giovedì 26 giugno 2008

il caso chirac, immunità con alcune regole

Repubblica — 25 giugno 2008 pagina 26 sezione: COMMENTI
Caro Augias, sono rimasto basito, per usare un' espressione soft, quando, nel corso di un recente dibattito televisivo, l' avvocato Gaetano Pecorella, per giustificare il decreto sulla sospensione dei processi, ha addotto una motivazione che mi è sembrata incredibile. Il capo del Governo, «forgiandosi» una legge ad personam, avrebbe dimostrato grande responsabilità, in quanto, se (dio non volesse!) egli fosse condannato ad almeno sei anni di reclusione (parole dell' avv. Pecorella), il Bel Paese ne soffrirebbe in modo «tragico», perdendo la sua tanto agognata stabilità politica, che ora lo rassicura e lo rende credibile agli occhi della Comunità Europea (!). Da ciò, deduco che la coscienza di una persona può funzionare con il timer, ad intervalli: prima delle elezioni, il premier ha glissato su questo ben noto lato oscuro e deprecabile della sua vita pubblica, ora anche per tramite dell' avv. Pecorella, mostra il suo grande senso di responsabilità. Difficile, prendere in considerazione l' ipotesi che l' operazione miri al solo fine di evitare di perdere il potere! L' aggiunta, poi, del velato ricatto che, se questa indesiderata (per il premier!) possibilità si materializzasse, il paese perderebbe la stabilità raggiunta grazie ai suoi meriti, ha minato ogni mia capacità di reazione! Giancarlo Reggiani giancarlo.reggiani@gmail.com

risposta di Augias:

Molti paesi democratici e con una civiltà giuridica avanzata considerano che alcune alte cariche dello Stato siano non imputabili. La norma ha varie ragioni intuibili. In una società democratica si raggiungono gli alti livelli per voto popolare; non si tratta certo di una consacrazione come ai tempi degli imperatori e come qualcuno anche oggi sembra credere, ma è pur sempre la volontà della maggioranza degli elettori che si concentra sulla persona prescelta. Un' altra possibile ragione sono gli sconquassi interni e internazionali che l' arresto di una persona investita di un' alta carica può provocare con un danno per la collettività maggiore di quanto rappresenti l' obbedienza al principio che la legge è uguale per tutti. Se la legge è uguale non tutte le funzioni lo sono. Proprio in questi giorni l' ex presidente della Repubblica Francese Jacques Chirac viene interrogato dai procuratori di Parigi in ordine a certi non limpidi trascorsi che risalgono al periodo in cui era sindaco della capitale. Procedimenti rimasti interrotti per tutti gli anni del suo doppio mandato all' Eliseo. La norma della salvaguardia va però integrata con un' altra norma: che alla fine del mandato la persona non è più rieleggibile e comunque non può ricoprire un' altra carica pubblica fino a quando la sua posizione non venga chiarita davanti alla magistratura. Mancando questa seconda parte allora la norma salva-qualcuno rivela la sua pretestuosità e viola gravemente il principio richiamato più sopra con la conseguenza paradossale di spingere verso cariche sempre più alte chi invece dovrebbe sedere davanti ai magistrati per rispondere, carte alla mano, a certe domande.