Una esperienza come quella del maestro Antonio Àbreu in Venezuela (un'orchestra per ogni città) non farebbe altro che bene in Italia. Non crediamo che l'educazione musicale sia solo un vivaio di possibili star della musica, ma faccia parte dell'esperienza formativa della persona e non dovrebbe essere solo finalizzata a creare musicisti di professione .
Come del resto non si insegna l'italiano per creare poeti o arte per creare artisti. In Europa le persone "educate" musicalmente sono in numero ben maggiore che in Italia (Austria, Germania, Francia, Olanda, Regno unito e Spagna). In Italia basterebbe far insegnare i docenti dei conservatori 3 giorni alla settimana invece che 2 e avremmo il 50% di potenzialità di insegnamento in più. Tutta la musica, non solo quella definita "classica" o peggio ancora "colta". Molti giovani a 25 anni non sono mai stati ad un concerto dal vivo e credono che la musica sia quella dei cd, un surrogato dell'esperienza musicale diretta.
A. Grazzi e A. Bernardini
Musicisti, Roma
lettera ad Augias, Repubblica del 8 marzo 2010