venerdì 24 agosto 2012

Io, mia moglie Ramona e i segreti del matrimonio

Molto simpatico questo articolo dello zoologo Desmond Morris (il suo libro più famoso è "la scimmia nuda").

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MIA moglie Ramona e io non siamo mai stati granché propensi ai festeggiamenti. Quando abbiamo raggiunto le nozze d'oro ho proposto di organizzare una grande festa. Lei ha respinto subito l'idea dicendo che sarebbe stato bizzarro festeggiare 50 anni di matrimonio, tenuto conto che lei affermava ancora di avere 49 anni. Così abbiamo lasciato perdere.

Quando però, con nostra grande sorpresa, siamo arrivati al traguardo successivo - le nozze di diamante - abbiamo sentito di dover veramente dare peso all'evento in qualche modo.
Abbiamo deciso di portare la nostra famiglia - nostro figlio, sua moglie e i nostri quattro nipoti - a fare un viaggio a Venezia, a bordo della nostra nave da crociera preferita, l'Aurora. Dato che vivono in Irlanda sarebbe stata una splendida occasione per trascorrere un po' di tempo insieme.
Guardando mia moglie, dall'altra parte del tavolo al quale era seduta l'intera famiglia, ho trovato davvero difficile credere che sia stata con me per oltre 60 anni. Non deve essere stato molto divertente essere sposata a un lavoratore instancabile. Nel corso degli anni che abbiamo trascorso insieme, ho scritto più di 50 libri, ho registrato oltre 500 programmi televisivi e ho dipinto oltre duemila quadri. Senza che lei si lamentasse mai. Penso che aiuti il fatto che siamo entrambi figli unici, e amiamo la solitudine. Ci incontrammo a una festa in campagna nella primavera del 1949 e serbo un vivo ricordo della prima volta che il mio sguardo si fermò su di lei. Non venite a raccontarmi che l'amore a prima vista è una leggenda puramente romantica. Non è così. A me è capitato e innescò un istinto così intenso da stupire me per primo. Sotto le armi avevo imparato molte cose sulle ragazze, ma si era trattato soltanto di divertimento a cuor leggero. Quella volta fu diverso. Qualcosa in fondo al mio cervello si accese. Non ero più un essere raziocinante. Ero stato catturato. Essendo timido, però, dovevo racimolare abbastanza coraggio prima di rivolgerle la parola.
Mentre esitavo, vidi con terrore che aveva iniziato a chiacchierare con un giovane critico d'arte londinese, molto affabile ed elegante.
In quello stesso momento qualcuno annunciò l'inizio di uno stupido gioco che si faceva di frequente alle feste e che implicava di nascondersi in diversi ambienti della casa. Con repulsione vidi il mio rivale sparire con lei da qualche parte, al piano di sopra.
Poi si spensero le luci ed ebbi difficoltà a seguirli in una camera da letto al buio, dove pareva che si fossero nascosti sotto al letto. Tutto ciò che potei fare fu stendermi sul letto. I due sotto di me non parevano avere alcuna fretta di essere scoperti e così decisi di passare all'azione io e con attenzione lasciai scivolare la mano tutto intorno al letto finché non fui in grado di afferrare la mano della ragazza lì sotto. Mi sentii incoraggiato dal fatto che quando le strinsi la mano forte, lei fece altrettanto. Ci tenemmo per mano così, per qualche tempo. Non ero sicuro di quello che avrei fatto dopo. Poi - cogliendomi di sorpresa - nella luce della luna che entrava dalla finestra vidi stagliarsi un'ombra scura accanto al caminetto. Girai la testa per poterla guardare meglio. E fu allora che quella figura scoppiò in una risata, a quel punto irrefrenabile.
In piedi c'era proprio la ragazza, che aveva abbandonato il suo nascondiglio sotto il letto piano piano e, per qualche minuto, era rimasta a osservare l'incredibile scena di un critico d'arte e del sottoscritto che si stringevano la mano credendo entrambi di stringere la sua, immaginando oltretutto di aver fatto qualche notevole progresso. Quella fu l'unica volta in vita mia che ho stretto la mano a un critico d'arte londinese, ma fu senz'altro una delle azioni più propizie della mia vita.
Il critico non parve affatto divertito e abbandonò la scena, mentre la ragazza e io restammo, vivendo momenti di grande divertimento, poi durato negli anni, e allacciando un vero rapporto.
Molto presto iniziammo a trascorrere sempre più tempo insieme. Essendo un giovane zoologo, un piccolo progetto per il quale avevo veramente bisogno di aiuto aveva a che fare con i conigli selvatici che infestavano molti campi della zona, in quell'epoca antecedente alla diffusione della mixomatosi. Il problema stava nel catturare i conigli senza far loro del male. Mi accorsi che quando si guidava piano lungo un sentiero di campagna a notte fonda, i conigli che saltellavano da una parte all'altra del sentiero, di campo in campo, per qualche istante restavano "ipnotizzati" dalla luce dei fari dell'automobile. Se però mi fermavo e scendevo dalla macchina per rincorrerli, concedevo loro il tempo di fuggir via nelle tenebre.
