martedì 30 dicembre 2008

John Milton e la libera stampa

L'angelo della libera stampa
Quattro secoli fa nasceva il poeta puritano John Milton, grande paladino dei diritti civili In un celebre discorso al Parlamento inglese, nel 1644, si pronunciò contro ogni censura. «È quasi uguale uccidere un uomo o un libro»

di Luigi Sampietro
«Libertà va cercando, ch'è sì cara,/ come sa chi per lei vita rifiuta». Le parole che
Virgilio rivolge a Catone nel primo canto del Purgatorio riecheggiano idealmente nell'Aeropagitica. John Milton indirizzò al Parlamento inglese (1644) questo «discorso a favore della libertà di stampa senza censura» nel pieno di una guerra civile che avrebbe portato alla abolizione della monarchia (1649) e al riconoscimento dell'Inghilterra parlamentare come «Commonwealth or Free State». Dà notizia - l'unica che possediamo in proposito - di una visita, avvenuta a Firenze nel 1638, a Galileo Galilei «prigioniero dell'Inquisizione»; e, poco dopo l'inizio, afferma che «È quasi uguale uccidere un uomo che uccidere un buon libro. Chi uccide un uomo uccide una creatura ragionevole, immagine di Dio; ma chi distrugge un libro uccide la ragione stessa, uccide l'immagine di Dio nella sua essenza».
Il tema conduttore dell'Aeropagitica è la ricerca della verità, che, nella visione puritana di Milton è da considerarsi un punto d'arrivo, non un dato di partenza. Perché, se la verità delle Scritture è una guida alla quale attenersi in ogni momento - ed «è stata di questo mondo con il suo divino Maestro» - la verità vera gli uomini potranno conoscerla solo al ritorno di Gesù Cristo, quando avrà inizio il «Regno di Dio». Letterale o simbolica che si voglia ritenere questa affermazione, si intende che fino ad allora l'impegno di tutti sarà di procedere per approssimazione e per tentativi, in quanto - secondo Milton - alla verità si può arrivare attraverso l'errore, e perché essa verità è, su questa Terra, come il corpo di Osiride smembrato da Tifone in quattordici pezzi e gettato nel Nilo. In attesa che il Salvatore la ricomponga, nessun tentativo di recuperare il suo corpo dev'essere censurato. Ne consegue che anche «la Scienza, al pari della Virtù, non deve temere di sporcarsi le mani con la Realtà», e deve procedere libera (unfettered) insieme alle altre parziali verità via via emergenti dall'attività di ricerca (Truths of Inquiry). In età giovanile Milton aveva scritto una poesia latina, Natura non pati senium (1628), a sostegno delle tesi di William Hakewill, il quale riprendeva le idee di Francis Bacon contro coloro che, chiamando in causa il racconto della Caduta (Genesi 1,24), predicavano la vanità della umana conoscenza. Prima in The Advancement of Learning (1605) e poi in Istauratio magna scientiarum (1620), Bacon aveva infatti limitato gli effetti del peccato originale all'ambito morale e affermato che la capacità di intendere e di volere di Adamo ed Eva era rimasta incolume dopo la Caduta, così come l'ordine della Natura. La quale, pertanto, rimaneva conoscibile e nella seconda parte dell'Aeropagitica Milton ribadisce che «la regola aurea tanto della teologia quanto dell'aritmetica è di arrivare a ciò che non si conosce attraverso ciò che si conosce, accostando quindi (closing up) una verità all'altra in quanto appartengono tutte a un medesimo corpo, che è omogeneo».
