mercoledì 30 luglio 2008

le ecomamme

INCHIESTA Riciclano. Educano al verde. Consumano solidale. Negli Usa cominciano a diventare quasi un movimento. Anche questa è politica? di Mara Accettura


Non c'è una parte della biosfera che non sìa minacciata ed è nostro dovere intervenire per lasciare un'eredità di salute e prosperità ambientale, economica e sociale. Altrimenti non ci saranno laghi per nuotare, neve per sciare, cascate per giocare, e acqua fresca da bere». Un messaggio dì Al Gore? No, è il blog di una mamma, anzi un'ecomamma single: Kimberly Danek Pinkson, 38 anni, ex danzatrice e webmaster del sito www. ecomomallìance. org «Una notte d'inverno allattavo mio figlio Corbìn. Fuori c'era una tempesta dì neve, avevo freddo e mi sentivo sola. Mentre piangevo di solitudine e stanchezza una serie dì immagini mi passava per la testa: una mamma in Africa nella sua capanna, una in un appartamento di Parigi e una in una giungla brasiliana. Con la maternità avevo scoperto una nuova e potente sorellanza». Oggi il suo sito raccoglie un'alleanza dì 9000 membri ma il suo
tam tam rimbalza dagli Usa all'Europa. Ecco www.greenandcleanmom.orge www.eco-chick.com, mentre in Francia c'è www.maman-bio.com e www.econo-ecolo.org, nel Regno Unito il Women En-vironmental Network (www.wen.org.uk) e in Italia blog come extramamma.blog-spot.com o forum, come quelli ospitati da www.promiseland.it - II punto di riferimento del vìvere etico-vegan. Ovunque le donne, le gorettes, come le chiamano in America, soprattutto quelle con bambini piccoli, sì interrogano con passione sul mondo che verrà. «Eco mamma è un termine che mi piace», scrive Eco Mamma su www.noimamme.it, «un termine usato da una madre che guarda al futuro e spera di lasciare un mondo pulito o, almeno, un mondo meno 20220, ai propri figli. Lo so, detta così sembra una pubblicità e neanche troppo bella, ma non lo è affatto, è solo coscienza umana o meglio coscienza di mamma». Cioè personale, emotiva. «Abbiamo tutti delle responsabilità nei confronti dell'ambiente», ìnterviene la trentenne del Connecticut Som-mer Poquette {www.greenandclean-mom.org), «ma le madri sono più sensìbili: pensiamo ai figli e a tutta la roba chimica che ingurgitano e che li fa ammalare, non è triste? Ma questa tristezza ci fa diventare più motivate, più determinate».
Con l'arma dei consigli
Le ecoguernere combattono a colpì di consigli. In Italia, su promiseland.it, rifiutano i pannolini di plastica e cuciono (ma dove lo trovano il tempo?) mutandine di pile (vedi mammafeli-ce), scambiano ricette vegan (France-sca G.), si interrogano sull'antizanzare per bambini (piperita 76). Sono vegetariane e contro i fast food (extramamma. blogspot.com) contro le vaccinazioni, la tv scriteriata e gli omogeneizzati (sole75). Per certi versi le loro abitudini frugali sono più simili a quelle dei nonni che hanno fatto la guerra che a quelle consumistiche dei genitori. Negli Usa sono sicuramente più visibili, più patinate (vedi Kìmberly Da-nek Pinkson) e più movimentiste: Eco Mom Allian-ce, per esempio, è diventato un punto di riferimento per l'ambientali-smo, un'organizzazione ombrello che aiuta a organizzare in tutti gli Stati Uniti eco partìes (cibo e bevande rigorosamente bìo), conferenze sul cambiamento climatico, eventi per raccogliere fondi. Alcune, come Sommer Poquette, dì greanandclean.mom.orgdiventano ecoimprenditrìci: sul suo sito si possono comprare tutti i prodotti Shaklee, marca impegnata sul fronte ambientalista.
Le pulci del Connecticut
«È importante procedere a pìccoli passi per non spaventarsi», dice Kimberly Jordan Allen, di eco-chick.com. «Per esempio, si può cominciare a guidare di meno o a cambiare le lem-padìne di casa o a comprare latte biologico. Nella mìa esperienza una cosa
