storia di una battaglia non ancora vinta
le
donne hanno sempre cercato di controllare la propria fecondità.
a
volte pagando con la vita. il ginecologo carlo flahigni illustra le
tecniche del presente e i rimedi del
passato, non tutti archiviati
di
alex saragosa
Venerdi
di Repubblica 24 febbraio 2012
Dopo
a coito fere cinque salti all'indietro, mai in avanti». «Fare
l'amore con assoluta indifferenza». «Inserire in vagina sterco
di coccodrillo». «Mangiare api morte». Ecco alcuni consigli
che nel passato, nelle diverse culture, si davano alle donne per
evitare la gravidanza. Li ha raccolti, insieme ad altre
centinaia di usanze e credenze, il ginecologo Cario Flamigni nel
libro Storia della contraccezione, in uscita per Dalai
editore fpp. 570, euro 22).
Fra i primi medici a collaborare negli
anni Sessanta con l'Aied - l'associazione italiana di educazione
demografica che iniziò a parlare -di anticoncezionali mentre ancora
vigeva la legge fascista che lo proibiva - e in campo con i
radicali per la difesa della legge sull'aborto, Flamigni oggi ha 79
anni si è ritirato dalla clinica e dalla ricerca
universitaria dopo quarant'annì di carriera all'Università di
Bologna, ma è ancora presidente dell'Aied e, - soprattutto, continua
a essere una figura centrale nel dibattito sul diritto delle donne a
gestire liberamente la propria fertilità. Un diritto che, nella
storia (anche odierna) non sembra affatto scontato.
Perché
si usavano mezzi anticoncezionali anche in passato, quando il numero
era potenza?
«Le
donne hanno sempre cercato di controllare la propria fecondità: per
l'impossibilità di mantenere la prole, per evitare i rischi del
parto, le conseguenze di stupri o dell'avere figli da nubili, ma
anche per poter continuare a lavorare, pensiamo alle
prostitute, o persino per ragioni estetiche. Una delle
interpretazioni della storia biblica di Onan, che si rifiutò di
fecondare Tamar, la vedova del fratello, «disperdendo il seme»,
è proprio che volesse preservarne la grande bellezza. Questa storia
è alla base della proibizione assoluta a ogni mezzo di
controllo delle nascite nel Cristianesimo, mentre greci,
romani e arabi non avevano particolari tabù contro la
contraccezione. Persino gli ebrei, per vietandola agli uomini, la
consentivano alle donne».
Gli
antichi avevano idee confuse sulla fecondazione. Come riuscivano
a evitarla?
«Anche
se filosofi e poeti fantasticavano di fecondazioni miracolose,
tutti avevano capito che, per prevenire le nascite:, occorreva
impedire il contatto fra lo sperma e quel misterioso qualcosa che le
donne hanno nel ventre (gli ovociti sarebbero stati scoperti
solo nel XVIII secolo). Alcuni pensavano
che la donna fosse solo un contenitore del seme maschile, altri che:
contribuisse con il sangue mestruale. (gli antichi indiani ci
credevano talmente che facevano sposare le bambine prepuberi,
in modo che nessuna mestruazione andasse sprecata.
I
metodi
anticoncezionali più efficaci del passato erano il coito interrotto
e l'allattamento prolungato. Un po' meno sicuro era l'uso di sostanze
assorbenti, acide, saline, velenose per bloccare lo sperma prima
dell'utero. Inutili, fumigazioni, massaggi, salti dopo
l'amplesso, per non parlare dei tanti riti magici».
E
quando quei bizzarri metodi fallivano, che succedeva?
«Non
restava che l'aborto, che spesso avveniva tardi, visto che il ciclo
mestruale era reso irregolare dalla malnutrizione. Per
abortire si usavano rimedi vegetali, con decine di specie
diverse: artemisia, ruta, melograno, ginepro... Una delle più
efficaci pare fosse il silfio, un parente della ferula che cresceva
solo in Libia. La città di Cirene prosperò per millenni sul silfio,
raccogliendone così tanto da farlo estinguere. Dall'uso di
piante abortive è derivato il mito tragico di Mirra, colpevole
di incesto con il padre e perciò trasformata in pianta: le sue
lacrime, cioè la resina dell'albero di mirra,
dalle
proprietà abortive, veniva consigliata alle ragazze violentate dal
padre. Nell'antichità, insomma, l'aborto non era
particolarmente avversato, essendo il feto considerato,
almeno fino a un certo stadio, solo una parte del corpo della
madre».
Tutto
cambia con il Cristianesimo.
