domenica 20 novembre 2011

Conflitti d´interesse e poteri forti (Tito Boeri).



Un primo risultato il governo Monti lo ha già ottenuto: lo spread fra i titoli decennali italiani e spagnoli si è ridotto al solo cambiamento di governo. Guardare al divario fra il rendimento dei Btp e i Bonos serve per tener conto della dimensione europea della crisi e degli interventi della Bce, comuni ai due paesi.
Da quando Monti è stato nominato senatore a vita, la percezione del rischio dell´Italia sui mercati è migliorata. il divario tra Italia e Spagna che aveva raggiunto 142 punti base, è diventato ieri negativo. Questo significa che i mercati adesso ritengono la Spagna più a rischio dell´Italia.
Il miglioramento complessivamente è stato di più di 150 punti, come dire che senza cambiamento di governo avremmo dovuto vendere i titoli di Stato a tassi superiori all´8 per cento, ben oltre la soglia di guardia.
Queste dinamiche degli spread (e dei Cds, le assicurazioni contro il ripudio del debito) ci dicono anche che le valutazioni dei mercati rimangono selettive, continuano a tenere conto degli sviluppi nei singoli Paesi, anche se il rischio di crisi dell´intera area dell´Euro è aumentato ora che la crisi ha coinvolto paesi della dimensione di Italia e Spagna e sta lambendo la Francia.
È un effetto legato alla credibilità personale del nuovo presidente del Consiglio, in forte contrasto con quella del suo predecessore a Palazzo Chigi. D´ora in poi non basterà comunque “metterci la faccia”. Il nuovo governo dovrà rapidamente approvare riforme di grande impatto per convincere i mercati che in Italia c´è stato un vero cambiamento di regime e che il nostro Paese è in grado davvero di attuare quelle misure che avremmo dovuto prendere molto tempo fa. Servirà non solo a noi, ma anche agli altri paesi dell´area dell´Euro.
Il nuovo esecutivo ha bisogno di tempo per attuare anche solo una minima parte del programma tracciato da Mario Monti nei suoi discorsi al Senato e alla Camera. Sarà decisiva, in questo senso, la capacità di distinguersi nettamente nello stile di governo dall´esecutivo precedente, ricostruendo quel rapporto di fiducia che si è progressivamente eroso fra i cittadini e le istituzioni. È questo il miglior antidoto contro gli sgambetti parlamentari. Per muoversi in questa direzione il governo potrebbe inaugurare la sua stagione proprio intervenendo sui costi della politica. In principio potrebbe farlo anche senza dover far votare una legge specifica al Parlamento, ma semplicemente riducendo gli stanziamenti per la Camera e il Senato. Solo le indennità parlamentari sono, infatti, determinate a norma di legge.
È altrettanto fondamentale che il governo risolva al più presto i potenziali conflitti di interesse che riguardano alcuni dei nuovi ministri. Quello più evidente attiene al nuovo ministro dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti. Corrado Passera non è più amministratore delegato di Banca Intesa, ma deteneva fino a qualche giorno fa una quota significativa di azioni e di stock options dell´istituto di credito. Banca Intesa ha partecipazioni rilevanti nell´editoria, nelle telecomunicazioni, nel settore energetico e nei trasporti, insomma un po´ in tutte le aree di competenza del superministro. Se non lo ha già fatto negli ultimi giorni, Passera dovrebbe allora vendere immediatamente queste azioni o affidarle a un blind trust.
Questo non basterà a fugare il sospetto che il ministro abbia intenzione di portare avanti progetti che favoriscono le lobby di cui ha fatto parte, distogliendolo dal perseguimento dell´interesse generale. I sospetti riguardo a questo suo più sottile conflitto di interessi potranno essere fugati soltanto dimostrando sul campo di essere indipendente da questi “poteri forti”. Per fortuna i prossimi mesi offriranno diverse occasioni a Passera per dare prova di questa indipendenza. Vediamone le principali.

Sembra troppo tardi per modificare i termini delle gare per l´assegnazione delle frequenze del digitale terrestre che hanno sin qui visto una forte asimmetria di trattamento fra operatori telefonici (che hanno versato complessivamente 4 miliardi) e operatori televisivi, che si vedranno assegnate le frequenze gratuitamente, con beauty contest. Passera potrebbe rimediare a questa asimmetria, che non ha alcun fondamento economico, tassando tutti gli operatori televisivi che operano sul digitale in base all´utilizzo delle frequenze. La tassa andrebbe messa su ogni frequenza utilizzata, non sul fatturato: se poi gli operatori non vogliono pagare, dovrebbero restituire le frequenze allo Stato che potrà rimetterle a gara, come avviene nel Regno Unito.

Un altro passo importante sarebbe la costituzione di un´Authority nei Trasporti, un progetto di cui si parla da almeno 15 anni e che servirebbe fortemente per migliorare le condizioni competitive in cui operano le nostre imprese, si pensi ai costi esorbitanti della tratta aerea Roma-Milano.

Ma forse il lavoro più importante (e più in rottura col suo passato) che il nuovo ministro dovrà svolgere riguardo l´accesso al credito da parte delle piccole imprese. È questo il canale principale attraverso cui la crisi del debito pubblico si sta trasferendo all´economia reale. Le piccole imprese incontrano crescenti difficoltà a finanziarsi e, quando ci riescono, lo fanno a costi crescenti. Nel ridurre gli impieghi le grandi banche italiane stanno infatti diventando ancora più strabiche nel trattamento di grandi e piccole aziende, che pure rappresentano il cuore pulsante dell´economia italiana.
La cosa più importante che si può oggi fare per evitare una nuova pesante recessione in Italia è intervenire sui fattori che sono alla base di queste asimmetrie di trattamento. È l´intervento più di “sviluppo” che si possa concepire in questo momento. L´esperienza di Passera può essere molto importante nel rilanciare i Confidi, istituti che garantendo i prestiti delle piccole imprese, dovrebbero ampliarne l´accesso al credito. Passera sa anche molto bene quanto l´accesso al credito sia oggi viziato da conflitti di interessi nella governance delle nostre imprese, per via di quella ragnatela di partecipazioni incrociate tra banche, assicurazioni e banche d´affari che spinge le prime a concedere prestiti a condizioni stracciate alle società partecipate per non sommare al rischio di credito anche quello di non percepire dividendi in quanto azionista.
Per rimuovere l´anomalia delle partecipazioni incrociate – che di fatto sottrae linfa vitale alle imprese fuori dalla ragnatela – bisognerebbe vietare agli istituti di credito di avere partecipazioni superiori a una soglia in imprese quotate che operano in settori diversi dal sistema creditizio, come le società di assicurazioni quotate, le grandi imprese che forniscono servizi di pubblica utilità e nel mondo dell´editoria. Oltre a privare di una grande quantità di credito le nostre imprese e impedire alle banche di diversificare maggiormente il loro portafoglio, questo sistema ha creato una grave forma di disinformazione sul vero stato del nostro sistema bancario. Doveva fino a qualche giorno fa essere il migliore del mondo. Stiamo invece scoprendo che le nostre banche hanno problemi strutturali di redditività, con un volume di sofferenze in forte aumento e percentualmente superiore che in altri paesi, alti costi fissi e una forte concentrazione del rischio su poche imprese e sui nostri titoli di stato.