A volte pensiamo che il cibo costi troppo. Eppure è il prodotto più importante: è l'unico che mettiamo nel nostro corpo. Ed è incredibile che il suo valore appaia inferiore a quello di altri oggetti di consumo.
Se osservate un ragazzo che acquista un lettore dvd o un i-Pod, ad esempio, lo vedrete molto concentrato a capire: lo interessano il produttore per la qualità e l'assistenza, i componenti, le funzionalità offerte, la flessibilità di utilizzo, il luogo di produzione, il prezzo (ma non come criterio principale).
Col cibo questa attenzione si rovescia. Quello stesso consumatore così attento alla tecnologia, quando si tratta di fare la spesa, cioè quando deve soddisfare "il" bisogno primario, sceglie soprattutto in funzione del risparmio, senza farsi troppe domande su cosa porterà dentro il suo corpo. È un paradosso che vediamo ogni giorno. Né la crisi può valere come giustificazione: la consapevolezza di aver fatto una spesa buona, pulita e giusta può davvero farci star bene nel corpo e nello spirito.
Credo che sia, fondamentalmente, una questione di messaggio. La comunicazione sull'hi-tech, per esempio, è più efficace di quella sugli alimenti, ferma a un modello noioso e stereotipato. Quando nel 1973 Paul Bocuse scrisse La cuisine du marche, fece una rivoluzione. Se da un lato introdusse due elementi di semplicità - cucino ciò che di fresco mi offre il mercato stamani e riduco i tempi di cottura - dall'altro curò la creatività e la comunicazione: presento il piatto in modo emozionale e descrivo accuratamente gli ingredienti.
Chi lo riceve ha il diritto e il dovere di conoscere gli ingredienti, come è stato preparato e perché si privilegia quel metodo rispetto a tutti gli altri possibili. Oggi percepisco un vuoto di racconto, di narrazione: qualcuno deve raccontare nuovamente la storia delle patate coltivate a 1.500 metri. Far sapere che a quella quota la dorifora, temibile parassita combattuto a colpi di quintali di anticrittogamici, non sopravvive. Spiegare la differenza tra grano tenero e grano duro o che il tonno rosso, quello buono, viene dal Mediterraneo. 0 ancora, precisare che quel pane costa di più perché chi lo fa, sempre allo stesso modo da generazioni, usa lievito madre, farine biologiche macinate a pietra e forni a legna. Così ci accorgeremo che nel cibo la differenza di prezzo tra alta qualità e standard non è alto come pensiamo. Anzi: è addirittura più basso rispetto ad altri settori, come abbigliamento o automobili. Mangiare meglio ci costa meno che indossare una maglietta più soffice o guidare un'auto più affidabile.
Oscar Farinetta
Imprenditore, è l'inventore di Eataly, supermercato di gastronomia italiana, e autore di Coccodè, Giunti editore
La repubblica delel donne 8 AGOSTO 2009