«Il
Cristianesimo è una religione incomprensibilmente ostile alle
donne. Fin dagli inizi, con la scusa di «tutelare la vita», ha
sacrificato quella delle donne, bandendo sia anticoncezionali che
aborto. Purtroppo queste proibizioni sono filtrate anche
nelle leggi secolari e poi nella mente di medici e sapienti Così,
mentre i libri di erboristeria più antichi sono chiari quanto a usi
e dosi delle erbe per controllare le nascite, più si va avanti e più
le cose diventano vaghe, con eufemismi come «regolatore delle
mestruazioni» e «da non prendere in gravidanza», e la
sparizione delle modalità d'uso. I medici
medioevali, poi, si sono del tutto disinteressati della medicina
femminile, lasciandola nelle mani delle donne stesse, soprattutto
delle ostetriche».
Che
hanno pagato caro il monopolio.
«Dal
XIII al XVHI secolo queste donne, in
possesso di una sospetta sapienza riguardo ai misteri femminili, sono
diventate sinonimo di streghe. Migliaia di loro sono state
torturate e uccise e milioni di donne sono morte per mancanza del
loro aiuto. La fine della trasmissione delle loro conoscenze, dal
Rinascimento in poi, e il rifiuto dei medici di occuparsi del
controllo delle nascite, ha fatto aumentare in modo esponenziale
infanticidi e abbandono di neonati Questa vergogna è andata avanti
incredibilmente a lungo: le prime tre donne che ho visto morire, nei
primi anni Sessanta, si erano avvelenate con l'apiolo, l'estratto di
prezzemolo usato per abortire.
L'aborto
era illegale, ma nelle farmacie era liberamente in vendita l'apiolo,
che serviva solo a quello. Nessun farmacista, come nessun medico che
procurava aborti a pagamento, è mai stato arrestato. Solo le donne e
le mammane erano oggetto di repressione».
Quando
ha cominciato a cambiare qualcosa?
«Dal
XIX secolo nell'Europa protestante centro-settentrionale, ma non
certo in nome del bene delle donne. Le teorie di Malthus
avevano prospettato i pericoli dell'eccessiva fertilità dei poveri,
mentre la distorsione del darwinismo aveva aggiunto al controllo
delle nascite motivazioni eugenetiche, cioè la necessità di
rendere infertili le donne "inferiori", come le zingare o
le malate mentali I primi
anticoncezionali ormonali furono sperimentati, negli anni Trenta
proprio su di loro, che poi furono anche bersaglio di spietate
campagne di sterilizzazione forzata. Solo più avanti, donne
illuminate come l'americana Margaret Sanger iniziarono a
pensare alla contraccezione come a un diritto delle donne».
Intanto
i metodi contraccettivi si moltiplicavano.
«Il
preservativo, in realtà in uso fin dal Seicento, era soprattutto una
difesa contro la sifilide. Nel 1917 viene messo a punto il metodo
Ogino-Knauss, e relative varianti basate sull'individuazione dei
giorni fertili, amato dalla Chiesa, ma scomodo e poco sicuro.
Nei decenni successivi appaiono diaframma, spermicidi e
dispositivi intrauterini Ma la rivoluzione arriva con la pillola, nei
primi anni Sessanta. Purtroppo anche questa storia ha un lato
oscuro: le case farmaceutiche nascosero per anni i pesanti
effetti collaterali, dalle tromboflebiti al cancro al seno,
rallentandone così il perfezionamento».
Dagli
inizi della sua carriera cos'è cambiato?
«Resta
molta ignoranza. Tante immigrate clandestine, per esempio,
rischiano la vita usando fermaci abortigeni, venduti per altri
scopi, come le prostaglandine. Alcune mi hanno detto di aver fatto
anche una trentina di aborti in questo modo. C'è poi
l'assurda opposizione che si fa a nuovi anticoncezionali come la
«pillola del giorno dopo», sostenendo che sia abortiva: di fatto
impedisce la maturazione dell'ovulo. Se il suo impianto, dopo
che è stato fecondato, è già avvenuto, non può più nulla».
E
come va l'uso degli anticoncezionali?
«Siamo
fra i Paesi con meno educazione sessuale nelle scuole e in cui
si usano meno contraccettivi sicuri (solo il 16 per cento delle
italiane prende la pillola). Eppure gli aborti sono
relativamente pochi e in diminuzione. Secondo me in realtà si
ricorre molto al coito interrotto, un metodo, tutto sommato,
piuttosto efficace. Oggi come al tempo degli antichi romani».
ALEXSARAGOSA