Il dibattito su Renzi (ma Renzi è un pretesto, forse) lo arricchisco con questo contributo
gg
--
dal BLOG di Federico Mello
Renzi è uguale a Berlusconi. Lo dicono in tanti, on e off-line, con convinzione, con sicumera. Il sindaco di Firenze, si sa, divide: suscita speranze e antipatie. Ma questo paragone con Berlusconi, a mio avviso, non sta per niente in piedi. In cosa consisterebbe?
Berlusconi è l’uomo più ricco d’Italia, Renzi no.
Berlusconi ha tre televisioni, Renzi no.
Berlusconi ha Mondadori, compresi Panorama e Chi, Renzi no.
Berlusconi ha il Giornale, Renzi no.
Berlusconi è in parlamento da 17 anni ed è stato per tre volte primo ministro, Renzi no.
Berlusconi ha partecipazioni in banche, assicurazioni, ultimamente persino nel business dell’azzardo che fa riferimento ai monopoli di Stato, Renzi no.
Berlusconi ha fondato un partito personale, di cui è tutt’ora a capo, dove mai si è votato per gli organi interni, nemmeno per i segretari cittadini. Renzi no, ha vinto le primarie nel Pd e sta in un partito di cui si può dire tutto, tranne che sia un partito personale.
Berlusconi ha avuto 24 processi sul groppone – quattro ancora in corso – e da molti di questi si è salvato grazie a leggi ad personam, corruzione di imputati e giudici, prescrizione. Renzi no.
Berlusconi non conosce Internet, parla di Gogol invece che di Google, Renzi no.
Potremmo andare avanti a lungo. E qua tutto intendiamo fare, tranne che un’apologia del renzismo. Alcuni aspetti ancora non convincono: Gori è un personaggio che non ispira fiducia, e nei 100 punti della Leopolda ci sono delle assenze gravi, dal conflitto d’interessi alla mancata menzione delle mafie e della criminalità organizzata.
Ma più interessante è capire da dove derivi questa accusa di “berlusconismo”.
Forse dal fatto che Renzi comunica bene. (E quindi “comunicare male” sarebbe di sinistra).
O forse perché è giovane: chiacchieriamo tanto sui politici sempre quelli, sempre loro, ma quando spunta un trentenne, è sempre più rassicurante nascondersi sotto la gonna di Bersani.
O forse perché è post-ideologico: diciamo che le ideologie sono morte da un pezzo ma poi, quando spunta una proposta diversa, torniamo sempre a rifugiarci nel bel “pensiero forte” di una volta.
O forse perché fa proposte “troppo vaghe”: prima chiediamo l’apertura dei partiti ai cittadini, poi quando propongono una piattaforma di discussione, vorremmo tutto bello e pronto.
O non è forse, viene da chiedersi infine, che viene considerato “berlusconiano” perchè è un outsider? Uno fuori dagli schemi, dalle solite facce, dai soliti giri. Così come lo sono i precari al lavoro, i ricercatori all’università, i blogger nei giornali.
Certo, a parole lo era anche Berlusconi 17 anni fa. Ma era già il più ricco d’Italia e molto potente, si proponeva nuovo ed era già anziano, con una storia macchiata dai noti rapporti con Craxi, dall’oscura origine della sua fortuna, dalla partecipazione alla P2. Si doveva salvare il c…: fu chiaro a molti anche prima che vincesse la partita delle elezioni truccate dalla macchina della propaganda.
Questa volta il caso è diverso. E mia opinione è che la sinistra non possa ridursi solo alla Bindi e alle Melandri, ai Latorre e ai Rutelli (gli stessi che fanno ministri gente come Mastella); alla Camusso e a Landini, a Diliberto e a Paolo Cento; la sinistra non può essere solo quella di chi dice “facciamo premier Casini”, la sinistra della narrazione e quella del default.
Ci sono molti italiani, ancora di più tra i trenta e i quarant’anni, che probabilmente non si vedono tutte le puntate di Ballarò, che non leggono dodici quotidiani al giorno, che non conoscono da sempre questo o o quel politico, che però vorrebbero un paese solidale e moderno, con merito e innovazione, che magari permetta a tutte e tutti di mettersi in gioco, di mettersi in proprio, anche a chi è figlio di nessuno e non ha manco una casa di proprietà. Un paese che crede nella ricerca e nel progresso, che svecchia le formule e le persone, che dia spazio alla rappresentanza dei Millennial e che magari guardi con fascino all’America di Obama e della Silicon Valley.
È tutto ciò Renzi? No, certo. Ancora no. Ma pensare che questa gente appena detta sia di destra, a me pare un insulto. Definire una sinistra del genere, un progressismo 2.0, berlusconiano, mi sembra questo sì, conservatore.