforzo di contemplazione, che non è una passività da meditazione trascendentale su una montagna (può essere anche questo), ma una contemplazione attiva della natura. Star seduti in piazza e veder passare la vita, stare in montagna seduto a veder passare le nuvole, stare sulla spiaggia a guardare quella cosa incredìbile delle onde che arrivano sulla sabbia e non ce n'è mai una uguale all'altra. Impariamo l'empatia, cominciamo ad essere come certi fratelli in Africa Io sanno da tempo, non solo noi, ma anche albero, ma anche il vento, un tramonto (perché no?) e cosi cerchiamo piano piano di sviluppare dentro di noi il diritto alla fragilità. Rivendichiamo di essere fragili. non possiamo avere risposte a tutto.

Quello che comincia ad aver ragione su tutto poi vuole avere ragione e quando ha ragione vuol far la guerra, perché se lui ha ragione gli altri devono aver torto. Basta, basta! Chi se ne frega di aver ragione! La cosa importante è di star bene insieme già tra noi esseri umani, ma poi con tutti gli altri esseri viventi che abbiamo intorno a noi. Voilà.

Da: gaia, estate 2010


I lavoro è diventato una condanna, dentro un sistema che fa del profitto e del consumo gli unici scopi della vita. La velocità e l'arrivare primi sono diventati un mito distruttivo. Le persone non hanno più tempo per le emozioni, i sentimenti, le relazioni, il pensiero, la memoria, la festa, la vita! Non è assurdo tutto questo? Ozio, lentezza e nostalgia è un libro controcorrente e paradossale, scritto con l'inchiostro dell'ironia e dell'umorismo, un decalogo ideale in dieci capitoli, una dieta mediterranea per lo spirito. Principali ingredienti: ozio, lentezza e nostalgia. Vi si aggiungono, dentro il libro, la fuga (dalle convenienze) e la convivialità.
Ozio lentezza e nostalgia Decalogo mediterraneo per una vita più conviviale. Christoph Baker ed. EMI € 8.00

spegnete quel motore!

