domenica 12 giugno 2011

il premio nobel rubbia: “l’atomo e’ troppo costoso, la carta vincente e’ il mix gas-geotermia”

Rubbia in poche righe riesce a sintetizzare il problema dei problemi: quanto costa davvero l'atomo?
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“guai a ignorare la lezione di fukushima, per arrivare al 25% di elettricita’ dal nucleare il costo e’ di 100 miliardi, ma dove sono i privati disposti ad investirli?”

«Fukushima ha rappresentato una grande sorpresa perché ha evidenziato uno scollamento tra le previsioni e i fatti. E´ stata una lezione ed è pericoloso non imparare dalle lezioni. Soprattutto per un paese come l´Italia che con il Giappone ha molti problemi in comune: non solo la sismicità ma anche gli tsunami prodotti da un terremoto, come l´onda gigante che ha distrutto Messina nel 1908. E´ ragionevole fare una centrale atomica in Sicilia?».
Carlo Rubbia, il Nobel che in Italia ha inventato il progetto pilota per il solare termodinamico, osserva il panorama energetico a tre mesi dall´inizio di un incidente nucleare che non si è ancora concluso.

Dopo Fukushima tutto il mondo s´interroga sul futuro del nucleare e paesi come la Germania e la Svizzera hanno deciso di uscire dal club dell´atomo. Il governo italiano invece vuole rientrare. Le sembra una buona scelta?
Non si può rispondere con un sì o con un no. Bisogna esaminare i problemi partendo da una domanda fondamentale: quanti soldi ci vogliono e chi li mette. Si dice che una centrale nucleare costa 4-5 miliardi di euro. Ma senza calcolare gli oneri a monte e a valle, cioè le spese necessarie per l´arricchimento del combustibile e per la creazione di un deposito geologico per le scorie radioattive come quello che gli americani hanno cercato di fare, senza riuscirci ma spendendo 7 miliardi di dollari, a Yucca Mountain.
Insomma quanto costerebbe il piano italiano che punta ad arrivare al 25 per cento di elettricità dall´atomo?
Per raggiungere un obiettivo del genere, e o si raggiunge un obiettivo del genere oppure è inutile cominciare perché si hanno solo i problemi senza i vantaggi, serviranno una ventina di centrali e quindi possiamo immaginare un costo diretto che si aggira sui 100 miliardi di euro. Il punto, come dicevo, è chi li mette sul tavolo.
In tutto il mondo i capitali privati tendono a tenersi lontani dal nucleare, li spaventa il rischio.
Proprio così. Nei paesi che hanno scommesso sull´energia nucleare questa scelta è stata finanziata, in un modo o nell´altro, dallo Stato, spesso perché lo Stato era impegnato nella costruzione di bombe atomiche. Per questo le centrali francesi sono costate tre volte meno di quelle tedesche: buona parte degli investimenti strutturali erano a carico della force de frappe. Ora se in Italia ci sono - e sarebbe una novità - privati interessati a investire in questo settore, bene: si facciano avanti. Altrimenti bisogna dire con onestà che i soldi vanno presi dalle tasse.
La Germania ha deciso di chiudere le centrali nucleari perché considera più conveniente investire nelle fonti rinnovabili. Condivide il giudizio?
Io ho parlato a lungo proprio con le persone che hanno preso questa decisione. E´ stato un passo importante perché il futuro è lì, ma bisogna tener presenti i tempi dell´operazione: le fonti rinnovabili per esprimere a pieno il loro potenziale, arrivando a sottrarre quote importanti ai combustibili fossili, hanno bisogno ancora di 10-15 anni. Quindi bisogna pensare a una transizione.
Per questo il centrodestra italiano parla di nucleare.
«Non diciamo sciocchezze, una centrale nucleare approvata oggi sarebbe pronta tra 10-15 anni, alla fine del periodo di transizione. Noi abbiamo bisogno di impianti con un basso impatto ambientale e tempi di costruzione rapidi. Penso a un mix in cui l´aumento di efficienza gioca un ruolo importante, sole e vento crescono e c´è spazio per due fonti che possono produrre subito a costi bassi».
Quali?
Innanzitutto il gas, che è arrivato al 60 per cento di efficienza e produce una quantità di anidride carbonica due volte e mezza più bassa di quella del carbone: il chilowattora costa poco e le centrali si realizzano in tre anni. E poi c´è la geotermia che nel mondo già oggi dà un contributo pari a 5 centrali nucleari. L´Italia ha una potenzialità straordinaria nella zona compresa tra Toscana, Lazio e Campania, e la sfrutta in maniera molto parziale: si può fare di più a prezzi molto convenienti. Solo dal potenziale geotermico compreso in quest´area si può ottenere l´energia fornita dalle 4 centrali nucleari previste come primo step del piano nucleare. Subito e senza rischi.

Antonio Cianciullo
(da “La Repubblica“ 10 giu 2011)