domenica 29 dicembre 2013

Antonello da Messina al Mart ....e non solo



Merita una visita il Mart di Rovereto (Museo arte moderna e contemporanea): fino al 12 gennaio 2014 ci sono due esposizioni bellissime.

La prima è quella dedicata ad Antonello da Messina.
La seconda è "L'altro ritratto".

La terza,  bellissima, è  "la magnifica ossessione" e sarà aperta fino al 2 febbraio 2014 (meriterebbe una visita a se stante)

Il biglietto d'ingresso permette la visita di tutte e tre le mostre, e, entro il 12 gennaio 2014, alla
Casa d’Arte Futurista Depero a Rovereto e alla Civica di Trento

A partire da venerdì 1 novembre 2013 con il biglietto di ingresso al Mart, si ha diritto alla tariffa ridotta presso il Muse - Museo delle Scienze di Trento

La cosa migliore sarebbe prendersi un paio di giorni, soggiornare a Rovereto e godersi tutto con calma, compresa l'atmosfera natalizia...

Noi ci siamo limitati alla visita delle tre esposizioni al Mart, abbiamo passato tutta la giornata all'interno del Museo, con un piccolo spuntino al self service.

Alcuni piccoli trucchi.
Prima di tutto, meglio prenotare. C'era una fila non lunghissima, però ci si risparmia una mezz'ora in coda al freddo.
Per quanto riguarda al mostra di Antonello da Messina, consiglierei, prima di entrare nei padiglioni, di fare una sosta di un quarto d'ora nella (piccola) sala da proiezione sul pianerottolo: un filmato molto interessante che mette in parallelo i quadri di Antonello con quelli di altri artisti, e fa vedere alcuni dipinti prima e dopo i restauri. Forse l'unico quadro mancante è il san Sebastiano di Dresda, il cui restauro è molto criticato , accusato di avere pulito troppo e tolto le "velature".

"La magnifica ossessione" all'ultimo piano mette in mostra moltissime delle opere di proprietà del Mart, organizzate in modo tematico.
Si può visitare lasciandosi trasportare dalle emozioni, ma è meglio procurarsi uno dei tanti opuscoli che, con disegni, permettono di individuare opera ed autore.

Prima della visita, meglio visitare il sito del Mart, www.mart.trento.it che contiene molte informazioni e anche fotografie delle opere e dei padiglioni.

Consigliato!

giovedì 26 dicembre 2013

The Unquiet Grave

Chissà perchè, la velocissima scomparsa del mio Osky mi ha "preso" più di ogni altro micio. Un pò sarà la sensazione di averlo sgridato un pò troppo, per la sua abitudine di gettarsi sotto ogni goccia d'acqua presente in casa e poi inzaccherato disseminare di orme i pavimenti con le sue grosse zampe foderate di pelo anche sotto i polpastrelli, Sentirlo là fuori, al freddo e alla pioggia, che amava tanto, mi dà una sensazione strana, come volessi che si dissolvesse il più velocemente possibile. E allora salta alla mente questa "unquiet grave", uno dei miei pezzi preferiti tra le antiche canzoni inglesi, dove la ragazza piange suslla tomba del suo amato per un anno e un giorno, finchè lui la rimprovera di non disturbarlo più, e ognuno dei due si libera della catena della tristezza. Tra un anno e un giorno probabilmente tutto sarà dissolto e forse saremo tutti più felici.

Ho scelto la versione di Kate Rusby perchè è quella che preferisco, ma ce ne sono tante altre, in particolare conobbi questo pezzo dal primo album dei Gryphon, in versione molto "dark"; molto belle sono quella di Alien Skin (alias George pappas)  dall'album omonimo e quella più ruspante, quasi allegra, dei Bellowhead

Gianfranco Ravasi: se dovessi tenere un sermone laico a Natale



Se dovessi tenere un sermone laico...
Comincerei così: diceva uno scrittore che per ritrovare il significato del Natale bisognerebbe liberarlo delle incrostazioni consumistiche e festaiole. Parole sante in bocca a un non credente. Al quale mi associo volentieri

Tempo fa una lettrice de l’Espresso  di Guastalla mi ha avanzato una proposta: «Ogni tanto Lei appare come firma su questo settimanale laico : perché non prova una volta a proporre anche a noi per usare un titolo di Luigi Einaudi una predica laica ?». Devo subito correggere la mia lettrice: in realtà Einaudi raccolse alcuni suoi interventi sotto il titolo "Prediche inutili"  e non vorrei correre il suo stesso rischio... Tuttavia raccolgo la sfida, anche perché questo numero del settimanale apparirà proprio alle soglie di una festa che, pur in epoca detta post-cristiana , continua a stare ben inchiodata nel tessuto sociale contemporaneo apparentemente secolarizzato.