Il problema è serio e coinvolge tutti:
camioncini dei gelati, autobus, polizia, auto ferme al semaforo
Ne uccide di più il gelataio... Parlo proprio del camioncino dei gelati, quello che fa parte del paesaggio urbano newyorchese, così come i venditori di pretzel caldi e di falafel arabi. Appostato all'angolo della strada in ogni quartiere di Manhattan, dalla mattina fino a notte fonda, il camioncino del gelataio lo "annusate" a due o tre isolati di distanza. Per via dell'anidride solforosa. È Piccolino ma ha un motore diesel che emette veleni con una potenza straordinaria. Le sue emanazioni rendono l'aria irrespirabile per centinaia di metri attorno. Per il modico prezzo di un cono gelato da pochi dollari, hai diritto anche al cancro ai polmoni. Il problema è serio. Manhattan è una concentrazione di progressisti, ambientalisti, salutisti. Gente che fa la spesa solo nel supermercato "bio", corre tutte le mattine a Central Park, pratica regolarmente lo yoga.
Se qualcuno tentasse di costruire una centrale nucleare a dieci chilometri da qui, nel New Jersey, la città scenderebbe in guerra. E la spunterebbe, ne sono sicuro: "Not In My Backyard", Nimby, è la parola d'ordine con cui l'America politicamente organizzata tiene alla larga gli impianti inquinanti o rischiosi. Ma non il camioncino del gelataio. Che quotidianamente, senza un attimo di tregua, ci sputa addosso quella schifezza di gas tossico. Molto più dannoso per la nostra salute, vista la vicinanza, di tante emissioni di C02 (centrali elettriche, cementifici, raffinerie petrolchimiche) che in quanto lontane dai centri abitati vengono disperse nell'atmosfera e raggiungono i nostri polmoni solo dopo essersi diluite.
Al gelataio non passa per l'anticamera del cervello di spegnere ogni tanto quel micidiale motorino. Possibile che debba bruciare diesel 24 ore su 24 per tenere al fresco sei vasche di vaniglia, cioccolato e pistacchio? Possibile che non sappia di essere lui la prima vittima di quelle emanazioni mortifere?
Dal gelataio la mia indignazione si estende alla categoria degli autisti. Ce l'ho con loro in generale, non solo a Manhattan. Un tratto comune li unisce tutti: autisti di Pechino o di New York, di Milano e di Parigi. A prescindere dalla latitudine, dalla razza, dall'età, su una cosa sono identici: non spengono mai il motore, per nessun motivo al mondo. Non importa se siano autisti di mezzi pubblici - l'autobus municipale, lo scuolabus, il furgone della polizìa - o se lavorino per società private come gli autisti dei torpedoni turistici. Su una cosa vanno tutti d'accordo: anche da fermi, anche vuoti, anche se in attesa al capolinea, i motori devono andare continuamente sputando smog nell'atmosfera. Gli concedo un'attenuante solo quando un'afa estiva insopportabile richiede che non si spenga l'aria condizionata. 0 all'opposto, in un inverno rigido in cui bisogna riscaldare l'abitacolo.
Ma il motore acceso lo tengono anche in autunno e in primavera, a prescindere dalla temperatura. Anche in questo caso, le prime vittime sono loro: di solito stanno sul marciapedi a fianco e quell'aria intossicata se la respirano tutta. Magari ci aggiungono pure una sigaretta. Per fare sinergia. Queste osservazioni antropologiche - o questo sfogo bilioso, se preferite - possono sfociare su conclusioni opposte. La più negativa è una sorta di rassegnazione per l'imbecillità del genere umano. È davvero necessario avere la laurea in medicina per capire quanto è distruttivo tenere i motori accesi, in ogni istante, su milioni di mezzi pubblici che occupano le strade delle metropoli di tutto il pianeta? Una seconda conclusione, anch'essa pessimista, riguarda l'impotenza dei leader animati dalle più nobili intenzioni. A che serve che Obama sia volato a Copenhagen per negoziare tagli di emissioni coi cinesi, se ogni minuto che passa i più banali comportamenti quotidiani dei suoi concittadini contribuiscono alla distruzione del pianeta? E che altro può fare: vietare per legge di tenere il motore acceso? Chiedere alle polizie di tutte le città d'America - come se non avessero niente da fare - di multare chi non gira la chiavetta dell'accensione quando il veicolo è fermo? Ma si può anche giungere alla conclusione opposta, di segno ottimista: spegnere il motore quando non ci serve, è un gesto alla portata di tutti. Qualche volta ci sentiamo frustrati perché le grandi riforme non avanzano. Dovremmo ricordarci quanto possiamo cambiare il mondo se cambiamo, uno alla volta, dei piccoli comportamenti quotidiani. Che dipendono solo da noi, e sommati insieme fanno una massa critica formidabile.

federico rampini, la repubblica delle donne, 2 ottobre 2010

venerdì 12 novembre 2010

bob staake - illustratore

ma come mi piace questo illustratore!

http://www.bobstaake.com/ 

la follia di erasmo e l'etica del principe

Caro Augias, più volte il presidente del Consiglio ha affermato di essere un estimatore di Erasmo da Rotterdam. Vorrei suggerirgli la lettura dell' Institutio principis christiani (1516).
L' opera, scritta per il giovanissimo Carlo di Borgogna, il futuro imperatore Carlo V di cui Erasmo era diventato consigliere, è quasi contemporaneaa Il principe (1513) di Machiavelli. Ma le due figure di principe (quella di Erasmoe quella di Machiavelli) si collocano su due posizioni opposte.
Per quanto riguarda il trattato di Erasmo cito per esempio: « Il buon principe deve comportarsi e condurre una vita tale che da essa tutti gli altri, nobili e cittadini, possano trarre esempio di frugalità e di sobrietà. In privato si comporti in modo da non poter mai essere sorpreso dall' intervento di nessuno .. Tutto ciò che si coglie sulla bocca del principe si sparge rapidamente tra il popolo. Occorre quindi che stia soprattutto attento che quello che dice ispiri virtù e riveli un animo degno di un buon principe». Rivolgendosi direttamente al principe Erasmo scrive tra l' altro: « Da che ti sei votato allo Stato non sei più libero di vivere a tuo piacere; occorre che tu sostenga e osservi il ruolo che hai assunto. Nessuno partecipa ad una gara olimpica senza aver prima valutato che cosa esiga da lui la legge che regola il gioco».
Lorenzo Cortesi cortesi.lorenzo@tiscali.it