si collega all'altra: chi compra latte biologico non vorrà le fragole col pesticida e nemmeno detersivi tossici. L'importante è fare il primo passo». È d'accordo anche Patrizia Violi, giornalista di Insieme e ideatrìce del sito eco www.milanoperbambini.it. «La gradualità è essenziale, ho visto troppe amiche prendere la tangente verde di petto e mollarla perché sì stanca. È un po' come voler perdere 7 chili in 7 giorni». La parola d'ordine? Ricordate le 3R: Ricicla, Riusa. Riduci. «Se puoi riusare o riciclare, fallo!», dice Poquette. «Se non hai bisogno di comprare lascia perdere!». Ogni mamma aggiunge così la sua sfumatura green ai consumi. Ma il fenomeno non sì ferma qui. C'è anche un altro aspetto: sensibilizzare i bambini. «Stiamo lasciando loro un fardello molto pesante per tutti i danni che abbiamo fatto», riflette Jordan Allen. «Avranno molte sfide da affrontare ma se indichiamo loro la strada probabilmente non faranno i nostri stessi errori». Vìa tv, Playstation, giocattoli dì plastica, pesticidi, sì a cibi e abiti bio. «I mìei ragazzi vìvono il più possibile all'aria aperta. In casa compriamo solo cibo locale e buttiamo il meno possìbile. Facciamo insieme la raccolta differenziata e anche il compost con i rifiuti organici. E vado con i bambini alla discarica locale per mostrare dove va la spazzatura e cosa si può recuperare: dalle posate, ai libri, ai mobili». Dimenticate la Campania, la discarica nel Connecticut dì Jordan sembra più simile al mercatino delle pulci. Mai nessun cedimento? «Quando ho fatto il trasloco ho buttato un bel po' dì roba nel cassonetto. Sì, pure libri dei bambini e vestiti, non avevo tempo di riciclare», confessa Violi. «È stato il momento peggiore del mio disimpegno: ho fatto schifo». Non è la sola, negli Usa: Danek Pinkson ha, orrore, un Suv parcheggiato nel viale di casa:
«Ma cerco di usare la vecchia Audi di mìa madre. Quando ho messo su il sito volevo sbarazzarmene e comprare un ibrido, ma non l'ho ancora fatto».
Che fine ha fatto Pecopapà
Dispiace non trovare nessun ecopapà blogger: dove siete? Non sarà un po' sessista sbolognare alle compagne lo shopping consapevole, il pannolino lavabile, l'aceto per sciogliere il calcare e, nel tempo libero, pure l'educazione ecologica dei bambini? A leggere e a parlare con queste donne sembra che dietro il fenomeno ci sia anche un tentativo dì combattere la depressione post parto e uscire dall'isolamento della maternità. Costruire una rete di amicizie che ruoti intorno a un interesse comune può essere "em-powering" per chi sì trova di botto a casa con un esserino urlante. Eppure, è solo una moda o questi piccoli passi salveranno davvero la Terra? Bill McKibben, autore di The End of Nature, è attento a discernere. «Credo che il trend del consumo consapevole sia utile perché mostra che la gente ha interiorizzato la minaccia ambientale. Ma se ci limitiamo a comprare roba più verde è, in ultima analisi, senza senso. Non possiamo fermare il riscaldamento globale spegnendo una lampadina alla volta». Quello verde è anche un business e le ecomamme sono le prime a rendersene conto. «Il marketing sì è impossessato del nostro messaggio», dice Jordan Allen, «Penso alla catena Gap, che pubblicizza gli abiti che vende sottolineando che vengono da fonti ecosostenibilì ecc. In ultima analisi, bisogna consumare dì meno». Negli Stati Uniti il momento è cruciale. La recessione sta avendo effetti devastanti e sta costringendo molte persone a ridimensionare il proprio stile dì vita.
Il prossimo passo? Far uscire l'attivismo dal giardinetto dì casa. «Passare dall'azione personale a quella politica», sostiene McKibben. «Molte delle 2000 manifestazioni che ci sono state negli Usa l'anno scorso erano organizzate da mamme nella propria comunità. Insieme hanno contribuito a cambiare la politica energetica dì Obama. Il nostro slogan era Screw in thè new lightbulb - but then screw in the new senator (Cambia la lampadina ma cambia anche il senatore)». Accadrà anche in Italia?

La repubblica delle donne, 26 LUGLIO 2008