lunedì 28 marzo 2011

metodo catetistico e metodo socratico

Dalla rubrica di Umberto Galimberti, dalla "Repubblica delle donne" del 26 marzo 2011, un articolo interessante, se si pensa anche a quell'"inculcare" negli studenti tanto caro a certi politici del giorno d'oggi che amano molto le scuole private....
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scrive Marco Fano marcofano@hotmail.com:

Dove abita la verità? Nella dottrina o nell'uomo?
Non sono d'accordo con la sua risposta alla signora del rosario. È ovvio che il rosario elettronico è una mostruosità, e fin lì va bene. Ma da ateo ad (mi sembra di capire) ateo, il resto se lo poteva risparmiare. Mi sembra di aver letto proprio su Repubblica, che dopo Porta Pia i bersaglieri fecero entrare a Roma un carro carico di bibbie in italiano, che erano state proibite da Pio IX, che le definiva blasfeme traduzioni.
La lettura della bibbia in una lingua a tutti comprensibile era anatema, minava il ruolo dei preti come rappresentanti e unici interpreti del volere e della parola di Dio. Questa era la grande differenza con il modo di praticare la fede di protestanti ed ebrei, che hanno al centro della loro pratica religiosa la lettura del libro. La lettura della bibbia è aria base dell'alfabetizzazione di quei popoli, della loro mentalità, del loro voler comprendere. L'approccio cattolico è l'inverso, ti offro riti molto esoterici che non devi tentare di capire, devi solo credere, esserne affascinato, e ubbidire. Il condizionamento della mentalità italica all'irrazionale, all'uomo della provvidenza, nasce molto prima delle televisioni di Berlusconi, nasce anche dalla predisposizione all'analfabetismo imposta dalia chiesa di Roma. Il rito del rosario sarà anche stato affascinante, ma pensi a quanto sarebbe stata più educativa (e lo dico, lo ripeto, da ateo) la lettura in gruppo delle scritture, con interrogativi e spiegazioni, senza la presenza di un'autorità costituita a dettare legge.


Risponde Umberto Galimberti:
Rifiuto l'appellativo di ateo e non so perché lei se lo attribuisce. Collocare coloro che regolano i propri pensieri e la propria vita seguendo i percorsi dischiusi dalla sola ragione in quella definizione privativa che li definisce "a-tei" o "non credenti" significa confermare la posizione di quanti ritengono che il modo giusto di essere uomini è quello di chi crede in Dio, e continuare a dar credito in tal modo a quell'antica e impropria tradizione medioevale e rinascimentale che identificava l'"uomo" col "cristiano", aprendo così le porte all'intolleranza quando non ai massacri di chi cristiano non era, come l'impresa di Colombo in America testimonia. Ci ricorda infatti Ernesto Balducci ne La terra del tramonto (Edizioni Cultura della Pace) che «gli indigeni dell'America latina erano più di sette milioni all'arrivo di Colombo, saranno appena 15.600 sedici anni dopo».
Non conosco l'episodio dei bersaglieri che, dopo Porta Pia fecero entrare a Roma un carro carico di bibbie in italiano, proibite da Pio IX che le definiva blasfeme traduzioni. Però la sua ipotesi che la Chiesa di allora preferisse l'ignoranza del popolo alla sua acculturazione è testimoniata da una lettera del 3 gennaio 1870 inviata da Pio IX a Vittorio Emanuele II in cui il pontefice scrive: «Vi unisco poi la presente per pregarla a fare tutto quello che può affine di allontanare un altro flagello, e cioè una legge progettata, per quanto si dice, relativa alla istruzione obbligatoria. Questa legge parmi ordinata ad abbattere totalmente le scuole cattoliche e soprattutto i Seminari. Oh quanto è fiera la guerra che si fa alla Religione di Gesù Cristo! Spero dunque che la V. M. farà si che in questa parte almeno, la Chiesa sia risparmiata. Faccia quello che può, Maestà, e vedrà che Iddio avrà pietà di Lei. Vi abbraccio nel Signore. Pio PP. IX».
Non bisogna scandalizzarsi per queste parole e neppure considerarle figlie di quel tempo, ma piuttosto iscriverle nella concezione della Chiesa che si considera depositaria della verità assoluta, la quale deve essere semplicemente trasmessa a quei "vasi vuoti" da riempire («vasum receptionis», dice Paolo di Tarso} che sono le menti degli uomini. Questo metodo che possiamo definire "catechistico" è l'esatto opposto del metodo inaugurato da Socrate, il quale riteneva che la verità fosse presente in ogni uomo in modo confuso distorto e approssimativo, e come tale bisognosa di essere ripulita dalle persuasioni personali e soggettive, in modo da proporsi solida e fondata su solide argomentazioni oggettive. Naturalmente il metodo socratico rivela una fiducia nell'uomo, pensato come depositario anche confuso della verità, che il metodo catechistico rifiuta, relegando la verità in un corpo dottrinale di cui solo il Magistero è depositario. Pio IX, quindi, non commette errori figli del tempo ma, in quanto pontefice della Chiesa, è perfettamente coerente con la sua dottrina.