risponde Corrado Augias:

Dubito fortemente che il presidente del Consiglio, con tutte le cose che ha e sempre ha avuto da fare, abbia avuto il tempo di leggere davvero Erasmo. Nelle più nota (' Elogio della follia' ) deve averlo sedotto l' insania richiamata nel titolo. Ricordo che nel suo primo impressionante comizio a Roma (1993) esordì dicendo col più accattivante dei sorrisi: Sono un pazzo che è venuto ad incontrare altri pazzi ... eccetera.
In realtà Erasmo si serve della follia allo stesso modo in cui Montesquieu si servì dei ' persiani' nel suo romanzo epistolare ' Lettere persiane' . Il folle e lo straniero sono capaci di vedere cose che l' abitudine rende opache. Ma tra le tante cose che Erasmo vide ci fu la degenerazione della Chiesa, la decadenza morale del clero, l' ostentata ricchezza dei vescovi, l' ossequio esagerato alle forme esteriori del culto che allontanavano il fedele dalle virtù essenziali del vero cristiano: l' umiltà, la tolleranza, la misericordia. Concetti difficili, bisogna averci pratica per maneggiarli. Quanto all' Institutio, un non più giovanissimo Erasmo (sfiorava i cinquanta), la scrisse appena nominato consigliere di Carlo re di Spagna come ringraziamento per la carica. L' intenzione con la quale il signor Cortesi ha inviato la citazione è trasparente. Ma la domanda è se valga la pena continuare a ricordare l' insegnamento dei classici per un caso che appare ormai al di là di ogni speranza. - CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it

Repubblica — 11 novembre 2010 pagina 34 sezione: COMMENTI

nonleggerlo

Vale la pena di farci un giro....in particolare dedicato ai berlusconiani che non hanno (ancora) abbandonato la nave che affonda...
www.nonleggerlo.blogspot.com

mercoledì 10 novembre 2010

altroconsumo e settimana riduzione rifiuti

sono abbonato ad altroconsumo che, oltre alle varie schede per acquisto di prodotti, contiene vari servizi a difesa dell'ambiente. tra questi, nel numero 242 di nevembre 2010, uno "esotico ma poco etico" dedicato all'ananas, "compost- terriccio dall'umido".
inoltre, questo articolo che segnala la settimana europea per la riduzione dei rifiuti. Ridurre è il passo indispensabile, prima di riciclare.
Nel sito si raccolgono idee per ridurre.

gg
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Attento a quel che butti
AItroconsumo aderisce alla settimana europea per sensibilizzare i cittadini sulla riduzione dei rifiuti.
Se facciamo la spesa, portandoci da casa una borsa riutilizzabile, il risparmio è doppio: 40 euro all'anno restano nelle nostre tasche e 6 chili di plastica in meno nell'ambiente. Ecco un esempio di atteggiamento virtuoso, che verrà promosso nella "Settimana europea per la riduzione dei rifiuti", in programma dal 20 al 28 novembre 2010 (www. menorifiuti.org). L'evento, patrocinato dal Senato della
Repubblica e dal ministero dell'Ambiente, pone l'accento sull'impatto che i nostri consumi e abitudini hanno sull'ambiente e sul clima. La settimana per la riduzione dei rifiuti è articolata in eventi nazionali e locali, curati da enti, istituzioni, amministrazioni, associazioni, organizzazioni no profit, scuole, università e aziende. Partecipiamo anche quest'anno, mettendo a disposizione di tutti ricchi contenuti sull'argomento. •
altroconsumo.it

martedì 9 novembre 2010

alle 14,30 di oggi la traduzione diventa veritiera:

aggiornamento google

google dice che è bug informatico e di averlo messo a posto...sarà....ma stamattina, ore 7,46, se si prova a tradurre dal italiano inglese e italiano francese cambiando il nome succede che...cambiando il nome cambia il voto....il software e gli algoritmi dovrebbero essere gli stessi!


