Alghe, mucillagini, veleni: ecco il Mediterraneo
Sempre più caldo e sempre più acido. Popolato da mucillagini e meduse che arrivano all’improvviso come ondate inarrestabili. Soffocato da un muro di cemento e asfalto che occupa già il 40 per cento delle coste. Inquinato da fiumi carichi di metalli pesanti, pcb, pesticidi, distruttori endocrini (le sostanze che alterano gli ormoni sessuali). è un estratto dal blog ecologista di Antonio Cianciullo http://cianciullo.blogautore.repubblica.it/
E’ il Mediterraneo bellezza. Non che gli altri mari stiano molto meglio, ma qui, in questo angolo di storia che occupa meno dell’1 per cento della superficie dei mari e ospita tra il 5 e il 15 per cento della biodiversità marina, si concentra una straordinaria quantità di problemi, in buona parte previsti ma poco contrastati. L’ultimo rapporto di Greenpeace li elenca. Ecco i principali.
Temperatura. L’aumento medio registrato nel Mediterraneo nord-occidentale è stato di 1 grado negli ultimi 30 anni e l’ondata di calore del 2003 è stato l’evento più caldo registrato sott’acqua negli ultimi 500 anni. Purtroppo non si sta scaldando solo lo strato superficiale: il global warming non risparmia gli strati più profondi di un mare semi-chiuso e di piccole dimensioni ma con fosse abissali che superano i 6 metri. Tutto ciò ha un effetto devastante non solo sulla ricchezza del mare in termini di biodiversità (il 20-30 per cento delle specie animali e vegetali è a rischio di estinzione con un aumento delle temperature globali oltre i 2 gradi) ma anche su attività produttive come le pesca: l’abbattimento degli stock di acciughe in Adriatico negli anni ’80 (sono crollate da 640 mila a 16 mila tonnellate) è probabilmente collegato ai cambiamenti nelle condizioni idroclimatiche.
Acidità. L’alterazione della concentrazione atmosferica della CO2 ha effetti micidiali anche sulla chimica degli oceani. Le acque del mare infatti assorbono circa un quarto dell’anidride carbonica che immettiamo nell’atmosfera e ciò provoca un aumento dell’acidità degli oceani (la CO2 in acqua diventa acido carbonico e abbassa il pH). Il livello di acidità è arrivato al punto di costituire una minaccia per gli organismi marini dotati di uno scheletro o di un guscio calcareo: l’effetto rischia di somigliare a quello che si produce versando una goccia di succo di limone su un guscio d’uovo. Dall’inizio della rivoluzione industriale l’acidità degli oceani è aumentata del 30 per cento: un cambiamento 100 volte più rapido di quello avvenuto negli ultimi milioni di anni.
Invasioni tropicali e alghe killer. L’aumento delle specie tropicali, che spesso sottraggono spazio alle specie autoctone, è inarrestabile. La caulerpa taxifolia è la più famosa del gruppo di alghe che modificano drasticamente gli equilibri marini. In Italia un nucleo consistente è stato individuato al confine con la Francia, un’altra presenza è stata accertata a Livorno, altre chiazze all’Isola d’Elba e in Sicilia nel parco delle Egadi.
Soluzioni. Oltre alle azioni mirate a ridurre la pressione del caos climatico, Greenpeace suggerisce di creare una rete di riserve marine che copra il 40 per cento del Mediterraneo, per proteggere le specie e gli habitat costieri più sensibili al cambiamento climatico.