La
più bella del mondo
di
Roberto
Benigni
Il
2 giugno del 1946 ci furono le prime votazioni libere della nostra
storia. Le donne hanno votato per la prima volta. Le donne e anche
certi ceti sociali della popolazione. Tutta l’Italia
ha votato, non potete sapere la bellezza di quel momento,
che
cosa è stato. Le prime
votazioni
libere dove si
doveva scegliere
tra monarchia
e Repubblica,
e come sapete
vinse la
Repubblica. E in una
seconda
votazione si votò
per 556 parlamentari
che scrivessero,
tutti
uomini politici,
regole per vivere
insieme, altrimenti
si ricadeva
nella guerra civile.
Si formarono
questi uomini di
tutti gli schieramenti
politici (democristiani,
comunisti,
socialisti, liberali,
azionisti, uomini
qualunque) divisi
in tutto escluso
su una cosa: essere
uniti. Non so
cosa accadde loro. Divennero
dei giganti,
alcuni lo erano di
già.
Ci hanno fatto
volare, hanno illuminato
quelle macerie
e hanno detto:
“Avanti, rialzatevi”.
Profetici. Lì dentro
c’è la strada
per risolvere tutti
i nostri problemi.
Ci hanno portato
in un luogo
dove si proclamava
il primato
della persona umana,
della sua dignità,
ma non fra gli
ultimi, fra i primi.
È una cosa impressionante
questo testo, è una poesia.
I
padri
della patria
Mentre
la legge vieta,
proibisce, la
Costituzione ti protegge
e ti spinge,
è
la nostra mamma.
Una cosa
di una bellezza... Tutto
a favore,
un sì. Avete visto
i dieci comandamenti:
è tutto
un “no”, “non
desiderare quello,
non fare questo”.
Invece la Costituzione
è la legge
del desiderio. Calamandrei,
Dossetti,
Alcide De Gasperi,
uno dei più
grandi statisti del
mondo, Giorgio La
Pira, un santo. Benedetto
Croce, un filosofo
che ha influenzato
tutto il pensiero europeo.
Pietro Nenni,
Palmiro Togliatti, Nen-ni,
Giorgio La Malfa, Lussu,
la biografia di questi era
un capolavoro, Ferruccio
Parri, Nilde Iotti, Angelina
Merlin, ci hanno
messo 18 mesi per scrivere questo.
Con una lingua
meravigliosa. C’era Amintore
Fanfani. C’era Giulio
Andreotti anche, pie-colino,
vabbè lui sta dappertutto,
stava allo Statuto albertino,
ma lo hanno
visto anche dietro Mosè scrivere
i dieci comandamenti.
C’erano tanti presidenti
della Repubblica:
Einaudi, Segni, Saragat, Giovanni
Leone, Pertini,
Scalfaro. Alcuni di loro erano
stati in galera per
difendere la libertà e poi sedevano
in Parlamento.
L’opposto di quello che succede
oggi, prima siedono
in Parlamento, poi finiscono
in galera.
II
lavoro è
sacro
C’è
voluto veramente
tutto questo amore, e tutta questa
morte, per cui
un giorno alcuni uomini e alcune
donne potessero
scrivere queste parole: //
capo
provvisorio dello Stato,
vista la deliberazione dell’Assemblea
costituente,
che nella seduta del 22 dicembre
1947 ha approvato la
Costituzione della Repubblica italiana
(...) promulga la
Costituzione della Repubblica italiana
nel seguente testo.
Principi fondamentali. Articolo
1: L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul
lavoro. La sovranità
appartiene al popolo, che la esercita
nelle forme e nei
limiti della Costituzione.
Sentite
l’articolo
4: La
Repubblica riconosce a tutti i cittadini
il diritto al lavoro
e promuove le condizioni che rendano
effettivo questo
diritto. Ogni cittadino ha il dovere
di svolgere, secondo
le proprie possibilità
e la propria
scelta, un’attività
o una funzione che concorra
al progresso materiale
o spirituale della società.
Cioè,
qualsiasi governo
deve promuovere il lavoro,
perché il lavoro è
sacro e ogni legge che ostacola
il lavoro è un sacrilegio.
Ma io dico, la bellezza:
“Materiale e spirituale”.
Tu devi farmi stare
bene, col corpo e l’anima.
