lettere a Corrado Augias, repubblica, domenica 5 giugno 2011
Caro Augias, è ormai evidente che la maggioranza di governo non si fida nemmeno dei suoi elettori e cerca fino all'ultimo e con ogni mezzo di cancellare i referendum, bell'esempio di come lui, loro, intendono "libertà" e "democrazia". Prima hanno separato le elezioni amministrative dai referendum, buttando 400 milioni di euro che potevano essere utilizzati in tanti modi utili, dai giovani al trasporto pubblico. Hanno voluto questo doppio appuntamento per rendere più difficile andare a votare. Poi hanno capito che neanche questo bastava e allora hanno escogitato i piccoli decreti "truffa" che non cancellano il problema del nucleare e della privatizzazione dell'acqua ma lo spostano di un anno o creano un "garante". Il popolo che si dice della libertà ha paura del voto del "popolo". Adesso si sono inventati il ricorso alla Consulta così i referendum falliscono e tra un anno ci riproporranno le centrali nucleari e la privatizzazione dell'acqua da dare a chi dicono loro. Se interpreto bene l'aria che tira credo che questi disperati stratagemmi saranno inutili e che domenica prossima vedremo un bel po' di gente ai seggi.
Aldo Tassare - aldoenuccia@libero.it
risponde Corrado Augias:
Non faccio previsioni per prudenza, per scaramanzia e anche perché non ho capito bene qualche sia la fase che stiamo attraversando. Sicuramente c'è un cambiamento ma mi sembrano ancora incerte le dimensioni e la profondità anche perché l'uomo possiede poderosi strumenti di pressione e di convincimento per nascondere ai meno informati la realtà delle cose. Vero però che il cosiddetto popolo della libertà ama il popolo soltanto quando si sente sicuro della sua obbedienza, altrimenti meglio che taccia. L'ingegner Roberto Castelli, diventato ministro Guardasigilli, in un impeto di populismo fece addirittura affiggere nelle aule di Giustizia la scritta "La sovranità appartiene al popolo" estratta dall'articolo 1 della Costituzione mutilato peraltro delle sue parole finali:
"che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Con dilettantesco entusiasmo Castelli voleva rendere evidente la sua fiducia nel popolo a costo di buttare via il molto precedente "La legge è uguale per tutti" per conquistare il quale erano stati necessari secoli di lotte. Ricordo questo grottesco precedente perché uno dei quesiti referendari di domenica e lunedì prossimi riguarda proprio quelle parole. Si tratta diabrogare, tra l'altro, la legge che concede a tutti i ministri, a cominciare dal primo, una sostanziale immunità per riaffermare proprio quel principio: la Legge è uguale per tutti. È questo il referendum che spaventa davvero perché se gli italiani rispondessero 'Sì' in numero sufficiente allora sarebbe davvero l'inizio della fine.