Non è in espansione nel mondo. Non ci garantisce l'indipendenza energetica.
Non è un efficace strumento nella battaglia contro i gas serra.
di Vincenzo Balzani
Le argomentazioni portate a favore del ritorno dell'Italia al nucleare a prima vista possono apparire fondate, ma in realtà sono facilmente confutabili sulla base di dati ampiamente disponibili nella letteratura scientifica ed economica internazionale.
Innanzitutto: il nucleare produce soltanto energia elettrica.
La potenza elettrica installata in Italia (97 GW) è già oggi molto superiore alle esigenze del Paese (57 GW è il picco dei consumi, per poche ore all'anno), come certificato dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas?.Quindi, anche a causa della forte caduta dei consumi (-6,3% nel 2009), non si vede proprio la necessità di costruire centrali nucleari.
Vediamo poi le altre affermazioni dei sostenitori del nucleare. E gli argomenti che le smentiscono.
L'energia nucleare è in forte espansione in tutto il mondo?
È un'informazione smentita dai fatti. Da vent'anni il numero di centrali nel mondo è di circa 440 unità e nei prossimi anni le centrali nucleari che saranno spente per ragioni tecniche od economiche sono in numero maggiore di quelle che entreranno in funzione.
In Europa la potenza elettrica delle centrali nucleari è scesa dal 24% nel 1995 al 16% nel 2008. L'energia elettrica prodotta col nucleare nel mondo è diminuita di 60 TWh dal 2006 al 2008. Il nucleare quindi è in declino, semplicemente perché non è economicamente conveniente in un regime di libero mercato. Se lo Stato non si fa carico dei costi nascosti del nucleare (sistemazione delle scorie, dismissione degli impianti, assicurazioni) oppure non garantisce ai produttori consumi e prezzi alti, nessuna impresa privata è disposta ainvestire in progetti che presentano rischi finanziari di varia natura, a cominciare dalla incertezza sui tempi di realizzazione.
Infatti, si costruiscono nuove centrali principalmente nei Paesi ad economia pianificata come Cina, Russia ed India, dove lo Stato si accolla gran parte dei costi. Negli Stati Uniti, dove non si costruiscono centrali nucleari dal 1978, il presidente Obama, nel suo discorso di insediamento, ha detto: «Utilizzeremo l'energia del sole, del vento e della terra per alimentare le nostre automobili e per far funzionare le nostre industrie». La recente decisione del governo americano di offrire 8,3 miliardi di dollari come prestito garantito ad un'impresa che intenderebbe costruire due reattori nucleari non modifica sostanzialmente la situazione. Obama è evidentemente pressato dalla fortissima lobby nucleare americana, capeggiata dalla Westinghouse che, volendo vendere all'estero i suoi reattori, deve costruirne almeno qualcuno in casa. La Commissione di sicurezza ha riscontrato difetti nei progetti della Westinghouse e non ha dato il suo benestare alla costruzione dei reattori, mentre l'Ufficio del bilancio del Congresso ha mostrato preoccupazione perché c'è un'alta probabilità che il progetto fallisca e vadano così perduti gli 8,3 miliardi di dollari dei contribuenti.
Lo sviluppo dell'energia nucleare è un passo verso l'indipendenza energetica del nostro Paese?
Ma l'Italia non ha uranio. Quindi, nella misura in cui il settore elettrico si volesse liberare dalla dipendenza dei combustibili fossili utilizzando energia nucleare, finirebbe per entrare in un'altra dipendenza, quella dall'uranio, anch'esso da importare e anch'esso in via di esaurimento.
Con l'uso dell'energia nucleare si salva il clima perchè non si producono gas serra?
In realtà le centrali nucleari, per essere costruite, alimentate con uranio, liberate dalle scorie che producono e, infine, smantellate, richiedono un forte investimento energetico, in gran parte basato sui combustibili fossili. In ogni caso, le centrali nucleari non entreranno in funzione prima del 2020 e quindi non potranno contribuire a farci rispettare i parametri dettati dall'Unione Europea (riduzione della produzione di C02 del 17% per il 2020)...' (1, continua)
da: Panda, WWF, marzo 2010