martedì 11 maggio 2010

l'8 per mille....

CHI N0N SCEGLIE L'8 PER MILLE

Gentile Augias, quando si avvicinano le scadenze delle tasse, scatta la martellante campagna della chiesa cattolica per la raccolta fondi deU'8xl000. Per molto tempo ho dato i soldi alla Chiesa, ora non li do più. Mi dispiace che la Chiesa non si limiti a premere sulle coscienze ma intervenga anche sulle leggi.
Giorgio Bartalucci bartagio@tin.it

Gentile dott. Augias, i Paesi a noi limitrofi (Germania, Austria, Svizzera...) regolano lo status di appartenente ad una confessione religiosa mediante una imposizione fiscale cui ogni aderente è moralmente obbligato pena il distacco dalla Chiesa di appartenenza. Tale tassa viene pagata solo in caso di scelta espressa: chi non è credente o è diversamente credente ne è esentato. Cattolici e Protestanti possono cosi essere contati, e l'ingerenza da par-te delle due Chiese nell' attività dello Stato risulta suffragata da un reale numero di cittadini che si riconoscono, senza far ricadere sulla collettività gli obblighi della propria fede. Vi è forte collaborazione tra Stato e Chiesa grazie ad un controllo incrociato dei dati. Se questo principio di responsabilità personale fosse adottato anche da noi, potremmo finalmente sapere il reale numero degli italiani che si riconoscono nei principi del cattolicesimo.
Maria Cristina Marciteci mcmarc@email.it

Risponde Corrado Augias:
Il meccanismo dell'8 per mille, a suo tempo astutamente escogitato da Giulio Tremonti, si basa su un equivoco. Premetto che al tempo in cui venne inventato, Bettino Craxi stava rinegoziando con le autorità vaticane i termini del Concordato firmato a suo tempo (1929) da Mussolini. Si trattava tra le altre cose di abolire la cosiddetta 'congrua' cioè una specie di stipendio pagato ai sacerdoti cattolici. Tremonti escogitò appunto il meccanismo detto 'otto per mille' vale a dire: ogni contribuente che non abbia espressamente indicato una diversa destinazione, vedrà automaticamente assegnare alla Chiesa cattolica quella cifra del suo reddito. Perché ho detto
'equivoco'? Perché molti credono che basti non dare indicazioni per non soggiacere alla norma. E' un errore perché la norma vale in ogni caso, a meno che non si sia appunto data diversa indicazione sul modulo. Un secondo aspetto equivoco è che la 'congrua' era uno stipendio pagato dallo Stato al sacerdote per il servizio da lui reso ai fedeli. La quota Irpef confluisce invece in una cassa unica amministrata da una commissione episcopale il che ovviamente accresce la dipendenza dei singoli sacerdoti dalla gerarchia. Con tutte le conseguenze che possiamo intuire e anzi vedere.

Repubblica, 8 maggio 2010

una puntata di report sull'argomento