sabato 24 aprile 2010
Afghanistan
battibecco di Massimo Fini
INDECOROSI PASTICCI
In Afghanistan accadono cose grottesche. Una volta erano i
talebani a sequestrare gli italiani. Oggi sono i nostri alleati. Non
intendo la cricca di Karzai che è alle dirette dipendenze
dell’Amministrazione Usa e non avrebbe mai permesso a quel frillo
del governatore di Lashkar Gah di mettere le mani su dei nostri
connazionali senza, non dico l’approvazione ma l’input degli
americani e degli inglesi che sono stati i registi dell’intera operazione.
Come in ogni sequestro è stato richiesto un riscatto per il
rilascio dei tre di Emergency. I servizi segreti afghani,
corrottissimi come tutta la polizia, hanno chiesto e ottenuto
dal governo italiano il solito milione di dollari che si sono
spartiti con Karzai (non è un caso che la trattativa si sia
sbloccata dopo che il presidente Quisling dell’Afghanistan è
intervenuto personalmente sui servizi segreti che nel giro di
qualche ora hanno trasformato accuse gravissime, quelle di
aver partecipato alla preparazione di un complotto per
uccidere il governatore di Laskar Gah e di aver responsabilità
dirette nel sequestro del giornalista di Repubblica Daniele
Mastrogiacomo e nell’omicidio del suo interprete, in un
verdetto di “non colpevolezza”. Una virata a 360 gradi.
In quanto agli anglosassoni hanno ottenuto quello che
volevano: la chiusura, almeno temporanea, dell’ospedale di
Emergency a Lashkar Gah. La Nato sta infatti per lanciare una
grossa offensiva contro Kandahar, la roccaforte storica dei
talebani. Kandahar non è un villaggio, è una grande città ed è
presumibile che i bombardieri americani facciano una messe di
civili più abbondante del solito. Del resto tutta Kandahar –
anche quelli che non combattono direttamente – è talebana e
non è facile distinguere. Emergency sarebbe stata un testimone
terribilmente scomodo ed era quindi necessario toglierla di
m e z zo .
Tutti questi indecorosi pasticci non ci sarebbero se gli
occidentali avessero avuto l’onestà di dichiarare guerra
all’Afghanistan invece di definire la presenza dei loro 130 mila
soldati “un’operazione di pace” parandosi dietro l’imposizione
di un presidente fantoccio come Karzai (ex consulente della
Unocal, la grande compagnia americana che vorrebbe costruire
il famoso gasdotto che, attraversando tutto l’Afghanistan,
dovrebbe portare il gas dal Turkmenistan al Pakistan, cioè al
mare – uno dei gravi torti del Mullah Omar era che voleva
affidare la costruzione del gasdotto alla Bridas argentina
diretta dall’italiano Carlo Bulgheroni). Con una dichiarazione
di guerra non ci sarebbero Ong di ogni tipo piazzate nel pieno
centro del campo del nemico, giornalisti e “anime pie” di tutti i
generi svolazzanti per il Paese. Ci sarebbe unicamente la Croce
rossa internazionale che, prima che Scelli, il protetto di
Berlusconi, ne facesse un caravanserraglio imbarcando
chicchessia, aveva i soli compiti che deve avere: la cura dei feriti
di tutte le parti contendenti e la tutela dei prigionieri. Durante
la Seconda guerra mondiale non sarebbe stato nemmeno
pensabile che un giornalista tedesco si muovesse
liberamente in territorio inglese, e viceversa, o che i
tedeschi o gli inglesi avessero un loro ospedale in
territorio nemico. Questi sono gli equivoci cui
porta una “non guerra” che è invece una guerra.
Che non ha più alcuna giustificazione, se mai ne
ha avuta una, e che è la più vigliacca che
si sia mai vista, perché da una parte c’è
gente che combatte con aerei
fantasma, privi di equipaggio, i Dardo
e i Predator, e dall’altra uomini in
ciabatte che si battono quasi a mani
nude .
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