martedì 9 giugno 2009

rock, politica , testi

un mio intervento su www.accordo.it

Se vogliamo vedere cosa vuole dire "politica", significa fare scelte utili alla "polis", ovvero alla città, alla società. Chi si disinteressa alla politica in questo senso, decide di subire le scelte di altri.
Ciò predetto, ci possono essere musiche e canzoni che influiscono nella società, in modo esplicito o indiretto.
Le canzoni di Woody Guthrie, ad esempio, sono bellissime (consiglio il libro appena uscito, e grazie ad Alessio Ambrosi per il festival di Sarzana di quest'anno dedicato a Woody!), molte esplicitamente politiche, per sostenere lavoratori sfruttati.
Se andiamo a vedere quanto hanno influito nella società i beatles, invece, cambia il discorso. Perchè a mio parere negli anni 1964-1968 hanno contribuito ad una vera rivoluzione e apertura dei costumi....ma in Italia ascoltavamo le musiche, dei testi non capivamo un cazzo (ed era anche meglio così, per i primi LP!!!). Si era parlato del presunto impegno di "revolution", ma prima era stata fatta la rivoluzione nel modo di vivere, poi Lennon & Yoko si sono dati da fare veramente in politica, tanto che John amava definirsi proveniente dalla working class.
Quanti, dei Pink Floyd, apprezzavano la parte musicale, senza capire nulla dei testi? In Italia, penso moltissimi negli anni pre-wall, e mi sa ancora oggi. E mi ci metto anch'io, fan di Gilmour. C'è un DVD su come è stato fatto "Dark Side of the Moon" dove lui fa degli esempietti in studio con una scioltezza e una pulizia....senza parole...
In Italia, solo i più giovani oggi possono permettersi una conoscenza dell'inglese che consente di capire i testi mentre vengono cantati. Una volta....le parole erano solo parte della musica, c'era "Ciao 2001" e rivistine che una volta ogni tanto traducevano i testi.
Il problema è che non si possono mettere tutte in uno stesso cesto mele e pere, Inti Illimani (che suonavano benissimo, e visto che ci siamo invito ad ascoltare un bellissimo CD di Daniele Sepe dedicato a Victor Jara, ucciso dal regime di Pinochet) Hendrix a Woostock (nel film, lui suona nel festival dove tutto cominciò, ma la sensazione è che tutto stava disperatamente già finendo) e il cantautorato italiano. Bello ricordare Bertoli, ma mi permetto un invito: andare a scoprire il lavoro "politico" svolto da Vittoria Savona del Quartetto Cetra, quelli della "Vecchia Fattoria Hia Hia Ho"......Ha fatto libri e LP dedicati ai canti dell'emigrazione, molto attuali, purtroppo!

Ma comunque, suonare politicizzato & incazzato non è obbligatorio, per fortuna. La "rivoluzione" (chissà cosa vuol dire...) si può fare anche con la poesia e la fermezza, Gandhi insegna.