lunedì 6 luglio 2009

Alfa Acciai: aria pesante sui fumi





Alfa Acciai, aria pesante sui fumi.
Clima incandescente ieri sera alla riunione del Comitato difesa salute e ambiente.
Raccolte 130 firme per chiedere una centralina di monitoraggio della qualità dell'aria

Una cosa è certa: la vicenda Alfa Acciai è seguita più da vicino di quanto possa sembrare. Soprattutto dai cittadini. Tanto che, ieri sera, voci e sguardi dei residenti del quartiere superavano di gran lunga i posti a sedere preparati dal Codisa (il Comitato difesa salute ambiente) in vista dell'assemblea pubblica organizzata nella sala civica di via Sabbioneta, a pochi metri dall'azienda al centro dei riflettori.
Ad introdurre, i dati e le nozioni tecniche. A chiudere, un grande malcontento: «Sono dieci anni che aspettiamo risposte concrete, ora non abbiamo più voglia di capire la politica». Questo il pensiero più ricorrente tra i presenti, lo stessa che, in una sola serata, ha unito, fatto alzare la voce, decretato il silenzio assoluto.
Oltre 100 firme in Consiglio
Centotrenta firme raccolte. L'obiettivo è presto detto: una petizione indirizzata al sindaco, Adriano Paroli, e alla presidente del Consiglio comunale, Simona Bordonali, per esplicitare nero su bianco le due richieste che Codisa e residenti intendono porre al centro dell'attenzione di Giunta e consiglieri. Innanzitutto la collocazione, per sei mesi, di una centralina di monitoraggio della qualità dell'aria e, in particolare, dei parametri relativi a polveri, PmlO, Pcb, Pcdd-f, Ipa (come dati giornalieri), monossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi di azoto (come dati cosiddetti «in continuo»).
«Si tratta di campagne che il Comune, a discrezione, può richiedere all'Arpa o a enti privati» spiegano Maurizio Frassi, Sandro Cosi e Tiziana Frassi.
Poi, la presenza dei rilevatori di dati meteorologici (sensori di temperatura, di pressione atmosferica, di radiazione solare, di pioggia caduta).
«Questa proposta - specificano gli organizzatori - è basata sul concetto che le fonti di diossina, una dopo l'altra, vanno scoperte e chiuse».
Sotto accusa anche il lungo iter che ha caratterizzato la vicenda: «Un anno per le analisi è troppo, specie quando nella stessa Autorizzazione integrata ambientale (rilasciata dalla Regione all'Alfa Acciai nel 2007, ndr) è esplicitato che a fronte di un superamento del limite massimo di diossina l'azienda deve ridurre la produzione o chiudere per un periodo».
La rabbia e la sfiducia
Inatteso l'intervento del consigliere Roberto Toffoli che, senza mezzi termini, rispedisce le accuse al mittente. «Si sta facendo terrorismo ambientale anziché parlare della salute dei cittadini - incalza -: la Provincia sta già monitorando tutta la situazione e sta indagando; di certo l'Alfa Acciai verrà messa sotto mora qualora ce ne fossero gli estremi. In più - conclude - i camini dovranno essere o alzati o muniti di nuovi filtri». Tutti propositi che non convincono, però, i presenti, infastiditi da «chiacchiere sentite per anni, anni in cui nulla si è risolto».
E ancora: «Noi qui viviamo e siamo stufi di subire le decisioni di chi poi, puntualmente, se ne lava le mani». Ma, soprattutto, i volti seri, decisi ad urlare e ribadire che «ormai non ci si fida più di coloro che dovevano agire e non l'hanno fatto».
Ora, a fronte della discrepanza tra i dati raccolti dall'Arpa sulla quantità di diossina sprigionata dal camino E1bis e quelli che derivano dai periodici controlli condotti da Alfa Acciai, Provincia, Comune, Arpa, Asl e Alfa Acciai stessa hanno scelto la strada della controverifica.
Intanto, tra una sfiducia palesata a più riprese e una soluzione che si attende con ansia, c'è anche chi, dal fondo della sala, conclude lanciando un nota-bene. «La zona industriale è stata creata alle Fornaci, isolata. Non a San Polo. E, soprattutto, non a caso».
Nuri Fatolahzadeh - Giornale di Brescia, 1 luglio 2009

Appunti dalla serata

Si tenga conto che la diossina è frutto di un processo di combustione, ilPCB è invece un prodotto.
Comunque, sono sostanze che si accumulano nei grassi.
IL problema non è quanta diossina esce al metro cubo, ma quanti metri cubi di fumi escono dalla fabbrica.
Bisogna quindi misurare grammi x tempo.

Se facciamo un confronto con l’inceneritore di Brescia:

Alfa Acciai circa 2.000.000 mc /ora
Inceneritore 550.000 mc/ora

Il limite delle diossine per le acciaierie è di 0,5 nanogrammi /mc
Per gli inceneritori è di 0,1 nanogrammi /mc

Se facciamo una moltiplica, l’Alfa Acciai potrebbe scaricare in atmosfera 8,5 grammi di diossine /anno.
Si tenga conto, sempre come limite di paragone, che l’inceneritore di Brescia emette diossine 50 volte sotto la soglia di legge. Quindi, in teoria,per quanto riguarda le diossine, una acciaieria potrebbe essere 250 volte più inquinante dell’inceneritore.
Bisogna fare in modo che, con modifiche alle normative, le emissioni delle acciaierie siano al massimo come quelle degli inceneritori!

