Qualche settimana fa, l'Aps ha messo online un ponderoso documento rivolto all'Amministrazione Usa con un messaggio esplicito: i fisici americani non chiedono finanziamenti a super-potenti centrali nucleari del futuro, né sembrano avere nelle loro priorità politiche primarie stellari acceleratori di particelle. Piuttosto chiedono a Washington più ricerca e innovazione in edilizia e trasporti, aree (in apparenza) miserabilmente noiose.
La American physical society è, nel suo campo, una delle maggiori lobby mondiali. Ha 46mila membri, scienziati e non, e archivi online che risalgono al 1893. Una delle maggiori associazioni scientifiche del pianeta. Eppure, qualche settimana fa, l'Aps ha messo online un ponderoso documento rivolto all'Amministrazione Usa con un messaggio esplicito: i fisici americani non chiedono finanziamenti a super-potenti centrali nucleari del futuro, né sembrano avere nelle loro priorità politiche primarie stellari acceleratori di particelle. Piuttosto chiedono a Washington più ricerca e innovazione in edilizia e trasporti, aree (in apparenza) miserabilmente noiose.
Eppure la chiave è rigorosamente scientifica. Gli Usa sono gravati da una bolletta petrolifera di importazione, pari al 66% dei consumi interni (era il 33% ai tempi del primo shock petrolifero del 1975) che contribuisce pesantemente agli squilibri dell'economia statunitense. E bisogna trovare una strada, anche nel bel mezzo di una recessione, che auto-ripaghi gli investimenti e serva quantomeno ad alleviare, se non a risolvere, la costosa dipendenza energetica dall'estero.
La strada maestra, secondo i fisici americani, è l'efficienza energetica. E "Energy Future", il loro manifesto, ne rivisita un altro analogo, prodotto nel 1975, che ha dato ottimi risultati reali, in 35 anni, con una serie di previsioni e di raccomandazioni azzeccate, che hanno comunque consentito all'economia Usa di mitigare il proprio footprint energetico di quasi la metà sulle previsioni lineari.
Allora si trattava di motori a combustione più efficienti, di reti elettriche meno dispersive, di marmitte più sofisticate. Oggi, con le nanotecnologie, i giacimenti energetici (nascosti ma accessibili) le opportunità di risparmio stanno principalmente in due settori, secondo L'Aps: trasporti ed edilizia. Insieme fanno oltre il 60% del consumo energetico (inefficiente) del sistema Usa, e la cifra è analoga, per grandi linee, anche all'Europa e all'Italia.
Un rapporto, quindi, che merita unalettura (www.aps.org/energyefficiencyreport/) anche perché spazia su capi dove l'industria italiana è presente e, con il programma «Industria 2015» (www.industria2015.ipi.it) del ministero dello Sviluppo Economico si appresta a varare progetti analoghi, se non anticipati.
La chiave del report non sta tanto nei suoi capitoli "politici", in cui si indicano e si chiedono a Washington tutto sommato scontate misure di standard e di incentivazione alle iniziative di efficienza e di ricerca nei veicoli, nelle batterie (cruciali per gli ibridi e ancora mancanti), nell'edilizia, nell'illuminazione, negli elettrodomestici a basso consumo.
La chiave più interessante sta invece nelle note all'ultimo capitolo, sulla ricerca avanzata. Qui i fisici americani indicano (pragmaticamente) undici frontiere d'azione e di investimento critiche: celle a combustibile, batterie e Storage energetico, Led e illuminazione a silicio a stato solido, catalizzatori complessi, dispositivi termoelettrici, materiali superleggeri e compositi, finestre avanzate a nano rivestimenti, ventilazione domestica intelligente, isolamenti ultra-fini, pompe di calore avanzate, ricerche socioeconomiche sulle migliori pratiche di diffusione delle innovazioni di efficienza.
Salvo l'ultimo, la costante è univoca: le nanotecnologie oggi stanno già dando risultati di laboratorio sorprendenti. Batterie con catodi e anodi in nanocavi al silicio capaci di densità di energia di tre o quattro volte superiori alle precedenti (anche a ioni di litio), finestre con rivestimenti in grado di catturare il calore d'inverno e, a diversa inclinazione, di bloccarlo d'estate, pompe di calore con superfici di scambio nano-estese, capaci di moltiplicare non di un fattore 3 il freddo e caldo immagazzinato nella terra ma di tre volte tanto per ogni unità elettrica immessa. E catalizzatori ricalcati su quelli naturali, abbastanza sofisticati da trasformare la luce solare in forme energetiche chimiche spendibili.
Di qui la proposta di un sistema incentivante nazionale complesso, già oggi su innovazioni capaci di auto-ripagarsi in due anni (come la diffusione delle lampade aled e a basso consumo, e gli isolamenti termici per edifici, o gli elettrodomestici "Energy Star", si veda il grafico) ma domani, tramite anche un'Arpa-E (un'agenzia ricalcata su quella del Pentagono per la ricerca avanzata, ma oggi focalizzata sull'energia e dotata, forse, di un suo fondo di venture capital) capace di immettere nel sistema Usa (in via di re-industrializzazione) dosi crescenti di innovazioni a guadagno condiviso.
GIUSEPPE CARAVITA giuseppe.caravita@ilsole240re.com
nova, 16 ottobre 2008
Altro che le schifose centrali nucleari berlusconiane, buone solo per tangenti mafiose...