È inutile che mi dai tutti
i diritti, la prima cosa mi devi dare il lavoro, sono le fondamenta.
E riconosce a tutti questa cosa qua. Amare il proprio lavoro è
la vera e concreta forma di felicità sulla terra. Quello che spetta
alle future generazioni, ai futuri governi è far sì che ciascuno
ami il proprio lavoro.
Un
sogno da Woodstock.
Perché con
la disoccupazione le persone non perdono
solo il lavoro, perdono se stesse.
Quando
non c’è lavoro si produce infelicità
e perdiamo tutto.
Quando
ci danno
la busta paga dentro non troviamo
solo i soldi, quella paga non è avere è essere,
essere. Quella è la cosa importante,
la
nostra libertà, indipendenza, dignità,
la
nostra vita. Loro lo sapevano, conoscevano
il legame fortissimo tra il lavoro
e la
nostra personalità, perché il lavoro nutre
l’anima
e senza crolla tutto: crolla la Repubblica
e crolla
la democrazia, che sono il corpo e l’anima
delle nostre
istituzioni.
I
principi
fondamentali
L’impianto
della
Costituzione sapete chi l’ha fatto?
Un ragazzo
pugliese che aveva 29 anni e si chiamava
Aldo
Moro. Sentite l’articolo 5, qui si entra
in cose
tecniche, ma vale la pena, vi vorrei far
presente
che per gli alti incarichi gli uomini politici
giurano
sulla Costituzione: La
Repubblica,
una
e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie
locali; attua nei servizi che dipendono
dallo
Stato il più
ampio decentramento amministrativo;
adegua i principi ed i metodi della
sua
legislazione alle esigenze dell’autonomia
e
del decentramento.
Rivoluzionario,
spettacolare. Qui c’è
il decentramento
del potere.
Il
coraggio. L’unità
d’Italia era stata fatta da poco, durante
il fascismo c’erano i prefetti,
dipendeva
tutto dallo Stato centrale: Roma
padrona veramente. Loro hanno detto:
i cittadini sono maturi. Chi ha il potere
non lo divide con nessuno, e loro
invece si sono inventati una forma di Stato
che non c’era.
Lo Stato regionale. Un federalismo come Cattaneo, meraviglioso,
magari venisse attuato. Hanno
dato potere alle Regioni, principio straordinario
del pluralismo regionale. Hanno messo la divisione dell’Italia
nell’articolo
dove proclamano l’unità, guardate
la bellezza. Una e indivisibile, l’hanno
messa fra due virgole, come dire: si sa, non c’è bisogno di
mettere il punto esclamativo. Umberto Terracini con Alcide
De Gasperi, “Umberto scrivi questo articolo, scrivi:
l’Italia, una e indivisibile”, e Umberto: “Ma che c’è
bisogno di scriverlo?”. “E magari tra trenta o quarant’anni
arriva qualcuno e la vuol dividere”.
Articolo
2.
Dopo
vi racconto due o tre storie. La
Repubblica riconosce . . . (sentite
i verbi, eh!) e
garantisce i diritti inviolabili dell’uomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge
la sua personalità. E richiede, richiede l’adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Il
nostro articolo 3
della nostra
Costituzione ce l’hanno
copiato in tutto
il mondo.
Scopiazzato. Andate a leggere, scopiazzato,
fatto
un po’ peggio per non farsi riconoscere.
Una cosa
impressionante. Sentite la poesia, sentite
la bellezza.
Rispetto a quello che c’era prima. I
nostri
babbi,
nonni, padri. Tutti
i cittadini hanno pari
dignità
sociale
e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico
e sociale che, limitando di fatto la libertà
e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del
Paese.
Pari
dignità
Articolo
6. La
Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
E
state a sentire il 7.
Lo
Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine,
indipendenti e sovrani. Sovrani,
sovrani! I
loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni
dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento
di revisione costituzionale. Tutte le confessioni religiose sono
egualmente libere davanti alla legge.
È
grandioso, finalmente, tutte libere. Le
confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno il diritto
di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non
contrastino con l’ordinamento
giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per
legge in base a intese con le relative rappresentanze. Sentite:
garantire pari dignità
a tutti.
Articolo
9. Questo fa andare al manicomio. La
Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca
scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio
storico e artistico della nazione.
