Da dove viene l’olio di palma che rende
morbidi e gradevoli biscotti, merendine
e cibi pronti d’ogni tipo? Qual è l’origine
dell’olio di palma che fa marciare le automobili
in Nord Europa? La risposta è in un documentario
spettacolare e tragico, Green.
In 45 minuti di immagini bellissime e dure, il film mostra l’intero
percorso dei nostri consumi a base di olio di
palma. Dalla foresta allo scaffale del supermercato.
Passando per una sorta di bombardamento
atomico. La foresta come Hiroshima.
Il racconto è snocciolato dagli occhi di Green,
la femmina di orango indonesiana che dà il titolo
al film. Moribonda, ricorda tutto quanto ha
visto e vissuto in prima persona. La meraviglia
delle cime altissime e verdi, la vita quotidiana
nel paradiso, la fitta fauna che sguazza in acque
fresche e pulite.
Poi Green ricorda l’arrivo delle
seghe che tagliano gli alberi. La devastazione.
Tolti i tronchi, che diventano mobili etnici e
parquet, la terra viene incendiata per trasformare
la sterile torba in una poltiglia più adatta
alla nuova destinazione. Infine, arrivano le palme.
Prima piantine, poi ciuffi enormi, con i loro
grappoli oleosi.
È un film che stringe il cuore. E che fa riflettere
sugli eccessi del consumo a occhi chiusi. Girato
dal regista francese Patrick Rouxell, il documentario
è privo di dialoghi. Né servono. Si
ascoltano soltanto i suoni. Quelli della foresta e
degli animali che la vivono. E quelli stridenti
delle seghe e dei macchinari che trasformano
le bacche in un liquido rossastro. Il primo
aspetto di quel grasso vegetale che dopo l’ennesimo
trattamento diventa giallo.
Giustamente premiato in diversi festival internazionali
del cinema “impegnato”, il film si
può vedere in rete gratis all’indirizzo
www.greenthefilm.com e si può anche scaricare.
Nei cinema o in televisione sarebbe un
successo. Ma chi può permettersi un cast
d’eccezione come quello ingaggiato dal registra
francese? I titoli di coda citano a uno a
uno tutti quelli che hanno reso possibile il
film: ci sono i produttori di olio di palma e
quelli di legno indonesiano. Sfilano i distributori.
Poi le banche. E ancora, compaiono
i nomi delle gigantesche società dell’industria
alimentare che comprano l’olio di palma
dai fornitori messi all’indice per le loro pratiche.
E infine ci siamo noi, i consumatori. L’unica
attenuante è che non siamo sempre messi
in condizione di scegliere consapevolmente.
Ma la giustificazione è molto fragile.
da: il Salvagente/23-30 settembre 2010
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