venerdì 17 febbraio 2012

aprire un locale pubblico senza permesso

Caro Colombo,
non trova strano che tra le sbandierate liberalizzazioni vi sia
quella di aprire un negozio o un locale pubblico quando si vuole, dove
si vuole, “senza chiedere permesso”?
E d o a rd o


PO S SO dire che, ancora ai giorni nostri, potete andare in un nuovo albergo negli Stati
Uniti e scoprire che il bellissimo bar d’a u t o re non può vendere liquori, non per adesso,
perché non è ancora arrivata la licenza alcolici. Quella licenza è preziosa e difficile.
Conosco la storia di un ristorante di lusso, a New York, che non ha potuto aprire per mesi,
perché il proprietario non aveva risolto una vicenda di tasse. E quella di un costosissimo
locale alla moda rimasto senza alcolici, per un anno (si immagini la perdita) nonostante
batterie di illustri avvocati, finché il titolare, campione sportivo di una grande università e
noto per le sue risse, non ha ceduto la conduzione al più mite fratello. Sto dicendo
che nel più liberalizzato dei mondi non esiste
il “fare senza chiedere permesso”. Esiste solo l'impegno della burocrazia a muoversi in
fretta e i rischi politici che corre un sindaco se fa tardare ciò che è dovuto.
Ma nessuno si
sogni di abbattere un muro del proprio appartamento, a New York, senza
a) la licenza della città; b) l’assicurazione per ciascun operaio che toccherà quel muro e c)
la firma sul progetto di un professionista (da capomastro ad architetto) che abbia licenza
di costruire. Suggerirei a uno dei nostri ministri liberalizzatori la prova di aprire un
locale da ballo non solo a New York, ma anche in una provincia di Kansas City senza i
“magnifici sette”: licenza di bevande e di cibo, uscite di sicurezza, materiali (tutti)
rigorosamente non infiammabili, verifica spazio-persone (con il cartello timbrato: non
più di 115 persone, non più di 212 persone), verifica della aria condizionata, porte e infissi
anti incendio. Il tutto collaudato dalla Commissione cittadina, dai Vigili del Fuoco e
dalla Polizia, con tre diverse certificazioni. L'idea è che si devono proteggere prima i
cittadini, poi il business.
Giriamo l’idea ai nostri nuovi governanti un po’ i m p rov v i s a t i .

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2012