La
guerra ripudiata
Sentite
il 10 che sembra chissacché.
Ora qui s’apre una cosa che non avete idea. L’ordinamento
giuridico italiano si conforma alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute. È lungo ma sentite che
roba. La
condizione giuridica dello straniero è
regolata dalla legge in conformità con le norme e i trattati
internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo
Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite
dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della
Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è
ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.
Sentite
questo articolo 11: questo è
davvero famoso in tutto il mondo. L’Italia ripudia la guerra. Io
faccio subito un applauso per la parola, eh. È famosissimo.
L’Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli (ma
sono poesie...) e
come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. E
adesso riprende l’articolo
10: consente,
in
condizioni
di parità
con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità
. Limitiamo
la nostra sovranità
a casa nostra. Alle
limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia
tra le nazioni. Promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo.
Allora,
articolo 12. Qui rimarrete stupiti. È
il mio preferito. La
bandiera della Repubblica è
il tricolore italiano, verde, bianco e rosso, a tre bande verticali
di eguali dimensioni.
Il
medioevo oggi
Nel
Medioevo c’erano
nei parlamenti dell’epoca, i corrotti. Stavano lì e facevano
leggi. C’erano dei potenti che quando erano in minoranza
compravano con dei soldi e facevano passare al partito opposto.
Facevano delle leggi spaventose. Una cosa che fecero, non si può
dire su Raiuno perché è proprio una cosa da maiali. Si chiamava
Porcellum. E quando la fecero, nel 1280, una cosa
medievalissima, dopo averla fatta dissero: fa schifo e la
adottarono. Ridevano tutti con questo Porcellum, ce lo fecero
mangiare due volte. Si compravano lecca lecca con i soldi pubblici e
si stupivano se uno gli diceva: “Ma che fai?”. “Che vuoi che
sia?”. Arrivò un cavaliere da lontano, da Mediolanum, la casta
aveva tutti i privilegi, avevano i cavalli blu. Questo cavaliere
prese il potere e fece come nel Rinascimento, feste, orge,
confusione, donne, ci fu uno scandalo con una nipote del conte
Ugolino che si arrabbiò da morire: “Ma io non ho nipoti”. E
tutto il parlamento votò che il conte Ugolino aveva una nipote.
E questo cavaliere si alleò poi con un gruppo del nord, veramente
medievale, si chiamavano “i barbari che sognavano”, facevano
paura con degli elmi, dei corni. Il loro slogan politico
ufficiale era “noi ce l’ab biamo duro”. E la gente li votava.
Voi
mi direte: “Non ci credo”. Era così. Poi non erano normali,
facevano paura: non avevano cinque dita, ne avevano uno solo, il
medio, sempre alzato. E facevano dei riti pagani, col dio Po. E il
capo di questa setta faceva l’amore col dio Po. E nacque una trota.
La prima trota nella storia dell’umanità che ritornò con una
laurea dell’Albania. In tutta questa confusione, con chi predicava
la fine del mondo, nacquero giullari, demagoghi. Uno di questi
giullari andava nelle piazze con venti, trenta mila persone, e vedeva
tutti “morti, cadaveri, zombie”. Diceva il nome di una
persona e faceva urlare “ma vaffa...”. Trenta mila persone che
urlavano il vaffa. In tutta questa confusione c’era il povero Dante
Alighieri che fondò un partito, si chiamava
Per
Dante, Pd, non vinse mai, fece anche le primarie da solo e
perse.
Ma
c’è
la Costituzione, il regalo che i padri e le madri costituenti ci
hanno lasciato in eredità. Le cose regalate dobbiamo
conquistarle, farle diventare nostre. Qui dentro ci sono le
regole per vivere tutti insieme, in pace, lavorando. Mi permetto
di dire una cosa che solo un papa o un buffone possono dire. Domani
mattina quando vi svegliate dite ai vostri figli che sta per
cominciare un giorno che prima di loro non ha mai vissuto nessuno. In
secondo luogo ditegli di andare a testa alta, di essere orgogliosi di
appartenere a un popolo che ha scritto queste cose tra i primi nel
mondo.
Dei
politici lo hanno scritto. Ditegli di essere orgogliosi che abbiano
fiducia e speranza. Ci vuole fiducia e speranza per far entrare
un figlio nella vita.