lunedì 28 luglio 2008

design sistemico - industria sostenibile

DESIGN SISTEMICO
Come ripensare le produzioni
in modo che gli scarti della lavorazione
diventino materie per altri articoli
DI LUIGI BISTAGNINO
Ordinario di disegno industriale al Politecnico di Torino
II design nel tempo ha saputo interpretare i bisogni emergenti della società accompagnando le trasformazioni o anticipando i nuovi ambiti di sviluppo. Ha allargato i propri confini entrando sempre più a contatto con altri settori, è diventato un accreditato punto di riferimento per sviluppare innovazione. Tutto questo successo che si è concentrato nell'allargare i campi di sperimentazione e ha dato vita sempre a nuovi prodotti ha però relegato a un ambito tecnico/tecnologico tutte le problematiche inerenti l'utilizzo delle materie prime, dell'energia e dello smaltimento degli scarti di produzione.
Queste tematiche devono, invece, far parte integrante del processo progettuale in modo da sviluppare la conoscenza di produzioni che sappiano individuare le modalità corrette di utilizzo di risorse ed energia e non esserne poste all'esterno. Mentre sinora si è prestata attenzione alle quantità e qualità delle materie prime e alle loro caratteristiche, per il nostro futuro sarà altrettanto interessante ed essenziale focalizzareratten-zione non solo su quanto può entrare in un sistema ma soprattutto su quanto ne potrà uscire. Con questa visione nasce un progetto più allargato, molto interessante e complesso, che abbraccia tutta la filiera produttiva con le problematiche inerenti gli scarti di lavorazione poste sullo stesso livello degli approvvigionamenti e degli utilizzi delle materie prime.
Si dovranno principalmente approfondire le qualità degli output e non solo le quantità, perché è da quelle che ne potranno scaturire i reali futuri utilizzi. Vale a dire che si potranno mettere in rela-
zione diverse situazioni produttive in modo che le specifiche qualità degli output di una produzione possano diventare l'input di un'altra. In prospettiva diventa fondamentale e ineludibile l'elaborazione di una visione multidisciplina-re. L'approccio del mondo produttivo dovrà cambiare e non sarà più un agire lineare, ma un procedere per interconnessioni attingendo soluzioni da una nuova cultura veramente interdisciplinare, che interessa numerosi settori, dalla meccanica alla biomedicina, all'urbanistica e al design. «L'omologazione, richiesta dai processi lineari dell'industria seriale, è intervenuta anche in ambito agroalimentare - come dice Carlo Ferrini, presidente di Slow Food - che lineare non è mai stato, e ha così spogliato il cibo di. molti dei suoi valori più importanti. Il risultato è che non soltanto abbiamo una produzione alimentare a cui possiamo imputare il grosso delle emissioni sul pianeta, ma il cibo è meno buono, privo di cultura e non siamo neanche sicuri che ci faccia tanto bene».
Dalla sperimentazione del concetto di sistema aperto in ambito industriale si è potuto osservare che le attività produttive possono rispecchiare i principi di metabolizzazione della natura, una realtà che non produce scarti. Il design può assumere come proprio questo innovativo approccio di progetto dei flussi di materia e di energia indagando le trasformazioni positive nei processi produttivi e diventare design sistemico. Va da sé che in questo rinnovato e fluido "scorrere" della materia si genera un nuovo modello economico che valorizzando le risorse locali ridarà vita alle peculiarità culturali e identificative territoriali.
Per evitare di rimanere in ambito astratto a manipolare solo concetti, che possono sembrare solo utopici, pensiamo a progetti sperimentali sviluppati in questi ultimi anni e che coinvolgono diversi
ma significativi settori produttivi. Nellarneccanicac'èlo stabilimento di NN Euroball, i cui output di lavorazione delle sfere dei cuscinetti a sfera sono fanghi oleosi: ha attivato il ripensamento progettuale delle lavorazioni ponendo il focus dell'intervento sulla tensione superficiale dell'acqua, sul suo utilizzo economico a ricaduta e sulla immissione finale, depurata naturalmente, nell'ambiente. Nell'energia un buon esempio è Agrindustria che trova il materiale per ottenere l'energia per la propria produzione in un raggio massimo di 40 km, vende l'eccedenza e attiva una serie di ricadute economiche sfruttando al meglio gli output come input di altri sistemi produttivi.
Ancora Petrini: «Bisogna tornare a una scala produttiva il più possibile locale, a una rete di economie locali connesse tra loro, ma sostanzialmente indipendenti. Non sto parlando di autarchia, ma di sfruttamento non lineare e sostenibile delle risorse di un territorio. Questo vale per la produzione alimentare, ma anche per l'utilizzo delle energie e delle risorse umane. In un contesto di questo tipo c'è anche la possibilità di recuperare quelle conoscenze antiche che si sono dimenticate troppo in fretta, ma che in realtà costituivano un perfetto esempio di eco-design».
Un'altra importante occasione, che deriva dall'orientamento delineato, risulta essere il cambiamento di approccio sugli output dei sistemi produttivi. Le normative esistenti si fondano sul fatto che gli scarti dei processi industriali sono un qualcosa o di scarso valore, rispetto al prodotto, o fortemente inquinato tanto che i produttori considerano come un problema da risolvere nel modo più rapido e meno dispendioso possibile. Si capisce quindi la volontà del legislatore di tutelare sia l'ambiente sia le persone attraverso norme cogenti che intendono tracciare tutto il percorso compiuto dalle sostanze considerate noci-ve.Se invece gli output da problema diventassero risorsa, con interessante valore economico, nasce-rebbe l'interesse nel considerarli parte attiva di un processo.
".
www.systemsdesign.polito.it

da: ilsole24ore 24 luglio 2008