mercoledì 11 maggio 2011

Mio padre Mario Amato chiese invano protezione

STORIE DI GIUDICI E TERRORISTI
"Mio padre Mario Amato chiese invano protezione"
Parla Sergio, il figlio del magistrato ucciso: quanti silenzi su P2 e eversione nera. "Quando ho visto i manifesti di Lassini a Milano ho pensato a mio padre. Alla sua solitudine"
di CONCETTO VECCHIO



ROMA - Anche suo padre, il sostituto procuratore di Roma Mario Amato, nell'Italia lontana del 1980, veniva chiamato "toga rossa". "Era l'unico magistrato che indagava sull'eversione di destra. I Nar lo uccisero un lunedì mattino di giugno, alla fermata dell'autobus". Sergio Amato ha 37 anni. "La Giornata della memoria ha questa funzione, credo: togliere dall'oblio tante storie dimenticate del terrorismo. Morti di cui non si parla mai. Mentre gli assassini di mio padre, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, godono di una rilevanza mediatica enorme. Vede, per noi solo leggere il loro nome sul giornale è un tuffo al cuore. Una ferita dolorossima che si riapre".
Li ha mai incontrati?
"No, non c'è stato mai alcun contatto. Mio padre aveva intuito che stavano preparando qualcosa di eclatante. Un mese dopo la sua uccisione ci fu la strage di Bologna, per la quale entrambi sono stati condannati. Studiando gli atti mi sono convinto che ci sia un legame tra i due fatti: colpirono Amato per avere il via libera per il 2 agosto".

Cosa ha provato quando ha visto i manifesti di Lassini?
"Ho pensato a mio padre. Alla sua solitudine. Ormai questi attacchi sono così ricorrenti che ci siamo quasi abituati. La giustizia italiana è allo sfascio, alla Procura di Roma non assumono personale da 15 anni, soprattutto la giustizia è lenta, troppo lenta, per le parti offese ma anche per gli indagati. Nei fascicoli dei tribunali ci sono le vite delle persone. Ma questo lo si dimentica. L'unica riforma da fare sarebbe dare più mezzi ai magistrati. Invece vengono denigrati".

Il premier paragona i magistrati a "un cancro da estirpare". Quali sono i rischi di questa continua delegittimazione?
"Credo che l'obiettivo sia quello alterare l'equilibrio dei poteri. E' in corso un attacco molto forte contro la magistratura: si vuole smantellare il suo potere indipendente".

Il presidente Napolitano invita a non abbassare la guardia, contro il terrorismo, contro la mafia.
"Esiste un grande problema di legalità. Non ci rendiamo conto che siamo un Paese tutto sommato piccolo, dove prosperano tre delle organizzazioni criminali più potenti al mondo. Una situazione di eccezionale gravità, che non ha riscontri in altre democrazie avanzate. A maggior ragione bisognerebbe investire sulla giustizia, che poi sarebbe un modo per recuperare tanti soldi: dalle mafie, dalle illegalità, dalle evasioni fiscali".

Cosa ricorda del giorno che uccisero suo padre?
"Avevo 6 anni, mia sorella 12. Ho ricordi molto lucidi, ma li custodisco nel mio cuore. Penso che non sia un caso chiuso. La P2 in quei mesi era all'apogeo del suo potere, e non fu estranea al delitto. A Roma l'eversione di destra era presa volutamente sottogamba. Quattro anni prima avevano già ucciso un altro magistrato che se ne occupava, Vittorio Occorsio, del quale mio padre aveva ereditato i fascicoli. Ma non ebbe alcun sostegno, al punto che lo denunciò due volte al Csm. Venne avvicinato da emissari di Gelli, ma tirò dritto. Oggi si parla soprattutto degli esecutori materiali, e se ne parla soprattutto perché loro sostengono che non misero la bomba a Bologna: tutto questo oscura i tanti orrendi delitti che hanno commesso, compresa l'uccisione di Mario Amato, di cui nessuno parla più. Coltivare la memoria è necessario. Per questo oggi andrò volentieri al Quirinale".

da la Repubblica 9 maggio 2011