Diecimila animali d'allevamento possono egregiamente sostituire i generatori diesel. Grazie al concime che producono.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 24-05-2010]
Cos'hanno in comune 10.000 animali d'allevamento e i generatori diesel? Il fatto che entrambi hanno la capacità di generare energia elettrica sufficiente per alimentare un data center da 1 megawatt.
I generatori diesel sono in effetti già utilizzati a questo scopo nei siti delle server farm di molte multinazionali del settore e soprattutto nei mercati asiatici, anche se la fonte di energia non è molto ecologica.
D'altra parte, 10.000 animali da pascolo producono in media 200.000 tonnellate di letame ogni anno, che possono essere trasformate in gas metano e infine in energia elettrica.
Greenpeace annualmente aggiorna la classifica dei produttori di tecnologia più verdi del mondo, cioè le aziende che più e meglio rispettano i criteri di impatto minimo e di rispetto del consumatore.
Una vera e propria lavagna ecologista con tanto di buoni (da una parte) e cattivi (dall'altra), dove la distinzione è sempre nell'aver fatto i compiti o meno, solo che in questo caso non si tratta di matematica quanto di utilizzo di materiali puliti, fornitori affidabili, energia pulita.
In questo panorama è recente la notizia per cui i ricercatori degli HP Labs intendono avvalersi della conversione del letame, prodotto da alcuni allevamenti, in gas metano da utilizzare poi per alimentare i data center dell'azienda. Questo è - spiegano i ricercatori stessi - lo scopo del progetto Green che è stato presentato a Phoenix, in Arizona (Usa), alla Conferenza Internazionale ASME per la Sostenibilità Energetica.
La problematica da cui si è partiti è questa: vi è un aumento nella richiesta della potenza di calcolo e dello spazio di memorizzazione nei data center che non è sostenuto da un eguale aumento di potenza energetica impiegata.
Obiettivo di HP è utilizzare processi sostenibili per costruire data center energeticamente autosufficienti, ossia la cui alimentazione provenga esclusivamente da fonti di energia sostenibili, utilizzando quindi processi a zero (o quasi) impatto ambientale.
Per quanto strano possa sembrare, è proprio qui che i capi di allevamento intervengono. Una sola mucca da latte produce mediamente 55 kg di letame al giorno, che si possono stimare in 20 tonnellate all'anno. Da questi dati (presenti nello studio condotto da HP) si evince come un singolo capo di allevamento produca un quantitativo giornaliero di letame convertibile in circa 3 chilowattora di energia elettrica (il che, da solo, potrebbe bastare per alimentare la Tv di circa tre famiglie su base giornaliera).
"È ovvio che la pratica di conversione energetica di cui si discute è già applicata da parecchie aziende esistenti. Alcuni già utilizzano il metano ottenuto per alimentare il proprio fabbisogno energetico per uso locale", ha spiegato Chandrakant Patel, uno dei ricercatori HP Labs coinvolti nel progetto, che poi ha continuato: "stiamo valutando seriamente l'utilizzo di tale processo per alimentare una prossima generazione di data center".
Il processo dovrebbe funzionare così: le aziende hanno già un sistema di raccolta delle deiezioni. La biomassa verrebbe portata in impianti specializzati per il trattamento. A questo punto del processo il gas metano sarebbe rilasciato e, nella visione di HP, l'energia chimica del metano potrebbe essere convertita in energia elettrica per alimentare.
Per completare il cerchio, il calore che il data center stesso produce verrebbe poi riutilizzato come parte dell'energia necessaria per abbattere la biomassa.
"In India, per esempio", racconta ancora Chandrakant Patel, "sono a corto di energia per mantenere i data center ed hanno bisogno di generatori diesel perché la rete elettrica non può tenere il passo con la crescita; questo processo potrebbe essere una occasione d'oro per un allevatore, che potrebbe trasformare un prodotto di scarto in materia prima da rivendere".
La spesa per costruire un centro da 1 megawatt è di circa 5 milioni di dollari, ma potrebbe generare circa 2 milioni dollari di entrate all'anno. Così, dopo due o tre anni, il costruttore potrebbe rientrare degli investimenti sostenuti.
Se in teoria questa è una buona idea, in pratica basta documentarsi un minimo su Internet per capire che il processo non può essere semplificato nella maniera descritta da Patel in quanto deve tenere in considerazione l'affidabilità richiesta da un data center.
Il progetto sembra indicare che il gas ottenuto sia puro, ma di fatto non lo è: c'è una buona dose di anidride carbonica (50% in volume) e di composti di zolfo (di cui il solfuro di idrogeno è il peggiore e puzzolente), di acqua e di azoto.
Il tutto rende questo un combustibile di bassa qualità o per lo meno un combustibile che deve essere pesantemente trattato prima di poter essere bruciato nei motori.
C'è poi anche da chiedersi dove trovare 10.000 capi di allevamento concentrati in un raggio economicamente conveniente per il trasporto.
Possiamo immaginare e sperare che HP, nel presentare il progetto, non abbia rivelato tutto; altrimenti un'ottima idea si trasformerebbe nell'ennesimo annuncio eclatante privo di contenuti validi, fatto solo per cavalcare l'onda speculativa della new green economy.