quali potrebbero essere gli inni lombardi: preferibile "Noter de Berghem, de Berghem de sura alla forchetta ghe dis ol pirù", o il bresciano "La me murusa l'è de Polpenasse e la sa grata el cul con le ganase", o meglio il milanese "O mia bela Madunina che te brillet de lontàn"?
Se Teresa e la Mabilia stanno in Parlamento
lettera a Repubblica , sabato 15 agosto 2009
EGREGIO Colaprico, leggo della proposta della Lega di inserire un comma nell'articolo 12 della Costituzione che riconosca i simboli identitari di ciascuna Regione: dunque, bandiere e inni "regionali". E mi sono chiesta quali potrebbero essere gli inni lombardi: preferibile "Noter de Berghem, de Berghem de sura alla forchetta ghe dis ol pirù", o il bresciano "La me murusa l'è de Polpenasse e la sa grata el cul con le ganase", o meglio il milanese "O mia bela Madunina che te brillet de lontàn"? Questo tanto per fare alcuni esempi. Che ne dite, fom en bel referendum popolare? Scartando naturalmente "Va pensiero" (scritto in italiano!) da uno che credeva nella politica unitaria di Cavour, da lui definito "Padre della Patria".
Gisella Bottoli – Brescia
Grazie a lettere come questa si può sorridere. Personalmente, quando una "visualizza" un concetto sbagliato, mostrandolo nelle conseguenze, resto impressionato. La fantasia corre: sino a immaginare una specie di zecchino d'oro padano ,ascoltare professori di Agrigento sforzarsi di usare i grugniti della Valcalepio e, perché no?,vedere anche i preti soffrire per stilare un'omelia degna di Carlo Porta. Nella Lega c'è, anche se inespressa politicamente, una corrente che amio modesto parere potremmo definire "dei Legnanesi". É come se la Teresa, il Giovanni e Ia Mabilia, i personaggi popolari nati dalla felice fantasia di Felice Musazzi e Tony Barlocco fossero usciti dal cortile della "ca ' de ringherà "per andare a sparare le loro pirlate sui banchi di un Parlamento che, non certo solo per colpa della Lega o di Berlusconi, è diventato molto più vicino a uno stadio, o a uno studio tv, che a un tinello dì una casa abitata da cittadini con un livello medio d'istruzione.
Dialetto, inni, confini, tutto diventa una commedia e il titolo di una vera, "Pover Crìst Superstar", mi pare uno slogan adatto ai tanti ex comunisti e abitanti delle periferie che, per disperazione, non solo per scelta, sono passati a vedere un mondo colorato di verde. E credono, arroccandosi, di poter resistere a un cambiamento epocale, del quale si parlerà nei librì di storia del 3mila dopo Cristo. Umberto Bossi, così come Roberto Maroni, come anche Matteo Salvini, "dietro le quinte" sanno essere ironici e conoscono la realtà. Ma fanno i loro calcoli, perciò la Lega, ufficialmente,spicca per la mancanza di autoironia. tanto, come scriveva Delio Tessa, "L'è eldì di Mort, alegher! Sotta ai topiett se balla, se rid e se boccalla".
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nota Greg:
Al di là delle ridicole sparate della lega, l'insegnamento del dialetto, come quello della religione (vedi intervista a Massimo Cacciari) io li vedo come indispensabili materie per un approfondimento culturale, antropologico.
Quando ero piccolo, alle elementari, avevo un maestro (il sig. Lucchese) che una volta tanto ci faceva conoscere il dialetto bresciano, tramite la lettura delle opere del poeta Canossi "Melodia e congedo", che descrivevano la vita nei campi, il punto di vista della gente. E io tuttoggi so leggere e scrivere in dialetto bresciano; invito a leggere, per chi apprezza la poesia, anche le opere di Elena Alberti Nulli, molto belle.
Ci faceva ascoltare anche i cori alpini, tramite dischi del "Coro della SAT". Quelli, sinceramente, mi piacevano molto meno; ho cominiato ad apprezzarli ascoltando i cori dal vivo, tutt'altra cosa!