Sabato 21 agosto il Giornale di Brescia ha dedicato l’intera pagina 7 ai “punti acqua” nella provincia di Brescia.
A mio parere ogni cittadino dovrebbe avere il diritto di aprire il rubinetto di casa propria e prelevare acqua buona. Oggi, chi acquista l’acqua minerale in bottiglia, la paga anche 2000 euro al metro cubo. In Italia siamo di fronte ad un giro di affari spaventoso sulle acque minerali, 12,5 miliardi di litri imbottigliati nel 2008 di cui la metà circa di naturale (non gassata); le aziende imbottigliatrici o non pagano canone o è bassissimo (la Regione Lombardia mi risulta chieda 0,516 euro al metro cubo, dato tratto dal volume di Luca Martinelli “Imbrocchiamola!”, Altreconomia Edizioni marzo 2010).
Sarebbe anche ora che i cittadini pretendano chiarezza al ristorante.
In Francia, dove l’italica voce del “coperto” non esiste, in tutti ristoranti si può chiedere gratuitamente la “carafe” di acqua di rubinetto fresca. Se si ordina l’acqua minerale imbottigliata, ha un prezzo esorbitante.
In Italia invece si è praticamente costretti ad ordinare una bottiglia da 750cc di minerale pagandola - se ti va bene - 2 euro, cioè 2600 euro al metro cubo. La cosa diventa al limite della truffa quando il gestore porta in tavola allo stesso prezzo della minerale una bottiglia di acqua di rubinetto “trattata” da filtri sulla cui manutenzione ho serissimi dubbi.
Visto che tra coperto ed acqua si risparmierebbero circa 4 euro a testa, non sarebbe più onesto, più produttivo, più stimolante dal punto di vista culturale, avere come in Francia il diritto di atrovare gratuitamente in tavola acqua fresca e con quanto risparmiato concedersi il piacere di un buon bicchiere di vino, o una bottiglia da poter ritappare e portarsi a casa? L’acqua fa solo fare affari, il vino è il prodotto di un grande lavoro!
Tra parentesi: non ho interessi nel settore enologico e bevo vino solo raramente, poco e buono.
Ritornando al tema dei “punti acqua”: vero è che chi abitualmente acquista acqua frizzante, al “punto acqua” la trova gratis. Ma il gratis non esiste se non nel Paese di Cuccagna: ci sono le spese di costruzione e di manutenzione: e chi le paga? Da anni le varie Amministrazioni hanno provveduto con le più varie scuse a rimuovere le fontanelle stradali che tanto piacevano ad anziani e viandanti, e adesso nascono questi bei distributori, dove la gente va a rifornirsi come se si trattasse della fonte miracolosa (molte hanno pure scolpita una Madonnina…). Ma non è forse la stessa acqua che vien giù dal rubinetto di casa? Come riferito a piè di pagina, sembra che metà dei cittadini prelevi l’acqua non gasata…..
Sul fatto che si possano riempire al massimo 2 bottiglie stendiamo un velo pietoso: chi controlla? Di solito la gente arriva in macchina, in 10 minuti preleva 6 bottiglie e se ne torna velocemente a casa….altrimenti l’acqua si riscalda, e tanto varrebbe spillarla dal rubinetto…
Niente in contrario circa la riduzione delle bottiglie di minerale, ma ripeto: ogni cittadino deve avere il diritto di aprire il rubinetto di casa propria e prelevare acqua buona. Questo spesso non accade. Ma se in un Comune l’acqua del rubinetto è di buona qualità, che bisogno c’è di attingere a queste fontanine che forniscono la stessa acqua che c’è in casa? Questi “punti acqua” mi fanno venire in mente il Paese di Cuccagna, dove sgorga il vino dalle fontane, il villan dorme e non si sa chi ci guadagna.
Giorgio Gregori
inviata il 22 agosto al Giornale di Brescia - lettere al Direttore e in attesa di eventuale pubblicazione