martedì 9 ottobre 2012

I Gatti e il Sole 24 ore

di Giuseppe Scaraffia
Sì, i gatti amano stare al sole e sul Sole. La consuetudine del Felis silvestris catus con la parola scritte, è millenaria. Innumerevoli papiri, pergamene e libri devono la loro sopravvivenza all'assalto dei topi alla vigile golosità dei gatti. Fatto sta che l'alleanza tra i felini e la carta stampata o scritta è solidissima e si estende fino al computer. Chi, non ha trovato il suo gatto sparapanzato con aria sognante sulla tastiera, costringendolo da allora a lasciare il computer semichiuso? Chi non l'ha visto acciambellato su un prezioso ritaglio? Nei momenti di dubbio, solo il gatto sembra sicuro del valore della lettura e della scrittura. «Vorrei in casa: una donna dotata di ragione . Un gatto che passa tra i libri. /Amici in ogni stagione, / Senza dei quali non posso vivere.», diceva Guillaume
Apollinaire che dalle trincee della prima guerra mondiale chiedeva ansiosamente notizie della sua Pipe, «una bestiolina dolcissima». Senza volere stabilire impossibili gerarchie, bisogna ammetterlo: per il poeta, il gatto è un ingrediente indispensabile quanto l'amata, il lavoro e gli amici. Alcuni gatti specializzati, si racconta, sostano come muse sulle spalle dello scrittore al lavoro, ma forse è solo una leggenda.
L'unico momento di perplessità l'ho avuto quando gli investimenti affettivi del mio gatto, Ash, mi sono sembrati spostarsi per sempre su due rivali. Prima c'è stato il lettore dvd che l'aveva folgorato con la sua capacità di aprirsi e mangiare i dischi con un lieve fruscio. Ma è stata una sbandata di qualche sera. I timori più forti l'ho avuti quando, essendosi rotta una stampante silenziosa, ma delicata, ne ho preso una più vecchia, solida e rumorosa. Lì ho capito cos'è una vera passione: Ash passava il tempo a spiare i sussulti della macchina, esaminava con cura, spargendoli sul
pavimento, i fogli che ne uscivano, per studiare il suo umore. Poi si è stabilito, senza più lasciarla tranne che al momento dei croccantini, sulla sua superficie grigia e calda. All'apice dell'innamoramento ha tentato di seguire con la zampina i fogli bianchi che sparivano al suo interno ed è stato molto rimproverato. Un giorno però, come succede agli umani, la sua passione era svanita e guardava la stampante, che faceva finta di niente, come se fosse stata trasparente.
Sono sicuro di avere fatto bene a limitarmi ad attendere e a sperare che tutto finisse. Dicono che Gide avesse insegnato a Hemingway come punire un gatto, ma è la cosa più difficile del mondo, anche perché il felino, per comunicarvi di avere fatto un gesto fuori posto, lascia fuori posto le sue deiezioni e sono guai. Insomma, in breve tempo il gatto riesce a addomesticare i suoi padroni e la sua felice pigrizia ci ricorda che la vita è breve e bisogna godersela lentamente, distesi al Sole, preferibilmente.

La Domenica del Sole 24 ore , 18 febbraio 2012

Piovani e la cultura

La "domenica del sole 24ore" ha lanciato mesi fa un "manifesto per la costituente della cultura" vedi .
Questa è una parte del contributo del musicista Nicola Piovani, pubblicata il 18 marzo 2012. Mi è venuto in mente pensando anche alla chiusura a Brescia dello spazio del Piccolo Teatro Libero.

Pochi anni fa ho partecipato a un dibattito su Radio Tre ; in studio c'era, fra gli altri, l'eccel­lente professor Salvatore Settis. Erano i giorni delle manifestazioni contro i tagli ministeriali, sciaguratamente annunciati e fortunatamen­te poi sospesi grazie all'intervento, credo, di Gianni Letta. Durante quella radiotrasmissio­ne rimasi molto colpito dalla distinzione che continuamente tutti facevano fra cultura e spettacolo. 
Purtroppo ero in collegamento telefonico ed era frustrante per me non poter inter­venire a chiarire l'equivoco. 
La cultura merite­rebbe sovvenzioni e lo spettacolo no? Cosa vor­rebbe dire? Libri sì, teatro no? Moccia si, Shake­speare no? In che senso non sarebbe cultura una rappresentazione di Zio Vania o di West Si­de Story?  
Rileggo alcuni articoli di Fedele D'Amico scritti negli anni Sessanta: il grande pensatore già allora ci metteva profeticamente in guardia dall'abuso del termine cultura, che  stava guadagnando terreno sul termine arte. 
L'abuso del concetto di cultura genera il culturalismo, anticamera del burocratismo .
La bonifica civile nel nostro Paese che ci auguriamo imminente e alla quale il Manifesto che sottoscriviamo può dare il suo contributo - non cada in questi equivoci e di conseguenza non sottovaluti l'importanza del teatro di prosa,di poesia, musicale, tragico, comico, lirico, di ricerca, d'intrattenimento, di repertorio, d'evasione, da camera,da palasport, da cantina...
Quando mi trovo in una delle belle cittadine della nostra provincia e vedo le tante persone che la sera escono di casa - a volte a dispetto della neve e della crisi economica - per infilarsi in una sala teatrale, e al buio per due ore per seguire il lavoro di artisti - o saltimbanchi, o e filodrammatici- il cuore mi si riempie di gioia. E non voglio neanche interrogarmi sulla e qualità e i contenuti dello spettacolo a cui quelle persone assisteranno. Mi basta sapere che, quella sera,hanno lasciato il televisore dormire a casa, per partecipare a un avvenimento e d'arte in carne e ossa, riuscito o non riuscito - ma prezioso proprio perché in carne e ossa.

domenica 7 ottobre 2012

Il sottosegretario regionale che intasca

Calabria
Il sottosegretario regionale che intasca
il vitalizio per inabilità al lavoro
Una pensione di invalidità di 7 mila euro oltre allo stipendio
Ma Sarra presiede convegni e inaugura strade

Lunga vita ad Alberto Sarra. Ma è giusto che riceva dalla Regione Calabria un vitalizio di invalidità di 7.490,33 euro al mese, dieci volte più alto di quei portatori di handicap che non sono neppure in grado di soffiarsi il naso? Ed è giusto che accumuli un'altra indennità come sottosegretario regionale nonostante risulti disabile al 100%?