Lavorare meno per lavorare tutti
Sulla riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, Bertrand Russell pose il problema già nel 1935 con il famoso esempio della fabbrica degli spilli.
Se l'introduzione di nuove macchine consente di raddoppiare ciò che si produce e, nella società non c'è richiesta di questo surplus, tanto che non si riesce a vendere nemmeno ad un prezzo inferiore, in un "mondo organizzato secondo ragione la conseguenza sarebbe che gli addetti alla fabbricazione degli spilli lavoreranno quattro ore e tutto il resto andrà avanti come prima.
Ma una soluzione così semplice verrebbe considerata oggi immorale; così in realtà gli uomini continuano a lavorare otto ore, c'è sovraproduzione di spilli, alcune fabbriche sono sostrette a chiudere e metà degli addetti alla produzione sono espulsi dal lavoro.
Da un punto di vista globale le ore non lavorate sono le stesse, solo che in tal modo metà delle persone è ancora oppressa da un lavoro eccessivo e l'altra metà è a spasso.
Il tempo libero, invece di essere fonte di felicità per tutti, diventa miseria generalizzata. Si può immaginare qualcosa di più insensato?".
77 anni dopo, alla luce della crisi attuale, siamo a porci ancora la stessa domanda.