Il famoso economista ha pubblicato domenica scorsa un editoriale sul Financial Times nel quale ha chiarito la sua posizione sui temi e le modalità di uscita dalla crisi.
Anche agosto si avvia ormai alla conclusione e salvo sorprese particolari che si dovessero avere nelle prossime quattro sedute, i mercati azionari si apprestano a lasciarsi alle spalle un mese caratterizzato da un bilancio molto positivo. Le Borse stanno segnando proprio in queste sessioni nuovi massimi dell'anno, continuando a scommettere su una ripresa economica che dovrebbe avvenire nei prossimi mesi con maggiore grinta di quella prevista in un primo momento.
A propendere per un simile scenario sono i capi delle Banche Centrali, a partire dal numero uno della Fed, Bernanke, al quale si accoda anche lo stesso Jean Claude Trichet, che guarda al futuro con maggiore fiducia. E anche di fronte ai segnali d ripresa dell'economia globale, non mancano i pessimisti o quantomeno coloro che non nutrono le stesse speranze nella possibilità di assistere ad una ripartenza della congiuntura globale.
Nel corso dei pessimisti spicca senza dubbio la voce di Nouriel Roubini il quale è stato tra i pochi a prevedere la gravità della crisi finanziaria che ci accompagna ormai da oltre due anni. Il famoso economista ha pubblicato domenica scorsa un editoriale sul Financial Times nel quale ha chiarito la sua posizione sui temi e le modalità di uscita dalla crisi.
Il noto professore della New York University ha messo in guardia dal fatto che l'economia mondiale, è a rischio di una seconda battuta d'arresto, malgrado i segnali di ripresa visti nelle ultime settimane. Da una parte infatti la congiuntura sta uscendo dalla più grave crisi dai tempi della grande recessione, dall'altra però ci si chiede quando effettivamente si concluderà la fase recessiva e in che forma avverrà la ripresa.
Per Roubini l'economia ha toccato il fondo e si avvia a risalire la china nella seconda metà di quest'anno, ma tale cammino non sarà uguale per tutti i Paesi. In alcune realtà come Francia, Germania, Cina, Giappone e Brasile, la ripresa è già iniziata, mentre in altre tra cui compaiono gli Stati Uniti e l'Italia, la fase recessiva non si concluderà prima della fine dell'anno.
L'economista si aspetta un periodo di crescita mondiale “anemica” e tra i rischi che minacciano la congiuntura troviamo la debolezza del mercato del lavoro, dal momento che le aspettative sulla disoccupazione costituiscono una cattiva notizia per la domanda.
Un altro problema non da poco è rappresentato dal dilemma che i Governi dovranno affrontare relativamente alla exit strategy. Se infatti i Governi decidono di contenere il deterioramento dei conti pubblici tagliando la spesa e aumentando le tasse, corrono il rischio di compromettere ogni segnale di ripresa. Se invece consentono la crescita dei deficit pubblici potrebbero spingere l'inflazione, determinando l'aumento dei tassi di interesse a lungo termine e il blocco della ripresa.
Un altro fattore di rischio è dato dall'aumento significativo dei prezzi del petrolio e dei prodotti alimentari, che stanno aumentando più di quanto potrebbe essere giustificato dai fondamentali. Per Roubini difficilmente l'economia mondiale sarà in grado di fronteggiare un altro shock nel caso in cui la speculazione dovesse riportare le quotazioni del petrolio al di sopra dei 100 dollari al barile.
Parlando della ripresa, l'economista Roubini spiega che ci sono due diverse teorie in merito: da una parte si schierano coloro che credono in una ripresa a V con un rapido ritorno alla crescita, dall'altra invece ci sono quelli che vedono una ripartenza ad U, anemica e sotto tono per almeno due anni.
In questa seconda categoria rientra anche Roubini che a favore di questa argomentazione ha presentato tutti i fattori esposti prima. Anche alla luce di ciò l'economista parla di una possibile ripresa anemica, e sotto il tasso di crescita potenziale, puntando l'accento sul rischio di una seconda recessione.
Di Alberto Susic Martedì 25 Agosto 2009 http://it.biz.yahoo.com