giovedì 29 gennaio 2009

storie di jazz

Certi capivano il jazz

JAM SESSION

Le atmosfere sono quelle di Natura morta con custodia di sax di Geoff Dyer, se qualcuno lo ha perso, meglio rimediare. Sono storie di jazz, di musicisti, di grandi concerti. Si intitola Un amore supremo, come il capolavoro di John Coltrane (se qualcuno ha perso A Love Supreme di Ashley Kahn, meglio rimediare). Lo ha scritto Luca Ragagnin (InstarLibri, 15 euro). Sessantaquattro storie, che coinvolgono personaggi da Richard Muhal Abrams a Joe Zawinul, passando per Louis Armstrong, Chet e Joséphine Baker, Bix Beiderbecke, Nat King Cole, Gil e Bill Evans, Charlie Parker, Lester Young, planando su Boris Vian, Igor Stravinskij, John Waine. C’è un secolo di storia dell’uomo e del sound più potente mai concepito. Storie di uomini caduti, redenti, salvati. Storie scritte in 64 registri diversi, ognuno con proprie varianti. charlieparkerposter.jpgUna delle più belle si intitola Il Quintetto dietro le quinte e può dare un’idea del libro. Toronto, 1953. Un circolo di appassionati di jazz chiamato New Jazz Society. Con l’ardore degli spasimanti decidono di mettere insieme un concerto che tenga insieme i migliori elementi al mondo. Cinque, un quintetto. Con la fortuna dei dilettanti e dopo qualche tentativo da dimenticare si rivolgono a uno di quelli che avevano scelto, dopo lunghe e dolorose discussioni, Charlie Mingus. E’ lui a radunare gli altri. Riesce anche a tirare fuori da una clinica per malati mentali il quinto e a riportarlo sul palco. Suonarono il 15 marzo di quell’anno alla Massey Hall di Toronto. Erano, attenzione: Mingus, Bud Powell, Max Roach, Dizzie Gillespie, Charlie Parker. Il più grande concerto di tutti i tempi. Ps. Nel libro una preziosa discografia suddivisa per storie, una colonna sonora capitolo per capitolo.

SWING

Creatività individuale e responsabilità verso la collettività. Ridefinire una cittadinanza globale senza linee di confine. Diritti e responsabilità delineano il nostro essere cittadini. Rispetto per le capacità di ognuno, fiducia nelle sue potenzialità. Le nuove tecnologie rendono le conoscenze più condivisibili. Sembra un manifesto, sembrano le parole più alte della politica. Lo sono. Ma la loro fonte è il jazz. E’ un musicista che le scrive, Wynton Marsalis, uno dei più grandi trombettisti viventi. Da quando ha imparato da bambino il segreto dello swing, quella difficile arte di espandere la propria creatività mettendola al servizio dei compagni di jam session a oggi: tutto quello che il jazz gli ha insegnato, tutto quello che lo ha accompagnato, come la musica lo ha reso una persona consapevole delle proprie potenzialità e dei propri limiti, come l’arte sia elemento naturale in cui si muovono i popoli e nel quale i popoli danno il loro meglio. Un racconto fatto di incontri, maestri, allievi. Un impulso incontenibile a raccontare a tutti che non è vero che il jazz è per pochi, perché altrimenti anche la libertà e la consapevolezza lo sarebbero. Una lezione di libertà attraverso una lezione di musica. Si intitola Come il jazz può cambiarti la vita (tr.it. E. Fassio, Feltrinelli, 14 euro).
da: www.repubblica.it