sabato 25 febbraio 2012

contraccezione - prima della pillola tra salti erbe e api morte


storia di una battaglia non ancora vinta
le donne hanno sempre cercato di controllare la propria fecondità.
a volte pagando con la vita. il ginecologo carlo flahigni illustra le tecniche del presente e i rimedi del passato, non tutti archiviati
di alex saragosa
Venerdi di Repubblica 24 febbraio 2012

Dopo a coito fere cinque salti all'indietro, mai in avanti». «Fare l'amore con assoluta indifferen­za». «Inserire in vagina sterco di coccodrillo». «Mangiare api morte». Ecco alcuni con­sigli che nel passato, nelle diverse cultu­re, si davano alle donne per evitare la gravidanza. Li ha raccolti, insieme ad al­tre centinaia di usanze e credenze, il gi­necologo Cario Flamigni nel libro Storia della contraccezione, in uscita per Dalai editore fpp. 570, euro 22).
Fra i primi medici a collaborare negli anni Sessanta con l'Aied - l'associazione italiana di edu­cazione demografica che iniziò a parlare -di anticoncezionali mentre ancora vige­va la legge fascista che lo proibiva - e in campo con i radicali per la difesa della legge sull'aborto, Flamigni oggi ha 79 an­ni si è ritirato dalla clinica e dalla ricer­ca universitaria dopo quarant'annì di carriera all'Università di Bologna, ma è ancora presidente dell'Aied e, - soprattutto, continua a essere una figura centrale nel dibattito sul diritto delle donne a gestire liberamente la propria fertilità. Un diritto che, nella storia (anche odierna) non sembra affatto scontato.
Perché si usavano mezzi anticoncezionali anche in passato, quando il nu­mero era potenza?
«Le donne hanno sempre cercato di controllare la propria fecondità: per l'impossibilità di mantenere la prole, per evi­tare i rischi del parto, le conseguenze di stupri o dell'avere figli da nubili, ma an­che per poter continuare a lavorare, pen­siamo alle prostitute, o persino per ra­gioni estetiche. Una delle interpretazioni della storia biblica di Onan, che si rifiutò di fecondare Tamar, la vedova del fratel­lo, «disperdendo il seme», è proprio che volesse preservarne la grande bellezza. Questa storia è alla base della proibizio­ne assoluta a ogni mezzo di controllo del­le nascite nel Cristianesimo, mentre gre­ci, romani e arabi non avevano particola­ri tabù contro la contraccezione. Persino gli ebrei, per vietandola agli uomini, la consentivano alle donne».
Gli antichi avevano idee confuse sulla fecondazione. Come riusciva­no a evitarla?
«Anche se filosofi e poeti fantasticava­no di fecondazioni miracolose, tutti avevano capito che, per prevenire le nascite:, occorreva impedire il contatto fra lo sperma e quel misterioso qualcosa che le donne hanno nel ventre (gli ovociti sareb­bero stati scoperti solo nel XVIII secolo). Alcuni pensavano che la donna fosse solo un contenitore del seme maschile, altri che: contribuisse con il sangue mestruale. (gli antichi indiani ci credevano talmente che facevano sposare le bambine prepuberi, in modo che nessuna mestruazione andasse sprecata.
I metodi anticoncezionali più efficaci del passato erano il coito interrotto e l'allattamento prolungato. Un po' meno sicuro era l'uso di sostanze assorbenti, acide, saline, ve­lenose per bloccare lo sperma prima del­l'utero. Inutili, fumigazioni, massaggi, salti dopo l'amplesso, per non parlare dei tanti riti magici».
E quando quei bizzarri metodi falliva­no, che succedeva?
«Non restava che l'aborto, che spesso avveniva tardi, visto che il ciclo mestrua­le era reso irregolare dalla malnutrizio­ne. Per abortire si usavano rimedi vege­tali, con decine di specie diverse: artemi­sia, ruta, melograno, ginepro... Una delle più efficaci pare fosse il silfio, un parente della ferula che cresceva solo in Libia. La città di Cirene prosperò per millenni sul silfio, raccogliendone così tan­to da farlo estinguere. Dal­l'uso di piante abortive è deri­vato il mito tragico di Mirra, colpevole di incesto con il pa­dre e perciò trasformata in pianta: le sue lacrime, cioè la resina dell'albero di mirra,
dalle proprietà abortive, veniva consigliata alle ragazze violentate dal padre. Nell'anti­chità, insomma, l'aborto non era partico­larmente avversato, essendo il feto consi­derato, almeno fino a un certo stadio, so­lo una parte del corpo della madre».