lunedì 8 novembre 2010

google...e i voti per berlusconi

Se si va su google e si cerca di tradurre "non ho votato per berlusconi"...alle ore 18.40 del 8 novembre 2010 .lo traduce  invece così:
bisogna andare su lingue meno diffuse, per esempio il catalano, per avere una traduzione veritiera.

Qual è il trucco? ci si porta avanti per le prossime elezioni? Ma che scherzi fanno i programmi, vero?.......

il salto di motivazione

A una domanda (Repubblica di ieri) sulla inspiegabile presenza dell'igienista mentale Nicole Minetti nelle sue liste in Regione, il governatore Formigoni dà questa sensazionale risposta: «In questa fase complicata per il Paese bisogna fare un salto di motivazione». Leggendola ho avuto un moto di ammirazione: credo di avere anche fatto "ooooh!" con la bocca.
Diciamo la verità: uno normale—volevo dire, uno qualunque —non sarebbe mai in grado. Di fronte a una domanda imbarazzante, di quelle che nella vita capitano, ognuno di noi si difende come può .Nega, glissa, finge di avere un impegno improvviso, simula un malore,dà la colpa alla suocera,ammette e si scusa, scoppia in lacrime, contrattacca furibondo, mente, tenta di corrompere l'interlocutore con una bottiglia di barolo pur di farlo tacere. Qualunque cosa, insomma, perché la natura umana è vulnerabile, e ribelle alle responsabilità. Formigoni no. Formigoni rimanda alla necessità di un " salto di motivazione", schiudendo così a ciascuno di noi inedite possibilità nell'arte dell'auto-assoluzione.Di qui in poi,qualunque cazzata abbiate fatto,rispondete che, effettivamente, ci vorrebbe un salto di motivazione. Vedrete che il vostro accusatore, disorientato, non saprà più cosa aggiungere.

Michele Serra, repubblica, 7 novembre 2010

parco cave San Polo Brescia - assemblea

Martedì 9 novembre 2010 il Consiglio di Stato,
chiamato in causa dalla Profacta spa per intervenire
sulla sentenza sospensiva del Tar rispetto ai lavori della discarica di amianto in via Brocchi,
deciderà se i lavori della discarica dovranno ricominciare o restare fermi.
Mercoledì 10 novembre 2010 alle ore 20:30
il comitato spontaneo contro le nocività
ha indetto un'assemblea pubblica presso la sala circoscrizionale
di via Cavellinì. 16 a Sanpolino
Siete tutti invitati a partecipare per organizzare assieme le future mobilitazioni
contro la discarica di amianto e per fare il parco delle cave.
No alla discarica di amianto!!!
blocchiamo tutte le nocività
Facciamo insieme il parco delle cave!!

domenica 7 novembre 2010

EPR finlandese - Il reattore che mette paura

Dalla bella rivista trimestrale Gaia (per abbonamenti: www.ecoistituto-italia.org)
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Nel ventre di Olkiluoto, la centrale nucleare finlandese più grande del mondo. La testimonianza degli operai, gli allarmi sicurezza. Nel 2013 la vedremo da noi.

