venerdì 14 agosto 2009

oro verde carboidrati al posto degli idrocarburi è l'alba di una nuova chimica

Biopolimeri, biopesticidi, biofuel fatti con la Natura, senza ridurre la produzione di cibo
La rivoluzione degli enzimi


George Washington Carver sapeva come fabbricare vernici, cosmetici, sapone, plastiche e combustibili. Non tramite gli idrocarburi, come si fa abitualmente, ma tramite i carboidrati. Non grazie alla chimica inorganica dei combustibili fossili, ma grazie a quella organica dei prodotti vegetali.
Nato nel 1864 da una famiglia di schiavi nel Missouri (pochi giorni prima dell'abolizione della schiavitù), da piccolo viene rapito e rivenduto con l'intera famiglia. Fortuna vuole che Moses Carver, il suo ex padrone, lo ritrovi, lo adotti e lo faccia studiare. Più tardi, in qualità di scienziato, Carver si occuperà delle misere sorti dei contadini del Sud, alle prese coi terreni impoveriti dalla monocoltura del cotone, proponendo di adottare arachidi, patate e legumi. E non solo per fini alimentari.
Cinque anni prima che Carver nascesse, il colonnello Edwin Drake aveva scoperto in Pennsylvania il primo pozzo di petrolio della storia: fra meno di un mese, il 27 agosto, saranno 150 anni dall'inizio dell'Età del petrolio. Un secolo e mezzo durante il quale la ricchezza del mondo si è moltiplicata senza posa, grazie all'abbondanza di greggio a basso costo. Oggi - al ritmo di 85 milioni di barili al giorno - lo bruciamo per sempre per l'elettricità e i trasporti, ma anche per lubrificanti e fertilizzanti, plastica e medicinali.
SÌ dice che, fra gli anni 20 e 30, Carver avesse trovato il modo di realizzare trecento diversi prodotti, ricavandoli da tuberi e noccioline. Ma il petrolio era ormai abbondante e più che conveniente. E le lobby dell'industria petrolchimica è andato in tutt'altra direzione.
Il bello è che oggi, sta tornando su quella strada. A detta dell'Agenzia internazionale per l'energia, già nel prossimo decennio la produzione di petrolio non riuscirà a tenere il passo della crescente domanda, e ancora meno nei decenni a venire, con inevitabili tensioni sui prezzi. La combustione degli idrocarburi va limitata, per evitare pericolosi cambiamenti del clima. E la ricerca biotecnologica fa passi da gigante. La congiunzione astrale di questi tre elementi, ha riportato inevitabilmente le intuizioni di George Washington Carver sul palcoscenico, stavolta globale.
La rivoluzione dell'oro verde al posto dell'oro nero, è cominciata con i biocarburanti: sostituti del petrolio fabbricati con il mais o la canna da zucchero. L'anno scorso, sono stati prodotti 64,5 miliardi di litri di bioetanolo: una goccia, net l'oceano dei consumi mondiali di carburante. E poi le bioplastiche: si stima che l'anno prossimo ne verranno prodotte 1,5 milioni di tonnellate (contro i 220 milioni di plastiche a base di idrocarburi).
Ma il fatto straordinario è che l'industria - tanto i pochi colossi della chimica che una miriade di startup di belle speranze - ha avviato un grandioso passo avanti nella ricerca, suggellato da 2omila brevetti all'anno, solo nel bio-tech. E i primi segni della semina, si vedono.
La danese Novozymes, leader mondiale negli enzimi, inclusi quelli che accendono le trasformazioni chimiche che portano dal mais all’etanolo, lancerà l’anno prossimo un prodotto che genera carburante dagli scarti agricoli , senza dover usare il cibo per far muovere i Suv.
La Mazda promette, entro il 2013, di debuttare con l'auto in bioplastica (ma Henry Ford l'aveva già fatto) La Dow, la Solvay e la brasiliana Braschem si preparano a produrre 700mila tonnellate l'anno di bioetilene, col quale fabbricare il biopolietilene. L'americana Novomer sta commercializzando un processo per fabbricare materiali plastici avanzati usando scarti alimentari e anidride carbonica. La Mctabolix sta già producendo al una plastica biodegradabile tramite una versione modificata del panicum virgatum, una pianta erbacea non edibile che abbonda in Nordamerica e che lì chiamano switchgrass, in collaborazione con il colosso agroalimentare Archer Daniels Midland. Il rivale Cargill invece, controlla la NatureWorks, la quale sta già vendendo alla grande distribuzione alimentare una bioplastica ricavata dall'amido di mais. Tutte queste plastiche, sono ovviamente biodegradabili. Ma alla Polytechnic University di New York ne hanno inventato una che, quando si degrada, diventa un biodiesel
Come dire:
le possibilità sono pressoché infinite. Peccato che Carver non abbia lasciato nulla di scritto, sui suoi metodi per fabbricare vernici, cosmetici, plastiche e carburanti dal mondo vegetale. Ma del resto, anche Rudolph Diesel (l'inventore dell'omonimo motore) e Henry Ford (l'inventore della motorizzazione di massa) credevano che le automobili sarebbero andate con l'olio di arachidi o di soia, non con il petrolio. L'oro nero ha stravinto la prima mano della partita. Aspettiamoci una rivincita dell oro verde.

DI MARO MAGRINI
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nova sole 24 ore 30 luglio 2009