sabato 30 ottobre 2010

LA DISSOLUTEZZA DELL' IMPERATORE AI TEMPI DI TIBERIO

Con la consueta grazia Corrado Augias risponde a un lettore su un tema di attualità.....


Caro Augias, forse nell' anno 4010, se un futuro medioevo oscurerà la nostra era tecnologica, qualcuno leggerà da un qualche storico sopravvissuto ai nostri giorni simili parole: «Dopo essere disceso più volte nei dintorni (di Roma) ed essere arrivato fino ai giardini presso il Tevere ritornò alla solitudine dei suoi scogli, per la vergogna dei propri delitti e delle infami dissolutezze, la cui bramosia si era in lui così indomabilmente accesa che egli, all' uso dei re, contaminava colle sue immonde carezze giovanetti liberi e di nobile nascita (..) Dei servi furono addetti a cercare le vittime e condurgliele; si riservavano doni ai compiacenti, minacce ai renitenti, e, se un parente o un padre cercava di opporsi,i servi adoperavano la violenza,i ratti, qualunque arbitrio piacesse loro, come contro i prigionieri di guerra (...) Da ultimo precipitò nei delitti e nella vergogna insieme, dopo di che, cessato ogni ritegno e ogni timore, si abbandonò unicamente ai propri istinti». Tacito, Annales VI 1, VI 51 (3).
Spartaco Sottili - Reggello (Firenze) - etruriafelix@libero. it

Risponde Corrado Augias:
Vale la pena di leggere l' intero passo degli "Annali" VI,1: «Era come una febbre che lo spingevaa usare una violenza da re barbaro su ragazzi di buona famiglia, eccitato non solo dalla bellezza dei corpi ma anche dalla loro purezza di adolescenti e dalla nobiltà dei loro antenati. Fu allora che nacquero i termini di "sellario" e "spintria" usati per indicare la natura ripugnante del rapporto e le molteplici forme di passività sessuale. Sovrintendevano degli schiavi con il compito di cercare e di scortare le vittime; c' erano doni per chi non si faceva pregare, minacce per chi rifiutava». Questo dunque è Tacito.
Svetonio il gran pettegolo, nelle sue "Vite dei Cesari" è ancora più esplicito parlando di Tiberio (XLIII): «Fece anche arredare con divani un locale apposito, quale sede delle sue libidini segrete; lì dentro dopo essersi procurato in ogni dove greggi di ragazze e di invertiti, assieme a quegli inventori di accoppiamenti mostruosi... li faceva unire in triplice catena e li costringeva a prostituirsi tra di loro in ogni modo in sua presenza, allo scopo di rianimare, con il loro spettacolo, la sua virilità in declino». Apprezzo molto le citazioni dei classici e ringrazio il signor Sottili per aver richiamato quella pagina di Tacito. Sono peraltro convinto che simili oscenità appartengano ad un periodo ormai lontano e che sia molto improbabile, se non impossibile, che possano essere ripetute ai nostri giorni da parte di chicchessia.
Repubblica — 29 ottobre 2010 pagina 36 sezione: COMMENTI