Quando entriamo nel «Kesku-skonttori» è mezzogiorno. L'ufficio centrale del sito di Olkiluoto è luminoso, ogni movimento è controllato. A meno di 300 metri c'è il cantiere della più grande centrale nucleare del mondo. Nata per essere quella tecnologicamente più avanzata, quella più sicura.
Così aveva promesso Areva, che la porterà anche in Italia e che detiene i brevetti del nucleo centrale, così sostenevano i politici finlandesi al momento della stipula del contratto, nel 2002. Eppure le testimonianze dei lavoratori, le decisioni delle autorità di controllo, le tante falle che hanno caratterizzato la sua costruzione, raccontano un'altra verità. Olkiluoto 3 è un gigante fragile, tirato su in fretta e male, in spregio alle norme di sicurezza e senza un progetto chiaro.
Sarparanta è il manager che controlla la comunicazione per la Teollisuuden Voima Oyj. La Tvo (Compagnia elettrica occidentale) possiede il 90% della piccola isola di Olkiluoto.
La società è privata ed è controllata da Pohjolan Voima Oy. E un'associazione di industrie capeggiata da quelle cartiere. Trasformare il legno in cellulosa brucia energia: «Per questo serve Olkiluoto 3». Eppure il mercato negli ultimi anni è in caduta libera (il 20% solo l'anno passato). «Di carta ce ne sarà sempre bisogno» taglia corto il manager. Un Epr, francese. «Lo abbiamo scelto perché il più tecnologico e sicuro». Anche per il prezzo, in verità. 3,2 miliardi chiavi in mano. Tempo di costruzione quattro anni e messa in funzione nel 2009.
Erano queste le promesse di Areva. Ma il cantiere è ancora a metà e si parla del 2012, forse il 2013, per l'apertura. Mentre i costi sono più che raddoppiati. Per poi avere cosa? Mostriamo al manager un documento dell'Autorità finlandese per l'energia atomica (Stuk). È una lettera resa pubblica lo scorso novembre. Porta anche la firma anche dell'autorità inglese (Hse) e di quella francese (Asn). Non ha precedenti per la sua gravità. Descrive una lacuna nel progetto che riguarda il dispositivo di emergenza dell'impianto. Stuk ha rilevato che questo ultimo non è indipendente da quello normale di controllo. Se si pianta il secondo il primo non funziona. Un errore in grado di causare un disastro due volte maggiore rispetto a quello di Chernobyl. Un bel guaio anche per Areva che lo deve progettare di nuovo.
Così come ha dovuto rifare i lavori della copertura d'acciaio, una sorta di anello gigantesco che corre attorno al reattore e che dovrebbe isolarlo dall'ambiente esterno. In questo caso ci si è accorti che l'impresa Babcock Noell di Wuzburg, vincitrice dell'appalto, quel manufatto gigantesco non l'aveva fatto con le proprie mani. L'aveva subappaltato in Polonia. Che a sua volta lo aveva subappaltato a un'industria baltica. Risultato? Crepe dappertutto. «In un progetto così grande qualche errore c'è sempre» ci dice Sarparanta. Stuk ne ha contati oltre 2mila. Ad esempio, nel suo report del terzo trimestre, reso pubblico pochi giorni fa, sempre l'autorità ha rilevato come persistano problemi con le saldature della copertura d'acciaio. Alcune di queste erano troppo sottili da non reggere una prolungata usura. Quelle stesse saldature, però, avevano superato già tre ispezioni. Ma come è possibile che gli ingegneri dell'autorità se ne siano accorti al terzo tentativo?
La risposta ce la dà Tapio Kettunen, che ha 39 anni ed è ingegnere. Dal 2005 al 2007 ha lavorato al progetto Olkiluoto 3. Dirigeva un gruppo di saldatori specializzati. O almeno così lui pensava. «Una quarantina di persone in tutto. Polacchi, per lo più. Nessuno parlava inglese»; La centrale in effetti è una babele: le nazionalità diverse sono 53. Degli attuali 4mila lavoratori solo un quarto sono finlandesi. Molti polacchi (24%), e poi tedeschi, francesi, portoghesi, lituani, estoni, lettoni, inglesi, slovacchi, sloveni e spagnoli. Come il supervisore di Kettunen. Con il quale «comunicavo con le mani». E così con i polacchi. Che proprio specializzati non erano, ma costavano poco. «Nessuno sapeva qual era la temperatura giusta per la saldatura o il grado di voltaggio. Molti di loro avevano imparato a saldare da soli, a casa. Una buona parte delle saldature era difettosa. Capitava di camminare sopra l'acciaio rinforzato e romperlo». Areva, o il subappaltatore Bouygues, avrebbe dovuto provvedere a formarli, ma «non ci hanno fornito neanche le istruzioni». Il fatto è che «a loro non importava nulla di come venissero svolti i lavori». A loro «serviva solo carta». L'importante era fare in fretta e «avere i documenti a posto». Kettunen si è licenziato. «Non potevo più firmare quei progetti». I difetti sono rimasti. «Olkiluoto 3 è insicura? Posso parlare solo per le saldature. E le dico che quelle che ho visto io erano un'altra cosa».
Avere i documenti a posto è indispensabile. I controlli spesso avvengono, inevitabilmente, a cose fatte. Non sempre bene. Andrzej Miciak è polacco e ha lavorato fino al 2007 alla centrale. Saldatore e spesso semplice manovale è uscito allo scoperto grazie a Greenpeace. «Se qualche caporeparto individuava un danno, un rinforzo rotto o danneggiato, ci diceva di coprirlo col cemento». Senza ripararlo. «Dava la stessa indicazione, coprire col cemento, anche se c'erano dei pezzi mancanti, e che capitava spesso». Non si poteva aspettare e allungare i tempi di consegna. «Non ricordo più quanti errori sono stati coperti col cemento». Ma uno è saltato fuori,tanto era macroscopico. Ci si è resi conto, a un certo punto, che lo strato posato sopra la vasca del reattore non era regolare. Troppo granuloso, con qualche asperità, addirittura poroso. Non isolante, ecco.
È quasi notte. Sarparanta si congeda. Lei sarà qui quando nascerà la centrale, ma non la vedrà morire, nel 2073., Olkiluoto 3 impegnerà tre generazioni di finlandesi a una lunga ipoteca. La stessa che fra tre anni avrà l'Italia-