Comincerei il mio sermone così: «Il Natale odierno mi fa pensare a quelle anfore romane che ogni tanto i pescatori tirano fuori dal mare con le reti, tutte ricoperte di conchiglie e di incrostazioni marine, che le rendono irriconoscibili. Per ritrovarne la forma, bisogna togliere tutte le incrostazioni. Così il Natale. Per ritrovarne il significato autentico bisognerebbe liberarlo da tutte le incrostazioni consumistiche, festaiole, abitudinarie, cerimoniose». Questo incipit può sembrare troppo moralistico? Allora confesserò che non sono né parole mie né quelle di un predicatore. Era nientemeno che Alberto Moravia a iniziare così anni fa un suo articolo natalizio per un quotidiano!

Certo, il rituale laico di questa festa cristiana è spesso analogo ai cine-panettoni e ha come emblema luci al neon e vetrine colme. Tuttavia non si può ignorare che ora molta gente fatica persino ad allestire un pranzo natalizio degno di questo titolo. E allora l’omelia potrebbe continuare lasciando la parola a un vero predicatore, papa Francesco, con l’incisività delle sue parabole  sulla povertà. È lui, infatti, più di tanti politici, a far risuonare il ruggito della fame  del mondo, a scrivere nel suo ultimo testo Evangelii gaudium  pagine roventi sulla necessità dell’inclusione sociale dei poveri  e sulla pace e il dialogo sociale , a scendere fino a Lampedusa per incontrare le nuove famiglie di Betlemme profughe come quella del neonato Gesù e a invitare tutti noi a trasferirci dai centro-città festosamente illuminati alle squallide periferie .

A proposito di periferie, continuerei allora la mia predica più o meno laica  con una testimonianza personale. Quand’ero giovane prete, studente a Roma, mi recavo a visitare gli infermi di una parrocchia di Torpignattara. C’era un anziano che mi accoglieva sempre con gioia, mi preparava il caffè, mi tratteneva il più possibile. Quando dovetti salutarlo per l’ultima volta perché rientravo a Milano, mi disse sconsolato: «Lei non sa cosa vuol dire non attendere più nessuno». Quante persone nel giorno di Natale sono come lui, sole, dimenticate, davanti a un telefono che non squilla perché non c’è più nessuno che si ricorda di loro e al massimo possono parlare solo coi loro cari morti.

Voltaire diceva  che le prediche sono come la spada di Carlo Magno, lunghe e piatte, perché i predicatori quello che non sanno darti in profondità ti danno in lunghezza. Lo spazio di questa pagina è finito. Concluderò, allora, con una provocazione. Anche quest’anno il Natale ha nel mondo la solita presenza di Erodi e di innocenti sgozzati. Lascerò ai lettori di riflettere su un aneddoto che mi ha raccontato l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede e che può essere sia una rappresentazione della storia umana sia un amaro esame di coscienza collettivo. Anni fa, in visita allo zoo biblico di Gerusalemme fu condotto Henry Kissinger, Segretario di Stato di Nixon. Egli rimase stupefatto di fronte a un leone accovacciato davanti a un agnello che brucava pacificamente. Si era forse avverata la profezia messianica di Isaia secondo la quale il leone si sdraierà accanto all’agnello in perfetta armonia? «No replicò il direttore dello zoo in verità noi sostituiamo ogni giorno un nuovo agnello...!».

da "L'espresso", 21 dicembre 2013

martedì 24 dicembre 2013

Convegno Internazionale sulla Musica Popolare Ponte Caffaro 13-16 dicembre 2013





 Avevo una grande sensazione di felicità al termine dei 3 giorni del Convegno Internazionale sulla Musica Popolare che si è tenuto a Ponte Caffaro dal 13 al 16 dicembre scorsi. Un piccolo/grande convegno. Piccolo, perché fortunatamente non ci sono quelle folle che spesso rovinano i festival per troppo successo. Grande, per la qualità dei relatori e dei musicisti, per la simpatia degli organizzatori, per l'atmosfera che si è creata. Lascio alla ottima ed esaustiva relazione di Marcello Rizza, pubblicata su “Vallesabbianews.it”, i dettagli di tutto quanto è successo. http://www.vallesabbianews.it/notizie-it/Alle-radici-del-Folk-26758.html



