Le rivolte degli ultimi sbarcano al Nord colpa della crisi,
ora serve una sanatoria
«Bisogna mettere in regola tutti i lavoratori migranti truffati dalla sanatoria
2009 e quanti per colpa della crisi stanno perdendo il lavoro».
L'ex segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, bergamasco, oggi deputato
Udc e presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, ne fa una questione di
giustizia: «Non parliamo di delinquenti ma di persone che lavorano e
contribuiscono all'economia del Paese».
È giusto allora concedere il permesso di soggiorno agli immigrati che protestano
sulla gru a Brescia? «La loro è una richiesta di giustizia. Lavorano, si sono
autodenunciati, chiedono di vivere nella legalità. Devono rientrare nella
sanatoria. Ma il ragionamento è più largo. Oggi nella mia Lombardia come
nel resto d' Italia, la crisi economica sta lasciando a casa molti lavoratori
stranieri. Ebbene, per queste persone, dopo solo sei mesi scatta la
clandestinità. È un' ingiustizia intollerabile. Questi lavoratori meritano di
restare regolari».
Per ovviare a questi problemi il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha
proposto di prolungare a 12 mesi il permesso di soggiorno per attesa
occupazione. «Bisogna farle le cose, non dirle. Oggi è l' intero impianto della
Bossi-Fini che va rivisto, perché è cambiato il mondo del lavoro. La
domanda è: conviene oggi all' Italia perdere un lavoratore che è stato
formato, che ha acquisito una professionalità utile per il Paese? O è uno
spreco di risorse umane?».
A lungo le proteste degli immigrati hanno caratterizzato il Sud Italia. Ora è il Nord
a esserne investito. Perché? «Nel Mezzogiorno la clandestinità e lo
sfruttamento bestiale della manodopera immigrata va avanti da anni. Oggi al
Nord, la crisi è penetrata così in profondità da far emergere la stessa
conflittualità. Il malessere sociale è molto più profondo di quello che
appare. La crisi sta colpendo i più poveri e indifesi, senza distinzioni».
Le proteste dei migranti non sembrano però raccogliere la solidarietà dei
lavoratori italiani. «Nei momenti difficili ciascuno cerca di salvare se stesso.
Nei miei 40 anni da sindacalista ho sempre visto che le crisi lacerano i
rapporti di solidarietà. Scatta la logica del "si salvi chi può". Ma ci sono
anche responsabilità precise: al Nord, il susseguirsi di delibere comunali
discriminatorie hanno alimentato una pericolosa cultura della diffidenza
verso il diverso».
In un periodo di crisi è giusto azzerare i decreti dei flussi, come ha fatto l' attuale governo? «I flussi d'ingresso vanno certamente governati con razionalità, ma
senza dimenticare quanti hanno diritto a richiedere asilo e oggi invece
vengono respinti e senza rinunciare a una politica dell' integrazione».
Sulla questione immigrazione, l'impegno dei sindacati è all'altezza della sfida?
«Si sono fatti grandi passi avanti ma se, almeno su questa questione, i sindacati
ritrovassero una forte unità d' azione, potrebbero aiutare a recuperare una
maggiore cultura della solidarietà». –