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Il Comitato Difesa Salute Ambiente di S.Polo (Co.Di.S.A.) in assemblea il 30 giugno alle 20.30
venerdì 26 giugno, 2009


Comitato Difesa Salute Ambiente di S.Polo e dintorni

La vicenda della diossina in quantità ben superiori ai limiti di legge, rilevata dal camino E1bis dell’Alfa Acciai, comunque vada a finire è solo l’ultimo tassello aggiunto ad una situazione ambientale a dir poco disastrosa dei quartieri Est di Brescia e che da anni denunciamo con forza. Un territorio da decenni soggetto ad una devastazione continua (le cave) e spesso scelto come destinatario di attività imprenditoriali che nessuno vorrebbe vicino a sé (impianti per il trattamento di rifiuti tossici, acciaierie, discariche di ogni qualità). Come se non bastasse, abbiamo anche la tangenziale Sud, l’autostrada A4, il campo davanti all’Alfa Acciai inquinato da PCB, un’area radioattiva ed una discarica di rifiuti tossici che minaccia di inquinare la falda acquifera sottostante.

Certamente l’Alfa Acciai rappresenta uno dei maggiori elementi da tenere sotto controllo proprio per la tipologia ed i volumi di produzione. Ben vengano quindi i controlli dell’ARPA a garanzia della salute delle persone e dell’ambiente, tuttavia, è evidente che la legislazione vigente presenta delle lacune che non danno la dovuta sicurezza. L’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) a cui è soggetta l’Alfa impone delle verifiche periodiche fatte in autocontrollo, ossia il controllore ed il controllato sono lo stesso soggetto. Pur non volendo dubitare a priori della correttezza dei controlli fatti dall’Alfa su se stessa, sarebbe come se invece di portare la nostra auto a revisione presso un’officina autorizzata, ce la facessimo noi stessi…

A nostro parere sarebbe opportuno che le ditte depositassero una somma concordata presso l’ARPA e quest’ultima si incaricasse in modo imparziale di effettuare le previste verifiche. Due parole vanno spese anche per gli esponenti politici che ci hanno amministrato in passato e nel presente. Sicuramente un piccolo esame di coscienza se lo devono fare se ci troviamo in una situazione ambientale e di salute pubblica da emergenza, visto che le scelte politiche influenzano pesantemente la vita della comunità.

Non ci sarebbe stato bisogno di un inceneritore da 800.000 T./anno se si fosse adottata la raccolta differenziata porta a porta e non ci sarebbero state nemmeno tutte queste discariche. Non sarebbero servite tutte queste cave se si fossero attuate scelte politiche meno accondiscendenti agli interessi dei costruttori, ansiosi di stendere cemento e asfalto su ogni rettangolo verde. Non ci sarebbe quest’aria malata se si fosse puntato ad un uso alternativo all’automobile invece di realizzare nuove strade che tra vent’anni saranno nuovamente piene di scatole metalliche in lento movimento, se avessimo dedicato più attenzione al consumo delle risorse naturali e ad evitare sprechi (quante cose buttiamo e che potrebbero essere riutilizzate).

Magari saremmo stati un po’meno ricchi di oggi ma sicuramente più sani e sereni. Tutte queste cose una classe politica lungimirante dovrebbe saperle. Purtroppo, l’attuale amministrazione comunale, finora non ha dimostrato alcun interesse per questa periferia, i suoi cittadini, la tutela dell’ambiente, la difesa della salute pubblica e della qualità della vita, in ultimo il Sindaco a parole ha già archiviato l‘idea del Parco delle Cave con la proposta di un mega-stadio per atleti milionari.

Al contrario tanta attenzione ai consigli di amministrazione di A2A, ai commercianti del centro storico, alle fabbriche di cassonetti (10.000.000 di attenzioni), agli edifici in disuso (8.700.000 attenzioni) ed agli interessi dei soliti (sempre quelli) cavatori/costruttori/imprenditori interessati al loro esclusivo tornaconto personale (mega palazzetto dello sport, nuove edificazioni, stadio, tang. Est, polo logistico Italgros, discarica Gaburri, ampliamento cava Gaburri), disinteressandosi completamente delle migliaia di cittadini che da anni si aspettano la realizzazione del PARCO DELLE CAVE, una cintura verde a beneficio di tutta la città, a compensazione di tutte le brutture esistenti.

Dopo le discariche, le cave, il campo al PCB, la radioattività, l’autostrada, la tangenziale, la discarica di amianto, l’Ecoservizi, i rifiuti tossici, il progetto Gaburri/Italgros, l’aria, l’acqua ed il suolo inquinati ecco:

LA DIOSSINA DALL’ALFA

Il Co.Di.S.A.
“Comitato Difesa Salute Ambiente”
Di S.Polo e dintorni