Da quando Monti è stato nominato
senatore a vita, la percezione del rischio dell´Italia sui mercati è
migliorata. il divario tra Italia e Spagna che aveva raggiunto 142
punti base, è diventato ieri negativo. Questo significa che i
mercati adesso ritengono la Spagna più a rischio dell´Italia.
Il
miglioramento complessivamente è stato di più di 150 punti, come
dire che senza cambiamento di governo avremmo dovuto vendere i titoli
di Stato a tassi superiori all´8 per cento, ben oltre la soglia di
guardia.
Queste dinamiche degli spread (e dei
Cds, le assicurazioni contro il ripudio del debito) ci dicono anche
che le valutazioni dei mercati rimangono selettive, continuano a
tenere conto degli sviluppi nei singoli Paesi, anche se il rischio di
crisi dell´intera area dell´Euro è aumentato ora che la crisi ha
coinvolto paesi della dimensione di Italia e Spagna e sta lambendo la
Francia.
È un effetto legato alla credibilità
personale del nuovo presidente del Consiglio, in forte contrasto con
quella del suo predecessore a Palazzo Chigi. D´ora in poi non
basterà comunque “metterci la faccia”. Il nuovo governo dovrà
rapidamente approvare riforme di grande impatto per convincere i
mercati che in Italia c´è stato un vero cambiamento di regime e che
il nostro Paese è in grado davvero di attuare quelle misure che
avremmo dovuto prendere molto tempo fa. Servirà non solo a noi, ma
anche agli altri paesi dell´area dell´Euro.
Il nuovo esecutivo ha bisogno di tempo
per attuare anche solo una minima parte del programma tracciato da
Mario Monti nei suoi discorsi al Senato e alla Camera. Sarà
decisiva, in questo senso, la capacità di distinguersi nettamente
nello stile di governo dall´esecutivo precedente, ricostruendo quel
rapporto di fiducia che si è progressivamente eroso fra i cittadini
e le istituzioni. È questo il miglior antidoto contro gli sgambetti
parlamentari. Per muoversi in questa direzione il governo potrebbe
inaugurare la sua stagione proprio intervenendo sui costi della
politica. In principio potrebbe farlo anche senza dover far votare
una legge specifica al Parlamento, ma semplicemente riducendo gli
stanziamenti per la Camera e il Senato. Solo le indennità
parlamentari sono, infatti, determinate a norma di legge.
È altrettanto fondamentale che il
governo risolva al più presto i potenziali conflitti di interesse
che riguardano alcuni dei nuovi ministri. Quello più evidente
attiene al nuovo ministro dello Sviluppo Economico, delle
Infrastrutture e dei Trasporti. Corrado Passera non è più
amministratore delegato di Banca Intesa, ma deteneva fino a qualche
giorno fa una quota significativa di azioni e di stock options
dell´istituto di credito. Banca Intesa ha partecipazioni rilevanti
nell´editoria, nelle telecomunicazioni, nel settore energetico e nei
trasporti, insomma un po´ in tutte le aree di competenza del
superministro. Se non lo ha già fatto negli ultimi giorni, Passera
dovrebbe allora vendere immediatamente queste azioni o affidarle a un
blind trust.
Questo non basterà a fugare il
sospetto che il ministro abbia intenzione di portare avanti progetti
che favoriscono le lobby di cui ha fatto parte, distogliendolo dal
perseguimento dell´interesse generale. I sospetti riguardo a questo
suo più sottile conflitto di interessi potranno essere fugati
soltanto dimostrando sul campo di essere indipendente da questi
“poteri forti”. Per fortuna i prossimi mesi offriranno diverse
occasioni a Passera per dare prova di questa indipendenza. Vediamone
le principali.
Sembra troppo tardi per modificare i
termini delle gare per l´assegnazione delle frequenze del digitale
terrestre che hanno sin qui visto una forte asimmetria di
trattamento fra operatori telefonici (che hanno versato
complessivamente 4 miliardi) e operatori televisivi, che si vedranno
assegnate le frequenze gratuitamente, con beauty contest. Passera
potrebbe rimediare a questa asimmetria, che non ha alcun fondamento
economico, tassando tutti gli operatori televisivi che operano sul
digitale in base all´utilizzo delle frequenze. La tassa andrebbe
messa su ogni frequenza utilizzata, non sul fatturato: se poi gli
operatori non vogliono pagare, dovrebbero restituire le frequenze
allo Stato che potrà rimetterle a gara, come avviene nel Regno
Unito.
Un altro passo importante sarebbe la
costituzione di un´Authority nei Trasporti, un progetto di
cui si parla da almeno 15 anni e che servirebbe fortemente per
migliorare le condizioni competitive in cui operano le nostre
imprese, si pensi ai costi esorbitanti della tratta aerea
Roma-Milano.
Ma forse il lavoro più importante
(e più in rottura col suo passato) che il nuovo ministro dovrà
svolgere riguardo l´accesso al credito da parte delle piccole
imprese. È questo il canale principale attraverso cui la crisi
del debito pubblico si sta trasferendo all´economia reale. Le
piccole imprese incontrano crescenti difficoltà a finanziarsi e,
quando ci riescono, lo fanno a costi crescenti. Nel ridurre gli
impieghi le grandi banche italiane stanno infatti diventando ancora
più strabiche nel trattamento di grandi e piccole aziende, che pure
rappresentano il cuore pulsante dell´economia italiana.
La cosa più importante che si può
oggi fare per evitare una nuova pesante recessione in Italia è
intervenire sui fattori che sono alla base di queste asimmetrie di
trattamento. È l´intervento più di “sviluppo” che si possa
concepire in questo momento. L´esperienza di Passera può essere
molto importante nel rilanciare i Confidi, istituti che garantendo i
prestiti delle piccole imprese, dovrebbero ampliarne l´accesso al
credito. Passera sa anche molto bene quanto l´accesso al credito sia
oggi viziato da conflitti di interessi nella governance delle nostre
imprese, per via di quella ragnatela di partecipazioni incrociate tra
banche, assicurazioni e banche d´affari che spinge le prime a
concedere prestiti a condizioni stracciate alle società partecipate
per non sommare al rischio di credito anche quello di non percepire
dividendi in quanto azionista.
Per rimuovere l´anomalia delle
partecipazioni incrociate – che di fatto sottrae linfa vitale alle
imprese fuori dalla ragnatela – bisognerebbe vietare agli
istituti di credito di avere partecipazioni superiori a una soglia in
imprese quotate che operano in settori diversi dal sistema
creditizio, come le società di assicurazioni quotate, le grandi
imprese che forniscono servizi di pubblica utilità e nel mondo
dell´editoria. Oltre a privare di una grande quantità di
credito le nostre imprese e impedire alle banche di diversificare
maggiormente il loro portafoglio, questo sistema ha creato una grave
forma di disinformazione sul vero stato del nostro sistema bancario.
Doveva fino a qualche giorno fa essere il migliore del mondo. Stiamo
invece scoprendo che le nostre banche hanno problemi strutturali di
redditività, con un volume di sofferenze in forte aumento e
percentualmente superiore che in altri paesi, alti costi fissi e una
forte concentrazione del rischio su poche imprese e sui nostri titoli
di stato.