mercoledì 10 marzo 2010

Maria, donna dello stupore

Il vescovo Ambrogio definì la Vergine «tempio di Dio», invitando i credenti a non dimenticare il suo ruolo di Madre e a non cadere nelle deviazioni devozionali
di Gianfranco Ravasi

Ebbe 1153 edizioni (sì, avete letto bene: millecentocinquantatré!) da quando apparve per la prima volta nel 1879. Si trattava della Novena dell'impetrazione alla Vergine del Rosario composta da Bartolo Longo, l'avvocato pugliese che fece erigere il celebre santuario mariano di Pompei, uno dei pochi a non essere legato nella sua fondazione ad apparizioni o a un miracolo specifico della Madre di Cristo. Questo – che è uno dei mille e mille dati, temi, simboli, soggetti che compongono le 128 voci dovute a 103 autori del recentissimo dizionario di Mariologia edito dalla San Paolo – testimonia la straordinaria presenza della figura di Maria nella storia della cristianità, una donna che Dante in modo lapidario nel celebre canto XXXIII del Paradiso, reso popolare ai nostri giorni dall'appassionata ripresa di Benigni, proclamava come dotata di «quantunque in creatura è di bontate» (v. 21).
L'iconografia mariana, che in questo dizionario ha una trattazione specifica, forse riesce a superare persino quella cristologica, anche se una corretta teologia deve sempre non solo subordinare, ma finalizzare Maria a suo figlio, («Maria è il tempio di Dio, non il Dio del tempio», ammoniva già sant'Ambrogio).È per questo che anche oggisi deve essere molto sorvegliati nell'impedire ogni degenerazione e ogni deviazione devozionale (Medjugorje insegna...). Questo strumento di alta qualità ci guida nel microcosmo mariano avviandoci, certo, su tutti i percorsi delle pianure della pietà popolare, a partire dal fenomeno delle apparizioni (dal 1900 al 1988 ne sono state registrate 336!), ma si inerpica anche sui sentieri d'altura della teologia. Questo accade per la maggior parte delle voci, senza però ignorare alcune ramificazioni secondarie, ma suggestive, come i lemmi dedicati alle "donne teologhe", al "pensiero debole" (la "kénosi"), alla "psiche" e ai suoi archetipi, alla "sociologia" e così via. Si è veramente davanti a un arcobaleno dalle mille iridescenze che non cessa di stupire, dimostrando la verità dell'asserto De Maria numquam satis , evocato per la prima volta (ma sulla scia di altri "santi" non nominati) da san Luigi Maria Grignion de Montfort nel suo Trattato della vera devozione a Maria, scritto attorno al 1712 e riedito almeno 400 volte. Non bisogna, però, dimenticare che l'idea era già stata anticipata da altri teologi, tra i quali un inatteso Lutero che nei suoi Discorsi a tavola non esitava a dichiarare che «la creatura Maria non può essere mai abbastanza lodata ». Tante sono, quindi, le pagine che si leggeranno con gusto e sorpresa in questa monumentale sintesi mariologica.
Considerando una delle mie attuali funzioni – quella di Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che sulla base del Concordato con lo Stato italiano ha tra i suoi compiti la tutela e la gestione delle circa 120 catacombe cristiane d'Italia – mi permetto solo di accennare a un suggestivo dato iconografico. La prima immagine di Maria a noi giunta è nella catacomba romana di Priscilla sulla Salaria. È un affresco di poco anteriore alla metà del III secolo che mette in scena Maria seduta col Bambino in braccio, mentre accanto a lei un personaggio virile con tunica e pallio (un profeta? Isaia?)punta l'indice della destra verso l'alto indicando una stella. L'ammiccamento è piuttosto sofisticato: si rimanda, infatti, a un passo anticotestamentario ove un "profeta" pagano, Balaam, emette un oracolo il cui contenuto già dalla stessa tradizione giudaica era riletto in chiave messianica. Ecco le sue parole: «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Numeri 24,17). La probabile allusione davidica poteva facilmente essere trasformata in annuncio messianico, che approderà anche nel Nuovo Testamento ove il Cristo dell'Apocalisse si autoproclama come «la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino » (22,16).
Pochi mesi prima del dizionario della San Paolo, una coedizione tra la Facoltà Teologica romana "Marianum" e l'editrice Città Nuova iniziava la pubblicazione di una Storia della mariologia , dall'impianto ovviamente diacronico. Il progetto comprende tre tomi articolati secondo "modelli" o tipologie di sviluppo tematico, destinati a concludersi con la recensione della fisionomia mariana africana. Nel primo volume attualmente a disposizione si procede dalle Scritture bibliche, a partire dall'unica, generica menzione paolina («nato da donna» di Galati 4,4), per giungere alle soglie del Rinascimento. Un itinerario all'interno di orizzonti immensi: si pensi solo alla patristica, alla liturgia, ai concili, alla teologia e alla pietà medievale, ma anche a vivaci paradigmi settoriali come la spiritualità orientale (Efrem siro o la letteratura copta o le sontuose liturgie dell'Oriente cristiano) o come la piccola foresta lussureggiante delle narrazioni apocrife (il Protovangelo di Giacomo , ad esempio). Anche percorrendo queste pagine, dovute a specialisti di chiara fama, si ripete l'esperienza di un pellegrinaggio in un mondo di meraviglie ove s'intrecciano arte e spiritualità, riflessione teologica e anelito devozionale, canto e implorazione, analisi e fantasia, ermeneutica e folclore, per cui non sono retoriche le immagini usate nell'introduzione a questo primo volume, quando si parla di «affresco storico-culturale», di «poliedricità », di «caleidoscopio». E, non ultimo, si dovrebbe anche introdurre il paradigma dell'Islam (presente con una voce propria nel dizionario Mariologia ) che nel Corano dedica a Maria un'intera sura,la XIX,proclamandola «sopra le altre donne dell'universo », l'unica donna degna di essere chiamata per nome in quel testo sacro, perché «Dio ti ha prescelta, ti ha purificata e ti ha eletta sopra tutte le donne del creato» (III, 42).

Il Sole-24 Ore
sezione: RELIGIONE data: 2010-02-07 - pag: 35

1 A cura di Stefano De Fiores, Valeria Ferrari Schiefer, Salvatore M. Perrella, «Mariologia», San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), pagg. 1.340,
Á 150,00;
1 A cura di Enrico Dal Covolo e Aristide Serra, «Storia della mariologia», vol. I «Dal modello biblico al modello letterario», Città Nuova Marianum , Roma, pagg. 1.032, Á 98,00.
Lourdes. Elina Löwensohn è Cécile nel film «Lourdes» di Jessica Hausner, presentato a Venezia lo scorso settembre e in uscita nelle sale italiane giovedì prossimo. È la storia del viaggio della speranza di Christine, costretta sulla sedia a rotelle dalla sclerosi multipla, che si affida alla Madonna