da: Gaia - tecnologie appropriate - n. 45 autunno 2010

il tuo click per l'ambiente

presentata ad ecomondo di Rimini:

RAEEporter,
il tuo click per l'ambiente

RAEEporter è una campagna di sensibilizzazione sull'importanza del corretto riciclo dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) promossa da Ecodom in collaborazione con Legambiente. Come partecipare? Fotografando i RAEE (lavatrici, frigoriferi, pc …) abbandonati sulle strade. Per tutti i partecipanti in omaggio un simpatico gadget: non è una gara a premi ma una "missione" per fotoreporter sensibili alla tutela dell'ambiente.
Vai su WWW.RAEEPORTER.IT Registrati e invia il tuo scatto!

sabato 6 novembre 2010

ridurre prima di riciclare

In questi giorni si sta svolgendo a Rimini la manifestazione "ecomondo".
Riporto un articolo che bene spiega l'importanza di RIDURRE alla fonte gli imballaggi, cosa che le stesse aziende stanno facendo (anche perchè a loro conviene).
Fare la raccolta differenziata è cosa che ritiene un certo impegno da parte del cittadino.
La cosa più importante è facilitargli il compito alla fonte. Il che non significa avere tutta una serie di bidoncini di vario colore (che nell'anarchica italia sono differenti tra città e città, come al solito...) ma fare in modo che in fase di produzione siano più leggeri, meno ingombranti, più riciclabili.
Sono un convinto sostenitore che il futuro dell'ecologia sta nel design: l'esempio più illuminante è il vasetto del sugo pronto barilla, quello attorcigliato in alto. questa modifica di design ha permesso di ridurre il peso del vasetto del 8,6%.
gg