Tutto cambia con il Cristianesimo.
«Il Cristianesimo è una religione in­comprensibilmente ostile alle donne. Fin dagli inizi, con la scusa di «tutelare la vi­ta», ha sacrificato quella delle donne, bandendo sia anticoncezionali che abor­to. Purtroppo queste proibizioni sono fil­trate anche nelle leggi secolari e poi nella mente di medici e sapienti Così, mentre i libri di erboristeria più antichi sono chiari quanto a usi e dosi delle erbe per controllare le nascite, più si va avanti e più le cose diventano vaghe, con eufemi­smi come «regolatore delle mestruazio­ni» e «da non prendere in gravidanza», e la sparizione delle modalità d'uso. I me­dici medioevali, poi, si sono del tutto di­sinteressati della medicina femminile, lasciandola nelle mani delle donne stesse, soprattutto delle ostetriche».
Che hanno pagato caro il monopolio.
«Dal XIII al XVHI secolo queste don­ne, in possesso di una sospetta sapienza riguardo ai misteri femminili, sono diven­tate sinonimo di streghe. Migliaia di loro sono state torturate e uccise e milioni di donne sono morte per mancanza del loro aiuto. La fine della trasmissione delle loro conoscenze, dal Rinascimento in poi, e il rifiuto dei medici di occuparsi del con­trollo delle nascite, ha fatto aumentare in modo esponenziale infanticidi e abbandono di neonati Questa vergogna è andata avanti incredibilmente a lungo: le prime tre donne che ho visto morire, nei primi anni Sessanta, si erano avvelenate con l'apiolo, l'estratto di prezze­molo usato per abortire.
L'aborto era illegale, ma nelle farmacie era liberamente in vendita l'apiolo, che serviva solo a quello. Nessun farmacista, come nessun medico che procurava aborti a pagamento, è mai stato arrestato. Solo le donne e le mam­mane erano oggetto di repressione».
Quando ha cominciato a cambiare qualcosa?
«Dal XIX secolo nell'Europa prote­stante centro-settentrionale, ma non cer­to in nome del bene delle donne. Le teo­rie di Malthus avevano prospettato i pericoli dell'eccessiva fertilità dei poveri, mentre la distorsione del darwinismo aveva aggiunto al controllo delle nascite motivazioni eugenetiche, cioè la necessi­tà di rendere infertili le donne "inferiori", come le zingare o le malate mentali I pri­mi anticoncezionali ormonali furono spe­rimentati, negli anni Trenta proprio su di loro, che poi furono anche bersaglio di spietate campagne di sterilizzazione for­zata. Solo più avanti, donne illuminate come l'americana Margaret Sanger ini­ziarono a pensare alla contraccezione co­me a un diritto delle donne».
Intanto i metodi contraccettivi si moltiplicavano.
«Il preservativo, in realtà in uso fin dal Seicento, era soprattutto una difesa contro la sifilide. Nel 1917 viene messo a punto il metodo Ogino-Knauss, e relative varianti basate sull'individuazione dei giorni fertili, amato dalla Chiesa, ma sco­modo e poco sicuro. Nei decenni succes­sivi appaiono diaframma, spermicidi e dispositivi intrauterini Ma la rivoluzione arriva con la pillola, nei primi anni Ses­santa. Purtroppo anche questa storia ha un lato oscuro: le case farmaceutiche na­scosero per anni i pesanti effetti collate­rali, dalle tromboflebiti al cancro al seno, rallentandone così il perfezionamento».
Dagli inizi della sua carriera cos'è cambiato?
«Resta molta ignoranza. Tante immi­grate clandestine, per esempio, rischiano la vita usando fermaci abortigeni, vendu­ti per altri scopi, come le prostaglandine. Alcune mi hanno detto di aver fatto an­che una trentina di aborti in questo mo­do. C'è poi l'assurda opposizione che si fa a nuovi anticoncezionali come la «pillola del giorno dopo», sostenendo che sia abortiva: di fatto impedisce la matura­zione dell'ovulo. Se il suo impianto, dopo che è stato fecondato, è già avvenuto, non può più nulla».
E come va l'uso degli anticoncezionali?
«Siamo fra i Paesi con meno educazio­ne sessuale nelle scuole e in cui si usano meno contraccettivi sicuri (solo il 16 per cento delle italiane prende la pillola). Ep­pure gli aborti sono relativamente pochi e in diminuzione. Secondo me in realtà si ricorre molto al coito interrotto, un meto­do, tutto sommato, piuttosto efficace. Og­gi come al tempo degli antichi romani».

ALEXSARAGOSA