lunedì 24 maggio 2010

Un sublime farmaco preventivo

Sempre bellissimi i raccontini di Silvano Agosti, con il quale nel lontano 1980circa feci un film per rai3, "L'arca di Cioè".
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Ho deciso di andare io da lui, dopo aver cercato invano di incontrarlo "casualmente". Si chiama Massimo e, guarda caso, ha nel quartiere la fama di essere il "massimo" esperto nella gestione della tenerezza, della sessualità e dell'amore. Una leggenda metropolitana sussurra che Massimo abbia sperimentato un anno sabbatico durante il quale "si dice" avrebbe avuto un rapporto amoroso ogni notte con una donna diversa, tutte sposate, a dire della portinaia di viale Giulio Cesare che sa tutto su ciò che è accaduto, accade e accadrà nel quartiere. 365 amori consumati in un anno, col patto fatto con ogni donna
di vivere un solo incontro non dare seguito all'esperienza "Tu su questi temi hai fatto un film che mi ha sconvolto D'amore si vive. Meriti che io per la prima volta nella mia vita accetti di essere intervistato". "Io in genere non faccio domande, preferisco che l'intervistato scelga da dove iniziare". "Beh ti racconterò di un esperimento fatto 15 anni fa e che secondo me guarirebbe la depressione, la disistima in se stessi e forse chissà quante malattie". Lo guardo sorridendo. Quando mi trovo di fronte a qualcuno che ge stisce delle certezze mi sento lusingato e incuriosito. "Ho deciso di comune accordo con una donna intelligente di fare un'esperienza particolare. Ci siamo ritirati per due settimane in una casa isolata, chiudendo tutte le finestre in mo-do da isolarci in un buio completo. Ho chiesto ad un amico di venire a suonare il campa-
nello allo scadere della seconda settimana. Noi dovevamo solo mangiare il cibo messo in un frigorifero accanto al letto, dormire e fare l'amore. Dopo il terzo risveglio non sapeva mo più se era giorno o notte, se avevamo dormito un minuto o dieci ore, i baci che ci scambiavamo avevano ognuno una durata diversamente infinita e, perso ormai il conto dei risvegli, io ho cominciato "udire" il fruscio musicale delle mie carezze. Gli orgasmi erano altrettanti abissi, nei quali cadere con gioia, visto che gli abissi non hanno fondo e quindi non possono né ferire né uccidere. Poi d'improvviso, quando il buio è divenuto la nostra luce, quando i nostri gesti producevano sconosciute e inenarrabili emozioni abbiamo sentito il boato di un treno ultrarapido che passava su di noi e sul nostro letto. Era il suono del campanello. •
Silvano Agosti, Autore cinematografico, "il brescia" 24 maggio 2010