domenica 20 novembre 2011
Cammina, cammina, cos' ritroviamo la libertà perduta
Viaggiare a piedi è cosa da fare da soli, almeno una volta nella vita. Un'avventura che ti cambia per sempre.
Non serve andare in pellegrinaggio a Santiago de Campostela. Bastamolto meno. Ovviamente i sedentari vi diranno di non farlo. Voi ignorateli: non serve un gran fisico, e i pericoli sono inferiori a quelli di un viaggio in automobile.
Il difficile è aprire la porta di casa e uscire. È superare la vischiosità delle abitudini e i dubbi che accompagnano ogni partenza. Una volta fuori, il più è fatto. Poi inizia la metamorfosi. Il primo giorno sei sbilenco, pieno di timori, chino sul telefonino in attesa di chiamate dal mondo che abbandoni. Ti senti stupido e miserabile di fronte ai viaggiatori veloci.
Il secondo giorno prendi un pò ' di ritmo e quel ritmo genera musica nella testa. È il segno che il groppo sì scioglie. Sputi veleni e incameri pensieri. L'andatura comincia a miscelare memorie, fantasie. Vi accorgete di bere il doppio e mangiare la metà. Il corpo entra in un lavacro rigeneratore.
Il terzo giorno la solitudine non è più un problema. Anzi, il fatto di essere solivi facilital'incontro. «Dove vai», «Da dove vieni», sono domande che nessuno vi farebbe se foste in gruppo. La persona sola che arriva sul sentiero con passo tranquillo incuriosisce a distanza.
Il quarto giorno tutte le vostre funzioni vitali sono tarate a meraviglia, le paturnie inutili sono sparite. Gli scaffali della mente sono spolverati e in ordine. Il passaggio dal sonno alla veglia è istantaneo e privo di incertezze. La pioggia o il caldo non sono più un problema per voi.
Il quinto giorno vi rendete conto con stupore di avere imparato a camminare. Lo capite dal rispetto con cui vi guarda la gente. Siete eretti, nobili. Irradiate calma e soddisfazione. Se avete un bastone da pellegrino è ancora meglio: il suo ritmo sincronizzato con la camminata manda segnali chiarissimi di autorità e forza.
Dal sesto in poi vi passa completamente la voglia di tornare. Camminate guardando solo avanti, i ponti con quello che sta dietro sono tagliati completamente. Vi prenderà voglia di sparire e cambiare identità. E in effetti siete diversi. Avete perso la vecchia pelle sullo stradone impolverato, come fa il serpente. Da quel momento potrete andare ovunque.
PAOLO RUMIZ Repubblica, 19 novembre 2011