Pertanto mi serviva che qualcuno stesse seduto sul cofano della macchina, pronto a saltar giù non appena avessi frenato, per afferrare il coniglio prima che questi avesse il tempo di rinvenirsi del tutto. Era a quel punto, spiegai a Ramona, che entrava in gioco lei. La maggior parte delle ragazze avrebbe rifiutato di fare una cosa del genere, ma lei accettò senza discutere. E penso che fu in quello stesso istante che decisi che eravamo davvero compatibili. Così ci avviammo lungo uno stretto sentiero di campagna, con Ramona appollaiata sulla griglia del radiatore della macchina, come se qualcuno avesse sostituito il consueto simbolo portafortuna di un'automobile con la testa di una polena. Alla vista del primo coniglio davanti a noi, io premetti sui freni e Ramona si slanciò in avanti, in una sorta di placcaggio volante da rugbista.
Saltai giù dall'automobile e la trovai aggrappata a un coniglio maschio che scalciava. Pareva avere la forza di dieci conigli domestici, ma lei lo teneva ben stretto. Riuscii ad afferrarlo e a deporlo in una scatola piena di steli d'erba che avevo sistemato sul sedile posteriore della macchina. Ramona fu soddisfatta del suo exploit, ma al tempo stesso insistette che quando avessi finito il mio progetto quel coniglio, peste o non peste, fosse rimesso in libertà. E così di fatto avvenne. Quello fu il primo di molti animali entrati sotto la sua "protezione personale".
Mi resi così conto che la ragazza della quale mi ero innamorato non soltanto era affascinata dagli animali, ma non li temeva neppure. Che cosa augurarsi di meglio? (Negli anni successivi, quando giravamo allo zoo di Londra le puntate di alcune trasmissioni per la tv, l'avrei trovata avvolta dalle spire di un grande pitone, giocare tranquillamente con un ragno gigante, a dorso di elefante, senza sella e con soltanto un vestitino estivo addosso, intenta a cercare il suo cervo domestico scappato nella metropolitana londinese, giusto per ricordare qualche altro suo exploit).
Volevamo sposarci, ma dovemmo attendere perché lei aveva appena vinto una borsa di studio a Oxford e a quei tempi le ragazze non ancora laureate non avevano il permesso di prendere marito. La data delle nostre nozze fu fissata per il giorno della sua laurea.
Non avevamo soldi, ma non sembrava che ci importasse. Avevamo l'un l'altro, ci sentivamo invincibili e sprizzavamo ottimismo. Da zoologo iniziò ad affascinarmi questo comportamento di coppia che è sì comune negli uccelli, ma pressoché sconosciuto negli animali a noi più vicini, le scimmie e le scimmie antropomorfe.  
Perché sembriamo geneticamente programmati per innamorarci e restare innamorati? La risposta va cercata nel nostro antico passato di cacciatori.
Quando i nostri lontanissimi progenitori scelsero la caccia come nuovo stile di vita, questo cambiamento ebbe un impatto decisivo sui ruoli dei due sessi. I maschi si specializzarono nella caccia, le femmine divennero raccoglitrici.
Queste necessità inevitabilmente fecero preferire un determinato sistema sessuale, ovvero il legame di coppia, in base al quale ogni maschio ha la sua femmina e quindi non è in costante competizione coni suoi compagni maschi.
Quanto alle femmine, legame di coppia voleva dire che i maschi sarebbero ritornati con le prede catturate al villaggio dove si erano accampati e le avrebbero condivise con loro. A loro volta, le femmine avrebbero condiviso con i maschi tutto quello che avevano raccolto.
Quando la gente si congratula con Ramona e me per aver raggiunto le nozze di diamante, invece di dire: «Beh, per la nostra specie è normale», spesso dico: «Grazie, sì, siamo stati fortunati a sopravvivere in questo mondo moderno in uno stretto rapporto di coppia». Anzi: questo rapporto non è mai stato più stretto. Se dovessi perdere Ramona, mi sentirei amputato, non in lutto.
Mentre festeggiavamo il nostro sessantesimo anniversario di matrimonio a bordo di una nave da crociera, alcuni giorni fa, qualcuno mi ha chiesto qual è il nostro segreto. Ho risposto che il nostro segreto più grande è che, a eccezione di quando abbiamo viaggiato, abbiamo sempre avuto camere da letto separate. Adoriamo la nostra privacy quando dormiamo e non vogliamo essere disturbati. Il sesso è un'altra cosa e non dovrebbe essere l'ultima cosa che si fa di sera prima di addormentarsi, quando si è entrambi esausti al termine di una lunga giornata di lavoro.
Questa, apparentemente, non era la risposta che si aspettava chi mi aveva rivolto quella domanda.
E quindi ha insistito: «Deve esserci anche dell'altro».
Al che ho risposto: «Beh, indubbiamente è di particolare aiuto se tua moglie è più determinata di te, più generosa e più brava ad acchiappare conigli selvatici a mani nude». Traduzione di Anna Bissanti

Desmond Morris, Repubblica, 23 agosto 2012