di Piergiorgio Odifreddi
Repubblica — 11 dicembre 2008 pagina 35
Secondo la mitologia greca, i due fratelli gemelli Danao ed Egitto, nipoti di Poseidone, ebbero cinquanta figli ciascuno: femmine il primo, e maschi il secondo. Egitto avrebbe voluto che i figli si sposassero con le nipoti, ma queste rifiutarono e fuggirono col padre ad Argo, dov' egli divenne re e diede origine alla stirpe dei Greci. I ragazzi però inseguirono le cugine e le costrinsero a sposarli, ma furono poi tutti uccisi dalle mogli (meno uno, Linceo, che in seguito vendicherà i fratelli). Nell' antichità la storia delle Danaidi diede ad Eschilo lo spunto per la tragedia "Le supplici", ma ancor oggi la loro memoria è perpetuata da una specie di farfalle, le Danaus plexippus: un nome che nella seconda parte ricorda anche uno dei cinquanta figli di Egitto, che partecipò alla caccia al cinghiale di Calidone. Si tratta delle farfalle più note come Monarca, descritte da Linneo nel 1758 e tipiche del Nord America, benché presenti in molte parti del mondo, dall' Argentina all' Australia. Le loro ali sono larghe una decina di centimetri, e hanno un caratteristico colore arancione con un bordo nero punteggiato di pallini bianchi. La connessione col mito greco sta nel fatto che da un lato le Danaidi migrano annualmente, e dall' altro l' accoppiamento è costoso per i maschi: essi trasferiscono infatti nelle femmine non soltanto lo sperma, ma anche nutrimenti che arrivano fino a un decimo della loro massa corporea, rimanendo letteralmente svuotati da un rapporto sessuale che dura varie ore e viene effettuato in volo, mentre la femmina rimane passiva e il maschio deve sostenere entrambi con le proprie ali. Quanto all' emigrazione, le farfalle che stanno a ovest delle Montagne Rocciose vanno a svernare in California, soprattutto a Pacific Grove e Santa Cruz, mentre quelle che stanno a est scendono in una zona messicana ai confini tra gli stati di Michoacan e del Messico, chiamata appunto Riserva biosfera delle farfalle Monarca. La scoperta che le farfalle del Canada arrivano fino in Messico durante la loro migrazione invernale, compiendo un viaggio di più di quattromila chilometri, è dovuta a una ricerca quasi quarantennale di un biologo canadese di nome Frederick Urquhart, che fin dal 1937 iniziò a etichettare le ali delle Monarca, coinvolgendo nel tempo migliaia di volontari. Una prima scoperta fu che le farfalle non volano di notte, e compiono tappe giornaliere che possono arrivare fino a centotrenta chilometri. Urquhart seguì progressivamente gli sciami fino al Golfo del Messico, pubblicando nel 1960 la famosa monografia "La farfalla Monarca", ma non riuscì a ritrovarne le tracce in Messico. Nel 1973 l' industriale tessile Ken Brugger vide un suo annuncio su un giornale della capitale, e due anni dopo scoprì l' area di ibernazione. Nel 1976 Urquhart potè allora pubblicare trionfante, sul National Geographic, l' articolo "Trovata, finalmente, la casa invernale delle Monarca". Di recente, nel 2005, Francisco Gutiérrez ha poi seguito gli sciami lungo l' intero percorso con un aliante ultraleggero a forma di gigantesca farfalla, appropriatamente battezzato in indigeno Papalotzin, "Farfallino", e ha prodotto un video che mostra la storia naturale della Monarca nel suo lungo viaggio di andata e ritorno. Un viaggio che in teoria sembrerebbe essere impossibile, visto che la farfalla vive solo quattro o cinque settimane, precedute da due settimane come bruco e altre due come crisalide. Ma la natura provvede in maniera misteriosa, intercalando ogni cinque generazioni normali una "generazione Matusalemme", che vive invece sette o otto mesi: come se negli uomini, ogni cinque generazioni, ce ne fosse una che vive fino a cinquecento anni. Grazie a questa dilatazione dei tempi prodotta dal concepimento in zone fredde, che ricorda in qualche modo quella prodotta dall' aumento della velocità nella relatività, una dozzina di milioni di Monarca della generazione Matusalemme può intraprendere l' intero viaggio dal Canada al Messico, ibernare sugli abeti Oyamel di una piccola zona di un paio di ettari di superficie a più di tremila metri di altitudine, in grappoli così numerosi da piegarne i rami, e ripartire in primavera per raggiungere il Texas e l' Oklahoma, generando una nuova generazione normale e passando a essa il testimone. La staffetta richiederà altre due o tre generazioni, tutte normali e di corta vita, per permettere alle Monarca di raggiungere casa propria e vivere una breve estate felice, prima di generare una nuova generazione Matusalemme pronta a ripartire per l' esilio del Sud. Parte della "felicità" di queste farfalle sta nel fatto che esse sono relativamente immuni dai predatori, perché le loro uova vengono deposte sulle foglie di piante tossiche della famiglia delle Asclepiadaceae: un altro nome che ricorda un mito greco, questa volta quello di Asclepio o Esculapio, figlio di Apollo e dio della medicina. Poiché i bruchi si nutrono di queste foglie, ne assimilano le tossine e le farfalle risultano a loro volta tossiche: i predatori hanno dunque imparato a riconoscerle, ed esse stesse usano i loro colori come "segnali di pericolo" per tenerli lontani. A loro volta, per mimetismo, altre specie di farfalle non tossiche hanno imparato a imitarle, sviluppando gli stessi colori e mescolandosi a loro, per trarre un vantaggio indiretto dalla loro pericolosità. Ma l' aspetto forse più sorprendente della saga delle Monarca è che nessuna di esse compie un viaggio completo di andata e ritorno: come possono, dunque, sapere tutte dove andare e tornare ogni anno esattamente non solo nella stessa zona, ma addirittura sugli stessi alberi? Per un certo periodo si è pensato che potessero essere guidate dal campo magnetico terrestre, a causa di una piccola quantità di magnetite presente nel loro torace. Ma esperimenti di Steven Reppert, riportati in un articolo su Science nel 2003, hanno dimostrato che un' alterazione dei loro ritmi circadiani provoca errori nella navigazione: sono dunque questi ritmi, e i "geni periodo" che essi continuamente attivano e disattivano, a guidare attraverso la posizione del Sole il viaggio e a codificare geneticamente le istruzioni che permettono questo singolare "effetto farfalla", oltre che a concludere scientificamente una storia iniziata mitologicamente, come tanto spesso succede. - PIERGIORGIO ODIFREDDI