Caro Augias, più volte il presidente del Consiglio ha affermato di essere un estimatore di Erasmo da Rotterdam. Vorrei suggerirgli la lettura dell' Institutio principis christiani (1516).
L' opera, scritta per il giovanissimo Carlo di Borgogna, il futuro imperatore Carlo V di cui Erasmo era diventato consigliere, è quasi contemporaneaa Il principe (1513) di Machiavelli. Ma le due figure di principe (quella di Erasmoe quella di Machiavelli) si collocano su due posizioni opposte.
Per quanto riguarda il trattato di Erasmo cito per esempio: « Il buon principe deve comportarsi e condurre una vita tale che da essa tutti gli altri, nobili e cittadini, possano trarre esempio di frugalità e di sobrietà. In privato si comporti in modo da non poter mai essere sorpreso dall' intervento di nessuno .. Tutto ciò che si coglie sulla bocca del principe si sparge rapidamente tra il popolo. Occorre quindi che stia soprattutto attento che quello che dice ispiri virtù e riveli un animo degno di un buon principe». Rivolgendosi direttamente al principe Erasmo scrive tra l' altro: « Da che ti sei votato allo Stato non sei più libero di vivere a tuo piacere; occorre che tu sostenga e osservi il ruolo che hai assunto. Nessuno partecipa ad una gara olimpica senza aver prima valutato che cosa esiga da lui la legge che regola il gioco».
Lorenzo Cortesi cortesi.lorenzo@tiscali.it
risponde Corrado Augias:
Dubito fortemente che il presidente del Consiglio, con tutte le cose che ha e sempre ha avuto da fare, abbia avuto il tempo di leggere davvero Erasmo. Nelle più nota (' Elogio della follia' ) deve averlo sedotto l' insania richiamata nel titolo. Ricordo che nel suo primo impressionante comizio a Roma (1993) esordì dicendo col più accattivante dei sorrisi: Sono un pazzo che è venuto ad incontrare altri pazzi ... eccetera.
In realtà Erasmo si serve della follia allo stesso modo in cui Montesquieu si servì dei ' persiani' nel suo romanzo epistolare ' Lettere persiane' . Il folle e lo straniero sono capaci di vedere cose che l' abitudine rende opache. Ma tra le tante cose che Erasmo vide ci fu la degenerazione della Chiesa, la decadenza morale del clero, l' ostentata ricchezza dei vescovi, l' ossequio esagerato alle forme esteriori del culto che allontanavano il fedele dalle virtù essenziali del vero cristiano: l' umiltà, la tolleranza, la misericordia. Concetti difficili, bisogna averci pratica per maneggiarli. Quanto all' Institutio, un non più giovanissimo Erasmo (sfiorava i cinquanta), la scrisse appena nominato consigliere di Carlo re di Spagna come ringraziamento per la carica. L' intenzione con la quale il signor Cortesi ha inviato la citazione è trasparente. Ma la domanda è se valga la pena continuare a ricordare l' insegnamento dei classici per un caso che appare ormai al di là di ogni speranza. - CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it
Repubblica — 11 novembre 2010 pagina 34 sezione: COMMENTI