mercoledì 17 giugno 2009

effetto crisi: tornano parsimonia e sobrietà di costumi

NUOVI VALORI
di Federico Rampini, La repubblica delle donne,
13 GIUGNO 2009

La più celebre columnist del Wall Street Journal, Peggy Noonan, acuta osservatrice della società americana, sostiene che quando saremo usciti dalla crisi globale un'eredità durevole sarà "la scomparsa di un certo spirito, un modo di vedere la vita che è irrimediabilmente superato".


Lo choc colpisce in pieno la generazione dei baby-boomer (i 40enni, SOenni e 60enni di oggi), i suoi modelli di comportamento, la sua percezione del futuro. "Dal 1968 al 2008 - osserva la Noonan - i baby-boomer sono stati l'esercito di formiche che ha generato e goduto la Grande Abbondanza. Ma si accorgono che quell'era che loro costruirono si è chiusa, qualcosa di nuovo sta cominciando, qualcosa di più sobrio, sottotono, e al tempo stesso misterioso. Le vecchie manifestazioni esteriori del successo - denaro, status, potere - non avranno più esattamente lo stesso appeal di prima".
L'editorialista del Wall Street Journal è convinta che la frugalità sia il "nuovo chic" e che le ripercussioni di questa svolta si sentiranno in ogni sfera delia vita personale, fino a capovolgere le nostre immagini personali. "Dalle case in cui abitiamo alle vetrine dei negozi -scrive - tutto luccicherà meno, si spenderà meno per l'apparenza. Ivi compresa l'apparenza umana. Saremo di nuovo autorizzati a invecchiare. Ci saranno meno chirurgie plastiche, meno lifting estetici, meno Botox, meno capelli tinti o fìnti. Uomini e donne assomiglieranno un po' di più a quelli di una volta, prima che iniziasse l'èra della perfezione". Da Boulder Point (Colorado) a Sand-point (Idaho), decine di cittadine americane aderiscono al movimento delle
Transition Town, che all'inizio del 2009 ha già reclutato 150 Comuni in tutto il mondo. L'idea delle Transition Town è quella di pilotare una transizione verso stili di vita a basso consumo energetico: per esempio promuovendo l'alimentazione a base di prodotti locali, e aiutando l'artigianato di prossimità, per ridurre il ricorso al trasporto merci su lunghe distanze che è molto inquinante. Non sono ricette nuove, il movimento Slow Food le sostiene da tempo. L'originalità delle Transition Town è un'altra. È un tentativo di inventare una via gioiosa alla frugalità. Anziché colpevolizzare il consumatore, invece di spaventarlo con visioni apocalittiche del futuro, nelle Transition Town la comunità locale si unisce alla ricerca di nuovi stili di vita condivisi. L'idea è che cambiare abitudini tutti insieme è più facile, più virtuoso, meno ansiogeno. Non si creano tensioni fra gli ambientalisti radicali e gli altri, non ci si divide tra buoni e cattivi, si lavora tutti insieme per definire le nuove regole del gioco, convinti che alla fine il risultato sarà una migliore qualità della vita per tutti.
Il New York Times osserva che l'esperimento delle Transition Town riscopre un volto antico dell'America, l'etica puritana dei padri fondatori. Inoltre sembra di rivivere a due secoli di distanza l'avventura del "fourierismo", il movimento socialista-utopista lanciato dal filosofo francese Charles Fourier nell'800. Fourier, con un linguaggio di sorprendente attualità, denunciava gli eccessi della rivoluzione industriale del suo tempo e ce l'aveva in particolare con i banchieri. Un capitalismo malato di finanza secondo lui avrebbe portato agl'asservimento degli esseri umani déntro le grandi imprese: un "feudalesimo industriale". Per salvare la società, anziché predicare rivoluzioni violente o dittature del proletariato, Fourier proponeva il cambiamento dal basso, una comunità alla volta. I suoi "falansteri" dovevano essere i micro-laboratori locali dove sperimentare laboratori più equi. Oggi il consumismo è in ritirata sotto la pressione di uno stato di necessità. Gli squilibri provocati da anni di indebitamento facile hanno innescato dei contro-aggiustamenti rapidi. In poco tempo la massa delle famiglie americane, facendo di necessità virtù, ha riscoperto una parola che sembrava dimenticata: risparmio. E questo rinsavimento collettivo è agevolato dai mass media, dall'industria della comunicazione, che sfornano nuove ideologie e nuovi trend per accompagnare l'evoluzione dei comportamenti. Martha Olney, economista dell'Università di Berkeley e studiosa della Grande Depressione degli anni 30, dice che è tipico di queste crisi storiche il repentino ribaltamento dei valori: "La parsimonia e una nuova sobrietà di costumi riemergono come le virtù di quesfepoca".