Il puritano John Milton, del quale ricorre in questi giorni il quarto centenario della nascita, avvenuta il 9 dicembre 1608, fu un paladino della libertà di stampa e della libertà di coscienza (non del libero pensiero!) e - assolutamente -, ma solo indirettamente un sostenitore della ricerca scientifica. E però, attenzione! I puritani, in Inghilterra e in America (dove, preceduti dai «Padri pellegrini» di Plymouth, i fondatori della «Massachusetts Bay Colony» sbarcarono nel 1629) erano una genia di secchioni e di grafomani, studiosissimi, che consideravano il mondo creato un libro aperto - da porre accanto alle Scritture - in cui si poteva e doveva scoprire e interpretare il comandamento divino. Dopo la Restaurazione (1660), quando fu fondata a Londra l'accademia scientifica che va sotto il nome di «Royal Society», molti di loro vi furono accolti come soci o soci corrispondenti. E, nel Nuovo Mondo, l'attenzione che dedicarono fin da subito all'istruzione è stupefacente. Prima della metà del secolo fu deliberato l'obbligo (già invocato da Lutero nel 1524 e messo in atto dalla Chiesa di Scozia nel 1616) per tutti di imparare a leggere. Nel 1638 fu aperta la prima tipografia e l'anno seguente fu fondato Harvard College. Quando fu proclamato l'Impero (1707), Boston era, dal punto di vista editoriale, seconda solo a Londra. E furono loro, i puritani, a scrivere per primi libri per bambini e a porsi la domanda su come si dovesse farlo. Uno storico storicista potrebbe vedere, nel fatto che a tutt'oggi in quell'area del New England, c'è la più importante concentrazione di università, biblioteche e istituti di ricerca al mondo, l'effetto di una causa precedente la Rivoluzione americana.
Ma torniamo al nostro eroe. Il puritanesimo di Milton, nonché rivolto alla conoscenza diretta della Parola di Dio, e dunque alla eliminazione di ogni intermediario (gerarchia ecclesiastica, vescovi e re), riguarda il problema centrale - metafisico - della lotta e della scelta tra il bene e il male. Ovvero il problema della libertà cristiana. Dopo un inizio come poeta, e dopo avere progettato quel che sarebbe stato il più grande poema in lingua inglese, Milton dedicò dieci anni alla lotta politica, scrivendo in prosa. Fu a capo del ministero per la Comunicazione con l'estero sotto Cromwell e, alla fine del Protettorato, perdette ogni bene e fu in pericolo di vita. Ormai cieco, compose, senza poter scrivere, il Paradiso perduto, che pubblicò, nel 1667.
Il Paradiso perduto è un poema di portata cosmica. Nell'interpretazione romanzesca dei poeti romantici, a partire da William Blake, Satana è visto come un eroe prometeico e ribelle. Una sorta di personaggio alla Marlowe o alla Shakespeare, che combatte il tiranno. Ma - Milton lo mette bene in chiaro -, non c'è grandezza nella forsennata teatralità dell'angelo caduto. Non è lui il protagonista. È un personaggio carismatico ma le pagine più grandi di questo capolavoro barocco sono dedicate alla descrizione della magnificenza del creato. Di ciò che era il Paradiso terrestre di Adamo ed Eva. I quali, si badi, quando fanno l'amore - prima della caduta, oh yes! - e quando si ritrovano straniti, mano nella mano, dopo avere mangiatoli frutto proibito, sono un esempio di quella dignità di coppia di cui Milton parla nel suo trattato a favore del divorzio. Milton, che nella storia della lingua inglese è lo scrittore che l'ha arricchita con il maggior numero di termini, è l'inventore della parola composta "self-esteem". Una nozione e una dimensione, a sentire gli psicologi moderni, che è necessaria per vincere la paura del mondo e sviluppare quel rispetto del prossimo che è alla base di ogni civiltà. Non bisogna dimenticare che Milton fu la lettura preferita di due futuri presidenti degli Stati Uniti. John Adams e Thomas Jefferson. I quali furono, rispettivamente, l'autore della «State Constitution of Massachusetts», in seguito presa a modello in altri Stati per la sua «Carta delle libertà»; e il principale sostenitore della «Carta dei diritti» (i primi dieci emendamenti della Costituzione del 1791).
Domenica del Sole 24 ore 7 dicembre 2008