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Strati di confezione eliminati. Spessori ridotti. Materiali resi omogenei per facilitarne lo smaltimento. Forme ripensate per diminuire i costi di trasporto. Etichette con istruzioni d' uso dettagliate. Così cambia la vita dell' imballaggio. E di milioni di cittadini che si trovano di fronte al rebus della raccolta differenziata, visto che sulla destinazione di buste di latte e vaschette di pomodori si accendono di continuo dibattiti merceologici e dispute domestiche. Per ridurre le polemiche familiarie per migliorare bilancio delle aziende e consumi energetici del paese - il Conai, il consorzio per il recupero degli imballaggi, ha preparato un dossier sulla prevenzione ecoefficiente che parte dal rovesciamento della domanda abituale di fronte a un oggetto a fine vita. Invece di chiedersi "mi serve?", ci si può domandare "può ancora servire?". Nonè una differenza da poco. Passare al secondo interrogativo significa dare un' altra chance ai materiali di cui stiamo per liberarci. Con un beneficio collettivo in termini di inquinamento, efficienza energetica e costi. Ma per raggiungere questo obiettivo sono necessarie due condizioni. La prima è che le merci di cui stiamo per disfarci siano pensate fin dall' inizio come beni che devono tornare a vivere (l' 80 per cento degli impatti ambientali connessi al prodotto dipende dalla fase di progettazione). La seconda è che le indicazioni sulla raccolta differenziata siano chiare e le procedure semplici. Da questo punto di vista c' è da registrare un ritardo sia per la progettazione che la gestione. Mentre le industrie hanno fatto progressi riducendo le quantità utilizzate, spesso l' imballaggio - tra materiali non riconoscibili, accoppiamenti inestricabili, pezzi di diversa fonte saldati insieme - resta un quiz anche per chi conosce l' importanza del riciclo. Dal canto loro le città non sono riuscitea trovare un' omogeneità di indicazioni né di tipologia di raccolta, complicando la vita al numero crescente di cittadini che si sposta da una regione all' altra. Nell' uso dei vari materiali sono stati comunque ottenuti risultati importanti. Per l' acciaio Conai segnala la riduzione dello spessore delle lamiere utilizzate: ad esempio per le scatolette da mezzo chilo che contengono alimenti, tra il 1988 e il 2005 c' è stato un dimezzamento, e ora è in sperimentazione una confezione che scende da 1,2 a un millimetro di spessore. Innovazioni analoghe anche nel settore degli imballaggi a uso industriale, con riduzioni che arrivano a risparmiare fino al 15 per cento della materia prima impiegata. Per l' alluminio sono emerse azioni di prevenzione nelle bombolette, con l' impiego di materiale riciclato, nel sistema di chiusura, con riduzioni di peso fino al 50 per cento, oltre alle innovazioni nei settori del foglio sottile e delle vaschette. Per quanto riguarda la carta, attualmente il 90 per cento degli imballaggi in carta e cartone immessi sul mercato (4,1 milioni di tonnellate, quasi il 40 per cento del totale degli imballaggi al consumo) è costituito da fibra riciclata. Il riciclo ha raggiunto quota 80 per centoe il recupero l' 88 per cento, anticipando gli obiettivi di legge. L' Italia è così passata da importatore netto di un milione di tonnellatea esportatore netto di macero. Si è andati inoltre verso grammature sempre più leggere ottenendo risparmi fino al 20 per cento per l' energia e del 40 per cento di acqua usata nel processo di formazione della carta. Anche gli imballaggi in plastica si sono alleggeriti: negli ultimi dieci anni il peso delle bottiglie in pet si è ridotto di circa il 30 per cento. Per il legno c' è da registrare l' aumento delle certificazioni di provenienza da foreste gestite in maniera corretta.E per il vetro la riduzione delle emissioni di gas serra nel 2009 è stata pari a circa 1,78 milioni di tonnellate di Co2. In altre parole, si può immaginare di aver evitato le emissioni dei gas serra derivanti dalla circolazione, per un anno, di circa 990mila auto euro 4 di piccola cilindrata, con una percorrenza media di 15mila chilometri l' anno. -

ANTONIO CIANCIULLO
Le vie del riciclo portano in città

Repubblica — 02 novembre 2010 pagina 60