Da parte mia, non posso che complimentarmi con Gigi Bonomelli per l'entusiasmo dimostrato nell'organizzare il tutto e nello scegliersi lo staff: quando in un convegno di musica popolare incontri ragazze innamorate di Laurie Anderson (!!) e veri esperti di progressive (wow!!) allora pensi che forse c'è una speranza per il futuro dell'umanità.....
Il festival è stato impegnativo anche fisicamente perché.....le conferenze iniziavano al mattino senza ritardo, si andava a pranzo tutti insieme, spettatori, relatori, musicisti, si ricominciava al pomeriggio, la sera concerto e poi......post concerto fino alla chiusura dei bar (in pratica le tre di notte). La prima sera per scaldarmi mi sono accontentato di una tisana, poi mi sono adeguato agli usi locali, il che la mattina portava a risvegli problematici.
Ma il risveglio di lunedì, per me, è stato veramente eccezionale. Visto che (nonostante tutto) ho l'abitudine di alzarmi prestissimo, nella sala per la colazione ho incontrato uno ancora più mattiniero di me: il prof. Bruno Pianta, forse il più importante etnomusicologo italiano, con quale abbiamo discusso per un'ora di alcune ballate italiane e straniere: una lezione universitaria in piena regola, lui cantava varie versioni differenti della stessa ballata raccolte in valli diverse. E quando gli ho esposto un mio dubbio, circa un termine di una ballata scozzese che non riuscivo a tradurre (earthen lake), mi ha promesso di fare una ricerca in merito. Il mattino dopo, la soluzione era già in questa email:

Caro Giorgio,
Allora ho dato un'occhiata al Child (The three ravens, nr. 26 - sta nel primo volume) e ho integrato con qualche ricerca su internet.
Dunque, si tratta di una roba inglese, di gusto alquanto letterario, di cui sembra si conosca il possibile autore. La teoria è che il testo originale sia inglese (il cavaliere ucciso non può essere divorato dai corvi, perchè i suoi cani fanno buona guardia, i suoi falchi scacciano gli uccelli e la sua amata -metaforicamente, la "daina", "fallow doe" lo trasporta alla sua tomba, "earthen lake"). Lake sarebbe una forma arcaica per "fosso", quindi "fosso nella terra", altra metafora per "tomba". Queste arcaizzazioni, confermate da "leman", ossia "amata" del'ultima strofa nel Child, mi danno l'mpressione di avere la stessa funzione delle formule delle ballate piemontesi (la "dama gentil" , il "bel galante", la "bela fija") cioè di suggerire una "antichità" della storia.
Le versioni scozzesi sembrerebbero delle feroci parodie (in chiave anti-inglese?) nelle quali cani falchi e amata scaricano il morto, e i corvi si abboffano.
Spero che questo ti possa servire; e siccome il tutto mi è costato circa dieci minuti, non c'è bisogno che mi ringrazi!
Saluti e buone feste
Bruno 


Ecco il video integrale della conferenza degli inglesi Mike Higgins e Janet Maj, musiche e danze inglesi.











In un tentativo di "ballo multietnico" , dopopranzo, i Sonadur di Ponte Caffaro fanno ballare i presenti, ma i più “imbranati” nell'entrare nello spirito dei passi bagolinesi sono un ragazzino timido seduto e uno spilungone sulla sinistra: sono due artisti marocchini che sul palco invece sono danzatori abili e scatenati!










 Infatti, in altro filmato si vede il ragazzo che balla sul sagrato della chiesa di Ponte Caffaro, osservato dai danzatori inglesi di morris.




Marcello Rizza ha  pubblicato su Valsabbianews.it un bellissimo articolo sul festival, corredato da fotografie:
http://www.vallesabbianews.it/notizie-it/Alle-radici-del-Folk-26758.html

mercoledì 11 dicembre 2013

I finti poveri e l'ISEE

La guardia di finanza sta scovando vari "finti poveri" che , soprattutto per non pagare le tasse universitarie dei figli, avevano presentato dichiarazioni ISEE fasulle.
Sarebbe il caso di inasprire le sanzioni (e farle applicare) in modo particolare per le evidenti omissioni nella dichiarazione, e addirittura si potrebbe anche rifiutare l'iscrizione all'università (che vadano all'estero, visto che hanno i soldi, e là li voglio vedere come fanno ad evadere...)

A cosa si va incontro in caso di dichiarazione ISEE non veritiera?
La dichiarazione ISEE è un’autocertificazione, pertanto in caso di dichiarazione non veritiera o non corretta si è soggetti sia a sanzioni pecuniarie che penali ai sensi del DPR 445/2000. Le sanzioni si applicano anche se l’importo dichiarato è di poco discordante dall’importo verificato, in quanto la legge prevede solo il caso di dichiarazioni false o veritiere, a prescindere dall’entità della differenza.

Sono stato oggetto di controllo e per mero errore materiale ho inserito un valore ISEE non corretto, che cosa accade?
In tal caso lo studente:
  1. decade dal beneficio della riduzione delle tasse e deve pagare per l’anno di verifica l’importo delle tasse nella misura ordinaria.
  2. deve pagare una sanzione pari a 3 volte il doppio della differenza tra l’importo delle tasse da versare relative alla fascia ISEE accertata dagli uffici e le tasse pagate in base alla fascia ISEE dichiarata in Infostud per l’anno accademico in cui la dichiarazione si è dimostrata non veritiera (Delibera n N. 8/13 del 22 gennaio 2013).