martedì 30 aprile 2013

Musei (e altro) gratis ai disoccupati

Domani, 1 maggio festa dei lavoratori, molti musei saranno aperti ad ingresso gratuito.
Pochi sanno che in Francia, in particolare a Parigi, i disoccupati possono entrare gratuitamente nei musei statali (salvo esposizioni temporanee), alle piscine, avere sconti ai cinema (dal lunedi al venerdi) ecc. Propongo di  fare la stessa cosa in Italia. Basterebbe presentare un certificato di disoccupazione alla cassa.
Non ci sarebbe nessun costo aggiuntivo per lo Stato, ma invece  una crescita culturale dei cittadini.
Nessun problema con eventuali  falsi certificati: da certi punti di vista, ben vengano, almeno visiterà un museo chi non sarebbe mai entrato, oppure comunque farà sport o altro!

vedi http://www.dailyconso.com/rubrique/mon-budget_r107/je-suis-chomeuse-mes-reductions_a39296/1


PS ovviamente tra i disoccupati vanno iscritti anche gli esodati!

domenica 28 aprile 2013

Enzo Jannacci - l'antieroe del surreale

L'antieroe del surreale che cantava da stralunato per riscattare gli esclusi

Ci sono vari fili rossi nelle canzoni di Enzo Jannacci: motivi che, accompagnati dall'unicità dell'esecuzione, concorrono a dare un'impronta inconfondibile alla sua personalità artistica. Il primo ? e forse il più resistente ? è, al di fuori di ogni retorica, quello dell'emarginazione: ed è probabile che abbia origini autobiografiche. Metà milanese, metà pugliese, Jannacci si sente un po' integrato, un po' no. È normale che guardi ai derelitti e agli esclusi con partecipazione.

Olivetti inedito


Scritto da FEDERICO RAMPINI, la Repubblica | 27 Aprile 2013


L’UOMO CHE DISSE I THINK DIFFERENT UN SECOLO PRIMA DI STEVE JOBS.
Esce "Il mondo che nasce", una raccolta di scritti mai pubblicati con le riflessioni sociali, economiche e intime del grande imprenditore
Non è un complimento dire di Adriano Olivetti che fu uno Steve Jobs italiano. Era molto meglio. Per la cultura umanistica, per la sensibilità sociale, per l’attenzione ai diritti dei lavoratori. Leggete questi interrogativi che si poneva Olivetti più di sessant’anni fa: «Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi fini semplicemente nei profitti? O non vi è qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione?».
Per tutta la vita Olivetti s’impose di ricordare un ammonimento di suo padre Camillo, il fondatore dell’azienda di Ivrea: «Ricordati che la disoccupazione è la malattia mortale della società moderna; devi lottare con ogni mezzo affinché gli operai di questa fabbrica non abbiano a subire il tragico peso della miseria avvilente che si accompagna alla perdita del lavoro». Adriano commentava: «Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo». No, la Apple di Jobs che sfrutta gli operai cinesi ha ancora qualcosa da imparare da Olivetti.

venerdì 12 aprile 2013

Le mie olgettine a 2,20 euro

Quando si parla di abolire il finanziamento ai partiti, sarebbe opportuno anche in parallelo sancire la incompatibilità di certi personaggi a ricoprire cariche pubbliche. In tutto il mondo democratico un "politico" (Sarkozy, Blair, Gorbaciov, Thatcher, Clinton ecc.) NON è proprietario di banche, assicurazioni, televisoni, e altro. NON è in grado di COMPERARE l'elettorato e influenzare l'economia tramite aziende di loro proprietà. Finito il  mandato, si dedica a conferenze (di solito pagatissime) o altro. In Italia, invece, c'è chi si può permettere di comperare TUTTO.
E se si pensa che ci sono pensionati disposti a "prostituirsi" per 10 euro + pullman pagato per una gita a Roma a manifestare, in verità, come spiega l'articolo, al committente costano MOLTO MOLTO MENO, in proporzione alla sua ricchezza.
gg
--
Le mie olgettine a 2,20 euro

di Sandro Veronesi, da "La Lettura" del Corriere della Sera, 7 aprile 2013

L’avvocato A. è un uomo molto ricco: il suo patrimonio personale ammonta a 70 milioni di euro e comprende ville, in città, in campagna e al mare, barche, macchine d’epoca e svariate altre proprietà  al netto dei gioielli e delle opere d’arte che, come si sa, non sono tracciabili. Ora, si dà il caso che un paio di volte al mese l’avvocato A. organizzi delle feste nella sua villa. Per amor di giovinezza e buonumore invita ogni volta un drappello di ragazze giovani e belle  laureate o studentesse universitarie, attrici, nipoti di capi di Stato stranieri  affinché, con la loro presenza, allietino lui e la brigata dei suoi ospiti.

mercoledì 10 aprile 2013

L'attrazione fatale per l'Altrove




Perché sentiamo il bisogno di conoscere mondi differenti.

