domenica 12 luglio 2009

Quanto vale un ultra ricco. E un povero

Colui che desidera procurare il bene altrui ha già assicurato il proprio (Confucio)

Otto milioni e mezzo di persone. Secondo le analisi dell'Ocse saranno i nuovi disoccupati entro la fine del prossimo anno per effetto della crisi.
In base alle stime della ex banca d'affari Merrill Lynch, effettuate insieme a Cap Gemini, 8,6 milioni sono gli Ultra Ricchi a livello mondiale: una popolazione che da sola possiede 32,8 trilioni di dollari (32.800 miliardi).


Anche loro hanno registrato una contrazione del patrimonio (-19,5%) ma secondo Merrill Lynch non c'è da preoccuparsi: grazie al boom nei Paesi asiatici nel 2013 il "tesoro" globale degli Ultra Ricchi arriverà a 48,5 trilioni, incurante degli effetti devastanti della crisi mondiale.
Meno di dieci milioni di persone avranno a disposizione una ricchezza pari al prodotto interno lordo del sistema mondo (circa 50 trilioni di dollari). Attenzione sempre più spasmodica a salute e bellezza, forte incremento degli investimenti in arte (+5%), drastica contrazione delle donazioni filantropiche, soprattutto negli Stati Uniti, sono gli effetti principali della crisi sulle scelte di investimento degli Ultra Ricchi.
All'orizzonte non si intravedono né investimenti responsabili né una particolare propensione verso profili eticamente orientati.
Nel frattempo, in meno di cinque anni, i poveri a livello globale potrebbero crescere di 250 milioni soprattutto se continuerà l'assalto speculativo verso le materie prime alimentari.
La corsa dei prezzi originata nel luglio del 2008 dall'assalto dei contratti future ha lasciato macerie tra i più poveri: un chilo di riso in Malawi costava prima del boom 37 centesimi di dollari. È balzato a 1,3 dollari durante il picco e oggi è attestato a 1,10 dollari, quasi tre volte rispetto a quindici mesi fa.
Senza interventi per arginare la speculazione il rischio è quello di un disastro per alcuni miliardi di esseri umani, esclusi quegli 8,6 milioni di Ultra Ricchi che tanta gola fanno alle società finanziarie.
di Andrea Di Stefano
da: la repubblica delle donne, sabato 11 luglio 2009