Nel nostro paese il novanta per cento delle merci viaggia in camion. Al di là di ogni questione ecologica (l'impatto ambientale è disastroso), colpisce la quasi totale dipendenza dei nostri consumi dagli autotrasporti. E il conseguente, smisurato potere (anche di ricatto) che la categoria può vantare nei confronti della società intera.
Se i consumi a chilometri zero e la filiera corta vi sembrano solo ridicole utopie o snobberie da nostalgici, ecco un'ottima occasione per rifletterci sopra, come si dice, laicamente.
Il mercato, da sé, non è in grado di distinguere (ne è interessato a farlo) tra consumi virtuosie consumi viziosi. Ma noi, magari, potremmo almeno provarci. Le arance siciliane a Milano sono una logica conquista (a Milano non crescono arance), ma bere a Roma acqua minerale delle Alpi o mangiare in Piemonte peperoni olandesi, è una fesseria indotta da interessi del tutto estranei a quelli di chi li compera e li mangia. Comperare un cibo o una merce significa anche pagargli il biglietto del viaggio, ma quasi nessuno ci pensa. Il linguaggio dei consumi è complicato, o cominciamo a impadronircene, e a governarlo, o restiamo analfabeti, e come tali manipolabili, e sottomessi, e in balia di meccanismi destinati a sovrastarci in eterno.
Michele Serra, La repubblica, 26 gennaio 2012