Ci sono concetti e immagini talmente integrati nella nostra cultura da indurci erroneamente a pensare che provengano da un tempo remoto, come se non avessero un'origine identificabile e fossero in vita da sempre. Di solito servono strumenti molteplici, tra la linguistica e l'antropologia, per mettere a fuoco la nascita di un'idea che ha finito per entrare nel cosiddetto immaginario collettivo e che con il tempo è necessariamente andata mutando, invadendo, toccando o sfiorando diverse aree semantiche.
L'invenzione della natura selvaggia di Franco Brevini (Bollati Boringhieri, pagine 439, 28) sta al confine tra diverse discipline e generi, mette in moto numerosi sguardi, codici e linguaggi, fa uso di una bibliografia sterminata, che va dalla trattatistica ai pamphlet alla poesia, per definire i contorni di una nuova sensibilità nel rapporto tra l'uomo e la natura.

venerdì 5 aprile 2013

Scrittori e scartoffie

SCRITTORI e SCARTOFFIE
Mann e altri impiegati modello di Giuseppe Scaraffia, Domenica del Sole24 ore 10 marzo 2013

, ammetteva T.S.Eliot. Inappuntabile, «riservato, con le spalle un po' curve», sembrava vivere in un altro mondo e poteva interrompersi a un tratto per precipitarsi a notare un'idea. Eppure non era insensibile alla «scienza del denaro», e in fondo la routine lo aiutava a regolare la sua esistenza. «Letteratura e burocrazia: il diavolo e l'acqua santa... eppure i due mondi sono più vicini di quanto si potrebbe pensare», asserisce Vandelli in questo vasto e gradevole saggio. Scrittura e burocrazia hanno in comune la capacità di passare ore seduti a una scrivania, concentrandosi sui propri compiti. Certo valeva non per lo spedizioniere municipale Paul Verlaine, che, arrivava tardi, guardava perplesso le carte inevase e si metteva a leggere il giornale, limava un sonetto o usciva di soppiatto lasciando il cappello in bella vista.

Il discorso di Laura Boldrini alla camera

Discorso distante anni luce dai deliri di certi buffoni vecchi e nuovi che ancora oggi frequentano le stanze romane...

martedì 2 aprile 2013

Se un film sorpassa i partiti

Daniele Lucchetti - domenica del sole 24 ore 17 marzo 2013


Quando ho visto ad urne oramai chiuse «Viva l'Italia», il bel film di Roberto Andò, mi sono detto: dentro questo film c'era l'intuizione che avrebbe segnalato alla sinistra dove è stato l'errore.
Nel film si racconta di un partito immaginario (che ovviamente è il PD) che ha spezzato il legame tra l'elettorato e i dirigenti del partito. Il film racconta come il ricorso a parole semplici e potenti sia stato colpevolmente abbandonato da quel partito. Una parola risolleva quel partito immaginario, ed è «passione». Avrebbe potuto anche essere «democrazia», «libertà», «uguaglianza», «solidarietà», per non parlare di «rivoluzione», o «ricerca della felicità». Non è difficile immaginarne altre, potenti e condivise, emozionanti, calde. Le parole che hanno tenuto assieme milioni di italiani per decenni. Mentre il PD tentava di nascondere il suo grigiore con qualche battuta poco efficace, ad un comico era stata lasciata la parola «rivoluzione».

lunedì 1 aprile 2013

Che bravo, Enzo Jannacci

Un vero peccato che i vari Tiggì, nel ricordare Enzo Jannacci, abbiano insistito su "Vengo anch'io no tu no" e "Quelli che". Come giustamente ha ricordato Moni Ovadia, Enzo Jannacci è stato grande nel cantare le storie degli ultimi, nella sua Milano. Storie raccontate e scritte spesso con Dario Fo.
Ho qui con me tre dischi che comperai nel 1968, in un Remainder's: erano editi dalla Joker, costavano pochissimo, ed erano mischiati in un catalogo che andava dai pezzi di musica classica ai canti del Far West, Mandolini napoletani e marce militari, fino ad arrivare ai canti della Cina di Mao e ai discorsi di Mussolini.
Dischi fantastici: in particolare "la Milano di Enzo Jannacci", con la mia preferita "Quella cosa in Lombardia", con lei che chiede a lui dove si andrà a fare l'amore e si ritrovano in camporella nella nebbia, con un occhio alla lambretta e un orecchio alle ultime partite.
C'è la mitica "El portava i scarp del tennis",  e "Ti te se no", storia di una Milano da dopoguerra, con la radio nuova nell'armadio e una pioggia di biglietti da mille lire..."Prendeva il treno" (prendeva il treno per non essere da meno, prendeva il treno per sembrare un gran signor), "T'ho compraa i calzett de seda " (quelli con la riga nera, lei camminava accanto a lui come una pantera, li guardavano e la gente diceva : guarda quel "pistola" che ha la donna che "rola" (batte), e lui risponde: il pistola te set ti, che te lauret tot el dì!).
"E l'era tardi" (in quella sera straca, uno va a trovare un vecchio amico, ma è tardi....) "per un basin" (che ho dato quella sera, mi han cacciato dalla balera). "M'han ciamàa" bellissima e tremenda (pioveva da tre giorni, mi han chiamato per riconoscere la mia amica trovata morta sui bastioni...e alla fine, quando ti ho vista, ho detto che non eri tu...)
Il disco "Sei minuti all'alba" parte tristissimo con la storia del condannato a morte, e poi il Soldato Nencini, (soldato d'Italia...) , e si tira su con "faceva il palo" (nella banda dell'ortica, il palo cieco che a un certo punto pensa che il bottino glielo stiano passando a cento lire alla volta, ma i suoi complici sono tutti scappati e lui è lì che manco si accorge di chiedere l'elemosina).
Il disco "Enzo Jannacci in teatro" è tratto dallo spettacolo "22 canzoni" a cura di Dario Fo, e contiene perle quali "Prete Liprando e il giudizio di Dio" e "Aveva un taxi nero" (tragedia familiare dove c'è il ladro di ruote di scorta di ciclomotore, che lui rivende per fare la vita del signore...).

Certo poi Enzo ha fatto altri pezzi molto belli, a partire da "Quelli che". Ma il cantore della povera gente nella Milano  dal dopoguerra agli anni '60, è stato veramente magico.