Il business e la strage degli animali protetti, sacrificati in nome della medicina tradizionale.
Per crescere più rapidamente la Cina non ha esitato a distruggere il suo ambiente. Le persone sono abituate a vivere tra i veleni e lo accettano, se ciò consente di morire meno poveri. Tra le vittime ci sono gli animali e la gente, pur amandoli, non si scandalizza se vengono sacrificati per denaro.
Da settimane si moltiplicano le notizie di tigri lasciate morire di fame, o ammazzate, di zoo dove gli animali vengono sfiniti dalla magrezza prima di finire nei congelatori, di carcasse di specie protette date in pasto ad altre bestie, o a inservienti lasciati senza paga. Il paese non reagisce e continua a servirsi di liquori realizzati con estratti di animali pressoché estinti, o di farmaci tradizionali derivati da organi di esemplari rari. Il cortocircuito tra sacrificio della natura, adorazione per la ricchezza e devozione verso i costumi antichi, alimenta un mercato che tradisce la cultura grande dei cinesi. È però uno specchio del paese, nel quale un cinismo capitalista vestito di esotismo orientale ha soppiantato l'iniziale idealismo socialista. Nello zoo di Shenyang, nella contea di Liao-ning, undici tigri siberiane sono state lasciate morire di fame. I loro organi sono stati venduti per ricavare liquori, balsami, medicine e afrodisiaci. In Asia sopravvivono non più di una cinquantina di questi felini allo stato brado, mentre 5mila sono allevati in cattività. Ucciderli è un reato punito con la pena di morte, ma la legge non persegue chi vende carcasse di capi deceduti per cause naturali. Una tigre morta, al mercato nero, vale almeno 60mila dollari. Mantenerla viva costa invece 40mila dollari all'anno. Nella catena montuosa di Wanda, nella regione settentrionale dello Heilongjiang, un cucciolo di tigre siberiana è stato ucciso a fucilate nella legnaia di un contadino. Era il primo piccolo trovato libero negli ultimi vent'anni. L'agricoltore, spaventato dai ruggiti, ha chiamato la polizia per farlo catturare. Gli agenti gli hanno sparato e, dopo averne venduto il corpo, hanno nascosto la notizia. Scoperti, si sono
giustificati: «Non volevamo fare pubblicità negativa al paese». Nel Tiger Park della Manciuria, aperto per salvare gli ultimi esemplari di tigri cinesi, i funzionari macellavano gli animali e vendevano ai turisti un vino liquoroso che conteneva schegge delle loro ossa. Secondo la medicina tradizionale, l'infuso fa miracoli contro i reumatismi. I funzionari chiedevano l'equivalente di 422 dollari a bottiglia. Nello zoo di Dongguan, nella provincia meridionale del Guangdong, gli inservienti hanno invece macellato centinaia di animali, tra cui giraffe, scimmie, orsi, elefanti, cammelli e uccelli rari. La carne è stata usata per sfamare le altre bestie, o venduta come cibo agli operai di un cantiere edile. Alcuni dirigenti del partito sì sono contesi i trofei e i tagli di carne più eccentrici, organizzando banchetti in un ristorante di Can-ton. Un simile commercio è vietato dal 1993, ma la legge cinese permette a chiunque di aprire uno zoo privato. Le società diventano proprietarie degli esemplari che espongono e possono disporne secondo interesse. Nel paese, negli ultimi anni, sono sorti centinaia di giardini con animali e il commercio di carni e organi ha raggiunto cifre da capogiro. La maggioranza degli zoo spende più soldi in celle frigorifere che in cibo per le bestie. I dipendenti, senza stipendio per mesi, uccidono e vendono i capi per sopravvivere. Gli animali morti di stenti vengono cucinati perché si ritiene siano molto energetici. In decine di città vengono organizzati spettacoli in cui mucche e pecore vengono liberate nei recinti dei carnivori. I siti web dei parchi promuovono i prodotti «ricavati dai nostri animali morti di vecchiaia». In alcuni casi, su ordinazione, denti, artigli, peni e occhi vengono estratti da animali vivi, così da rendere le loro virtù ancora più prodigiose. Il numero dei capi uccisi e l'atrocità con cui vengono trattati, ha indotto il governo a minacciare una revisione della legge che consente la riproduzione in cattività e l'allevamento delle specie in via di estinzione. «Se risulterà che la pratica è su larga scala - ha detto un alto funzionario del ministero delle Foreste - adotteremo misure per fermarla». Il mercato è florido, la medicina antica radicata, la strage continuerà. La via dell'amore per la vita è ancora lunga, per la Cina baciata da troppa bellezza.
Piccole storie cinesi di GIAMPAOLO VISETTI, repubblica delle donne, 8 maggio 2010